sabato 25 febbraio 2012

Carne morta


Note dell’autore, prima della lettura: opera dalle tematiche forti, adatta a un pubblico adulto e non impressionabile.

Carne morta incisa a Y
dalle spalle al pube
la pelle si apre
come tessuto raggrinzito.

Nell’aria volano odori
di carne e sangue
gli intestini escono dall’ alveolo
sguscianti serpenti impazziti
sull’addome esposto.

Il bisturi lacera, alza il costato e dai bordi del seno
cadono le protesi al silicone,
l’eterna dormiente più nulla sente, guscio svuotato
già in fuga verso l’ultima meta: il nulla.

Guanti di gomma, giacca cerata
occhiali schizzati, olfatto protetto dal mentolo
l’assistente gli asciuga il sudore dalla fronte
tra le recisioni  secche delle terminazioni nervose.

Un ago piantato con violenza in vescica
la siringa si beve pochi decilitri d’urina
parafilia di demone perverso
che svuota  il cono troncato del fu donna.

Cade lo stomaco e intestino nella bacinella
feci e resti di cibo e fluidi,
un meticcio attende il suo pasto
tra fameliche fauci spalancate, pregustando l’augusto banchetto.

Metallica è la voce del patologo
minuzioso oratore d’ogni incisione e movimento
attorniato da tirocinanti che vomitano l’anima
lacrimanti per i pasti rigettati.

Si avvicina un novizio dallo sguardo cinereo
 simile agli occhi spenti del cadavere disossato
cercante un impossibile conforto
ma il patologo lo sbeffeggia estasiato.

Un bisturi si avvicina alla cute
un’ incisione leggera e sicura
e lo scalpo vien tolto dal capo
tra grida di gioia e danze di giubilo.

La pelle del volto era già stata rimossa
denti, gengive, muscoli e nervi giaccono scoperti
le palpebre assenti mostrano i bulbi oculari,
pozzi neri fissano l’infinito.

La sega elettrica ruota sulla nuca
la duramadre si scheggia lanciando nello spazio
frammenti d’osso e fluidi
fantasmi pronti a far ricomparsa la comparsa nei deboli.

Il anatomopatologo rimuove la calotta cranica
mostrando un cervello esibizionista
pregno della magnificenza
di un pensiero emigrato.

Recide il midollo spinale
lama arrugginita che esce dal fodero
guaina sanguinate ove scorrevano  segnali
traslocati in altro loco assente

Pesa il cervello, massa informe delle astrazioni che furono
poco più di un chilogrammo
ventuno grammi è il peso dell’anima evaporata
che osserva un corpo dissezionato sconosciuto.

Sorride l’anatomopatologo
tutto è esposto come mercanzia avariata,
mercanzia smontata da un meccanico capace
che non sa ricostruire il puzzle senz’anima.

Il decano contempla la sua opera
come  in una macelleria
costate, stomaco, intestino
spalla e cosce, tutto in bella mostra.

Venghino gente,
 venghino al gran bazar della carne umana
dove il solo involucro sarà dato in sepoltura
portate i vostri bimbi al Grande Circo della Morte”

Si inchina
dopo l’ultimo invito
raccogliendo delle le frattaglie per il nero felino
anche lui ha diritto al banchetto.

La sera, seduto al desco ripensa alle gioie della professione
a quei corpi a sua disposizione
congiunge le mani, ringraziando il Signore delle Mosche
per avergli donato quella magnifica possessione.

Marco Bazzato
25.02.2012

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