venerdì 31 agosto 2007

Aiuti illegali ad uno Stato Straniero?


Monta la polemica in Italia, sulla richiesta – giusta – di spiegazioni per i presunti aiuti di Stato, che grazie ad agevolazioni ed esenzioni fiscali, che godrebbe, non la Chiesa in Italia, ma lo Stato Città del Vaticano.
Pronta la replica del Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ha cercato di minimizzare le regalie italiane, acquisite dal piccolo ma, potente Stato, che tra le sue numerose proprietà, che sembra controlli, tra l’altro, anche il paradiso fiscale delle Isole Cayman.
L’Avvenire,organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana a questa vicenda economica, offre ampio spazio, in un articolo, alle tesi difensive del Capo della Cei, usando come sempre l'arma retorica stantia dell'attacco alla Chiesa, mettendo in mezzo, a questo vorticar di denari,gli ignari credenti, che poco sconoscono di giochetti e finanza internazionali dentro le stesse mura di Roma.
“Bagnasco non è sceso sul terreno della polemica fine a se stessa e ha preferito sottolineare l’impegno costante della Chiesa per le popolazioni dell’Italia e dell’Europa…”
Il punto è che il cittadino, credente oppure ateo, ha indipendentemente da quello che fa il Vaticano in Italia, ha il diritto di conoscere se il nostro Paese, prima con il governo Berlusconi, e poi nel 2006 con Prodi, ha mantenuto queste agevolazioni, che danneggiano la libera concorrenza, creando un indebito guadagno allo Stato Città del Vaticano.
In un Paese serio, non si dovrebbero fornire sostegni economici palesi od occulti, anche sotto forma di concordati ad uno Stato che ha come capo un monarca assoluto, che secondo la tradizione religiosa, priva di riscontri storici farebbe riferimento al Papa come vicario di Cristo in terra, ma secondo la storia, quindi più attinente alla realtà di Roma, la figura del sommo pontefice, risale al pontifex maximus di pagana memoria romana, figura rubata e trasformata, dalla mitologica teologia cattolica, in qualcosa di completamente diverso.
Il passo del vangelo di Matteo Cap. 22, v. 21 “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” sembrerebbe da secoli,solo un vecchio proverbio, sostituito dall'amara realtà: Che il Cesare, lo Stato Italiano, dopo aver tosato le sue pecore con gabelle, contributi e tasse sul macinato, versa nelle casse del Pontefice Pagano, l’obolo dei sudditi. Ma questo Stato straniero, non si accontenta di tutto ciò, e stando alle richieste di spiegazioni provenienti dall’Unione Europea, avrebbe ottenuto cospicui sconti sulle numerose attività economiche che la Città del Vaticano detiene in Italia, ricevendo aiuti di Stato, e l’Italia stessa, potrebbe essere accusata di lasciare le imprese italiane, in balia della concorrenza economica sleale della multinazionale “religiosa”d'oltre Tevere.
È inutile che il presidente della Cei, parli di clima anticlericale, qui si parla di denaro sonante, il famoso sterco del diavolo, che un uomo del Vaticano come si compiace di essere, non dovrebbe nemmeno parlare del prodotto fecale dell'angelo delle tenebre. Invece si ha la sensazione, che se viene, non toccata la ricca bisaccia, ma semplicemente richiesto di guardare il contenuto, subito si scatenano reazioni serenamente iraconde e pacatamente furibonde da parte delle gerarchie fedeli come generali di corpi d’armata, allo Stato Straniero, e i nostri politicanti, specie quelli di centro destra, pronti a far da megafono a questi attacchi in difesa del potere temporale acquisito, in quasi duemila anni di indottrinamento delle masse.
Il Vangelo di Matteo dice: Molti dei primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi (all’altro mondo). Bella favola inculcata fin da bambini, peccato, però che in questo mondo, nessuno, papa, vescovi, arcivescovi, cardinali e politici, abbiano molta voglia, quando sono primi nel loro stagno, di diventare ultimi, e dedicandosi ad essi.
L'unione Europea, dovrebbe entrare a gamba tesa, negli affari italiani con lo Stato Città del Vaticano, imponendo la cancellazione dei Patti Lateranensi, e del Concordato firmato da Craxi, lasciando lo Stato città del Vaticano operare in Italia, a condizioni simili se non migliori delle multinazionali nel campo imprenditoriale.
Le altre chiese o sette in giro per il mondo, sopravvivono lo stesso. Ma. la “Chiesa Cattolica” concordatamene convenzionata sovvenzionata da Roma, ad eterno risarcimento per la perdita dello Stato Pontificio, deve essere coccolata e mantenuta, anche da quanti, per principi etici duiversi, o per diritto di disinteresse religioso non vorrebbe che ciò fosse così. In una vera democrazia questo non dovrebbe avvenire, ed è ora d'iniziare a riflettere in che realtà politica viviamo, succube di una potenza economica straniera, dentro le mura della capitale, sovvenzionata anche con l’otto per mille, che la maggioranza dei cittadini, vorrebbe cancellato dalla dichiarazione dei redditi. Ma l’utopia della realtà semplice, in Italia è un sogno irrealizzabile.

Marco Bazzato
31.08.2007
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martedì 28 agosto 2007

Sciopero contro le lotterie? Magari!


