lunedì 17 marzo 2008

Alitalia: La Svendita



La compagnia di bandiera italiana, l’Alitalia, finirà come gia accaduto anche ad altri ex colossi di Stato, spolpati lentamente dall’interno, anno per anno, in mani straniere, in questo caso i cuginetti francesi, che dopo averci rubato le donne – come il Ratto delle Sabine – l, vedi Carla Bruni, coniugata col presidente Sarkozy, hanno acquistato a prezzi di saldo l’ennesima rovina economica del malaffare e del clientelismo esasperato. I francesi si sono presi le ultime carni economiche italiche, lasciandoci la carogna, i malanni che l’Italia degli arruffoni, ha saputo distruggere.

Tutto questo, avviene ancora in piena campagna elettorale, con i maggiori leader politici, che in teoria dovrebbero tutelare e difendere gli interessi nazionali, evitano d’alzare la voce, come se il tutto fosse una tragedia greca, con la sceneggiatura già concordata tra tutte le forze politiche, sia di maggioranza, sia d’opposizione, già stata scritta e precondordata.

Come sempre la politica ultraliberista, aperta al mercato – di conquista – come accade in Italia, è portata avanti da quelli che nei fatti, dovrebbero garantire il patrimonio italiano, cioè il centro sinistra, ben coscio, avendo il controllo della piazza e dei sindacati, che questi, oltre che a sbraitare un po’, per fare bella figura mediatica, poi faranno digerire ai lavori in esubero comunque ogni rospo amaro.

I francesi del resto, avevano capito da tempo, che la compagnia di bandiera era decotta, tant’è che hanno, come dice un proverbio cinese, atteso seduti in riva al fiume, aspettando che il cadavere passi. E il cadavere è passato, con i suoi tanfi ed i suoi effluvi, con la riduzione della flotta, la dismissione di Malpensa, ora giudicato inadatto per le nuove strategie internazionali, costringendo, gli eventuali viaggiatori italiani, a recarsi o a Roma, o a Parigi per imbarcarsi per i voli intercontinentali.

La Caporetto italica è totale, definitiva, senza possibilità di salvezza. Questo succede, per l’ennesima volta, con Prodi, prima da presidente dell’Iri che svendette l’Alfa Romeo, poi il settore agroalimentare, e oggi, da Presidente del consiglio, impallinato da Clemente Mastella, sfiduciato, che un altro pezzo di quello che per decenni e stato un simbolo italiano nel mondo, cade, o peggio è consegnato per lassismo e clientelismo, in mani straniere, a prezzo di saldi di fine stagione.

Naturalmente l’Air France- Klm, non avendo intenzione di portarsi in casa la carogna, sta vincolando l’Italia, a pagare, nel caso di esito infausto, il miliardo di Euro, richiesto dalla Sea, per la dismissione dello scalo milanese, i costi che in caso sentenza infausta, ricadrebbero sulle tasche dei cittadini, a cui in questi giorni, tutti i candidati alle prossime elezioni politiche promettono di non stritolare ancor di più a forza di tasse e gabelle, per mantenere il parassitivismo di Stato, ed i carrozzoni – da decenni decotti – degli emolumenti stratosferici agli amministratori delegati della Cosa Pubblica, perennemente condannati ad avere i conti in rosso, senza che nessuno di questi fulgidi economisti politici, abbiano mai pagato un Euro di risarcimento per i disastri economici causati.

La spirale suicida, dove la Classe Politica, passata e presente, ha fatto sprofondare il Paese, è ben lungi dall’essere conclusa, dove i nodi di questo pettine strangolanazione sembrano non aver fine.

Naturalmente gli italiani digeriranno anche questa, come ne hanno digerite molte, se non troppe, nel passato remoto e prossimo, come se la magia nera dell’immobilismo distruttivo, sia una costante genetica del Paese, che non riesce, o non vuol far nulla, per attuare un vero ricambio della politica nazionale e locale, che ha preso la Cosa pubblica, come un bene privato, un feudo da gestire a piacimento finchè la vacca da latte, senza premurarsi di foraggiarla con giudizio, agonizza, per poi rivenderla quando questa è morta, fregandosene se la carogna, con il relativo tanfo e fetore mortale, viene distribuito, come il letame sparso nei campi, nelle tasche dei cittadini, costretti a rifondere di tasca propria il disastro altrui.

Se l’Italia e/o la Classe politica fosse veramente composta di persone competenti, che ha a cuore il destino del Paese, avrebbero la decenza, di non ripresentarsi ogni volta come nuovi salvatori della Patria, ma lo ranno perché sanno che dei buoi che li seguono li trovano sempre, essendo i cittadini, un branco di pecore, sono pronti a seguire il pastore ovunque, sebbene consci di fare ogni volta al fine dei topi, come nella fiaba del Pifferaio di Hamelin.

D’altronde per rendersi conto di come il Paese sia succube dell’Utopia visionaria dei politici italiani, – che sfortunatamente la Psichiatria non vuole certificare – basta guardare come le piazze, non importa chi sia il futuro candidato premier, siano piene di bandiere svolazzanti, di cori isterici da stadio, di supporters scaldaplatea, peggio dei programmi televisivi registrati, dove non si capisce mai, come saltino fuori i soldi per ogni mega meeting, bus, treni, palazzotti dello sport e propaganda varia.

Gli italiani sono strozzati da un’economia in recessione, mentre i candidati agli scranni parlamentari, sembrano i musicisti del Titanic che continuano a suonare, mentre il Transatlantico Italia va a picco, colpito e affondato dalla stessa classe politica, che a differenza dei rifiuti napoletani, si ricicla sotto simboli diversi, rinnegando – a seconda della convenienza dell’attimo – la propria storia, dimostrando un becero camaleontismo politico, sprezzante dell’intelligenza e della storia stessa degli italiani, colpevoli loro per primi d’avere una memoria storico-politica breve e limitata. E i risultati, si vedono, perché sono sotto gli occhi di tutti.

Marco Bazzato

17.03.2008

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