Tradurre i romanzi di Andrea Camilleri può apparire a primo acchito una fatica di Sisifo, però, quando ci si addentra all’interno della cultura siciliana, della lingua, degli usi e dei costumi, quelle che appaiono come difficoltà insormontabili, man mano che il lavoro procede, si dissipano, trasformandosi in un testo fruibile al lettore della lingua di arrivo.
Certo, è un lavoro di “chirurgia linguistica” in quanto sono necessarie ampie conoscenze legate alla specificità del nuovo linguaggio creato dall’autore, per trasporlo dal siculo-italiano a una lingua non romanza come è il bulgaro. Camilleri mette alla prova persino i propri connazionali non siciliani, non risparmiando, certamente, neanche il traduttore, quasi costringendolo ad andare oltre i limiti che fino a prima gli parevano come invalicabili.
Il traduttore non deve mai scordare di essere al servizio dell’opera, rimanendo il più fedele possibile allo spirito originale.
Personalmente mi sento molto affine in questo con le parole di Moshe Kahn, il traduttore tedesco di Camilleri, il quale disse che “il dialetto di una lingua non può essere trasmesso con il dialetto di un’altra lingua, così resta solo la possibilità di tradurre nella lingua letteraria tedesca ma con ricche sfumature”. Nel nostro caso, nella lingua letteraria bulgara.
Tradurre dall’italiano standard al bulgaro standard, come per ogni traduzione, presuppone gradi di difficoltà differenti, ma nel caso di Camilleri si va oltre, in quanto il suo linguaggio non può essere incasellato all’interno di un linguaggio e di uno stile statico e monocorde. Per le sue storie e i suoi personaggi ho scelto diversi livelli espressivi della lingua bulgara: il registro elevato, il familiare, il letterario, in quanto nella traduzione si è “obbligati” a muoversi sullo stesso piano dell’autore, ma nel frattempo senza mai trascurare le modulazioni linguistiche dettate dalla lingua bulgara.
Ho fatto sì, quindi, che la traduzione di ogni opera di Camilleri si muovesse nella medesima diversità creata dall’autore. Ai vari personaggi presenti nei romanzi della serie di Montalbano ho dato un timbro e una ritmica differente. Al commissario – un linguaggio familiare, elevato, burocratico, ma mai servile. Livia (che arriva dal Nord Italia) – un linguaggio altezzoso, privo di inflessioni, pulito, senza alcun tipo di increspature. Mentre ad Adelina e Catarella, due personaggi assai ruspanti, mi sono sbizzarrita, trovando soluzioni peculiari, giocando con frasi e parole dialettali note a livello nazionale e dando vita a vere e proprie storpiature linguistiche e lessicali, soprattutto con Catarella. A riguardo le parolacce, ad esempio, dire “cornuto” in italiano o in bulgaro è la stessa cosa, mentre per altri termini volgari mi sono attenuta alla regola non scritta la quale enuncia che certi limiti e certi epiteti non vanno superati, ma contestualizzati secondo la lingua di arrivo. In altri punti ho lasciato la parola originale, cioè in siciliano, poi l’ho tradotta tramite note a piè pagina, dando così al lettore la possibilità di immergersi per alcuni brevi istanti nelle colorite e variegate espressioni siciliane.
Alla fine più che difficile, senza volere essere immodesta, la traduzione è stata una sfida. È stata come avere innanzi un grande cruciverba della Settimana Enigmistica, dove tutte le caselle della traduzione del romanzo in siculo-italiano dovevano essere riempite con le adeguate parole nella lingua di arrivo, rispettando appieno lo stile, lo spirito originario e originale dell’autore.
Ed è per queste opportunità che mi sono state date, debbo un ringraziamento particolare anche alla Casa Editrice Knigopis, nella persona di Gheorghi Alexandrov.
No, non ho avuto al momento questo onore. Posso dire però che l’ho conosciuto tramite Valentina Alferj, la sua segretaria. La quale gentilmente ha girato al Maestro Camilleri le mie domande in quei punti che al momento mi apparivano controversi, dissipandomeli immediatamente.
Il confrontarsi con l’autore, quando si traduce, sarebbe essenziale. Purtroppo per cause diverse tutto ciò non sempre è possibile. Fino a questo momento però posso dire che sono stata fortunata, perché oltre al Maestro Camilleri, altri scrittori, in modi differenti, mi hanno dato il loro supporto e di questo, anche se sono passati anni, voglio ancora ringraziarli.
