domenica 27 gennaio 2008

Dimenticare o non ricordare la Memoria


Anche quest’anno è arrivato il 27 Gennaio, col consueto carico di commemorazioni retoriche, frasi fatte, e ripetizioni, che da tempo hanno stancato gli ascoltatori, come il romanzo “La Nausea” di Jeaan Paul Sartrè.
Quest’anno, almeno in minima parte, agli studenti sono stati risparmiati, i consueti compiti, ripetizioni stancanti degli eventi accaduti il millennio scorso.

Il giorno dell’”amnesia” del non ricordo, del non m’interessa, è molto più vicino al cuore di centinaia di milioni d’Europei e di decine di milioni di italiani, più di quanto non possa effettivamente interessare a non più di qualche milione di Europei nell’unione.

In tutti gli Stati membri, come una scossa elettrica, eterocomandata, Capi di Stato, Presidenti del Consiglio e ministri vari, saranno costretti a tenere, quello che da decenni, è bene o male sempre il medesimo discorso aggiornando la data. È una minestra riscaldata, una polenta da tempo seccata sotto l’incidere della storia e degli eventi – nefasti – che si sono susseguiti.

A chi, oltre a quanti sono costretti a fare dichiarazioni pubbliche in codesta data, interessa questa memoria? Ai politici? Che nemmeno ricordano le menzogne dette i giorni precedenti? Ai giovani? Più interessati ad una sana scopata, o ad una pista di coca? Ai professori ed insegnati, che da anni, per obbligo ministeriale, sono costretti a riguardarsi e far rileggere fino alla barba bianca “Se questo è un uomo” o "Il Diario di Anna Frank":
C’è poco da piangersi addosso, è ora di guardare avanti, non perdere tempo con eventi passati, dove per poco, saranno vivi, superstiti ottuagenari, che come vecchi nonni, ripeteranno, sino all’ultimo grammo di senilità, la solita litania.

D’altronde è già successo con i combattenti della I Guerra Mondiale, quando, nonostante se acciaccati, ancora arzilli per raccontare, per dire, per far sognare la Battaglia del Piave, vinta.

Ma tutto muore, impolverandosi per sempre. Tutto muore, come i vecchi partigiani, venendo – giustamente – poi dimenticati, decadendo, fortunatamente, nell’oblio del nulla, anche se oggi, rispetto ai secoli scorsi, complice la grancassa mediatica, compiranno il possibile, per farci ingurgitare cibi, ricordi, esperienze altrui, che abbiamo il sacrosanto diritto, né di ascoltare o ripassare. Film, dibattiti,conferenze e parole gettate al vento, rimosse, dimenticate e lasciate cadere nell’oblio, dopo esser state pronunciate.

Anche oggi, anche questa sera, le ennesime repliche di film, documentari, volti, storie vere e romanzate, racconti ripetuti, che invece ad aiutare a ricordare, sono un toccasana per allontanare, rimuovere, lasciare andare, far morire di morte naturale i neuroni disinteressati a questo – ormai – millenarismo arcaico e passato.

Ancora pochi e, questa commemorazione, non sarà altro che l’ennesima pagina ingiallita nei libri di storia, commemorazioni svuotate d’ogni presenza civile, musei, sparsi per il continente, diverranno cimiteri abbandonati, invasi da fantasmi di volti, nomi, persone trapassate.

Alcuni dicono che è un obbligo preservare la Memoria. Certo, se questa non fosse fine a se stessa, se questa Memoria preservata, fosse funzionale al non ripetersi di tali eventi, anche in forme, modi, o giustificazioni differenti, che nella sostanza causano gli stessi dolori, le stesse morti, gli stessi campi di reclusione a cielo aperto, a patto che questa Memoria non sia usata per istillare colpe collettive inesistenti, ricadenti come macigni morali sulle generazioni nate dopo quei tragici eventi, costrette a scusarsi per errori, crimini o reati, che non sono né loro, né tantomeno dei propri genitori. Colpe inculcate, come una nuova sorta di Peccato Originale, che non può essere cancellato con un battesimo purificatore, attaccate nell’anima e nella psiche come un peccato eterno.

Le eventuali colpe, secondo il diritto nazionale ed internazionale, sono esclusivamente personale, mai collettive, dove, i singoli, i mandanti morali o ideologici ed esecutori materiali, sono gli unici a cui deve essere imputata la condanna sociale, penale e civile dei fatti compiuti, perché il peso di queste atrocità, non deve mai ricadere sui figli, sulla società tutta, pena l’annientamento stesso delle singole coscienze individuali, che verrebbero trasformate in coscienze collettive pubbliche, colpevolizzate politicamente e/o moralmente di eventi mai commessi.

Per fortuna, trent’anni al massimo, e poi, come già avvenuto per la I Guerra Mondiale, e come avverrà, tra qualche decennio,per la II Guerra Mondiale, e poi finalmente, questo, diverrà patrimonio esclusivo degli storici più eruditi. A tutti gli altri, come da sempre, basterà il presente, e forse, una vaga idee, confusa ed indistinta sul futuro prossimo venturo.

Marco Bazzato

27.01.2008