[21]Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». [22]Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». [23]Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. [24]Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». [25]Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».
Mt 26 21-25
Questo è forse uno dei passi evangelici più profetici per la storia dell’uomo e dell’umanità.
Giuda Iscariota è la quintessenza del politico. L’uomo che col suo gesto, il tradimento, darà una svolta alla vita, conducendo il Cristo, alla Passione, morte e resurrezione – di Fede – della carne del figlio dell’uomo.
Questo controverso personaggio, era il cassiere del gruppo di Gesù, un dotto, un istruito, una persona che forse più di altri, conosceva le sacre scritture e che sentiva – su di se – il peso della predicazione evangelica.
Giuda il traditore, Giuda il mercenario, Giuda l’uomo che consegna dietro il pagamento di trenta denari, l’uomo che poi sarà chiamato il Redentore, il sobillatore del popolo, portante una nuova visione del patto con Abramo, colui che è venuto al mondo per dare adempimento alle profezie dei profeti.
L’immagine nera di questo pseudo losco figuro ha attraversato il tempo e la storia, è stato usato, sbeffeggiato, manipolato, messo sulla croce infernale, come il suo Maestro, perché nell’attimo, credeva, pensava, voleva con tutto il cuore, anche lui, poter cambiare la storia del suo Popolo.
La figura di Giuda, a duemila anni dall’evento è ancora una figura nuova, viva e che si rinnova, Giuda è la quintessenza dell’uomo, che cerca a modo suo la giustizia, la sua giustizia, la verità, la sua verità tattica, ben diversa dalla verità strategica e di fede del Cristo, la verità – secondo la Fede – eterna del Figlio dell’uomo.
Il Cristo però anche secondo lo stesso Vangelo apocrifo di Giuda, deve rendere grazie a quest’ultimo, perché senza il presunto tradimento, descritto nei vangeli canonici, non ci sarebbe stata la passione, la morte e la resurrezione – di Fede – della carne del figlio di Maria e di Dio. In molti propendono a credere, che tra i due ci fosse un accordo, dettato dalla necessità di dar compimento alle scritture, e che il Cristo avesse bisogno – come uomo – della figura antagonista, del pubblico traditore, che avrebbe venduto il Maestro – per trenta denari, alla fine rifiutati – affinché le antiche profezie divenissero realtà in quel tempo.
Il “traditore” per eccellenza, era anche il “primo uomo che si sentiva tradito”, l’Abele che uccide Caino, il figlio minore, che baciandolo nell’orto dei Getsemani, permette la morte del fratello maggiore, del Figlio del Dio vivente, lo spirito divenuto carne, per la salvezza – di Fede – dell’uomo, divenisse realtà – religiosa – eterna.
Eppure Giuda aveva in parte di ragione, una ragione umana, storica, dettata dalla sofferenza nel vedere il suo Paese sotto il giogo di Cesare, e la Sua Gerusalemme, la Gerusalemme Terrestre, umana, la Gerusalemme della Geenna, dei cumuli fumati d’immondizia, fuori dalle mura, assediata, schiavizzata e brutalizzata, deturpata e derubata dai Cesari, offesa, umiliata, ridotta in povertà, sotto il giogo delle gabelle romane, che andavano ad ingrassare i sette Colli Capitolini.
Iscariota, al pari del Maestro, soffriva per quest’orrore, ma imputava a quest’ultimo l’utopia, il sogno eterno, di una Gerusalemme Celeste, di una Nuova Gerusalemme, che andasse oltre l’erosione del tempo, oltre il crollo del Tempio costruito dall’uomo, e riedificato – secondo la Fede – in tre giorni. Una Gerusalemme dell’anima, dello spirito, dell’essenza umana che cerca nella trasfigurazione con volto di Dio, una pace eterna, che proviene da prima del Tempo,fino alla fine dei secoli.
Ma Giuda Iscariota è soprattutto una figura moderna, attuale, una figura che attraversa indenne la storia, che si reincarna, dalla creazione in nuovi volti, in nuovi corpi, rimanendo fedele a se stesso. Giuda Iscariota è un politico, il politico per eccellenza, il servo vile e servile di molti padroni e di nessuno, neppure di se stesso. Giuda rappresenta l’opportunismo, il trasformismo camaleontico presente da sempre anche nella politica italiana, egli rappresenta il cambio di bandiera, il colpo di mano, il tradimento, il tattico cieco che per interesse personale fa cadere un governo, il politico che salta costantemente sul carro del vincitore, l’uomo senza volto, che ad ogni occasione mostra un volto diverso: sorridente, arcigno, benefico, vile, arrogante, servo e padrone nemmeno di se stesso.
Giuda è l’esempio del collaborazionista, dell’intellettuale che offre o svende i suoi servizi al maggior offerente, al più forte, a colui che all’attimo sembra offrirgli la possibilità di dare una svolta economica e sociale alla propria esistenza. Giuda è l’approfittatore, a volte sagace, a volte sfortunato, eliminato, ucciso, quando il suo servizio è ormai inutile e/o sorpassato.
Ma sono in molti i Giuda, anche dell’attualità. Essi non sono solo politici senza arte né parte, senza storia e/o senza dignità. Sono i collaborazionisti, o i collaboratori, dipende da come si li fanno apparire. Sono collaborazionisti, o collaboratori, che servono i portatori di libertà unilaterale e sterminatrice internazionali.
La storia si è sempre servita del Giuda di turno, del traditore, dell’infame, visto dalla parte del tradito, ma la Storia stessa ha sempre innalzato il traditore, se dalla parte del vincitore, dalla parte di colui che – col senno del poi – avrebbe scritto, o riscritto la Storia, modificandola, violentandola, stuprandola o sodomizzandola, secondo la volontà del nuovo dominatore.
Giuda, alla fine è un Giusto tra i Giusti, un eccelso nella Fede che ha saputo servire Dio e Mammona, la Luce e le Tenebre, un dotto sapiente, che i Giuda odierni, i Giuda della politica attuale, i collaborazionisti, non hanno più il coraggio di fare, ciò che i Giuda del XXI secolo non hanno: la coscienza.
Giuda, ha saputo vivere, contrattare, vendere, ma ha avuto l’onestà etica di rifiutare i 30 denari. Giuda indipendentemente dagli errori tattici, era dotato, a differenza dell’uomo attuale di una coscienza strategica, di una coscienza che gli ha permesso di capire che per rendere eterno il Sacrificio del Maestro, doveva sacrificarsi anche lui, con un gesto estremo, inteso non come gesto di un disperato, o come gesto di un uomo sconfitto, ma come gesto del vincitore antagonista, il vincitore e servitore occulto di Dio, che tramite lui, ha permesso l’elevazione del Figlio dell’Uomo, oltre la soglia – di Fede e/o religiosa – della morte.
Giuda, non va letto come servitore fedele del male, come servo maligno di una divinità demoniaca e/o luciferina, ma va riletto come e al pari del Figlio dell’Uomo, che ha sacrificato la propria vita, togliendosela per il Bene della Storia e/o della Fede, venendo a differenza del figlio di Dio, sepolto nel “Campo del vasaio” Mt. 27.7
Marco Bazzato
18.03.2008
Nessun commento:
Posta un commento
.Visto il barbarismo espressivo di qualche utente anonimo, i commenti potranno essere moderati e/o rimosssi a insindacabile giudizio..
Il titolare del blog declina qualsiasi responsabilità civile, penale per i contenuti dei commenti dei lettori, in quanto unici titolari, che se ne assumono la completa paternità e con l’invio del post, dichiarano implicitamente compreso quanto sopra