venerdì 13 novembre 2015

Presentazione di Aborto d’amore - Аборт от любов, a Montana - Монтана, Bulgaria - България

Montana - Монтана, Bulgaria – България, 09-10 novembre 2015



Per chi non l’avesse mai visto, l’autunno bulgaro ha dei colori particolari. Colori che diventano speciali, non lo scrivo per lisciare il pelo a nessuno, quando si raggiunge il nord Bulgaria.


È ciò che hanno visto i miei occhi una volta giunto nella zona pedemontana della Stara Planina, o Balcani (penisola Balcanica, così denominata  per l’omonima catena montuosa che attraversa la Bulgaria)  nella città di Montana - Монтана , città di origine antichissime, tant’è che tra le altre cose, esistono ampie vestigia romane. La città è situata a poche decine di chilometri dal confine con la Serbia. Un autunno che mi ha fatto ricordare i colori del film del 2000, “Autunno a New York”, con Richard Gere, con i mulinelli di dorate foglie morte che, in certi punti vorticavano furiosamente, per poi depositarsi, come a voler dormire per sempre, lungo i margini delle strade.



Già all’ingresso della città quello che mi ha colpito è stata l’estrema pulizia delle strade, l’erba tagliata nei vialetti e lungo i bordi delle strade. Questo ottimo biglietto da visita dimostra come il Paese abbia finalmente perso quella triste patina di trascuratezza che purtroppo in passato lo aveva caratterizzato, trascuratezza avvenuta negli anni immediatamente successivi alla caduta del Muro di Berlino, alla faccia di chi dice che in Bulgaria le cose non cambiano mai. Cambiano, eccome, ma con i loro tempi.

La città regionale di Montana – Монтана mi ha fin da subito mostrato il suo volto migliore, ampie strade, traffico scorrevole e fluido e soprattutto la città, a nord un panorama montano che non ha nulla da invidiare ad altre rinomate località dell’Occidente, dove si possono fare lunghe passeggiate, a diretto contatto con una natura che benevolmente osservante, ti accoglie.

Arrivati in centro della città – dove domina l’architettura del tempo del socialismo, che però a modo suo, per quanto mi riguarda, tendo a rivalutarla, in quanto nelle sue forme squadrate e apparentemente incolori e grigie, uguali l’una all’altra, ci sta un armonia che oggi andrebbe reinterpretata  riconsiderata e sopratutto non letta in chiave ideologica –  ci siamo recati alla biblioteca regionale Geo Milev - Гео Милев, dove la direttrice, la dottoressa Kety Kostadinova  -  Кети Костадинова, ci ha calorosamente accolti nel suo ufficio.

 Ma il tempo stringeva. Eravamo attesi al liceo linguistico  Peter Bogdan- Петър Богдан  per un incontro con degli studenti selezionati e partecipanti a un corso di scrittura creativa, tenuto dalla professoressa Elka Babaceva - Елка  Бабачева.

Incontrare nella veste di scrittore una classe, in un primo momento ogni volta ti crea un nodo allo stomaco.  Entri in classe. Sei osservato. Osservi loro.  Solo che i miei due occhi sono poca cosa rispetto alla moltitudine di occhi che ti osservano, dove ognuno ti vede da una prospettiva differente dalla tua, la sua, e quindi non sai mai come andrà a finire. Comunque dopo la presentazione della direttrice della biblioteca regionale, ho cercato di instaurare un dialogo con i ragazzi. Non mi sono mai piaciuti i discorsi preparati, io stesso mi annoio quando tocca a me ascoltare e so quanto tedio possono creare, per questo, in queste circostanze, preferisco parlare a braccio. Pensieri e parole che si formano ed escono anche osservando i volti, le espressioni dell’auditorio, in modo da veicolare la comunicazione verso un terreno comune.


 E le aspettative non sono state deluse.



