Con l’avvio della nuova campagna di repressione cinese nei confronti del Tibet, il cosiddetto mondo occidentale, che ha la pretesa di dirsi civile – a senso unico – alza i sussurri nei confronti del Paese di Mezzo, protestando, attento a non svegliare il padrone, lamentandosi, bisbigliando, fingendo stupore pubblico nei confronti di quell’ennesimo bagno di sangue, che il governo cinese, sta tentando di minimizzare.
L’indignazione italica, oltre che di facciata, è totalmente falsa e ipocrita, buona per far leva, in periodo d’elezioni, sulle sensibilità dei cittadini, ma nei fatti, non sortirà alcun effetto, perché, per quanto riguarda, censura e/o propaganda interna, il Bel Paese, non è secondo a nessuno. Anzi.
L’italiano spesso con la memoria a breve, decisamente morta, e nessuno dei media ufficiali, tv, giornali, radio, o internet, fa nulla per risvegliarla, anzi, cerca d’imporre il valium mentale, come panacea malefica, per i genocidi in cui anche l’italia, è indirettamente complice, pardon alleata.
L’Italiano, forse non vuole ricordare, che dal marzo 2003, sul suolo iracheno, è presente una forza multinazionale, con una coalizione internazionale di pace – all’uranio impoverito, cluster bombs, mine antiuomo – che ha dichiarato, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, l’Iraq alleato di Al-Qaida, dando avvio ad un secondo Vietnam, impantanando i soldati americani, in una guerra, che sta riportando l’Iraq, culla dell’Antica Babilonia, all’età della pietra. Ma nessuno si scandalizza, tutti tacciono, come marionette guidate da non si sa che burattinaio, che ha tolto agli italiani, la sete di giustizia, la fame di verità, il bisogno di conoscere, cosa veramente i nostri governanti hanno avvallato e continuano ad avallare, inviando i nostri soldati, a prendere parte alle depredazione e alla spogliazione di un intero popolo, aiutato a risorgere, con delle briciole, delle miserie economiche, nemmeno fossero cani randagi, che debbono essere abbattuti, perché pericolosi, e i sopravissuti, hanno il dovere di continuare a vivere, per servire i nuovi padroni:, conquistatori di pace armata.
Stando alle ultime statistiche, fatte da organizzazioni internazionali indipendenti, ferme al 2005, le vittime civili sarebbero più di 650.000, e oggi, marzo 2008, alcuni sussurrano che queste abbiano superato il 1.000.000 di morti, senza che si sia alzata una sola parola d’indignazione politica e umana, nei confronti di questo genocidio silenzioso, di questo olocausto, che in cinque anni, ha portato il numero delle vittime, pari a quasi il 20% dei morti uccisi dai nazisti nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale.
L’Italia e la politica italiana s’indigna per la censura cinese, per le mancanze di libertà e/o di informazione di quel Paese sterminato? Ma noi non siamo da meno, non siamo diversi, fingiamo d’esserlo, comportandosi nello stesso modo.
Il governo cinese, come l’Italia, piange solo i propri morti, i propri caduti, le proprie vittime. Ci siamo stupiti se la tv di Stato cinese e i ministri cinesi, hanno considerato esecrabile il comportamento dei tibetani, che rivogliono l’indipendenza, chiamandoli con lo stesso nome, che i media italiani usano nei confronti di chi attacca i nostri militari: terroristi. Stesso nome utilizzato dai nazisti, nei confronti degli italiani, che dopo l’armistizio dell’8 settembre, si erano dati alla clandestinità, prendendo il nome di partigiani, nome che per assurdo, non piace alla politica italiana, non importa se di centro destra e/o di centro sinistra, sebbene questa forma di lotta sia riconosciuta anche dall’O.N.U., ma per propaganda interna, non deve essere né nominata, né menzionata, altrimenti si rischia il reato di collusione col nemico.
Oltre un milione di morti, passati sotto il silenzio, dimenticati dalla cronaca,dall’attualità e dalle agende politiche dei governanti, non importa se italiani, europei, o americani. Oltre un milione i di morti rimossi dalla coscienza collettiva, che non meritano ricordo, che non hanno – per il ricco occidente, portatore di pace colonizzatrice – ragione d’esistere.
L’Italia e la Cina possono stringersi la mano, abbracciarsi senza paura, mandare i propri atleti alle olimpiadi col capo alzato e il petto infuori, il secondo organizzarle senza timore d’essere boicottato, perché la presunta esecrazione internazionale, dura il tempo di un battito d’ali d’una farfalla, che muore all’arrivo dei primi freddi.
La libertà di parola e/o d’informazione esiste in Italia, fino ad un certo punto, rimossa, in nome della Ragion di Stato, come per la Cina, anche per l’Italia, è d’obbligo il concetto di difendere e tutelare solo le proprie vittime,civili – a patto che non siano giornalisti indipendenti, vedi il caso di Enzo Baldoni o Ilaria Alpi – e/o militari, disinteressandosene e rimuovendone in parte o in toto gli orrori, le stragi o gli eventuali “danni collaterali” causati degli pseudo interventi pacificatori.
D’altronde, l’Italia e gli Stati Uniti, e come in ogni guerra che si rispetti, sono bravi a innalzare monumenti alla memoria, al milite ignoto, a colui che ha dato la propria vita per la patria, per un idea, un ideale, o per semplice calcolo economico, visto che la paga è più alta, per via delle indennità di missione, salvo poi dimenticarsi dei reduci, delle vittime militari che portano nella psiche – sindromi da stress post traumatico da combattimento – e nel corpo le ferite di guerra, gettandoli in un angolo, come oggetti vecchi ed inutili, non riconoscendo, vedi i casi delle morti da uranio impoverito, che hanno colpito i militari italiani, reduci dalle guerre balcaniche, all’altro mondo, evitando in tutti d’investigare sulle modalità causa-effetto, che hanno stroncato o resi inabili, in modo permanente, dei servitori dello Stato, perché significherebbe ammettere che sono state usate armi proibite dalla convenzioni internazionali.
C’è un proverbio che dice: è meglio tacere sempre, perché le meraviglie nascono tutte in casa propria e spesso si ha la cattiva sensazione di trovarsi innanzi al Peto che si lamenta dalla flautolenza. Questa in sintesi è la brtità messa a tacere, in nome della Ragion di Stato, gli interessi economici, usata come una clava dalle moderne democrazie del XXI° Secolo e che questa sera, la tv di Stato, la Rai 1 ha “festeggiato” con enfasi disumana, il compleanno della II Guerra del Golfo, senza spendere una sola parola per oltre un milione di esseri umani, vittime civili, o in gergo militare, uccisi e/o sterminati dalla Pacificazione armata di una dittatura che fino a pochi anni prima era considerata amica della maggiore potenza militare e nucleare del pianeta Terra.
Marco Bazzato
19.03.2008
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