lunedì 10 marzo 2008

Il Vaticano e gli omosessuali


Un presunto e soprattutto ingannevole scoop giornalistico, titolato “Il Vaticano e gli Omosessuali” andato in onda su La 7, ha rivelato che psicologi italiani, d’ispirazione cattolica, attuano la terapia riparativa nei confronti degli eterosessuali che hanno perso l’orientamento, trasformandosi in omosessuali e desiderano – liberamente – senza costrizione tornare eterosessuali, imparando nuovamente – come un impubere – ad amare e vivere con l’altra metà del cielo: donna o uomo, dipende dall’orientamento che si vuole ripristinare alla naturalità.

Questa libera scelta dell’individuo è osteggiata da quanti desiderano continuare a pensare d’essere quello che sono, scatenando una guerra ideologica, puzzante di crociata, spacciata per laicismo scientifico.

Proprio la psicologia, sebbene ufficialmente l’utente o fruitore del servizio vche paga, cataloga la mente umana per disturbi: del comportamento, della personalità o quant’altro si sa inventare per scucire, al cristo di turno, salatissime parcelle orarie, ma per assurdo, afferma che l’omosessualità non più è una malattia psichiatrica, perché è stata sbianchettata, derubricata o tolta dall’elenco delle malattie psichiatriche nel 1991, creando un enorme buco nero del pensiero individuale e sociale, aspirando la conoscenza e sapere, ed evacuando rifiuti di una tossicità ideologico-lobbistica, oggi più forte del Potentato religioso Vaticano.

Orbene, la logica impone che se tolgo una cosa da un posto o la cancello, non significa averla debellata, curata o guarita, semplicemente si finge d’ignorarne l’esistenza, o se toglie un oggetto da un posto o una malattia da una lista, necessariamente deve essere andata a finire in qualche altro luogo o tenerla in mano, e paradossalmente cchi si scotta la mano è l’omosessuale che mentre si brucia, continua a gridare “Sono sano, sono sano!. Lo dice l’OMS! (Organizzazione Mondiale della Sanità). Si tratta di semplice logica elementare, capibile anche da un
gamete, un ovocita o da un embrione. Evidentemente alcuni presunti dotti, hanno dimenticato che l’elementarità sta alla base delle complessità.

La domanda che sorge spontanea è: se l’omosessualità non è stata debellata, ma depennata, non implica che togliendola da un elenco psichiatrico, la malattia essa non permanga? – Tant’è che in qualsiasi dizionario medico elementare, le malattie non si cancellano, ma debellano, si vincono, si sconfiggono. Ergo: cancellare una malattia da una lista, non significa averla vinta. – La risposta è semplice: si cura in modo diverso, andando dallo psicologo – invece che dallo psichiatra, che se aveva la giornata storta applicava una scarica elettrica alla crapa,o imbottiva, il paziente, gratuitamente, se ricoverato, senza scucire una lira, perché era carico del Sistema Sanitario Nazionale – di psicofarmaci – che indottrina, educa, lava il cervello, o guida, così questi amano dire di se – dipende da come la si vuol esprimere – non a modificare la situazione, ma ad accettare passivamente, perché l’utente paga, non per rimuovere o dicono, analizzare il disagio – mentre fino a diciassette anni fa, la malattia tramite lo psichiatra si provava a curarlo – sotto l’augusta guida del “dottore delle astrazioni” preferisce spostare il problema sulla famiglia, gli amici, la società che non li accetta, deresponsabilizzando l’utente dal prendere coscienza che potrebbe esserci una strada più naturale, un percorso più tortuoso, difficile, aspro; cioè tornare indietro. Per assurda verità fiabesca, era più intelligente
Pollicino, che per non perdersi nel bosco si metteva in tasca le briciole di pane necessarie per il ritorno; Ma questo non piace alla lobby, che preferisce per corporativismo di tessera e/o d’ideologia, attaccare il singolo individuo che intraprende questa strada più ardua, attaccando gli psicologi che si permettono – da eretici – a mettere in dubbio il Sacro Dogma dell’OMS, che non tiene conto del diritto individuale del medico di ragionare secondo coscienza, dell’individuo che a lui si rivolge d’ottenere il miglior supporto psicologico per rimanere eterosessuale, superando la deriva omosessuale.

Viene da porsi una domanda banale, semplice e spontanea: perché se l’omosessualità non è una malattia, molti, diventando così utenti, vanno dallo psicologo, perché non fa lo stesso anche l’eterosessuale, andando dallo strizzacervelli, pagandolo per farsi dire che è normale?

Qualcosa nella panzana dell’OMS non è logica, né tantomeno chiara, ma volutamente confusa e contorta, che invece di generare chiarezza, si perde in argomentazioni asturse, in centinaia di miglia d’alberi abbattuti per cercar di confutare teorie, dove anche i freddi dati statistici dicono tutto o nulla e possono essere interpretati, storpiati, stuprati, violentati e resi elastici, usandoli secondo l’interesse della lobby o della politica di partito o casta medica d’appartenenza.

Il vogare attacco al Vaticano, fatto nella sedicente inchiesta, ha dimostrato che la chiesa, seppur erronea e spesso fallace, in questo caso si muove con prudenza e discrezionalità, coscia anche delle enormi lobby economiche che gravitano attorno a questi “presunti” diritti degli omosessuali, a cui nessuno impone d’essere a favore di questa o quella religione, ma che per primi, non possono – visto che spesso si definiscono orgogliosamente superiori rispetto agli eterosessuali, anche se non si capisce mai dove e/o in cosa – attaccare dei singoli individui che vivono con disagio quella che per loro è una deviazione inaccettabile dell’eterosessualità, verso l’omosessualità t vogliono, a costo di enormi sacrifici e ricadute, tornare ad esserlo.

Com’è totalmente volgare e pretestuoso l’attacco alla categoria degli psicologi dissidenti dall’idolatria ufficiale – che si comporta peggio dell’URSS Staliniana, con purghe ed epurazioni, se il medico segue scrupolosamente il
Nuovo Giuramento di Ippocrate che tra l’altro recita espressamente:”… la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale”. Il nuovo giramento a tal proposito è chiarissimo, facendo giurare al medico di curare secondo scienza e cultura, e fino a prova contraria, avere una cultura e/o coscienza, anche religiosa, se a beneficio del paziente, o dell’utente, in questo caso, è considerata una virtù, non un mostro pericoloso contro l’ortodossia ideologica delle lobby che vogliono imporre l’annichilimento del pensiero del singolo, a favore del più lobotomizzato pensiero unico antiumano.


Marco Bazzato

10.03.2008

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