Ho parlato del valore della scrittura, di cosa significa essere scrittori e soprattutto del senso di libertà che, innanzi al foglio bianco, ogni persona ha nell’addentrarsi dentro se stesso, scoprendosi.  Scoprendosi, specie quando si è all’inizio, in modo diverso da ciò che credeva di essere. Ho raccontato che ho iniziato a scrivere a un’età considerata tarda, ma questo ha permesso di fare uscire le mie emozioni, anche se quando ero alle prime armi, io stesso avevo paura di ciò che usciva.


I ragazzi hanno ascoltato con attenzione, certo, come è normale, non si può essere interessanti per tutto l’auditorio, ma alla fine l’importante è l’essenza e in quell’aula l’essenza ci stava tutta, e questo spingeva la maggioranza dei presenti alla curiosità e all’ascolto.


Quindi ho cercato di rendere partecipi gli studenti, spingendoli a fare domande, perché è dal dialogo e dal confronto che nascono le idee. È dalla conoscenza degli strumenti dello scrittore che poi si forgiano i pensieri. E anche in questo caso le attese non sono andate tradite. Prima timidamente una mano sollevata a porre la prima domanda, poi al termine della risposta, la successiva e via discorrendo. Infatti la maggior parte delle domande vertevano sui meccanismi  del processo creativo,  la molla o le molle  che mi fanno partorire le idee. Ai giovani ho detto che, nel mio caso, parto dal titolo, ossia metto un titolo provvisorio e poi, da questo, la storia inizia a svolgersi, i personaggi prendono forma, ma costoro, non fanno ciò che io voglio, ma ciò che loro sentono di dover fare e lo scrittore è semplicemente un veicolo delle volontà dei personaggi, siano essi i protagonisti o dei comprimari. Infatti, novantanove volte su cento, l’opera  termina in modo  differente da come era stata inizialmente partorita, prima dell’inizio della scrittura.


Ho parlato agli studenti del valore della rabbia, di come questa, tramite la scrittura possa essere veicolata e di come questa, attraverso le parole, possa trovare sfogo, muovendosi attraverso percorsi creativi e non distruttivi. Così come ho evidenziato il valore della lettura, di qualsiasi tipo di lettura. Non solo i cosiddetti libri imposti dai docenti, ma lettura intesa con il piacere di scegliersi un libro, una storia, un saggio, secondo le proprie attitudini e interessi, perché la lettura espande gli orizzonti, espande i pensieri e soprattutto permette di interpretare la realtà circostante, vedendola attraverso processi  cognitivi  diversi e diversificati.




Terminato l’incontro con gli studenti, dopo una breve pausa, è giunto il momento della presentazione di “Aborto d’Amore” - “Аборт от любов”, tradotto dall’italiano al bulgaro da Teodora Ivanova - Теодора Иванова , e pubblicato  da MBIL Agency Editore di Sofia – Bulgaria - presso la biblioteca regionale Geo Milev - Гео Милев della città di Montana - Монтана. La serata è stata condotta dalla direttrice, la dottoressa Kety Kostadinova - Кети Костадинова. Il pubblico era variegato ed eterogeneo. Subito dopo la presentazione dell’autore e dell’opera, mi è stata data la parola. A differenza di una classe di studenti gli spettatori presenti all’evento erano incuriositi a riguardo l’opera e sul fatto che toccasse una tematica femminile, scritta da un maschio. Alla luce di questo ho spiegato che il mio era un omaggio alla donna e che come uomo e come scrittore, ho provato a comprendere le difficoltà di una gravidanza problematica e i relativi pensieri che potevano passare nella mente della protagonista, i riflessi sulla sua vita, così in quella dei suoi cari.


Successivamente mi è stato chiesto come mai la storia è stata ambientata in una provincia italiana. Chiaramente narro l’Italia e la provincia italiana, perché oggi come allora, credo che “Aborto d’amore” - “Аборт от любов” sia una storia universale. Ossia innanzi agli eventi che sconvolgono la vita della famiglia Rampin, difficilmente le reazioni a catena che poi sono avvenute, potevano essere differenti se la famiglia fosse stata di Milano, di Roma, di Sofia o di Montana, perché, ho ribadito, probabilmente i processi mentali ed emotivi potevano essere gli stessi, indipendentemente dal luogo di residenza o nazionalità e grado di istruzione.


