martedì 6 ottobre 2009

È scontro sul lodo Mondadori


Alla fine, dopo anni di dibattimenti, di stralci, ricorsi e contro ricorsi la sentenza civile per il lodo Mondadori è giunta alla sua naturale conclusione, con dispiacere della Finivest, condannata a risarcire Carlo De Benedetti, con quasi 750 milioni di euro, accusando Silvio Berlusconi “d’essere corresponsabile dell’atto corruttivo”, in quanto come amministratore delegato non poteva non essere a conoscenza di come i sottoposti più vicini a lui operassero per suo conto.

Naturalmente le polemiche politiche sono subito montate ad arte, come una panna fatta con il latte cagliato e inacidite dalle menzogne. “Giustizia a orologeria ...” è una delle espressioni più gettonate nei juke box del centro destra. “È un Colpo di Stato…” chiosano altri, facendo l’eco. È un sovvertimento della volontà popolare, chiosano altri. Mentre il premier dichiara: “Sono allibito. È una mostruosità giuridica” s’infuria, e via con dichiarazioni sempre più o meno dello stesso tenore.

Ma chi ha ragione?

Il Presidente del Consiglio, non dovrebbe intervenire, per correttezza istituzionale, in vicende giudiziarie che coinvolgono un gruppo privato, dove non ricopre alcuna carica sociale, indipendentemente dal fatto che sia stato sentenziato corresponsabile dell’atto corruttivo. Senza contare che quando le sentenze sono favorevoli a lui o al centro destra, queste si accettano e non si discutono, specie se a sinistra sbraitano come ossessi e viceversa, naturalmente.

Finivest dichiara che se fossero pagati i 750 milioni di euro si azzererebbe la liquidità di Mondadori, costringendola a far ricorso alle banche. Dove sta il problema? Molti imprenditori fanno ricorso al credito. Senza contare che Fininvest possiede il 50% della Banca Mediolanum, quella “costruita intorno a te”, quindi teoricamente il credito potrebbe già averlo a disposizione, prestando denaro a se stessa.

È anche assurdo che Mondadori, di cui Finivest ne detiene solo il 50%, che la cassaforte della famiglia Berlusconi pianga miseria, quando il suo impero è valutato grossomodo 6,5 miliardi di euro, secondo la classifica
Forbes 2009. L’esborso alla fine intaccherebbe il capitale totale di solo 1/6, cifra che potrebbe raggranellare alienando una piccola parte delle proprietà immobiliari, o come ormai molte voci giornalistiche danno per quasi sicuro, il Milan. Il che certamente non sarebbe un dramma, sebbene non va dimenticato che Finivest, nel bilancio 2007 aveva un disavanzo finanziario di 499,2 milioni di Euro,che nel caso di pagamento di quanto chiesto dalla sentenza salirebbe, se non venisse usato il contante presente in cassa a Mondadori, a 1.249, 2 miliardi di Euro.

Come del resto è assurdo parlare di giustizia a orologeria o di piani eversivi per far crollare il governo, in quanto la giustizia diventa a orologeria quando la politica invece d’aiutare la magistratura a compiere il proprio dovere, taglia gli organici, non la dota degli strumenti informatici necessari per svolgere al meglio il proprio lavoro e fa di tutto affinchè questa sia imbrigliata e costretta a compiere il proprio dovere con una lentezza esorbitante, riconosciuta a livello internazionale. In un Paese che si definisce democratico, la politica fa il possibile perché la Giustizia possa operare in serenità e imparzialità a beneficio dei cittadini e non con processi che durano lustri, salvo poi al momento di una sentenza sfavorevole, questa diventa eversiva e nemica della libertà.

. Ma di quale libertà?

Secondo questo metro di giudizio, è illiberale condannare un’azienda a rifondere, dopo vent’anni, il maltolto, giunto dopo un atto di corruzione acclarata?

Il presunto attacco della magistratura nei confronti non della politica, del presidente del consiglio è una bufala propagandistica, buona per i ciuchi che non vogliono vedere la realtà temporale dei fatti, così come si è svolta, soprattutto in merito al lodo Mondadori, che si è consumato prima che Silvio Berlusconi entrasse in politica, e quindi, la giustizia, complice gli intralci stessi e i bastoni tra le ruote messi dalla politica, alla fine è arrivata a emettere la sentenza, non tanto sul primo ministro, o sul politico Silvio Berlusconi, ma sul gruppo Finivest, a suo tempo guidato dall’imprenditore Silvio Berlusconi in qualità di amministratore delegato, dove se la causa penale si è conclusa con Berlusconi assolto per intervenuta prescrizione del reato dopo le attenuanti generiche. Ora però è Finivest, ha dover rifondere in sede civile il danno economico cagionato all’epoca. E l’unica colpa dei giudici è stata quella di aver condannato, in sede civile, la Finivest per i fatti acclarati.

Si stanno forse avverando quello che nell’inverno del 1993, molte cassandre della sinistra avevano pronosticato, cioè che la sua “discesa in campo” non era che uno stratagemma per salvare se stesso e le sue aziende dalle “grane” giudiziarie e dai debiti accumulati. Grane che si sono strascinate per anni e che hanno portato prima , nel
Lodo Schifani del 2003, poi bocciato dalla Corte Costituzionale per parziale illegittimità, ripresentato successivamente nel 2008, come Lodo Alfano, proprio in questi giorni al vaglio ancora della Corte Costituzionale.

Tutto questo potrebbe essere nato ed evolutosi nel corso degli anni per un’atavica paura di Silvio Berlusconi imprenditore delle verità appurate dalla magistratura, in qualità di organo indipendente dalla politica?

Marco Bazzato
06.10.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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