In ogni caso da tempo ho fatto mio il pensiero di Delphine Gay de Girardin, la quale disse: “Quel tale si crede Kant perché l’ha tradotto.” , in quanto credo che autore e traduttore, durante la traduzione di un opera letteraria, vivono quasi una specie di simbiosi, ma il traduttore non deve mai scordare di essere lo strumento, il mezzo, per rendere godibile l’opera in una lingua diversa da quella dell’autore, e quindi è al servizio dell’opera, rimanendo il più fedele possibile allo spirito originale.
Nel corso della mia carriera, accanto ad alcuni scrittori considerati minori o poco conosciuti, ho tradotto tra le altre alcune opere di Valerio Massimo Manfredi, Sveva Casati Modignani, Danila Comastri Montanari, Pierdomenico Baccalario – Ulysses Moore. Ma non posso non menzionareCarlo Collodi, con Pinocchio, La Casta di Rizzo e Stella, dove la Bulgaria è stata l’unico Paese estero, almeno all’epoca, in cui il saggio politico è stato pubblicato; e di prossima uscita, Dario Fo.
La letteratura italiana è sempre stata apprezzata in Bulgaria. I classici italiani si studiano nelle scuole dell’obbligo, nei licei e nelle università. I lettori bulgari però sono voraci anche di novità, di nuovi autori e quindi guardano agli scrittori italiani con un occhio particolarmente interessato, e gli editori cercano di stare al passo, venendo incontro ai loro gusti eterogenei.
Purtroppo non come si dovrebbe. Infatti, a parole molti sono bravi a fare complimenti, ma poi nei fatti, soprattutto per quanto riguarda gli editori, non tutti, apprezzano il lavoro di pazienza certosina che sta dietro ad una traduzione letteraria, dove accade che per badare al risparmio, a discapito della qualità e della professionalità acquisita nel corso degli anni da parte dei traduttori esperti, molte opere vengono tradotte da soggetti privi di esperienza, i quali forniscono traduzioni scadenti o non all’altezza dell’opera originale, specie se di prestigio, danneggiando così l’opera, pregiudicandone un possibile successo commerciale.
Se poi entriamo nel dettaglio di quanto viene monetizzato il lavoro di un traduttore, questo lavoro artistico dovrebbe essere maggiormente remunerato. Infatti, il vero ginepraio è la contrattualistica, dove ogni editore può proporre al traduttore qualsiasi tipo di contratto, anche contratti che non tengono conto delle nuove tecnologie, le relative percentuali riferite al mercato non solo cartaceo ma anche digitale, o peggio ancora, “costringendo”, in quanto il traduttore è considerato la figura più debole, a cedere per sempre all’editore i diritti di traduzione, utilizzandolo come un semplice fornitore di servizi esterni, ignorando volutamente la legge sul diritto d’autore del traduttore.
E purtroppo in questi casi le associazioni di categoria fanno assai poco, o non vogliono fare nulla. Per modificare questa situazione, andrebbe, secondo me, regolamentata a livello nazionale o addirittura europeo.
Qual’è lo stato del mercato dei libri e si sente di suggerire qualche autore bulgaro?
La crisi economica non ha risparmiato nemmeno il settore editoriale bulgaro, anche se i bulgari sono sempre stati dei grandi amanti della lettura in generale. Negli ultimi anni purtroppo però si traducono e si pubblicano principalmente opere di autori che hanno vinto premi letterari nazionali ed europei, emarginando de facto quelli che potrebbero essere gli autori meritevoli, i quali non avendo “santi in Paradiso” sono letteralmente lasciati cadere nell’oblio, salvo poi, come a volte accade, ricevere una rivalutazione postuma.
A mio avviso, le due scrittrici bulgare della nuova generazione che andrebbero valorizzate anche in Italia sono Nellie Nedeva, che attualmente vive in Nuova Zelanda, con il romanzo La donazione, e Silvia Tomova, con i suoi romanzi Pelle, Tito di Nicomedia e l’ultima opera di prossima uscita, Il tipografo.
Vorrei infine ringraziare il sito BookBank.it per questa intervista e per le Sue domande interessanti.
Nessun commento:
Posta un commento
.Visto il barbarismo espressivo di qualche utente anonimo, i commenti potranno essere moderati e/o rimosssi a insindacabile giudizio..
Il titolare del blog declina qualsiasi responsabilità civile, penale per i contenuti dei commenti dei lettori, in quanto unici titolari, che se ne assumono la completa paternità e con l’invio del post, dichiarano implicitamente compreso quanto sopra