Il Senatur Umberto Bossi, dopo aver alzato il tono dello scontro verbale, incitando il nord Italia alla rivolta fiscale, anche armata, ha mitigato i toni, teoricamente abbassando le pretese, ma che se la sua proposta dello sciopero del Lotto, avesse anche un parziale successo, potrebbe ridurre a più miti consigli, l'esosità fiscale italiana.
La proposta del Senatur, non è né peregrina, ne tantomeno fuori dal mondo, in quando se i cittadini della penisola italiana, avessero la forza d’incrociare le braccia, rinunciando al sacro rito pagano del "Gratta e vinci", "Superenalotto" , "Bingo" e altre paccottaglie dei Monopoli di Stato, sicuramente il tracollo economico, e l'ingrassaggio costante, dovuto al vizio degli italiani di farsi spennare come tacchini da amenità varie, produrrebbe come prima conseguenza, il dimostrare praticamene e pubblicamente, che non si è una nazione di pecoroni, attirate dalle lusinghe medianiche di qualche spot pubblicitario con la solita tettona di turno, che ammicca sensuale, facendo sbavare il popolo tosato, costretto a cercare nel barattolo di biscotti, le monete messe da parte, per tentare la fortuna, per vincere la malasorte che lo attanaglia.
Poi l’incrociare le braccia contro l’amministrazione dei Giochi, non sarebbe il tanto terribile per i contribuenti quanto sciopero fiscale che subito vedrebbero partire la rappresaglia fiscale,
ma prefigurerebbe il riaccendersi di quella coscienza individuale e collettiva, narcotizzata dalle lusinghe, dando dimostrazione che l’intelletto e la ragione, possono essere portare al cambiamento, usando la stessa arma statale, lo stesso coltello vessatorio, della rivolta silenziosa e non punitiva dell’Italia, contro gli apparati statali, che vivono solo in ragione di se stessi.
A quanti diranno, che facendo così si rischia di mettere in ginocchio l’Italia, bisogna rispondere, che l’Italia è già in ginocchio, anzi, rischia di affogare nei liquami di una politica vessatoria, dove l’impallinamento dell’evasore, del piccolo commerciante, di chi, costretto a tirare la cinghia per mantenere la famiglia, cerca di nascondere le briciole di pane, che sfuggono dalle mascelle voraci dello Stato padrone, riversandosi sul pavimento sudicio, della nuova italica miseria.
Tanto è vero che la proposta di Bossi, fa già tremare i polsi al Ministro delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, dalle pagine de “Il Corriere della Sera” annuncia che la prossima finanziaria sarà, di “Tregua fiscale”, ammettendo senza dirlo, che la precedente ha stretto ancora di più il nodo gordiano, attorno alle gole dei contribuenti delle Partite I.V.A, dimenticando di fare accertamenti seri e mirati sui 98 miliardi di euro da parte delle Concessionarie dei Monopoli, riportati in un articolo: Il Potere del Silenzio di Beppe Grillo.
L’assurdo di tutto ciò, è che tutti i partiti, compresi quelli di centro destra, si sono dissociati dalla proposta Leghista, dimostrando per l'ennesima volta, che il concetto d'essere dalla parte dei cittadini, indipendentemente dallo schieramento politico, è solo demagogico, ma nei fatti, anche quando si tratta di agire in modo assolutamente legale, evitando di aprire il portafogli, per giochi assolutamente idioti, che rendono allo Stato somme spropositate, anzichè spingere l'Italiano verso il sano uso del buon senso, viene spinto a "Giocare, Giocare, Giocare, per mungere la pecora ed ingrassare l'obeso mai sazio.
Deve anche essere ricordato, visto che statisticamente è accertato, che non sono i capitani d'industria, che hanno le sedi legali nei paradisi fiscali, l'imprenditore arricchito, il dentista che non rilascia la ricevuta fiscale, il professionista, che propone; «Con fattura 100, senza fattura 80» che giocano con i giochi popolari dei monopoli di Stato, questi signori, vanno ai Casinò, di San Remo, Campione d'Italia, o Venezia, tra ricchi broccati e coppe di champagne, giocando forte, perdendo e vincendo - qualche volta - somme ingenti, ma sono spesso massaie, casalinghe, studenti, piccoli imprenditori con l’acqua alla gola, che cercano nel sogno milionario il riscatto sociale, praticamente il cittadino medio, o quello che fatica anche ad arrivare a fine mese, il cittadino che dovrebbe essere tutelato dalla cosiddetta sinistra, che ha dimenticato la lotta di classe, e la giustizia sociale, ma anche lei tace, come tace il partito democratico della sinistra, che ora è nella stanza dei bottoni, quindi il Padrone eletto.
La Lega Nord, può piacere oppure no, si può essere d’accordo oppure contrari in modo acceso con molte delle loro proposte politiche, si può essere anche politicamente avversi, nei confronti delle loro idee, ed ideali, ma questo non significa, che se un idea è valida, debba essere cassata, o denigrata.
Il diritto del cittadino al tenersi il denaro in tasca, non deve essere in alcun modo censurato, nè dissuaso, denigrato da questa sua scelta di libertà, anzi dovrebbe essere incoraggiato, perchè questo significherebbe, che gran parte classe politica, è complice nell’incrementare il gioco d’azzardo legale, patrocinato e promosso dallo Stato, e della crescita etica del cittadino, non gliene importa assolutamente nulla.

Marco Bazzato
28.08.2007
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lunedì 27 agosto 2007

Aborto eugenenetico: selezione mengeliana a Milano



L’Italia, si sa, è un Paese di forte ispirazione cattolica, a parole, ma nei fatti, la realtà è ben diversa, anche se quando succedono tragedie, o errori clinici, come quello accaduto all’Ospedale San Paolo di Milano, dove anziché gettare tra i rifiuti un il gemello affetto dalla sindrome di Down, si getta ne sacchetto dei rifiuti speciali, il feto sano.
Questo dimostra, che indipendentemente dalle opinioni personali, dal diritto irrinunciabile di scelta della donna, l'ideologia nazista eugenetica di mengheleniana memoria, vive oggi in forme tecnicamente e verbalmente diverse, ma che nei fatti, nascondono il medesimo disegno darwiniano: la vittoria del più forte – che questa volta ha perso – nei confronti del più debole.
È risibile però che davanti a questo errore madornale, secondo determinati punti di vista, risibile, nella sua tragica fatalità, secondo altri, sia scesa una specie di cortina di ferro, che anestetizza le coscienze. I partiti di centro destra, da sempre strenui difensori - a parole - della famiglia, e del diritto alla vita tacciono, per paura d'essere passati per filo clericali, mentre i partiti di centro sinistra, cercano di minimizzare, per timore d'essere passati per nazisti con la falce e martello.
Ora, indipendentemente dall’aspetto ideologico, ci si trova probabilmente, grazie a questo errore medico, innanzi ad un omicidio vero e proprio,in quanto, la legge si permette di abortire – nazisticamente – oltre il terzo mese, se sussiste il serio pericolo per la salute psicofisica della donna, ma de facto, ammazzando barbaramente il feto sano, anche per la legge stessa,in quanto questo feto era quello che la donna di 38 anni, già madre di un bambino, desiderava tenere, e non gettare, come è avvenuto, nel bidone dei rifiuti ospedalieri. L'erroneo omicidio, è avvenuto nel mese di giugno, e i medici si sono difesi, per giustificare la loro imperizia, dicendo che "Da un lato i feti erano morfologicamente identici (con la stessa lunghezza degli arti e il medesimo sviluppo osseo). Dall'altro, con ogni probabilità, si sono invertiti nella pancia, dopo gli esami per la diagnosi prenatale che avevano mostrato alterazioni cromosomiche per quello di sinistra. Di qui la morte della gemella sana”
Perfino un dottorino appena fresco di laurea, sa che in caso di gravidanza plurigemellare, i feti all’interno del grembo materno si muovono, basterebbe del resto, aver assistito, o semplicemente aver visto un semplice documentario televisivo, che mostra un’ecografia in 3D, per rendersi conto, che i medici non potevano non sapere, che esisteva una simile possibilità. Lavarsi le mani in forma pilatesca, sostenendo che non si poteva prevedere tale movimento naturale all'interno del grembo, dei due feti, è un insulto alla scienza e alla medicina stessa, un insulto a tutte le semplici regole naturali, che da millenni la natura ha messo nel grembo femminile.
Rimane ora, più grave di prima, il problema etico, non tanto della politica di centro destra, che ipocritamente, oppure no, ha sempre sostenuto una serie di valori naturali, seppur accostati alla religione politicamente dominante in Italia, ma dei partiti di centro sinistra di sinistra, e radicali, che tacciono con la coda tra le gambe, cercando di nascondere la testa sotto la sabbia, come struzzi, per negare le responsabilità morali e politiche ed ideologiche che hanno portato alla legalizzazione dell'eugenetica prenatale, mostrando un pauroso accostamento, sempre negato, ma evidente in questi specifici argomenti, alla buia ideologia nazista.
Resta l’ultima domanda: i medici hanno semplicemente sbagliato, oppure quanto avvenuto all’Ospedale San Paolo di Milano, può essere equiparato ad un omicidio colposo, in quanto è stato – illegalmente ucciso – dopo il terzo mese, un feto sano?


Marco Bazzato
27.08.2007
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domenica 26 agosto 2007

