Ormai è chiaro, la politica con la A maiuscola, tira Grillo per la giacchetta, e lo fa nelle forme e nei modi, che gli è più congeniale: il dileggio e la chiusura, pronta sfruttare ogni passo falso del comico genovese.
La domanda che molti si pongono è: Grillo scenderà in campo, dopo questa acclamazione a furor di popolo?
La risposta naturalmente spetta al diretto interessato, anche se commetterebbe il più grosso errore della sua carriera, se dopo aver attaccato per anni il sistema, decidesse di farne parte, visto che ne verrebbe risucchiato., e inglobato.
Ma quello che spaventa Il Palazzo, è l’enorme popolarità del giullare interonauta, che con un semplice articolo, può spostare centinaia di miglia di voti in ogni elezione, e questi voti, alla fine si trasformano in contributi elettorali, fanno gola ai "Signori del Castello” che per mantenere i loro privilegi, da anni, in modo bipartisan, dissanguano le Casse Statali.
Grillo fa paura, perché muove la piazza, sposta persone senza bandiere, mobilita senza schierarsi con nessuno, e, appare agli occhi dei politici arroccati in difesa, una mina vagante, un pazzo, che con la scusa della satira, secondo loro, dileggia accanendosi sugli sprechi, sui parlamentari "imposti come scelta obbligata" al popolo italiano, costretti a votarli, per mancanza di informazioni adeguate circa le loro fedine penali, che in quanto condanne passate in giudicato, e quindi atti pubblici, dovrebbero essere esposte su ogni seggio elettorale, al momento delle elezioni, visto che non violerebbero la privacy dei suddetti.
Alcuni "intellettuali” affermano che già ora, il comico parla da politico, snaturandone così l'essenza, impauriti forse dal seguito, in constante aumento attorno alla figura e alle battaglie "satiriche" del genovese.
Dicono che Il Beppe nazionale, dovrebbe smetterla con il populismo da quattro soldi, con piazzate demagogiche che accendono gli animi, esagitandoli, oltre una possibile e teorica soglia di sopportazione, forse già da tempo superata, ma non compete a Grillo trovare le soluzioni, il suo ruolo come comico e intrattenitore nei teatri e nelle piazze italiane, è quello di puntare l'indice sul disagio, sulle malefatte, sugli errori, gli sprechi dello Stato, che ricadono sui cittadini. Sta alla politica quella vera, porvi rimedio, trovare soluzioni eque alle richieste inviate anche attraverso un comico, ai loro rappresentanti. Ma se la politica, dopo aver preso possesso della poltrona, si disinteressa dei cittadini, allora si potrebbe pensare che si sta assistendo ad una forma di dittatura strisciante e silenziosa, di oligarchia, che non permette e non vuole il cambiamento, e che qualsiasi istanza è pericolosa per il potere stesso, per questo ora hanno paura, e che i grandi manovratori, non vogliono essere disturbati, da chiacchercci banali.
Agli tialici politici fanno paura le piazzaesenza bandiere, perchè avulsi a vedere il popolo schierato in fronti opposti, sono pericolose, perchè le piazze senza simboli sono unite, non divise in fazioni l'una contro l'altra, che secondo l'antico motto romano: Divide et Impera, permette di mantenere gli occhi puntati sul popolo, frammentandolo in schieramenti, mentre le piazze unite, hanno gli occhi puntati verso i Palazzi, ha le orecchie tese ad ascoltare, la coscienza vigile a non farsi derubare su scala planetaria. Questo spaventa, fa venire il latte alla ginocchia, fa tremare le vene ai polsi, credendo che se il Paese ha fame di giustizia, possa sfamarsi solamente con brioches imbevute di sonnifero.
Marco Bazzato
14.09.2007
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