giovedì 5 aprile 2012

Vigonovo: cittadino italiano si suicida o kamikaze fallito?


Sono giorni che seguo la vicenda del cittadino di origine “ignota”, visto che in alcuni siti viene dato per serbo, in altri per croato, in altri ancora come montenegrino. Insomma, quando si tratta di paesi dell’Est Europa la confusione italiana o la mancanza di voglia di chiarezza, crea un commistione e un caos, che potrebbe far scattare nei Paesi interessati un nuovo “Assedio di Sarajevo”.

 Per fortuna oggi ci pensa il cronista locale, Vittorino Compagno, a dipanare un po’ le lacune con un suo articolo – vedi nota 10 – dove in seguito ho scoperto che  Igor Milic è di origine Slovena, natio di  Senožeče, in italiano Senosecchia.

 Rimorchiarne l’origine omettendo la nazionalità italiana potrebbe essere letto come una pregiudiziale, in virtù dell’accaduto.

 Igor Milic era cittadino italiano a tutti gli effetti, avendo lo stesso passaporto e gli stessi diritti degli italiani. Esattamente come accade con gli sportivi che prendono la cittadinanza italiana per giocare con i colori azzurri.

Sta di fatto che lunedì, poco dopo mezzogiorno, stanco delle angherie dei dispetti, delle lacune, delle mancanze – a suo dire, stando a quanto pubblicato nel Corriere della Sera – che era costretto a sopportare per anni, ha deciso di farla finita, facendo pagare un conto salato ai condomini, scaraventando il paese per alcuni giorni sotto i riflettori della cronaca nazionale.

Ma dalle ricostruzioni giornalistiche si possono notare delle storture e dei dati che oggettivamente non quadrerebbero.

. Leggendo, vedendo i video in rete le interviste fatte ai vicini, sembrerebbe che costui fosse un “fuori di testa” maniacale, che minacciava tutto o tutti e che prendesse nota di ogni minima infrazione condominale che altri commettevano.

In una nazione e un paese di provincia dove tante cose sono fatte con approssimazione, un “razionale” e certosino pensiero “tedesco” poteva dare fastidio e apparire seccante ai condomini abituati al “tutto va bene” o come si dice anche, al “fare il tutto alla carlona” e questo alimentava gli attriti tra il “neoitalaino” e gli autoctoni, esasperando gli animi.

In molti piccoli paesi, c’è da dire, anche per colpa di taluni soggetti, non è facile per gli “importati”, vuoi dove alcuni hanno la mentalità ferma al tempo della servitù della gleba, vuoi anche l’influenza di un certo pensiero celodurista che non ha fatto bene all’apertura mentale dei nativi nei confronti degli “stranieri”, siano essi provenienti dalle grandi città o provenienti dall’estero, peggio ancora se da un Paese dell’Europa dell’Est.

È chiaro l’italiano Igor Milic, nel suo presunto desiderio omicida, ha fallito. Ha fallito come un kamikaze alle prime armi, professione che raramente ammette una seconda possibilità.

 Stando anche a quanto hanno dichiarato i vigili del fuoco, l’italiano ha operato con diabolica precisione (1). Se fosse stato un vero assassino e non un “boccalone verbale” come ne esistono molti, l’italiano d’adozione, non avrebbe toppato così clamorosamente nel suo pseudo intento stragista, in quanto risiedendo da tempo nel paese conosceva le abitudini locali e probabilmente il suo desiderio maggiore era quello di un gesto eclatante, che lasciasse un segno da ricordare, dove le eventuali vittime non sarebbero state altro che dei “danni collaterali”, termine militare usato in tempo di guerra.

Se fosse stato un vero criminale, avrebbe messo in pratica il suo intento “kamikaze” in orari più consoni, ossia a metà mattinata, oppure la notte, quando le probabilità che i suoi “nemici” fossero a letto, erano sicuramente più elevate. Come accadde aMoncalieri nel gennaio del 2010 (2) e in quel caso non era un ex straniero naturalizzato italiano, ma un autoctono doc.