Piromani: dal passato la soluzione dello Stato Pontificio


Gli incendi estivi, per l’ennesima volta, si sono dimostrati, una piaga, non solo italiana ma continentale. Basta vedere l’attacco che in questi giorni ha subito la Grecia, e che ora conta le sue vittime. In primo soccorso al Paese,, messo a ferro e fuoco dall’orda barbarica, è venuto, già come era accaduto poche settimane prima in Bulgaria, dagli aerei antincendio Russi, inviati, su richiesta delle autorità. Ora la Grecia chiede aiuto anche all’Unione Europea, per contenere lo scempio paesaggistico, operato dai barbari.
L’Unione Europea, e i vari Stati membri, prima o poi, dovranno prendere provvedimenti, degni di questo nome, contro i piromani, che almeno per quanto riguarda la legislazione italiana, non possono nemmeno essere arrestati, se non sono colti in fragranza di reato, e quindi la maggior parte di essi, restano impuniti, pronti per delinquere nuovamente.
Esiste anche la categoria dei piromani da week end, che amano bruciare, in modo apparentemente sbadato, boschi e sterpaglie, per vedere i mezzi antincendio all’opera. Ma queste persone, non potrebbero incendiare le loro madri, mogli, suoceri, figli nel giardino di casa, sbarazzandosi così eventualmente di soggetti a loro scomodi, anziché arrecare danni economici ingenti al Paese?
Esiste un modo per fermare questa piaga, questa cancrena mentale di letame morale, che come una pandemia, sembra stia colpendo in forma virulenta, gli psicotici europei?
Prevenire, sembrerebbe tecnicamente impossibile, ma esisterebbe la cura, apparentemente brutale, ma che forse sortirebbe il suo effetto. Questa cura proviene dal passato oscuro della storia italiana, dagli anni bui dello Stato Pontificio, dai roghi degli eretici, che incendiarono l'Europa medioevale, fino al secolo dei lumi, che spense definitivamente i sacri fuochi della Fede, cancellando per sempre l'aroma dei semi di finocchio, usati per attenuare l'odore di carne umana cotta alla brace.
I ricordi di questi fulgidi momenti, rivivono ancora però nelle feste paesane italiane, quando il sei gennaio, giorno dell'epifania, si brucia la strega in un immenso falò, per la gioia di grandi e piccini, tra grandi bevute di vin brulè, cioccolata calda, e zucchero filato.
Le nuove fiamme, contro gli eretici, non verrebbero ordinate da uno Stato Teocratico, e dai suoi accoliti, ma dalla Repubblica, tramite gli organi preposti, condannerà il re confesso e non, resosi colpevole del reato di incendio doloso, ad espiare la stessa pena, commutata al patrimonio boschivo incendiato: Il fuoco.
La sentenza dovrebbe svolgersi nella pubblica piazza, sotto l’occhio vigile delle telecamere, magari creando un apposito canale satellitare, e coloro che la eseguiranno, saranno i cittadini delle zone lambite dalle fiamme, estraendo a sorte un bambino,o più bambini, in modo da diluire il gioco delle responsabilità tra più persone, per appiccare lo "Statale fuoco punitore, nel nome del Popolo Italiano".
La storia con i suoi fulgidi momenti bui, verrebbe così in aiuto alla società repubblicana e laica, che si ispirerebbe, non tanto alle barbarie del passato, ma alle metodologie correttive e riabilitative, non tanto nei confronti degli arrostiti di turno, ma come monito, o deterrente, a quanti in futuro pensassero di cimentarsi in tali imprese.
La disumanità, non è arrostire, qualche centinaia di piromani europei all’anno, ma permettere che tali rifiuti della razza umana, dopo aver incendiato boschi e sterpaglie, possano farla franca, sfruttando i buchi di leggi troppo permissive, che non commisurano pene adeguate al danno sociale, ambientale e paesaggistico arrecato, rimanendo praticamente impuniti.
Questa forma di pena, non è la riedizione in chiave moderna del detto biblico "occhi per occhio, dente per dente", ma la volontà collettiva dei cittadini, di veder puniti i colpevoli, anche divertendosi, e ballando attorno alla pira, consumando alcolici e zucchero filato, sostituendo semplicemente la festa pagana della pira alla strega del giorno dell’epifania, con un festività ad ampio respiro, dove il piromane diventi lui stesso spettacolo incendiato, per la gioia di grandi e piccini, salvando così dal rogo innocenti streghe di medioevale memoria, sostituendo stracci sterpaglie e pali di legno con sembianze femminili paurose, con l'acre sapore della carne umana bruciata, divertendosi ascoltando quelle urla strazianti, che durano sfortunatamente solo pochi minuti, a monito e divertimento dei cittadini, alla ricerca delle antiche tradizioni, da tener vive, con l'antico fuoco che consuma i colpevoli, attraverso le calorose fiamme, che come nei polppoli primitivi riscaldavano le gelide notti invernali, unendo i cittadini, stanchi dei soliti divertimenti, sotto la pira protettrice della legalità repubblicana.

Marco Bazzato
26.08.2007
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sabato 25 agosto 2007

Ai "Cattivi Maestri"

Ringrazio il blog e l’estensore dell’articolo per l’attenzione dedicatami, ma senza ritrattare nulla di quanto da me scritto, perché foglio elettronico, canta.
Personalmente l’opinione del professore, sulla proiezione di un ipotetico futuro, vale la sua, tanto quanto la mia, visto che difficilmente avremmo la fortuna, o sfortuna a seconda dei punti di vista, d'essere presenti quando, questa catastrofe sessuale, forse si avvererà.
Partendo da quest’assunto, non vedo dove stia il presunto scandalo della mia interpretazione futura e sana società dell'amore fraterno?
Ho scritto in un post, che non ho mai accostato omosessualità alla pedofilia, a meno che non si voglia leggere come gitani, per interesse personale, i fondi del caffè. Ho scritto, che un maschio adulto che brutalizza sessualmente un minore maschio, compie un accoppiamento forzoso, e che solo in questi casi si può parlare di “bestiale omosessualità pedofila”. Dicasi lo stesso per un maschio che brutalizza una femmina di minore età, e in questi casi si deve parlare di “bestiale eterosessualità pedofila”. Poi se si vuole fare gli struzzi, ideologicamente tirando fuori sempre la solita tiritera, che ha seccato fino all'inverosimile, dell'omofobia, o cavolate varie, francamente lo trovo poco intelligente, e da tanti presunti saccenti, che parlano con frasi fatte è sconfortante.
