mercoledì 30 gennaio 2008

Strage di Erba: I Coniugi Romano




Si è aperto il processo per la strage di Erba, col consueto carnevale di flash, estrazioni per 60 fortunati spettatori al dibattimento, con i consueti approfondimenti di Porta a Porta e Matrix in seconda serata, impegnati a scandagliare nella mente dei coniugi Romano: Olindo e Rosa e il loro matrimonio di sangue, che li hanno portati a massacrare con inaudita ferocia quattro persone, tra qui il piccolo Youssef.
I coniugi Romano, hanno dimostrato in un anno di reclusione, cos’è un matrimonio indissolubile, sancito da Dio e benedetto dal sacerdote. Essi rappresentano il prototipo dei vicini di casa di tutti i giorni, gli anonimi, gli ultimi. I vicini che senza figli, vivono per se stessi, per il loro piccolo mondo che li avvolge e protegge, divenendo l’apoteosi del bisogno di tranquillità e silenzio, arrivando a distruggere due famiglie, ammazzando barbaramente tre donne e un bambino, pur d’avere quella pace interiore, da anni cercata e mai trovata.

Faceva una certa impressione vederli ieri rinchiusi in una gabbia, mano nella mano, come due innamorati disinteressati all’universo circostante che ruotava attorno a loro, generando un senso di piacevole e sensuale orrore, di sottile invida nel vedere, come l’amore, sancito dal sacrificio del Sangue, come l’Olocausto comandato dal Demiurgo nelle loro menti, li abbia resi più forti nei reciproci sentimenti, come due simbionti in un avvolti bozzolo d’amore insanguinato.

Può apparire allucinante, ma innanzi a questo sacrificio reciproco, questo desiderio costante d’unione, si rimane affascinati da come la normalità quotidiana, possa trasformare due anonimi iracondi, in animali mediatici in cui l’opinione pubblica, seppur fingendo disprezzo, s’identifica.

L’odio mascherato nei confronti dei due Colombi Neri, trasudava d’invidia, perché nella loro lucida follia, i Romano, hanno aperto l’angolo buio dell’esistenza, lasciando uscire l’animalità primordiale e primitiva, ingabbiata da milioni d’anni nell’Homo Sapiens Sapiens, riportando i Romano, per alcune ore all’
Homo Habilis, facendo – forse – quello che consciamente è impensabile in un individuo razionale e controllato, ma che nell’attimo in cui il precario equilibrio dell’esistenza, momentaneamente s’infrange come un mal formato cristallo veneziano, molti negli angoli più nascosti e bui della mente umana, sognerebbero di poter fare, solo che la pressione sociale ed il retaggio culturale moderno, diverso da quello di milioni d’anni fa, non permette più di fare.

Abbiamo visto come l’animalità umana ingabbiata, oggi da come sempre, attiri frotte di spettatori armati di pazienza, desiderosi come cannibali di cibarsi della carne infetta e malata degli assassini. Si sentiva nell’aria quell’elettricità, presente da tempo immemore alle esecuzioni pubbliche dei Grandi di tempo, vedi ad esempio:
Maria Antonietta, Anna Bolena, Andrei Chikatilo e altri, diventati simboli vivi impressi a fuoco nella memoria collettiva.

Per quanto si voglia dire, il genere umano, non è cambiato e né tantomeno evoluto. L’orrore, il fetore della carne bruciata, dei corpi smembrati, dei particolari raccapriccianti di un esame autoptico di un cadavere maciullato, sebbene a parole si dice destino raccapriccio, nei fatti, attraggono come una mosca attirata da un cumulo di escrementi, prolificando, come batteri infetti, trasformando l’escremento mescolato con terra e aria, prima in letame e poi in eterico biogas da diffondere nell’aria.

È inutile nascondersi dietro al dito della bugia o della falsa retorica pietistica. Abbiamo sempre amato assassini, stupratori e genocidi letterari, tant’è che la letteratura è colma di queste mitiche figure, di questi mostri di disumana umanità senza cuore, partendo dalle fiabe, con
Grimilde, la strega di Biancaneve, Jack lo Squartatore, Dracula, Frankenstein, che in un turbinio di morte e sangue, orrore e piacere orgasmico per l’effluvio di vita altrui, che tramite la morte entra nelle nostre vene e nella psiche, portando a sentire, anche se esplicitamente non vogliamo ammetterlo, come parte creativa e attiva della distruzione entropica della vita.

Va ricordato,per concludere, come nella cinematografia attuale, l’identificazione dello spettatore col personaggio negativo, vedi ad esempio Jack Torrance di
Shining o Hannibal Lecter de “Il silenzio degli Innocenti”, portando ad amare,l’espressività del Lato Oscuro della Forza, la primitività distruttiva del genere umano, paradossalmente edificatore di civiltà codificante ed imbavagliante l’animalità presente nell’uomo.


Marco Bazzato

30.01.2008