lunedì 16 gennaio 2012

Costa Concordia: tutto sommato è andata bene?


Poteva andare peggio.

 Il naufragio della Costa Concordia si è dimostrato “un’opera d’arte di scherzosa imperizia marinaresca” degna di un dilettante, studente superbo delle sceneggiate napoletane, alle prese con una bagnarola di pochi metri, che si arrampica sugli spuntoni di scogli che si manifestano dalla mattina alla sera, facendo affondare il Concordia, come se le Sirene di Ulisse  avessero attratto “l’impubere” capitano di passaggio, amante delle trovate goliardiche.

 Mettersi a fare lo slalom tra gli scogli, non è stata una delle mosse più intelligenti, eppure in rapporto al numero dei presenti, tra passeggeri ed equipaggio, più di quattromila persone, il numero delle vittime è stato per fortuna risicato – attualmente ce ne sono sei di ufficiali e sedici dispersi, lo 0,5%.

Al Titanic andò peggio.

Ma c’è un aspetto che per certi versi può essere considerato positivo: sono stati testati sul campo i sistemi di sicurezza di abbandono della nave, impensabile da fare a livello teorico, anche utilizzando i migliori supercomputer esistenti, mostrando i limiti e la preparazione dell’equipaggio, mal addestrato, spesso che manco parlavano un briciolo di italiano, impauriti e con le scialuppe che scendevano a fatica sull’acqua. I protocolli si testano nelle condizioni reali e non in simulazioni certificate, dove tutti – come marionette – e senza la variante del panico, sanno dare il meglio di se, come tanti soldatini indottrinati nella Corea del Nord.

Ci sono stati dei ritardi – quasi un ora –  delle omissioni, a quanto sembra, ma sarà la magistratura ad appurarlo, causati dal comandate, che ha tardato a darne comunicazioni alla Capitaneria di Porto, ma, quando la macchia dei soccorsi si è attivata, nonostante l’umano panico tra i passeggeri, il deflusso è stato regolare e rapido, vista anche la vicinanza all’isola del Giglio e al dirottamento di altri mezzi navali, giunti in soccorso.

Per i detrattori va ricordati che alla fine il naufragio si è svolto sottocosta, a 150 Mt dalla riva, con gli stessi isolani che si sono apprestati a fornire i primi soccorsi, con coperte, qualcosa di caldo e indumenti asciutti, agli sventurati profughi.

Nessuno ne ha parlato, ma in quel maledetto venerdì 13 dello “slalom del capitano”, più di 1000 persone, in una sola botta, hanno perso il lavoro,ma nessuno ne parla, forse perché la maggioranza delle maestranze erano lavoratori stranieri, quindi non vanno ad incidere nelle percentuali dei disoccupati italiani, anche se nella conferenza stampa di oggi dell’amministratore delegato di Costa Crociere ha dichiarato che tutti i dipendenti della Concordia verranno ricollocati in altre navi. Staremo a vedere.

La cosa più “spassosa” è che l’Italia, ancora, è diventata, per colpa di un codardo, la zimbella del mondo, per lo stupro delle più elementari norme delle leggi del mare – e del buon senso, senza dimenticare che sempre il comandate, rivoluzionando le regole non scritte del mare, ha scelto di “dare l’esempio” ai croceristi, essendo stato tra i primi sopraggiunti a terra,  battendo sul tempo tutti gli altri, indice di scarsa sportività e di totale assenza di sprezzo del pericolo, nonostante fosse stato invitato, dalla Capitaneria di Porto, a rientrare a bordo.

Se non ci fossero di mezzo dei morti, i sopravvissuti traumatizzati, che presenteranno per mesi sindromi da stress post traumatico e le class action che colpiranno la Costa Crociere e tutti i responsabili, il rischio di inquinamento ambientale a causa delle tonnellate di gasolio presenti nella pancia del cruiser che giace addormentato su un fianco, che rischia di colare a picco, ci sarebbe da “ridere” per lo “spettacolo” che l’Italia ha mostrato al mondo, con i media che hanno spedito i loro inviati per i reportage e con le prime pagine di quotidiani e siti internet che hanno consumato milioni di pixel, per descrivere gli eventi.

Come andrà a finire? Si spera non a tarallucci e vino, ma con i colpevoli che pagheranno fino all’ultimo euro per i danni morali e materiali patiti dai croceristi, anche se si potrebbe pensare che alla fine, come ormai già si sta appurando, tutte le colpe saranno scaricate – giustamente – sul comandate, e con le compagnie di assicurazioni che faranno il possibile per non pagare i danni. Insomma, gli avvocati stanno affilando i coltelli per combattere all’arma bianca, pregustando parcelle succulente, pur di far sganciare meno euro possibile ai loro assisiti, lasciando in secca tutti i danneggiati...

Marco Bazzato
16.01.2012

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