Trovo banale l'accostamento al fascismo o al nazismo, che certi continuano blateare, fingendo di ignorare che nell'ex paradiso dei lavoratori, dell'ateismo di Stato dell'Unione Sovietica, daLenin in poi, tanto cara agli amici di falce e martello, le persecuzioni contro gli omosessuali sono state molto più virulente di quelle naziste,tanto è che sia la metropolitana di Mosca, sia quella di Sofia, sono state costruite utilizzando manovalanze, accusate e condannate per perversione sessuale, ma la mefistolica malafede storica, l'oscurantismo ideologico, identico a quello dei secoli bui del inquisizione vaticana, fa diventare ciechi “alcuni cattivi maestri”, rimuovendo alla memoria collettiva italiana, l’altra parte della verità, scritta a caratteri cubitali in ogni libro di storia degno di questo nome.
Qui non si tratta nè di omofobia, o di altre idiozie sparate a livello propagandistico dai soliti immacolati, che a tutti i costi vorrebbero imporre, la propria visione – o perversione – del mondo, e nemmeno si tratta di ghettizzare nessuno per il proprio orientamento sessuale, ma quando il fatto privato del proprio orientamento nel letto, diventa arma politica cavalcata dai partiti sinistri ed estremamente sinistri solo per raccattare voti e quindi rimborsi elettorali, allora è bene stare all'erta, perchè non è scritto in nessuna parte, che si debba essere concordi, o passivamente silenziosi, su quanto viene prospettato come sano e naturale, mentre non è altro che un OGM mentalmente modificato.
Per quanto riguarda l’ariticolo, di che morale stiamo parlando? Visto che sono stati fatti, ancora i soliti accostamenti ripetitivi, con le realtà ecclesiastiche, scrollo le spalle., perché è da persone che sfruttano solo una minima parte dell’intelligenza che madre natura li ha dotati, per sparare nel mucchio, con accostamenti e paragoni, che non fanno onore a chi le scrive, ma se l’estensore dovesse muovermi qualche accusa specifica lo faccia in modo circostanziato, e non con banalissimi e pareli accostamenti simili solo a fanfaronate che fanno sorridere penosamente.
La vita personale, specie quella sessuale, non è da persone intelligenti sbandierarla in piazza, credendo che il coming out, faccia assumere valore alle quotazioni personali delle persone, con manifestazioni(per me volgari e ributtanti), comportamenti, tenuti per sfortuna anche da eteronaturali con la testa vuota, che sostengono, da dissidenti voltaspalle della propria identità sessuale, certi tipi di eventi,mediatici e a-sociali di dubbio gusto.
L’errore più grande, non lo fanno gli eteronaturali, ma gli eterofobici, mettendo in piazza i loro istinti, rendendoli pubblici, imponendo anche a quanti vorrebbero evitare di sbirciare dietro la serratura, cosa fanno certe persone, tali visioni decadenti. Questo comportamento autolesionista, alla Taffazzi,danneggia gli omosessuali veri, quelli che vivono la loro sessualità con discrezione e rispetto per se stessi gli altri, tipiche di chi ha dei veri sentimenti "d'amore" se così si può chiamato, nei confronti di una persona dello stesso orientamento sessuale. Il danno lo fanno a se stessi, gli omosessuali politicizzati, che da quel momento non sono più omosessuali, ma eterofobici,quando la minoranza esagitata ed esibizionista, al pari di tanti eterosessuali, mette in piazza carnevalate boccaccesche, inventandosi inesistenti orgogli, avendo la pretesa di farli digerire da tutti, anche a chi vorrebbe cacciarsi in bagno, un dito nel gargato, per stimolare meglio il senso di nausea, portante al naturale rigetto, in silenzio.
Il senso di disgusto però, arriva fino in gola, quando, in alcuni post, si legge, da parte di un gay dichiarato, che dice di non essere eterofobico, in quanto ha anche amici eterosessuali. Questo è il colmo del trvisamento della realtà, visto che l'essenza non è la frequentazione amicale, ma l'orientamento “affettivo” e sessuale. Se un Gay dice io non sono eterofobico, afferma una cosa contraria ai fatti, perchè l'eterofobia la si ha, quando si rifiutano i rapporti sessuali con persone dell'altro sesso, o semplicemente non si trova attrazione per esso, per paura, usando giustificazioni e giri di parole, inculcate da qualche stramba teoria psicoanalitica, che ha lo stesso valore economico di una banconota falsa di tre euro, cioè non spendibile nemmeno per acquistare al mercato nero idee preconfezionate.
Andrebbe fatto notare a questo che si firma l”Lenny i Nero” dichiaratosi gay, e quindi non so se indicandolo come signore o signorina, che tiene un blog, dove non mi addentro nei contenuti, che con rara maestria, educazione rispettosa, dovuta ad una morale superiore(?), con finezza espressiva, pretende di catechizzare in un articolo, come l'ultimo Papà Nero, Aleister Crowley, i lettori.
Esiste una differenza marcata tra l’eterosessuale, che non dichiara il proprio orientamento, forte della naturalità del proprio essere, rispettandosi come persona umana, e un eterofobico che dichiara – sebbene nessuno gliela chieda – forzosamente, rimarcando in modo orgoglioso – denotante forse un complesso d’inferiorità emotiva, dichiarato anche dagli andrologi – il proprio orientamento, convinto di fare un piacere a se stesso, imponendo agli altri il venir a conoscenza dei propri gusti sessuali ed “affettivi?”, senza porsi il problema, se ad un interlocutore, interessi, anteponendo l’orientamento sessuale, che dovrebbe riguardare la sfera privata, al suo essere persona umana, incazzandosi se qualcuno esprime giudizi o battute, civilmente vernacolari, nei suoiconfronti.
Ma, il massimo delle assurdità, si leggono, quando i presunti difensori della moralità gay, travisando la realtà dei fatti, degli eventi, trasformando le opinioni comuni private che i cittadini si scambiano tra di loro – opinioni lecite, legittime e naturalmente comprensibili, che ingiustamente non hanno visibilità negli organi d’informazione – in luoghi comuni, fatte secondo gli eterofobici politicizzati, per screditarli, manipolando ideologicamente la realtà, curvandola in modo innaturale, a novanta gradi. Si potrebbe quasi dire, per renderla più simili strane posture, a loro care.

