mercoledì 5 marzo 2008

Morti bianche: la danza macabra continua


Da settimane i media hanno dimenticato le stragi del sabato sera. Se ben guardiamo, sono più di quatto mesi che non si vedono auto sfasciate, controlli fuori dalle discoteche, strade pericolose e bolidi in mano a giovinastri dal cervello fumato. Improvvisamente l’Italia, per i media nostrani, è diventata il Paese degli astemi, dei guidatori prudenti, degli scapestrati prudenti. I media, dopo aver intinto la penna al curaro per più di mesi, come un cane sazio, hanno cambiato obiettivo. Ora, come la scoperta dell’acqua calda, la moda nefasta del giorno sono “Le morti bianche” ossia gli incidenti sul lavoro. Il tutto è iniziato a dicembre del 2007 col rogo della ThyssenKrupp costato la vita a sette operai e da lì, praticamente non è più mancato il morto – sul lavoro – quotidiano.

La zuppa giornalistica, far diventare un problema nazionale – perché va in tv – un problema aziendale, ha stufato e rotto, come se il continuare parlarne, potesse togliere dal mercato i quasi tre incidenti mortali che avvengono ogni giorno in Italia. A ben pensare, però, aldilà delle singole tragedie familiari, la media del tre morti, è statisticamente risibile, rispetto ai milioni di persone che quotidianamente lavorano, anche perché se è vero, che molte morti potrebbero essere – forse – evitate con un controllo più stretto della sicurezza sui luoghi del lavoro, modificando i manuali stessi, che sovente sono un’accozzaglia di regole e direttive, che fanno pugni l’una con l’altra, buone per sanzionare sempre e comunque l’azienda, è vero che molti decessi potrebbero essere evitati, se gli operai prestassero per primi più attenzione alla loro sicurezza personale, cosa che spesso, per sbadataggine, per fretta o nenegreghismo non fanno, tanto – per legge – devono pensarci gli altri, mentre mancano disposizioni chiare in materia che impongo loro il sano buon senso, e rispetto per se stessi al dipendente .

Naturalmente dopo gli ultimi morti di Molfetta, il governo deceduto, che fin dal giorno del suo insediamento sembrava il “Il Gran consiglio dei 10 assenti” di fantozziana memoria, si appresta a varare l’ennesimo decreto sicurezza, tanto per aumentare i tributi feudali alle imprese, che in caso d’inadempienze – sempre – dovranno versare come pizzo allo Stato.

Eppure non è di molti mesi fa, un servizio delle Iene, dove durante i lavori di restauro del Senato, erano chiaramente visibili tutti operai edili, sul tetto della seconda carica istituzionale italiana, che lavoravano senza rispettare le più elementari norme di sicurezza ed il subcomandante Fausto il rosso, incazzato come una vipera con gli inviati delle Iene, che dopo la ramanzina agli operai edili, a beneficio dei media, i giorni seguenti, come automi dementi, continuarono a lavorare senza regole, e quando la cosa rivenne fatta notare al Fausto furioso, pilatisticamente, scaricò la colpa – di chi lavorava sopra la sua testa, al responsabile della sicurezza, che non le faceva rispettare, mentre i “poveri cocchi rossi dalle zucche vuote, non essendo costretti a pagar balzello, continuavano a discapito della loro – a questo punto inutile – vita, quello che volevano.

Orbene visto il lassismo bertinottiano, non ha senso, in un periodo di stagnazione economica, serrare il cappio solo nei confronti delle aziende, e ciuffettino Montezemolo ha ragione da vendere, quando dice che le imprese non possono continuare a pagare per le distrazioni, imperizie, sonno, o mancanza d’attenzione degli operai, alcuni senza testa perché di bassa scolarizzazione, altri che dopo essere stati formati, anche adeguatamente, se ne infischiano, e gli operai nel settore edile, spesso ne sono un esempio lampante.

Sarebbe più corretto invece, che anche l’operaio fosse responsabilizzato – sanzionato sotto l’aspetto economico – se questi, dopo aver fatto tutti i corsi d’aggiornamento, gli stage sulla sicurezza, continuasse a comportarsi come un somaro, che invece d’essere protetto e coccolato dallo Stato e dalla sinistra, perché porta acqua al suo mulino quando è ora delle votazioni, andrebbe randellato o preso a frustrate fino a quando perde la forza di ragliare, forse capirebbe a questo punto, che il dolore che gli viene inferto, non è dovuto a cattiveria, ma alla bontà protettiva ed educativa, parzialmente o totalmente assente.

Lo Stato, o chi ne fa le veci, dovrebbe imparare che il mondo dell’imprenditoria, dell’industria, dell’artigianato e del commercio, al pari dei loro dipendenti, non sono vacche da mungere, fino a far diventare violacei i capezzoli delle mammelle, sperando che possa produrre eternamente latte monetario per foraggiare il parassitivismo e l’assenteismo statale, per dar colazione, pranzo e cena alle pustole assenteiste dal pubblico impiego, come scrive oggi
Maurizio Blondet nel sito Effedieffe.

D’altronde, a ben pensarci, non sarebbe estremamente difficile fa entrare in molte zucche vuote le più elementari norme di sicurezza. Non s’indossano le scarpe antinfortunistica: 100 euro; non si indossa l’elmetto: 100 Euro, non si indossano le imbracature: 100 Euro; non si indossano gli occhialetti o le mascherine apposite: 100 euro e via discorrendo, rendendo partecipe in solido, il dipendente delle proprie dimenticanze, perché secondo lo Stato, alle imprese non è consentita l’ignoranza, lo stesso dovrebbe essere, vista la continua ecatombe, per gli operai, che a volte, prima d’andare al lavoro, lasciano a casa il cervello, tanto per loro, pensa l’impresa. Questa pacchia d’impunità economica e del lassismo anche dei dipendenti deve finire.


Marco Bazzato

05.03.2008

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