giovedì 3 gennaio 2008

Aborto si! Aborto no!




Si torna a parlare, dopo anni di silenzio e cadaverini prima aspirati dagli uteri femminili, e poi gettati come “mondezza napoletana” sui cassonetti differenziati per i rifiuti dei peccati, come cantavano tanti anni fa Elio e Le Storie tese.



Ad aprire le danze su questa moratoria sui cadaveri post uterini è stato l’ate-clericale direttore del Foglio, Sua rotondità, Giuliano Ferrara.


Come sempre accade, in Italia, appena si prova a toccare la legge sull’omicidio legalizzato – legge 194 – le polveri e i cannoni dell’artiglieria di sinistra, si scatenano, peggio di un offensiva dei Beati portatori di pace bombarola degli alleati americani in Iraq e Afganistan.


Eppure l’idea del panzuto giornalista, un tempo portatore sano di bretelle rosse, non è del tutto campata in aria. Infatti, l’Italia, ha avuto la nefasta idea di far votare all’ONU la moratoria internazionale sulla pena di morte, da poco approvata dall’assemblea, gettando così alle ortiche secoli di tradizione, di impiccagioni, arrostimenti ed iniziazioni letali, che avevano il pregio d’eliminare dalla faccia della terra la feccia peggiore del genere umano, anche se non è da escludere che alcune volte possano aver fatto la fine del topo anche qualche innocente.


Perché allora, visto che ci vantiamo come pavoni, di salvare dal boia i peggiori Caino, ci si scandalizza, quando si cerca di regolamentare in modo diverso, tenendo conto anche delle nuove conquiste della scienza, il genocidio silenzioso che ogni anno aspirati dalle gambe spalancate delle donne, sui lettini ginecologici, nei day hospital abortivi.


Eppure a parte il fatto di palesi violenze sessuali, e feti portatori di malattie genetiche, la maggioranza delle gravidanze sono ancora dettate dall’idiozia femminile – d’aprire le gambe – e l’idiozia maschile d’inserire il cannone spara bambini liquidi in ogni orifizio pubico che trova, senza avere l’accortezza almeno di metterci un “goldone” protettivo per tenere imprigionati i piccoli, ma pericolosi fuggiaschi espulsi dall’ondeggiare copulatorio.


Che colpa né hanno, quindi, questi piccoli bastardi, concepiti, magari in una notte di lussuria aggrappati come scimmie su qualche trave di discoteca, oppure distesi ed infreddoliti, su qualche sedile d’automobile a fianco di qualche discarica abusiva. Sono loro, questi futuri esseri pensati, ammazzati senza ragione, i responsabili delle idiozie sessuali degli adulti che hanno i sensi di responsabilità individuale, pari a quella di uno spermatozoo o di un ovulo creduti – erroneamente – morti?


Qui, paradossalmente la politica, non vuole difendere né le povere disgraziate – nel vero senso della parola – che hanno una gravidanza indesiderata, può succedere l’errore, ma non va dimenticato che ormai ci sono donne, che per ignoranza generalizzata, abortiscono con la stessa facilità con s’infilano una supposta di glicerina come lassativo.


Sarebbe ora invece, che la politica prendesse in serie considerazione l’idea d’incolpare per omicidio colposo le donne che praticano più di due aborti, sostituendo la pena detentiva, con una bella sanzione amministrativa, ed i soldi raccolti potrebbero essere usati per aiutare le donne che vogliono portare avanti la gravidanza, ma si trovano in uno stato d’indigenza.


Stando alle statistiche internazionali, l’aborto è un genocidio su scala globale che miete 43 milioni di cadaveri – senza tombe palesi – ogni anno. Ogni anno, sono solo 8 milioni di morti in meno di quanti sono costati i cumuli di cadaveri – tra soldati e civili – della seconda guerra mondiale.


Ma paradossalmente, per gli amici dei Menghele abortisti, amici dei Caino universali, continuano a far passare l’aborto solo ed esclusivamente – quando vogliono loro – come un dramma esclusivamente personale, che investe, non la società nel suo insieme, ma solo ogni singola donna, che però non deve mai entrare nello spazio sociale di una discussione o di un dibattito, perché quel dramma è troppo profondo per essere sviscerato. Già e quando ogni verdurina sfiatata sbandiera i suoi gusti personali, svendendo la sua intimità, al pubblico, questo deve essere accettato come normalità?


Viviamo in una società che da tempo ormai, premia i morti, e ammazza i vivi!


Marco Bazzato


03.01.2008