Marco Bazzato
25.08.2007
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mercoledì 22 agosto 2007

Ricordi di fanciullezza

L’infanzia è una stagione della vita che passa in un lampo. I giochi, i divertimenti, i momenti allegri e tristi, tutto però come una calda estate finisce, poi arriva il grigiore invernale dell’età adulta, delle responsabilità, dei condizionamenti sociali, dove tutto è inquadrato, segnato, scadenziato, carico di assurde responsabilità.
Ci sono dei momenti in cui tutto si ferma, momenti, dove il film della vita sembra fermarsi, e le immagini iniziano a scorrere, andando a ritroso nel tempo, riconducendo tramite i ricordi, ai momenti felici, ormai morti.
Come quel giorno,quando Fabio giocò a far morire i piccoli meticci, partoriti da poco.
Suoni, sensazioni e colori, erano ancora tutti lì, che tornano uguali a prima, ma più forti, come se rivivesse con la stessa intensità dell’attimo, il tutto.
Era un caldo giorno d’agosto, e la cucciolata era nata da pochi giorni. La piccola meticcia, che da mesi si era accasata in un angolo nascosto del giardino, allattava i sei cagnolini, che indifesi, poppavano allegramente dalle vecchie mammelle della madre.
La mamma di Fabio, da anni non sopportava gli animali, e le grida che la donna emetteva, quando questi randagi si avvicinavano a lei, avrebbero potuto mandare in frantumi un lampadario di Murano. Anche nei giorni successivi alla nascita della cucciolata, non aveva mai smesso di lanciare improperi e strali, contro quella cagna che si era selvaggiamente accoppiata, quando forse per l’ennesima volta, era andata in calore, e quei lamenti costanti, quell'abbaiare musicale le danzava sui nervi, impedendole a volte, il quotidiano riposini pomeridiano.
Fabio, sebbene non amasse particolarmente i cani, non vedeva in loro quel pericolo apocalittico che la mamma come una predicatrice dell'avvento del giorno del giudizio, vedeva nelle sue visioni misticheggianti, era un bambino moderatamente tranquillo, anche se di tanto in tanto, i guizzi in libertà, lo portavano ad eccedere in giochi e scherzi, al limite dell’incolumità fisica. Ma non quel giorno.
Quel sabato pomeriggio, aveva deciso, visto che era rimasto solo in casa, di far contenta la madre, facendo un liberatorio gioco diverso. Erano giorni che ci pensava, e questi pensieri nascevano, ogni volta che l'onda ululatoria della madre loraggiungeva, rischiando di perforare, i suoi delicati timpani.
Sapeva come fare un regalo alla madre, e a se stesso. Si era lambiccato il cervello, e aveva trovato la soluzione equilibrata per tutti.
Sorrideva per quell’idea così diversa dalle altre, sorrideva perché finalmente, forse aveva trovato il modo di divertirsi senza far danni, ma facendo un servizio familiare, che lo avrebbe reso diverso e superiore, rispetto agli altri fratelli, agli occhi della madre.
Prese il mastello che la donna, durante il periodo estivo usava per mettere a mollo gli abiti, e lo portò senza fatica vicino alla cuccia della cagna, mentre uesta lo guardava con i suoi tristi, ma riconoscenti.
“Aspetta a guaire di gioia. Vedrai cosa succederà tra poco" pensò mentre correva a prendere la gomma che il padre utilizzava per irrigare il giardino. Andò al rubinetto e dopo aver aperto l’acqua, prese il tubo di gomma e accucciandosi a terra, riempi il mastello. La cagnetta nel frattempo, aveva momentaneamente lasciato i cuccioli per uscire dalla cuccia e vedere meglio cosa stava facendo il ragazzino. Forse era incuriosita, forse spaventata, o entrambe le cose assieme, o presagendo la triste fine della cucciolata, iniziò a girare attorno a Fabio e al mastello ormai colmo, guaendo.
L’acqua era arrivata fino all’orlo del grande contenitore di plastica, e Fabio dopo aver gettato sull’erba il tubo in gomma, si alzò in piedi, stiracchiandosi i muscoli e sfregandosi le mani. Il momento stava per arrivare. La piccola bastardina meticcia continuava a girargli attorno, e Fabio, che non voleva farsi distrarre dal gioco, senza troppi complimenti la scalciò sul fianco, facendola volare ad alcuni metri di distanza. «Così impari! Vecchia troia!» gridò quasi con la stessa voce di sua madre, e si diresse verso la cuccia.
Si inginocchiò a terra, e dopo aver inserito il braccio all’interno, iniziò a cercare i cuccioli, che nel frattempo, seppur incapaci di camminare, cercavano forse la madre, oppure provavano, sentendo il pericolo ,ad allontanarsi.
La piccola cuccia puzzava di urina stantia, feci, vomito e paglia vecchia. Era un tanfo nauseabondo, che nemmeno la cleorina ,gettata pochi giorni prima in quantità industriale, era riuscita a cancellare.
Fabio riuscì a prendere a due alla volta,i piccolo bastardini in mano. Sentiva i loro cuori battere come martelli pneumatici impazziti. Avrebbe potuto stroncare quelle piccole ed inutili vite solamente stringendoli forte, stritolandoli, ma così il divertimento non sarebbe durato che pochi istanti. Il gioco doveva continuare il più possibile, e così, a due a due, dopo aver fatto tre giri su e giù, gli gettò tutti sul mastello colmo d'acqua.
La cagna dopo essersi ripresa dal volo senza paracadute, corse, nel limite di quanto le permettevano le vecchie zampe verso il mastello bianco, e cercando di sollevarsi sulle zampe posteriori, provò ad osservare la sua nidiata che annaspava guaendo nell’acqua, e non poteva fare nulla per salvarli.
Fabio sorrideva, ma non era ancora contento. Li vedeva andare a fondo e poi riemergere, ad ogni minuto che passava, sempre con maggior difficoltà, ma visto che anche lui aveva un cuore, prese il bimattone che lo depose dentro il mastello, che affondò subito, schiacciando i cucciolii sul fondo.
La madre cagna aveva gli occhi sbarrati, sembrava incredula anche lei, per quello che era accaduto ai suoi piccoli. Forse avrebbe voluto piangere, azzannare come un'animale inferocito il polpaccio di Fabio, ma non fece nulla di tutto ciò rimase impietrita, ad osservare l'acqua che smetteva di muoversi, e le bolle d'aria che salivano in superficie, ad ogni secondo sempre meno, finchè si arrestarono del tutto.
Fabio guardava incantato lo spettacolo della vita che se ne andava. Della vita animale che moriva, tragicamente affogata dall’acqua assassina, sorridendo beato. Aveva ogni muscolo del corpo contratto per l'emozione, ogni fibra del suo essere vibrava di gioia infantile, sapendo che un momento così sarebbe stato, per sempre, irripetibile.
Improvvisamente si scosse dal torpore, La cagna in lutto si era attaccata ai lacci della scarpa da tennis cercando di morderli rabbiosamente, ma il piccolo non si scompose. Anzi. Prese il bimattone e lo tolse dall'acqua, depositandolo a terra, sull'erba fresca. I cagnolini, tutti morti affogati, salirono i superficie quasi istantaneamente, come gli gnocchi fatti in casa dalla mamma, e li estrasse dall’acqua, depositandoli vicino alla madre, che subito guaendo, iniziò a leccarli in preda alla disperazione più nera.
Fabio compiacendosi della sua bontà d'animo, lasciò che lacagnetta continuasse a leccare i cadaveri per alcuni minuti, per poi stancarsi improvvisamente di quello spettacolo necrofilo e nauseabondo, la riscagliò distante, con un nuovo calcio ben assestato.
Era stanco di quel gioco ormai. Quei piccoli cadaverini gli davano il voltastomaco. Prese la borsetta di nylon che teneva in tasca. Li raccolse da terra. Erano bagnati, scivolosi, le testoline penzolavano in modo innaturale, vero terra, come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili, e li gettò senza troppi complimenti nella borsetta, e la chiuse con un pò di nastro adesivo.
Si sentiva stanco, quel peso morto che teneva in mano, gli sembrava un serpente pronto a morderlo in ogni momento, e decise che avrebbe gettato il tutto, nel piccolo canale di scolo, a poche decine di metri da casa.
Quella sera sebbene eccitato ed affamato, non disse nulla alla madre, avrebbe lasciato che scoprisse la gioia d’essersi liberata di quelle malefiche creature, da sola. Era contento perché sapeva d’averla fatta felice, e questo per lui era il miglio premio che potesse ricevere.

Fabio tornò immediatamente al presente, provando una fitta di nostalgia per quel giorno. Accanto a lui, la Dalmata che da poco aveva partorito, era accucciata vicino ai sette cuccioli, partoriti due settimane prima, e dopo aver ricacciato alle spalle la malinconia del passato, sorrise.
«Su, andiamo è ora di fare un bel bagnetto!» disse improvvisamente, mentre negli occhi della dalmata corse un brivido di paura…«oggi è il giorno che si commemora la morte di mia mamma» si disse sorridendo, sentendo l’adrenalina della vita che gli scorreva dentro.

Marco Bazzato
22.08.2007
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martedì 21 agosto 2007

