In primo luogo le modelle sono degli appendi abiti mobili con un collo, una testa, un tronco, due gambe e due braccia. Stop. A nessuno verrebbe da porsi domande se un appendiabiti è troppo magro, o poco robusto per sostenere un abito. In quel caso, se fosse troppo leggero, col rischio che l’abito cadesse a terra, danneggiandolo, l’appendino sarebbe sostituito. Lo stesso accade per le modelle. Queste, soprattutto quelle che sfilano per i grandi stilisti, non sono le ultime arrivate, ma delle professioniste ben pagate, anche troppo secondo alcuni, che prestano il loro corpo e i loro arti, solo per far passeggiare gli abiti, che altrimenti non potrebbero farlo da soli e che non possono essere portati in passerelle con un carrello elettrico per la spesa, risparmiando un bel po’.
La polemica è del tutto pretestuosa, specie dopo che le sfilate di moda son terminate, in quanto nessuno dei vip presenti, va per osservare gli appendini con le gambe, ma solo per farsi vedere che esistono, senza curarsi, a ragione, dello stato di salute spesso al limite dell’anoressia delle modelle.
Come appare del tutto infondata l’assurda mania dei giornali di imputare alla moda la colpa se qualche ragazzina idiota, per assomigliare a un appendino camminante, smette di alimentarsi. Come se la stupidità potesse trasmettersi attraverso la carta patinata o le immagini televisive delle sfilate. E anche se così fosse, le sconosciute anoressiche, non saprebbero distinguere la loro vita da quella di una top model affermata, pagata per restare denutrita.
La presunta anoressia delle modelle, non deve essere considerata una malattia, ma una scelta delle medesime, per rimanere competitive sotto l’aspetto estetico, visto dall’ottica degli stilisti e delle case di moda, sostenute a forza di pane, acqua e pochissimo zucchero, fino a diventare quasi trasparenti. Basta che però non svengano in passerella. Ne verrebbe fuori un danno d’immagine per gli stilisti e per la top che cadesse rovinosamente a terra, spinta dai morsi della fame e dall’incapacità fisica delle gambe di sostenere il resto del corpo.
La modella sottopeso o anoressica non va vista sotto l’ottica dell’eventuale denutrimento, ma in chiave di mero accessorio necessario atto alla mobilità dell’abito.
Sono anche da considerare ridicole le campagne internazionali a favore della taglia 42 per le modelle, per non indurre le giovani stupide all’emulazione, divenendo anoressiche, come i Photoshop oggi possono ritoccare.
Un abito, una camicia, un paio di pantaloni si osservano in una rivista di moda per quello che sono, per come cadono sul corpo del manichino vivente che gli indossa,, per quello che potrebbero rappresentare per l’eventuale acquirente. Tant’è che i potenziali consumatori non comprano l’appendiabiti vivente ma solo i capi e di questo e solo di questo che i consumatori sono interessati.
Le campagne contro l’anoressia fatte come pressione nei confronti di stilisti e case di moda, sono sbagliate perché andrebbero a limitare non solo la libertà d’espressione degli stilisti, ma anche delle modelle, che devono avere il dritto di dimagrire fino, se lo vogliono, ad autodistruggersi.
È arrivato il momento, vista l’obesità dilagante con i conseguenti problemi cardiovascolari e tutto il resto che ne possono conseguire; continuando queste battaglie barbariche a favore delle taglie superiori al 38 per le modelle, in quanto, ancora riferito alle ragazze, idiote, si fanno condizionare dalle modelle lardose, mettendosi a mangiare come suine, diventando grasse come maiali, con i problemi che poi obbligatoriamente sorgeranno.
Per questo le campagne contro l’obesità devono essere condotte da modelle anoressiche, proprio perché vista la stupidità femminile, queste siano, visto che sono condizionabili, da esempio, per diminuire l’obesità in Italia, accentuandone, fino all’esasperazione, la magrezza sistemica.
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