mercoledì 28 maggio 2008

I bambini napoletani: specchio d’innocenza


Sta suscitando immotivato scalpore i temi scolastici dei ragazzini di nove, dieci e undici anni di Ponticelli. I piccoli, con gli occhi dell’innocenza, ma con parole di fuco, forti come le tavole della legge dati a Mose da Dio, hanno descritto la situazione in cui sono costretti a vivere loro e i genitor, per colpa di una politica miope d’accoglienza indiscriminata, che sta fagocitando il già labile tessuto sociale di Ponticelli, costringendo alcuni elementi della popolazione, probabilmente eteroguidati per interessi economici della camorra, a raid contro gli zingari presenti nella zona, dove pochi giorni prima, una di loro aveva tentato di rapire un bambino.

Ora
Amnesty International, seguendo l’onda forcaiola contro l’Italia risvegliatasi guarda caso, dopo la vittoria di Berlusconi, al grido di “Italia razzista e xenofoba”, mette il Paese in una lista nera, dove teoricamente, secondo Amnesty sarebbero a rischio i diritti umani. Si, ma per assurdo, non i diritti umani degli italiani, costretti, complici le frontiere abbattute, ed una giustizia da anni nel braccio della morte in attesa della soluzione finale: l’abdicazione a favore dell’anarchia, ma i presunti diritti di coloro che non debbono avere nessun dovere etico, morale, e sociale, nei confronti del Paese che gli accoglie e che – visti i risultati – gli permette di delinquere impunemente.

I bambini di Ponticelli, sebbene questo non piaccia ai “ben” malpensanti, hanno fotografato, con le loro parole, la realtà sociale in cui questi sono costretti a vivere, a crescere, a confrontarsi con un mondo a loro estraneo e straniero, che si comporta come un barbaro invasore, che tiene sotto scacco le città, addirittura entro le mura cittadine.

Dicono che i bambini manifestano una pericolosa xenofobia, contro, in special modo contro gli zingari, ma nessuno , invece di condannare degli innocenti, i bambini, si è premurato di capire, o di domandarsi perché degli impuberi sono arrivati a queste atroci conclusioni, e come vanno distribuite le responsabilità, non tanto per gli scritti dei ragazzini, ma di quanti hanno permesso questo scempio sociale, che si consuma ormai, quasi con l’abitudine di un guidatore ubriaco, ultimamente troppo spesso.

La situazione di degrado generalizzata della Campania e Napoli in particolare, non merita condanne, specie dalla politica Europea, nazionale, e locale, che ha permesso, soggiogata da un buonismo di facciata la transumanza d’intere etnie, che seppur costrette a fuggire da realtà socialmente disastrose, non ha saputo, o peggio voluto, integrarsi con gli italiani, consci anche dell’impunità generalizzata, che abitualmente da tempo condanna le vittime che provano a ribellarsi, proteggendo i carnefici, nel nome di un pluralismo culturale, che punisce e condanna soprattutto le fasce più deboli delle periferie italiane e gli italiani stessi.

Non va dimenticato, che l’Italia, che ne dicano i detrattori internazionali, accoglie lo straniero, se dimostra capacità e volontà d’adattarsi ed integrarsi, non solo alla legalità, ma anche alla cultura del Paese che li ospita, il che non significa l’annullamento della loro, ma l’ampliamento e le fusioni tra culture diverse. Non va dimenticato, che esiste anche un'altra problematica, che non fa onore agli italiani e al Paese Italia, e questo è lo sfruttamento del lavoro in nero, dove l’assurdo più malefico, lo sta facendo il neonato governo Berlusconi, con la regolarizzazione delle più di
150 mila badanti in Italia, senza a quanto pare, nessuna sanzione penale nei confronti dei datori di lavoro. Quest’amnistia pilatesca, rischia, se non vengono puniti anche gli sfruttatori, i padroni, spesso ricchi signori che non hanno tempo o voglia di badare ai loro anziani, o ai pargoli, di creare un immigrazione tutelata di serie A e un immigrazione clandestina che – se delinque – deve essere scacciata. Mentre sembra in questo caso che se delinquono gli italiani, non mettendo in regola le badanti o colf, il massimo rischio è l’impunità fiscale e penale.

Si dice che senza queste particolari lavoratrici, anche in nero, l’Italia rischierebbe d’andare in crisi. Bene. Non si può scaricare le colpe, sanandole, su una categoria già sfruttata fino all’inverosimile, mal retribuita, senza contributi previdenziali, costrette a vivere nel terrore d’essere ricacciate nei loro Paesi, se lo Stato, che ora ha per interesse nazionale chiuso gli occhi, decidesse d’aprili, non a metà, come ventilato, ma entrambi, colpendo equamente, che non significa indiscriminatamente lavoratrici e datori di lavoro, ma facendo piazza pulita degli sfruttatori, di coloro che certi di un impunità trasmettono anche agli stranieri il messaggio deviato, che si può fare sempre quel che si vuole.

L’Italia ha ancora la pretesa assurda di lambire a faro di civiltà ma, questa bandiera sfilacciata, derisa, sbeffeggiata, è quasi ammainata,per colpa delle varie classi politiche succedutesi negli ultimi vent’anni, che hanno reso il Paese una fucina di contraddizioni sociali, legali, ambientali, con una cultura in radicale declino, in quanto la miopia politica, invece di rendere dei servizi al Paese e ai cittadini, gli ha resi se innocenti servi se colpevoli impuniti.

E poi ci si lamenta se i bambini, nella loro purezza, descrivono senza pietà i mali della propria città?

Marco Bazzato
28.05.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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