martedì 20 ottobre 2009

“E lei è un sodomita e sostenitore di coppie sodomitiche”.

Ci sono delle frasi che dovrebbero essere impresse a caratteri cubitali nei libri di storia, che senza ombre di fraintendimento raccontano una storia, una verità, che dovrebbe essere storia e verità per tutti, senza i relativismi beceri di cui la moderna politica delle minoranze infinitesimali al livello subatomico ci ha abituato.

Una di queste frasi, colme di coraggio e priva di ogni orpello inneggiate all’ipocrisia del politicamente corretto è stata pronunciata domenica pomeriggio nello studio di
Pomeriggio 5, il contenitore domenicale di Canale 5, condotto da Barbara D’Urso, dal cattolicissimo e i pissimo – molto più del papa che come capo di stato ècostretto al pelosissimo politicamente corretto – Maurizio Ruggero, Presidente dell'Associazione Sacrum Romanum Imperium, contro l’omofilo Alessandro Cecchi Paone, che non difeso né dalla D’Urso né tantomeno dal pubblico, evidentemente felice per il coraggio d’esternare, a nome della maggioranza degli italiani, quei pensieri, costretti a tener celati e che potrebbero essere fonte di acidità di stomaco è stati d’ansia perché si è costretti a reprimerli.

Il problema è che Maurizio Ruggero non ha detto nulla di offensivo, né tantomeno di falso nei confronti di soggetti dello stesso sesso commettono atti omofili. È acclarato non solo dai numerosi libri di pseudo cultura gay, e dalla pornografia omosessuale dilagante ormai anche nelle reti nazionali che l’atto sessuale è un atto sodomitico, il quale intende “Qualsiasi rapporto sessuale non finalizzato alla procreazione, specie se in vase indebito (“in un orifizio illecito”).

Ora scaldarsi tanto perché si è dichiarato un fatto, alzando la voce, urlando per mascherare – forse per vergogna – ciò che è risaputo dalla notte dei tempi, ma che non deve essere pubblicamente detto, appare come una sfida alla logica umana dell’intelligenza. D’altronde nessun etero si sognerebbe di arrabbiarsi se di parlasse apertamente di cosa si fa a letto con un esponente del sesso opposto, mentre i gay si vergognano di se stessi quando gli etero sono messi a conoscenza pubblicamente dei loro atti, perché potrebbero aver vergogna dei loro atti.

Scomodare, da parte di uno come Cecchi Paone Dio, appare come un insulto alla divinità, in quanto da quando si abbraccia l’omosessualità come stile di vita, e come atto di godimento carnale, si volta le spalle alla divinità sia quella superiore, sia alla stessa divinità umana presente nell’uomo.

Scriveva
Daniel Jousse già nel 1711 “La sodomia è la più abominevole di tutte le impudicizie, e quella da sempre punita con la pena più severa; è questo il crimine che ha fatto perire per mezzo del fuoco le città di Sodoma e di Gomorra (Genesi, cap. 19, n. 24).

Ma anche Cicerone non ci andava leggero. “Quando un marito soggiace a questo vizio, la moglie ha diritto alla separazione di corpo e di beni dal proprio marito.
Anche i grandi Dottori della Chiesa, citati dai gay solo quando fanno comodo, non badavano alle sottigliezze.
Santa Caterina da Siena diceva ”vizio maledetto schifato dagli stessi demoni”.
Il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444), celebre predicatore insigne per dottrina e per santità. Egli proclamò nella sua Predica XXXIX:
“Non è peccato al mondo che più tenga l’anima, che quello de la sodomia maledetta; il quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che so’ vissuti secondo Iddio, (…) ‘La passione per delle forme indebite è prossima alla pazzia; questo vizio sconvolge l’intelletto, spezza l’animo elevato e generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi, iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre, essendo l’animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione ma il furore’. (…)Come de la gloria di Dio ne partecipa più uno che un altro, così in inferno vi so’ luoghi dove v’è più pene, e più ne sente uno che un altro. Più pena sente uno che sia vissuto con questo vizio de la sodomia che un altro, perocché questo è è maggior peccato che sia” (San Ber
nardino da Siena, Predica XXXIX in Prediche volgari, pp. 896-897 e 915).

Qualcuno potrà addurre che la società è cambiata, che la mentalità si è evoluta, che oggi non è più come in passato, usando il presente per giustificare se stessi o peggio incolpando la società se certi atti, oggi come in passato, non sono tollerati. Ma anche se ipoteticamente la società fosse cambiata, nei fatti gli atti commessi da due individui dello stesso sesso, anche se consenzienti, sono i medesimi e che i loro i praticanti continuano a provare pubblica vergogna, viste le reazioni, quasi oltre il limite dell’isteria.

Ma se non tanto la società fosse cambiata, ma se i gay accettassero veramente se stessi per quello che sono non si capirebbe il perché di certe reazioni esagitate. Evidentemente nel loro profondo sanno che su di loro non pende una condanna umana, ma una condanna ultraterrena.

Sono ridicoli anche su questi discorsi i politici quando parlano di radici cattoliche dell’Italia, quando citano anche loro, come gli omosessuali, i grandi Dottori della Chiesa estrapolandone i concetti, per mera propaganda. Le radici cattoliche dell’Italia si basano anche su questi scritti, volutamente dimenticati dall’ortodossia ideologica di stampo omosessuale, difensori dell’italianità che a loro fa comodo, non di quella vera, quella inscritta non nel dna italiano, ma nel dna umano e che questi vorrebbero sovvertire.

Le scuole, durante l’ora di religione cattolica, dovrebbero far leggere agli studenti, almeno quelli liceali, come fulgido esempio di cultura cattolica i passi riguardanti l’omosessualità dei grandi Dottori della Chiesa, senza timore d’essere attaccati, insultati, offesi e minacciati, perché anche questi brani hanno reso grande la cultura cattolica e il senso d’identità religiosa e culturale del Bel Paese.

Marco Bazzato
20.10.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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