Ci si pone anche un'altra domanda: ma chi ha dato a Igor Milic tutte le bombole che deteneva in garage? Ed erano bombole che, secondo la legge, era autorizzato a detenere, oppure qualcuno l’ha bypassata, per guadagnarci sopra qualche euro? E se è vero quanto scrive la Nuova Venezia (3)  “ Anche i carabinieri del posto avrebbero cercato, per quanto possibile, di indurlo alla ragione, richiamandolo al dovere di rispettare quelle regole di sicurezza che proprio lui avrebbe dovuto conoscere particolarmente bene”,  se sera risaputo che “trafficava” con bombole di gas, possibile che a nessuno sia venuto il dubbio di controllare se la quantità che deteneva in casa o nel garage fosse conforme alle quantità ammesse dalla legge per uso domestico?

Sono molte le domande che con il teorico senno del poi lasciano nella mente molti dubbi..

Così come non va dimenticato, e qualsiasi persona che ha sofferto di depressione grave, l’istinto suicida e il desiderio di vendetta ha le sue gradualità all’interno di questo tunnel di luce oscura La prima potrebbe essere il suicida solitario. Nel caso di Igor Milic, costui si potrebbe dire impropriamente che era nella fase intermedia, ossia quella di voler fare un ingresso in un'altra vita, con un’uscita a effetto che lasciasse tracce materiali del suo passaggio, cercando di non causare danni irreparabili a persone, ma solo a cose. L’ultimo stadio sarebbe stato l’atto” kamikaze” vero e proprio, ossia portare con se il maggior numero di persone possibili, facendo una strage, pensandola e organizzandola effettivamente nei minimi dettagli. Cosa che per pianificazione, si può desumere a questo punto, sia riuscita alla perfezione.

In base alle informazioni presenti nei vari quotidiani online sorge un ulteriore interrogativo. Igor Milic, essendo naturalizzato italiano risiedeva in Itala da almeno vent’anni, in quanto se non si è spostati con una cittadina italiana, la nazionalità la si riceve dopo dieci anni, quindi  costui potrebbe essere fuggito dal suo Paese natale a seguito della  dissoluzione dell’ex Jugoslavia (4).

Chi può dire, non essendo disponibili informazioni più dettagliate sulla sua storia che negli anni antecedenti alla sua venuta in Italia, a causa della dissoluzione della sua nazione d’origine (5) non possa aver perso qualche familiare e che potesse soffrire del “disturbo da stress post traumatico” (6) e che i suoi frequenti scatti d’ira incontrollata non fossero il sintomo di un disagio ben più grave che nessuno ha saputo o voluto intercettare e/o interpretare, in virtù anche delle numerose segnalazioni che si erano succedute nel corso del tempo?

Il sindaco stesso, Damiano Zecchianato, ha definito il suo comportamento “strano” (7), così’ come ha dichiarato a Vittorino Compagno, cronista locale del Gazzettino –     «In verità era solo un pazzo», dice Letizia Scanferla,   e nel medesimo si possono trovare anche alcune note circa la sua terra natia, Senožeče, in italiano Senosecchia (8), in Slovenia (9),  e in seguito in Italia.(10).

Non si tratta di giustificare il gesto che ha fatto, ma il . suicidio è una libera scelta dell’individuo, anche se non accettato dalla società contemporanea, è  il desiderio reale in questa interpretazione sarebbe quello di affermare l'ideale di una vita liberata” (11).

Insomma, come spesso accade nei piccoli paesi, tutti sapevano, ma invece di capire, comprendere, ognuno secondo le proprie possibilità intellettuali e ruoli ufficiali, nel pieno rispetto della legge, ha è preferito attendere, anziché cercare di capire e comprendere che probabilmente gli indicatori di un forte disagio esistenziale erano ben presenti e manifesti.

Ma….

Marco Bazzato
05.04.2012


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