venerdì 16 febbraio 2007

Ariel Toaff: Pasqua di Sangue

Non ho avuto l’onore di leggere il saggio storico Pasqua di Sangue di Ariel Toaff. Non ho avuto l’onore perché in ritardo sui tempi d’acquisto. Ho provato a richiederlo direttamente alla casa editrice "Le Edizioni del Mulino", che gentilmente è stata costretta a declinare la mia richiesta, in quanto l’autore da poche ore aveva deciso di sospendere la stampa del medesimo.
Leggendo nella rete, ho trovato una quantità inverosimile di commenti al vetriolo, alcuni casi grondati di rabbia apocalittica contro l’autore che con onestà intellettuale ha voluto entrare in un tema controverso, difficile da accettare, forse non condivisibile, ma che non per questo doveva cadere nella scure della censura politica che odora di zolfo, lo stesso zolfo, e che sembra ricalcarne pari passo, “L’indice dei libri proibiti” di Sant’Uffizio Memoria.
Voglio esprimere all’autore del saggio, lamia solidarietà per il coraggio d’aver espresso tesi controverse, che non intaccano l’ebraismo come religione praticata da milioni di fedeli nel mondo, perché la Santità di una Fede, qualunque essa sia proviene direttamente dal Dio in cui ci si prostra, ma la devianza nasce dall’uso strumentale e politico che di essa si vuole fare, e non si può non lodare un autore che ha avuto coraggio e forza intellettuale di scavare all’interno delle deviazioni della fanatica follia religiosa, non importa da che parte provenga, sia essa Cattolica, Araba o Ebraica, il fanatismo presente o passato, è sempre un dramma che ricade sull’umanità intera.
Vorrei dire ai tanti commentatori che un testo storico va letto e interpretato esclusivamente in chiave storica, gettarlo nell’arena politica della strumentalizzazione ideologica, contribuisce ad allontanate la storia stessa, portandola e manipolandola verso un ipotetico presente inesistente.
Non si può parlare d’antisemitismo di un libro scritto da un ebreo, si può parlare del coraggio dell’ebreo nel rivelare e approfondire la storia, per quanto sgradevole possa apparire, andando contro il dogma imposto, lodare la forza d’esporre le proprie tesi, anche se vanno, credo con estremo dolore, non contro la Fede del Dio in cui si crede, ma contro il male che in passato l’uomo ha fatto proprio contro la Fede stessa.
L’augurio è che Ariel Toaff ritorni sulla sua decisone, e che gli avvoltoi politici, e quanti si rivoltano contro un loro fratello di religione ebraica, paventando il rischio di nuovi olocausti, sappiano rileggere, ma soprattutto leggano veramente le tesi espresse nel libro con occhio meno pregiudiziale, e non ancorato alla paura e al timore di una verità o un opinione storica diversa da quella comunemente conosciuta e riconosciuta.
Un libro, in questo caso un saggio storico, ha comunque un valore aggiunto, un valore che non dovrebbe essere cancellato dalla memoria, non deve essere gettato al rogo, censurato e usato come clava sia verso l’autore, e verso i lettori, con la scusante che esso possa risvegliare i fantasmi dell’antisemitismo. Le motivazioni che portano all’antisemitismo, sono ben altre, e per quanto esse siano abiette, nonabbisognano d’andare a scomodare una storia, una leggenda, una verità tenuta nascosta che appartiene a più di seicento anni fa.
Per il bene della libertà d’espressione, mi auguro che l’autore torni sulla sua decisione, perché il ritiro dal mercato di “Pasqua di sangue” indipendentemente dal caso di Ariel Toaff è un attacco alla libertà d’espressione, quella libertà sacra e inviolabile di cui gli ebrei per primi ne sono stati vittime nei secoli passati, e che ora sono nuovamente vittime, questa volta però all’interno del proprio gruppo religioso d’appartenenza. Questa è una sconfitta autoinflietta e autolesionista per loro, per la libertà di ricerca, di divulgazione storica, e per la cultura stessa, che deve basarsi necessariamente sul dialogo, lo scontro accademico anche feroce, ma non sulla censura o l’autocensura imposta da pressioni politiche, che alla fine si ritorcono contro coloro che la perseguono e la invocano come necessità strategica, per veicolare il pensiero verso un unico pensiero dominante.

Marco Bazzato
16.02.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/