Italia: Servizio sanitario Nazionale, anno 2055

«Sei mai stati ricoverato in ospedale?» Domandò il medico al piccolo paziente con un sorriso sul volto.
Giuseppe aveva dodici anni, ed era la prima volta, che veniva ricoverato. Aveva paura, molta paura. Il dottore, dopo averlo visitato, gli disse di rivestirsi, e il piccolo ubbidì, cercando di mostrarsi coraggioso.
«Vieni con me, dai!» intimò quell’uomo alto con i camice bianco. «Il tuo lettino ti aspetta».
«Voglio la mamma» piagucolò il ragazzino, mentre cercava di divincolarsi dalla morsa della mano del dottore.
Giuseppe attraversò il lungo corridoio, cercando di allentare da se l’orrore che vedeva.
«Guarda, tu credi che qui tanti bambini vengano guariti vero? Bugie. Muoiono come mosche. Nel lettino dove andrai ora, proprio eri è morto un bambino di cinque anni. Sei contento?
Il piccolo aveva perso tutto il coraggio, e non riusciva più a trattenere le lacrime, e iniziò a piangere e a scalciare.
«Piccolo somaro maledetto. Sei peggio di un asino» bestemmiò il dottore, rispondendo a sua volta, con un calcio, che colpì Giuseppe sullo stomaco. «Così impari. Ho promesso A tua madre di farti guarire, e per Dio, ci riuscirò anche a costo di ucciderti».
Il piccolo dopo il colpo subito, cadde a terra perchè il medico aveva allentato la presa sulla mano. Si stringeva la pancia dolorante, sentendo che l'aria gli usciva a fatica.
«Sorella!» gridò il dottore alla caposala. «Prenda in consegna questo piccolo somaro, e lo porti nel letto 17».
La suora da culo enorme e dai seni prorompenti, stretti nella fascia di contenimento, prese Giuseppe per i capelli e lo trascinò fino alla camera.
«Maledetti bambini, che Dio maledica le vostre madri per avervi messo al mondo»» iniziò a dire sottovoce come una cantilena. «Verrà il giorno del giudizio, dove brucerete all’inferno, per di lussuria d9avervi concepiti, partoriti e cresciuti. Ma ora la festa è finita. Oh, come se è finita!».
Il piccolo fu sollevato da terra per i capelli, e gettato sul letto con violenza, spogliato e rivestito con il lercio pigiama ospedaliero, senza troppi complimenti.
Giuseppe, il qui dolore alla pancia stava passando, cercò di ribellarsi, provando a graffiare la suora, ma quest’ultima prese le manette lo imprigionò alla testiera del letto. «Se devi pisciare o fare altre cose, fattele addosso. Qui ,i vestiti si cambino una volta alla settimana» gli urlò, e dopo avergli mollato uno schiaffo sul volto, girò il grosso culone e se ne andò.
Il ragazzino si guardò attorno. Negli altri cinque letti, c’erano altrettanti ragazzini, pressappoco della sua età. Erano tutti svegli ma con gli occhi sbarrati. Tranne uno che sembrava immobile.
«Che cos’ha quello li?» domandò piagnucolando, rivolgendosi a tutti e a nessuno in particolare, indicando l'ultimo letto a davanti a se, sotto la finestra a destra.
«È morto due giorni fa. Ma la suora dice che sarà portato via domenica. Era un bambino cattivo e Dio l'ha ucciso» rispose in modo quasi assente il piccolo degente.
La camerata aveva un odore strano. Un odore dolciastro, ma non era solo il puzzo derivante dalla lenta decomposizione del cadavere esposto ai raggi del sole, ma era un odore più vecchio, antico, un lezzo di tante morti accavallate, e lasciate lì, quasi a decomporsi. Un odore che aveva intaccato le pareti non più bianche ed immacolate, ma di un grigio indefinito e ammuffito.
«Quando ci portano il pranzo?» riprese Giuseppe.
«« «Quando tua madre porta il denaro. Qui i pasti arrivano solo, se mamma e papà pagano.Altrimenti si fa la fine di quello là!» rispose il solito degente. «I suoi non avevano più soldi per pagargli le cure, e hanno dovuto lasciarlo morire qui».
Giuseppe si alzò la lercia maglietta del pigiama e si scrutò la pancia. Il punto dove il medico l’aveva colpito, aveva iniziato a diventare violaceo, e il senso di nausea, stava per tornare nuovamente, come un coniato di vomito che risale in gola.
Le ore nella camera-prigione trascorsero con lentezza esasperante, finchè improvvisamente il ragazzino a fianco di Giuseppe iniziò a vomitare sangue e gridare, tenendosi la testa tra le mani per il dolore.
«Fate qualcosa! Fate qualcosa!» Iniziò a gridare Giuseppe, impossibilitato a muoversi per prestare soccorso al suo vicino di letto.
«Non ti affannare. È quello che stanno aspettando da giorni» rispose sempre il solito ragazzo, mentre entrava sudato il medico che aveva ricoverato Giuseppe, seguito dalla suora e da quattro inservienti, due dei quali reggevano delle grosse.
Il dottore si mise davanti al letto del giovane che continuava a vomitare sangue e gridare. Le urla del piccolo erano assordanti, ma sia i personale sanitario, sia gli altri degenti, sembravano abituati a quelle grida d’agonia.
Passarono dieci minuti, e il ragazzino non riusciva a calmarsi, Finchè il medico spazientito, si avvicinò a costui e gli sbattè la nuca sulla testiera del letto, facendolo svenire.
«Su muovetevi. Questo sacco di carne ci ha fatto perdere anche troppo tempo».
Gli inservienti, si misero affacendarono attorno al giovane svenuto, e dopo uno di loro, con il bisturi tra le dita gli incise il torace, mentre altri due, dopo avergli aperto il ventre, si affardellarono sugli organi interni».
«Muovetevi, maledetti figli di Satana!» gridava la suora, smoccolando poi sottovoce, «Siete lenti come i caproni di Belzebù».
«La sorella ha ragione. Sotto ci aspetta il Presidente per la sua quarta sostituzione degli organi e voi state tanto inutilmente attenti a quel pezzo di carne morta!»
L’aria nella camera era diventata irrespirabile. Il puzzo di sangue, feci, urina e adrenalina, si mischiava, facendoli salire coniati di vomito, che a fatica riusciva a trattenere.
L’operazione di predazione a cuor battente, non durò più di mezzora, e gli inservienti, seguendo il medico e la suora, si allontanarono dopo aver messo gli organi appena estratti sulle sacche colme di ghiaccio, e i resti del ragazzino, rimasero sparsi sul letto.

Quello era il nuovo sistema sanitario nazionale italiano, all’alba della seconda metà del XXI secolo.

Marco Bazzato
21.08.2007
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Sciopero Fiscale? Bisognerebbe pensarci

La Lega Nord, per bocca del senatur Umberto Bossi, ha rilanciato il tema, caro non solo al nord-est italiano, ma a tutto il sistema Italia vessato:Lo sciopero fiscale. Ma, subito partono gli strali della maggioranza, e da parte di alcuni reazionari filo cattolici dell’opposizione, che vedono in quest’estrema ratio - pericolosissima per i cittadini, sei mai un giorno decidessero di attuarla - una forma di protesta riprovevole, e dannosa per lo Stato stesso, che verrebbe stroncata in ogni modo dai padroni puliricolori, anche filovaticane, dell'oligarchia politica italiana.
Ma siamo sicuri che sia veramente questo il problema?
Basterebbe prendersi in mano la Casta di Rizzo e Stella, per approvare la proposta leghista. D’altronde l’elenco degli spechi, delle piaggerie, dei servilismi fantozziani, del comportamento feudatario della classe dirigente, sarebbe più che sufficiente per giustificare le braccia fiscali conserte dei cittadini.
Fa orrore e terrore, vedere come anche dopo il ciclone tangentopoli, l’Italia dell’intrallazzo, della politica meretrice, che mette a novanta gradi i cittadini, anziché ridursi, sembra essere aumentata dismisura, partendo dalle province, alle regioni, sino ai massimi livelli dell'amministrazione politica della cosa pubblica.
Non si può più continuare a permettere che dei "signori feudali” o capi tribù simili al modello afgano, continuino ad ingurgitare risorse, tramite le tasse versate dai cittadini, come alligatori ingordi, ingrossando i loro conti privati, nel nome del popolo italiano invitato o costretto a tirare la cinghia, per i loro privilegi.
In un’epoca di precariato costante, di riduzione degli stipendi, di riduzione delle ferie annuali, è da Paese civile, sapere che l'attività di parlamentare si ferma per trentasette giorni di seguito, senza contare, che di solito questi l”lavora” non più di quattro o cinque giorni la settimana, portandosi a casa uno stipendio che potrebbe sfamare quattro famiglie medie, tendendo conto anche dei vari benefit, che i nostri Padroni, hanno a disposizione?
Che senso ha pagare le tasse ad uno Stato ingordo e vessatorio, ad una classe politica, che ha perso il senso del pudore e della realtà? Che protegge se stessa ed i propri privilegi, ma nel contempo è sempre così attenta a diminuire pensioni, e servizi, nel nome del dovere, degli schiavi di tirare la cinghia, come i servi della gleba del feudalesimo?
Per chi non l’avesse capito, l’Italia è un Paese a sovranità limitata, dove il suddito schiavo, può avere tutti gli agi e le ricchezze che vuole, a patto che non turbi un certo tipo di politica, a patto che il cittadino-pecora, non sia messo al corrente, di quanto avviene sopra le proprie teste, ed i mille modi escogitati ogni anno per rubare dalle sue tasche.
Ma l’aspetto più inquietante, è l’ingerenza di un Segretario di Stato Straniero, che sembrerebbe tenere i piedi tra due sponde, quella italiana e quella Vaticana, dimenticando che il "piccolo staterello” che controlla le Le Isole Cayman, dentro le mura capitoline, ruba al Cesare Italiano, tramite il concordato anche l'acqua e l'energia elettrica che consuma. Proprio questoAugusto signore, dovrebbe imparare la regola aurea del silenzio,e favorire il cambiamento verso un'Italia più solidale, visto che ancora che lo Staterello in qui lui è come il piccolo scrivano fiorentino, non paga nè, per regalia dello Stato italiano, l'Ici sui numerosi luoghi culto, dove si svolgono spesso anche attività economiche, con negozietti, chiostri e raccolta di offerte varie, e sarebbe ora che iniziasse a dare al Cesare italiano, come tutti i sudditi italiani, quello che citando a sproposito il vangelo, il Vaticano stesso sottrae come risorse al Paese Italia. Dopo questo, forse potrà condannare lo sciopero fiscale, altrimenti farebbe una miglior figura tacendo.