Durante lo scambio di domande e risposte con il pubblico, mi è stato chiesto come mai al momento non abbia ancora scritto un romanzo ambientato in Bulgaria. Ho risposto che in testa mi girano svariate idee, però nessuna di queste è ancora l’idea giusta.  Anche perché il rischio conclamato è che eventualmente l’opera potrebbe essere vista come un’opera piena di stereotipi e luoghi comuni, e non voglio incorrere in quell’errore, per questo al momento tutte le idee rimangono confinate entro il mio limbo mentale, in attesa di quella che sentirò essere la storia giusta che merita di essere scritta.


Una domanda che raramente è assente in queste presentazioni con un autore straniero è come l’ospite vede il Paese e i cittadini. Vivendo in Bulgaria da molti anni e avendo potuto toccare con mano nel corso del tempo alcune caratteristiche peculiari, ho cercato di porre l’accento non tanto su come io vedo loro, ma su come loro vedono se stessi e su come il loro vedersi, vuoi anche per il fatto che la Bulgaria è un Paese piccolo, sussiste purtroppo  una specie di senso di inferiorità nei confronti dei cosiddetti grandi Paesi. Certo, non ho negato che i problemi esistano, non hanno  bisogno di uno straniero per vederli, ma è l’approccio, ho cercato di spiegare che dovrebbe essere cambiato. Ossia il pessimismo a volte cosmico che colpisce il bulgaro, rammentando però come si dice in Italia, che “nelle botti piccole ci sta il vino buono”. È sta al singolo scegliere se essere vino buono oppure aceto di pessima qualità, senza nazionalismi e senza vittimismi.


In generale posso dire che “Aborto d’amore” - “Аборт от любов”  è stato accolto bene anche se con delle resistenze in quanto non è stato mai nominato il tema cardine dell’opera, il “romanzato gene dell’omosessualità”. Le medesime resistenze con cui il romanzo è stato accolto dai lettori in Italia, i quali hanno espresso riserve a causa del connubio tra l’eventuale diritto di aborto e il gene dell’omosessualità, dove, con motivazioni culturali da parte bulgara (la cultura può evolversi) e ideologiche, da parte italiana, (l’ideologia, viceversa, incancrenisce cultura e conoscenza) diametralmente opposte.


La serata alla fine si è terminata con l’autografare i libri dei lettori e la possibilità di scambiare qualche parola con ognuno di loro.





Il giorno seguente ho avuto l’onore di essere accompagnato a visitare la città da un cicerone di eccezione: la direttrice del Museo Regionale di Storia, dottoressa, Svetlana Stoilova - Светлана Стоилова, la quale ha spiegato la storia della città sin dal tempo dei romani, con tanto di visita del lapidario, che rappresenta solo una piccola parte, lapidi ritrovate nella città nel corso del tempo e le relative iscrizioni in latino. La visita è proseguita ai resti del castello della città che sovrasta il panorama, proprio sotto la diga di uno dei più grandi laghi artificiali del Paese.




Desidero ringraziare per la straordinaria accoglienza e ospitalità il sindaco della città di Montana – Монтана, il dott. Zlatko Zhivkov -  Златко Живков, la direttrice della biblioteca regionale, la dott.ssa Kety Kostadinova  -  Кети Костадинова, la prof.ssa Elka Babaceva - Елка  Бабачева, docente di lettere del liceo linguistico “Peter Bogdan” e la p.r. della biblioteca regionale, la dott.ssa Veselina Maldenova  - Веселина  Младенова e naturalmente ultima, ma non ultima, mia moglie, in questo evento nelle vesti di interprete, dott.ssa Vessela Lulova Tzalova - Весела Лулова Цалова. 

Marco Bazzato
13.05.2015

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