Ma il punto non è l’attacco, definito strumentale, all’attuale Capo di Stato Vaticano, ma se a suo tempo Jhoseph Ratzinger fosse a conoscenza dei meccanismi interni a riguardo le modalità in cui il Vaticano curava i casi di pedofilia dei suoi sacerdoti sparsi per il mondo, conoscenza che dovrebbe avere tutt’ora, e che – secondo un articolo del 21.09.2005 di korazym.org – oggi l’attuale pontefice, in quanto Capo di Stato, gode di immunità diplomatica, e secondo Daniel J Shea – un avvocato del Texas – “il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Ratzinger, avrebbe di fatto tentato di sottrarre il seminarista alla giustizia, avocando alla competenza della stessa Congregazione eventuali prese di posizione sulla questione”.
Che la chiesa abbia agito correttamente, questo è da accertare vista la discrezione, o segretezza con qui l’esplosiva faccenda è trattata, e non si sa se i preti pedofili dopo il processo canonico siano stati scomunicati a divinis, e in quanto tali,lo Stato città del Vaticano stesso, avendo provato la colpevolezza, oltre ogni ragionevole dubbio, abbia consegnato le prove agli organi di Stato competenti, in modo che anche le vittime degli abusi già accertati in sede religiosa, fossero puniti anche nella sedi penali della giustizia laica.
Non va dimenticato che le vittime dei pedofili non appartenendo al clero, dovevano essere difesi dalla giustizia laica dello stato d'appartenenza, e non da un tribunale ecclesiastico di uno Stato a loro straniero, anche perché non sono state mai rese note le modalità con cui l'accusa portava avanti gli atti, e se gli avvocati erano laici oppure religiosi.
il segretario generale della CEI, monsignor Giuseppe Betori, in un intervista ha dichiarato a proposito di un caso di pedofilia ad Agrigento che: “In Italia, a differenza di paesi come gli Stati Uniti, non è la diocesi a risarcire le vittime di crimini di pedofilia compiuti da sacerdoti, perché vale il principio della responsabilità personale”. E sempre nel medesimo articolo afferma che “non rispetta la verità, ad esempio quando attribuisce a Ratzinger la paternità di un documento emanato dalla Congregazione della Dottrina della Fede 19 anni prima della sua nomina” e infine aggiunge “si attribuisce alla legislazione canonica - ha denunciato Betori - la volontà di coprire gli autori di questi gravi atti criminali, mentre la competenza della Santa Sede è invece un aggravamento della disciplina: il 90 per cento di coloro che vengono giudicati, infatti, sono poi estromessi dallo stato clericale”.
Stando così le cose, in teoria ,dovrebbero essere consegnate alla giustizia degli Stati competenti i nomi degli ex sacerdoti, ridotti allo stato laicale, ma questa decisione, a quanto pare è a discrezione del vescovo, non farlo, quando i fatti sono accertati, allora cosa significa?
C’è una domanda – che forse non avrà mai una risposta ufficiale – conta di più l’immagine della Chiesa, anzi dello Stato Città del Vaticano, oppure conta il dolore delle vittime di abusi pedofili, non importa se commessi da un sacerdote o da un laico?
Avere fede in un dio – qualunque esso sia – non significa chiudere gli occhi innanzi agli errori, orrori umani commessi, e spetta alla giustizia terrena sanzionarli e punirli, poi l'eventuale fuoco eterno purificatore, riguarda un'altro Giudice, quello Supremo, per chi crede.
Marco Bazzato
24.05.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/