Marco Bazzato
19.08.2007
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domenica 19 agosto 2007

Una futura società bisessuale, e sodomita?

Stanno suscitando sconcerto, raccapriccio, disgusto, le affermazioni fatte dal Professor Umberto Veronesi, a proposito del - tragico ed invertito (n.d.a) del futuro dell’umanità, destinata alla maledizione della bisessualità, presenti in un articolo del Corriere della Sera odierno.
L'eterosessualità, anzi, l’eteronaturalità, stando alle opinioni, sarà destinata al ghetto, al rifiuto sociale, all’essere additata come fenomeno abietto, e maledetto.
Particolarmente rivoltante, il punto dove: "Ma per trovare una civiltà capace di mettere a regime l'amore per entrambi i sessi non serve guardare avanti: nella Grecia classica, radice dell'Occidente di oggi, gli uomini non facevano mistero della passione per i ragazzi. Corsi e ricorsi della storia? «La bisessualità antica — avverte Eva Cantarella”. Per dirla alla Sgarbi, i nostri discendenti, e gli eteronaturali saranno costretti a vivere in una società di “Culattoni e raccomandati" oltre che pedofili, se ricalcheranno, la perversione maschile di vecchi puzzoni, che la mettono nel c…o a ragazzini.
Una futura società di sodomiti, di accoppiamenti selvaggi, non solo come ora in angoli oscuri, ma nelle pubbliche piazze, una società dove la bestialità copulatoria, sarà legge dello stato, dove sarà considerato reato, fare l’amore e procreare figli, perché bastardi eteronaturali. A quanti diranno, che tutto questo sarà giusto o normale, molti si chiederanno, se loro consegnerebbero un figlio minore per essere brutalizzato e sodomizzato da un vecchio incarognito per ricalcare l'antica “inciviltà” greca? Civiltà decaduta anche per la sottocultura sodomitica, imperante in tutti gli strati della società.
Sotto il fetore di queste affermazioni, si può quasi leggere la volontà di rendere legale, e naturale la pedofilia, per ricalcare gli antichi modelli froceschi dei greci, e del tardo impero romano.
L’esimio professore, non fa un buon servizio all’umanità con queste sue affermazioni personali, nei confronti, non solo dei rapporti sociali, ma anche familiari ed affettivi.
L’unica cosa che si può augurare all’esimia Eva Cantarella, è quella di vivere a lungo, da diventare magari trisnonna, e vedere il trisnipote quindicenne tornare a casa con le lacrime agli occhi, e piangente, per la sevizia subita da un vecchio, che per ricalcare il tanto deificato "amore culattonesco degli antichi greci" ha fatto il servizietto all’amato nipote. Se tutto ciò dovesse accadere, sarebbe una gioia, perchè potrebbe sperimentare il sapore pratico di queste teorie dementi. Poi vedremo se stringerà la mano al sodomizzatore, oppure se agirà in altro modo, meno intellettuale, ma più viscerale...
Teorizzare le sventure ad altri, a livello intellettivo e facile, e non costa nulla, ma se poi queste realtà toccano in prima persona, la musica cambia. Che provi a chiedere a qualche madre, che ha visto seviziato in questo modo il proprio figlio. Vedrà che le belle teorie sulla decantata Antica e Magna-ccia Grecia, si scioglieranno come neve al sole.

Marco Bazzato
19.08.2007
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sabato 18 agosto 2007

Droga e media


Dove sono quei bei film o serie tv degli anni settanta e ottanta, dove si vedevano rifiuti umani drogarsi sugli angoli di strade scarsamente illuminate? Dove si vedeva il laccio emostatico, e la vena che pulsava in attesa che l'ago entri. Dove sono quelle belle scene, alla Barbara de Rossi della Piovra, dove faceva il ruolo di una tossica, tutta crisi d'astinenza e vomito?
Tutto sparito, nascosto, gettato come immondizia sotto lo zerbino, non perchè il problema sia sparito, anzi, rispetto al passato, i tossici sono aumentati. Ma è cambiato il modo di drogarsi. Prima erano gli sfigati, i rifiuti umani della società a farsi le pere, oggi sono i figli di papà che vanno a travestiti, rischiando senza riuscirci (peccato) d'andare all'altro mondo, salvo poi risorgere, come novelli Messia medianici, che fanno delle loro schifezze, motivo di orgoglio.
Fa nausea vedere con quali riguardi siano trattati i tossici, come se essere schiavi di pasticche, coca, allucinogeni o altre schifezze, spesso assunte, sniffate, o deglutite assieme all'alcol bevuto in scala industriale, non sia più un dramma, ma un "must" per la nuova feccia con l'auto di papà del XXI secolo.
Non c’è più limite al cattivo gusto, o al disgusto. I cittadini sono costretti a infettarsi, tramite gli organi d'informazione, di ogni tipo di feccia esaltata che cammina in qualche passerella, o starletta televisiva, che ha anche la sfrontatezza di dichiarare, magari a qualche giornale di gossip da toilette, che drogarsi è semplicemente un fatto privato, e che non dovrebbe interessare al pubblico. Giusto, ma allora perchè questi modelli di virtù imbiancata al naso, non sono poi cacciati via a calci in culo? Possibile che certe "non persone", ma rifiuti sociali, invece di finire in una discarica mediatica, in una fossa biologica televisiva, debbano poi assurgere a vette sempre più elevate.
Non si tratta di fare i moralizzatori, o di voler cambiare il mondo. Perchè da che mondo è mondo, le cloache sono sempre esistite, ma si tratta di gettarli nei luoghi che meritano, lasciandoli che si consumino nei loro vizi, senza ricevere poi il plauso sociale.
La colpa però non è solo dei media, ma anche del popolo bue, che come dice un detto veneto: Le mosche si posano sopra la merda" E le mosche sono i lettori, o i consumatori di feci televisive o gossipare, per saziare la loro voracità voyueristica di quattro straccioni arricchiti, spesso senza arte e ne parte, rincoglionendo il lettore, con le disavventure di tossiche scosciate, che non sono ammesse in qualche privè della Costa Smeralda, trasformando la giusta cacciata a calci in culo di una starlette, come un problema nazionale.
Gli italiani sono drogati da questa informazione da discarica abusiva, da questo tipo di servizi scandalistici, dove il vero scandalo è che venga mandato in onda, e che da anni ha trasformato lettori e spettatori, in cessi dove sparare addosso, senza pietà ogni genere di schifezza di straccioni miliardari.
Sarebbe ora di tornare a vedere informazione vera, facendo prevenzione anche nelle scuole, contro i drogati, mostrandoli per quello che veramente sono, durante le crisi d'astinenza, mentre si fanno piste di coca, o si sparano pere in vena. Non se ne può più di questi oppiacei mediatici, dove si parla, senza mostrare nulla, dove si dice, senza far vedere, dove non si condanna, ma si cerca sempre di trovare una scusa idiota per comprendere il "loro" disagio. Mentre chi è costretto a sorbirsi la presenza di un tossico, di un cocainomane, di un alcolizzato cronico, un impasticcato, non meritano comprensione. No, devono subire i bastardi e basta, accettando "la normalità dell'anormale" come un dato di fatto, subendola senza nemmeno poter gridare il proprio sdegno davanti a questi portatori insani di sventure.
Ormai non si viene educati alla comprensione a tutti i costi, al rispetto del tossico, a trattare il rifiuto umano, non per quello che è: un fottuto drogato disumanizzato, dandogli senza colpevolizzarlo o condannarlo, un umanità che ha rifiutato dal momento che ha deciso di iniziare a farsi, dal momento che ha deciso di iniziare a spararsi in vena eroina, dal momento che ha liberamente scelto di impasticcarsi. Si dice che le mele marce rovinano le mele sane, è vero, ed è ora di svegliarsi, e gettare questo marciume, sul posto che meritano: in discarica, smaltendole per quello che realmente sono: rifiuti tossici pericolosi.

