lunedì 7 agosto 2006

Educare alla vita

Ecco un immagine che non vorremmo mai vedere: bambini e adolescenti che scrivono messaggi di morte su missili e bombe che verranno lanciati sull teatro di guerra in Libano.
Se questo è l'insegnamento di uno Stato, di una società, di una cultura che si ritiene superiore per Diritto Divino alle altre, questo messaggio è da rifiutare, da rigettare al mittente con tutto il nostro sdegno. Non per quello che fanno o scrivono i bambini, perchè anche loro sono vittime della loro società, vittime di guerre che indipendentemente dalle colpe, non avrebbero mai dovuto vedere, non avrebbero mai dovuto assistere.
Il nostro sdegno deve essere rivolto ai loro governanti, ai loro educatori che permetto che le loro giovani menti vengano cosi barbaramente invitate e condizionate all'odio indiscriminato.
Questi bambini, questi adolescenti saranno il futuro del loro paese, ma se nei loro acerbi pensieri sono stati instillati queste istruzione di morte, cosa potremmo aspettarci se non che raccolgano le mele velenose impresse nelle loro teste?
Non scandalizziamoci se l'odio e la rappresaglia continua tutt'ora, non scandalizziamoci se questi bambini, come tutti i bambini che vivivono circondanti da morte, violenza e sete di vendetta contineranno sulle tracce dei loro avi, dei loro padri, dei loro governanti.
Ormai non ci scandalizziamo più di nulla, siamo così assuefatti a tutto che anche scriviere messaggi di morte da parte dei bambini è diventata una cosa normale.
Forse gli anormali sono quelli che non lo fanno?
Marco Bazzato
07.08.2006

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