A parte il naturale senso di sconforto e dolore per la perdita di una giovane vita, fa riflettere il clima di intolleranza, volgarità di basso livello culturale e sociale, tenuto dagli amici riuniti in Chiesa per l'estremo saluto alla vittima.
Balza all'occhio, il sentimento di feroce giustizialismo forcaiolo uscito prima e dopo la cerimonia, non ispirati a quei valori di carità cristiana, che dovrebbero essere consoni nelle vicinanze di un luogo sacro, dissacrato dalle invettive gridate dai presenti. Comportamenti scomposti, ben diversi da quelli di dignitoso dolore, mostrato dal padre di Raffaela, che ha perso moglie, figlia e il nipote nella strage di Erba, compiuta dai coniugi Romano, entrambi italiani, facendo apparire risibile la frase affissa dagli amici nella giovane uccisa, che recita: "Addio Vanessa, vittima innocente di una barbarie che non ci appartiene…”
Le due cittadine Europee di nazionalità rumena, godono in suolo italiano, degli stessi diritti di ogni indagato, cioè la presunzione di innocenza, fino all’eventuale ultimo grado di giudizio, ed è scandaloso che siano additate come meretrici – dove secondo la legge italiana, prostituirsi liberamente e senza costrizione, al pari di molte italiane che "battono" per miseria, degrado, o semplicemente al pari della giovane rumena, per acquistare i medesimo abiti firmati acquistati anche dalle prostitute italiane – non è considerato reato, tanto è vero che quotidiani nazionali e locali sono pieni di annunci di escort, massaggiatrici, e altro, spesso italianissime, quindi "legali".
Non si è assistito ad un funerale rispettoso della morte, e del dolore, ma a quasi una ressa da cortile, ad una rabbia pericolosa e disintegrante, che non deve aver spazio, in quella che questi civili cittadini di borgata considerano culla della loro civiltà, intelligentemente mostrata davanti alle telecamere.
La giovane rumena, e l'amica minorenne – accusata di concorso morale in omicidio – sono sottoposte ad una gogna mediatica, simile a quella del processo di Cogne, dove il Paese le ha già condannate senza possibilità d'appello, non perchè esse forse non sono colpevoli, ma per il semplice fatto che non sono ne italiane, ne spagnole, ne francesi, ma Rumene, colpevoli di voler al pari degli occidentali, italiani, ma non solo, di voler sicurezza, stabilità economica e una vita diversa, anche se al pari di tante italiane, facendo marchette.
In questa vicenda, dove forse l’assassina, potrebbe essere colpevole di eccesso di legittima difesa, se si riuscirà a trovare testimoni, che hanno assistito a tutto il diverbio tra le tre giovani,a parte la vittima – che indipendentemente dalla futura sentenza del processo - ha perso la vita, c'è un secondo sconfitto, ed è la società, che dalle campagne mediatiche di questi giorni, ha già condannate, perchè pregiudizialmente colpevoli di provenire da un Paese dell'Est.
Marco Bazzato
02.05.2007
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