Si sta assistendo, negli ultimi giorni, al solito balletto di fancazzismo da parte di docenti e studenti, felicemente gaudenti, con la complicità anche di genitori snaturati, alle proteste, tipiche d’ogni inizio d’anno scolastico,queste settimane contro la riforma Gelmini.
Il bello è che i primi a tremare, per i loro – inutili – posti di lavoro, sono i maestri elementari, così spaventati dall’idea di non poter più in futuro far comunella o in classe o nei corridoi, che non esitano a coinvolgere i bambini ignari della storia, spesso mezzi analfabeti, poco istruiti e quindi manipolabilissimi, per far pressione contro il Ministro della Pubblica Istruzione, rea di volerne spedire a casa un bel po’, ripulendo – dalle scorie – gli organici in eccesso.
Ma dietro a questo baialame, che odora da letame da mercato delle vacche, fa riflettere il fatto, che anche troppi genitori, educati alle scuole elementari al maestro unico, ora come citrulli si siano fatti abbindolare, passando dalla parte del nemico, il pubblico dipendente statale che non vuol mollare la sedia.
La scuola italiana, classifica Osce alla mano, funziona come un’auto lasciata a marcire – da decenni – sotto le intemperie, da un autodemolitore, eppure tutti vorrebbero che camminasse comunque, un po’ come vivere nell’illusione mistica che un morto possa essere resuscitato.
È da codardi mandare in piazza dei minori a protestare. Solo i vigliacchi si nascondono dietro a dei bambini, strumentalizzandoli, usandoli come pretesto – falso – per salvare i loro miserevoli posti di lavoro, come se ai bambini d’oggi importasse di questo o quell’insegnate. Infatti i “nostri”pargoli, vivono in condizioni di costante alterazione mentale, circondati da genitori assenti, faide familiari, divorzi, guerre per l’affidamento – economico – dei piccoli “innocenti”, ma che hanno negli occhi la freddezza di Jack Torrance di Shinning e figuriamoci – con l’orgia di insegnanti che vedono ogni giorno – cosa a loro interesse, se invece di tre citrulli, ne vedono solo uno. Nulla. Alzano le spalle, continuando imperterriti a lanciarsi quaderni, penne, matite, tirarsi i capelli, picchiarsi, sputarsi addosso – manco fossero cammelli – e dispettucci vari ed avariati.
Alla sinistra è felice della strumentalizzazione dei bambini, si frega le mani per l’alto senso di “maturità” dei prepuberali, che chiaramente, pur di non fare lezioni in classe, andrebbero a dimostrare sotto una delle finestre del Papa, a favore della pillola abortiva, delle unioni gay, o per l’introduzione di un corso di educazione omosessuale – senza sapere che “robe” sono qegli affari strani la – a scuola, in nome della purista libertà d’insegnamento dogmaticamente predicata dalla sinistra extra parlamentare.
L’Italia è un Paese che vive nella memoria – comunista – storica falsata, che vive nell’idea fallace che rimettere il grembiule ai bambini, sia segno di rigurgito fascista, di un ritorno agli anni del ventennio della Buon Anima, ma come sempre questi orbi a destra – omettono di dire che anche nei Paesi dell’ex blocco sovietico, fino all’arrivo della “democrazia”, i Paesi del Socialismo reale, imponevano agli alunni l’uso del grembiule, nel nome dell’uguaglianza socialista. Mentre oggi, questi comunisti a sinistra col portafoglio rigonfio a destra, vogliono, con la menzogna zingaresca della multiculturalità che i poveri si sentano dei castrati familiari e i ricchi possano sfoggiare abiti firmati, nel nome del Capitalismo socialista di stampo cinese, così amato da Berlusconi, Veltroni e Bertinotti per motivi diversi.
Eppure si farebbe presto a risolvere un po’ di problemi economici nella scuola. Basterebbe abrogare sin da subito l’ora – inutile – di religione, rispedendo nel loro Stato straniero d’adozione – il vaticano – preti, pretini, e laureati – inutili – in teologia (scienza ecotplasimca del fumo) che occupano, su segnalazione vescovile, posti di lavoro pubblici, senza portare un grammo di contributo sapienzale in una scuola morta.
La scuola è in rivolta, per l’ennesima volta, non per migliorarsi, ma per proteggere i propri privilegi, senza dare nulla in cambio agli studenti stessi per accrescere il sapere e le conoscenze. È una scuola che puzza peggio di una tomba di famiglia scoperchiata, dove i resti dei cadaveri sono stati ritrovati in posizione sodomitiche e sadomasochiste, lanciando nell’aria gli effluvi malsani dei corpi decomposti da secoli, che vorrebbero imporre al mondo la prosecuzione dei loro odori pestilenziali di decomposizione e morte.
Un qualsiasi maestro intelligente, fregandosene dello spirito di corpo, farebbe scongiuri, sacrificando a qualche divintià pagana galli, gatti neri, gufi e rane pur di far si che “l’adorato “collega, col quale si reca, durante le ore di lezioni, a prendere il caffè, lasciando che i bambini si picchino in classe, che i più forti e pluripipetenti brutalizzino i più deboli, venga licenziato, felice anche di cedere l’anima al Signore delle Tenebre, se dopo la decapitazione – metaforica – di metà del corpo insegnanti , inutili, gli stipendi si alzino almeno del trenta percento, permettendo allo Stato di risparmiare, riservandolo alle vere necessità della scuola il restante settanta.
Ma la competizione tra insegnanti, non essendo stata insegnata a loro, non può essere applicata, in quanto il concetto tutto italiano di produttività, ricalca ancora il modello sessantottino, che ha distrutto la scuola, occupando posti e cattedre, senza conoscere il significato della parola merito, assunti – mangiando pane a tradimento – con la scusa che altrimenti le piazze della penisola sarebbero state incendiate dai manifestanti, e questo rigurgito rosso, usando ancora una volta i minorenni, continua tutt’ora, segno evidente che i “cattivi maestri” sono ancora ai loro posti di potere, pronti a mandare le truppe allo sbaraglio pur di salvare i loro stipendi.
Marco Bazzato
19.10.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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