Marco Bazzato
18.08.2007
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venerdì 17 agosto 2007

Il diritto d’ubriacarsi e drogarsi

Sembra diventata una moda quella di mettersi al volante ubriachi come bestie, o fatti di droga come scimmie. È all’ordine del giorno, il bollettino di guerra, nei confronti dei birilli umani, spappolati come cani sulle strade italiane. A nulla sembrano servire gli appelli al non mettersi alla guida dopo aver bevuto, e neppure i tanto decantati controlli - specie nel periodo agostano- sembrano fermare gli idioti alcolico-tossicomani.
Le colpe naturalmente non sono di nessuno, tranne nella responsabilità individuale del singolo, che con l’ignoranza del superuomo, immune al rischio, marchia indelebilmente l'esistenza dei familiari delle vittime, spesso non pagando nemmeno con un giorno di galera, la sua infamità. Non si può più parlare di omicidio colposo nei confronti di un ubriacone, o di un drogato alla guida di un auto impazzita. In questo senso, il diritto al garantismo italiano, mostra le sue crepe, e tutta l’ingiustizia, nei confronti delle vittime dei pirati.
Ammazzi un povero diavolo perché ti sei appena sparato sul naso una spolverata di coca? Carcere a vita, anche se è la prima volta. Crepa lì, fino alla fine dei tuoi giorni, visto che la vita che hai rubato, ammazzato, sfrittellato sull’asfalto, era degna, al pari della tua d’essere vissuta fino all’ultimo respiro.
Trovare attenuanti al presunto disagio sociale di alcolizzati e tossici, sembra divento lo sport nazionale di coloro che non hanno perso nessuno in questo barbaro modo. La compassione nei confronti dei carnefici, da tempo ha rubato il posto al dolore nei confronti delle vittime, come se quest'ultime fossero colpevoli, d’essersi trovate nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Perché mai un narcomane, un alcolista, occasionale oppure no, dovrebbe godere di impunità per i crimini che commette?
Poverini, gridano alcune anime belle antiproibizioniste, che vorrebbero insegnare a scuola, fin dalle elementari, come ci si rolla una canna, e dalle superiori, come ci si mette il laccio emostatico per trovarsi meglio la vena, e farsi d’eroina. A quando, nel nome dell'antiproibizionismo, si faranno corsi per imparare, quando” si è fatti”, come colpire meglio un pedone, o avere ’'istinto di accelerare quando qualcuno attraversa sulle strisce pedonali?
È ora di smetterla con questi controlli vessatori, strozza gole nei confronti dei poveri autisti ubriachi o drogati!. Basta con il sequestro delle patenti. I comuni, i sindaci, dovrebbero consegnare una medaglia a questi difensori del diritto civico di sbronzarsi o di rincoglionirsi.
Bisognerebbe educare i bambini già in età prescolare, ad imparare a tracannare birra, in modo che una volta diventati adolescenti, lo Stato fornisca eroina o cocaina gratuita, e pasticche a questi cronici del nulla, a questi adolescenti, e futuri adulti del vuoto assoluto.
La colpa di tutto è degli antiproibizionisti, che non sono ancora riusciti ad introdurre la droga di stato, il diritto, sancito dalla costituzione all’autodistruggersi, e la condanna, ad iniezioni forzate di eroina, o ad ubriacature forzose, nei confronti dei riottosi dissidenti amanti dal salutismo, e della sicurezza personale e sociale.
La droga sembrerebbe non essere più un problema personale, ma uno status sociale. Non ti fai una pista di coca in un privè in discoteca? Sei out, un parassita, uno schifosissimo salutista. Tanto è, che sono spariti anche dai media, i termini come drogati, o tossici. Queste discariche sociali, sono denominati, neutramente, per non offenderli, consumatori di stupefacenti, al pari dei consumatori di caffè, pasta o formaggi. Praticamente consumare formaggio, è come consumare droga, secondo l’uso terminologico deviato corrente.
Bisogna mettersi in testa, che si deve lasciare spazio ai tossici, agli ubriaconi del sabato sera, agli impasticcati, a tutta la feccia di varia subumanità, che abitualmente impugna il volante, come fosse una "spada" da iniettarsi in vena, o una "pista" da farsi sul naso. Gli altri, i normali, sono fetecchie, burattini, poveri idioti, da centrare come birilli, sono degli inutili parassiti sociali, che anche se vengono spazzati via da un'ubriacone o da un tossico, non meritano nemmeno giustizia, visto che il garantismo assoluto assicura l'impunità ai colpevoli, e il dimenticatoio per le vittime.

Marco Bazzato
17.08.2007
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lunedì 13 agosto 2007

Sodomiti e bestemmiatori

Non avevo voglia di scrivere articoli, in quanto impegnato in altre faccende, ma visto che in un modo o in un altro sono stato tirato per i capelli - quei pochi rimastimi - voglio rispondere a quegli infami, perchè non c'è altro modo per definire tali"non persone" che durante la manifestazione organizzata per protestare contro il prosindaco di Treviso Gentilini, hanno avuto la bontà di cuore zozzo e disumano, di inserire un cartello ingiurioso contro Dio, praticamente bestemmiandolo pubblicamente, apostrofandolo con l'insulto: Dio è lesbica.
Partendo dal presupposto che la libertà sessuale, dentro le mura di casa propria è un diritto inviolabile, ma quando dalla protesta si passa all'offesa, nei confronti di un Dio, che se a Lui non si crede, risulta da stronzi bestemmiarlo, ma se lo si venera, diventa un insulto nei confronti di coloro che alla divinità inviano le loro preghiere, affidandosi a lui, per i bisogni spirituali.
Non voglio riattizzare la polemica tra eteronaturali e omosessuali, perché in tutti i casi, a parte quell'infame sodomita, e uso questo termine spregevole, contro la "persona, o le persone" se di esseri umani ormai si parla, che hanno avuto la trovata bestiale d'affiggere quel cartello davanti alla porta del municipio.
Riporto per correttezza, il link de La Repubblica che ha dato la notizia.
Sono infuriato come persona, indipendentemente dal mio credo personale, mi sento ferito, per il fatto, che le forze dell'ordine presenti, durante l'assedio pacifinta, non abbiano provveduto a rimuovere il cartello, e a denunciare alle autorità competenti il responsabile o i responsabili dell'ignobile atto, che con il loro malsano comportamento, hanno manifestato il loro disprezzo nei confronti della Fede (cosa ben diversa dalla religione), e trovo anche aberrante, alla luce di quanto appeso sulla porta del municipio, non si sia levata una sola voce politica, laica o confessionale, nei confronti dei malfattori. Ma sopratutto, che nessuno dei presenti, abbia avuto l'accortezza e la sensibilità di far togliere lo schifo appeso. Questa sarebbe la tanto decantata sensibilità gay? lL tanto osannata superiorità morale e civile dei sodomiti? Se la manifestazione aveva un senso di protesta, nei confronti di Gentilini, ora queste presunte vittime, che strumentalizzano politicamente le vecchie tragedie del millennio passato, sono più colpevoli del sindaco, e si sono macchiati della medesima infamità da loro tanto aborrita. Perchè che piaccia o no, secondo un libro di anni fa di Antonio Socci, durante il ventesimo secolo i martiri cristiani, nel mondo furono 250 milioni. Ma i sodomiti tacciono su questi numeri. Tacciono preferendo ridicolmente ricordare solo le vittime naziste, negando che il comunismo delle tante bandiere rosse presenti, ha le mani grondanti di sangue omosessuale, ben superiore a quello di Hitler.
Voglio per terminare, chiarire una cosa essenziale: L’omosessualità non è ne una colpa, ne un fenomeno da ghettizzare, ma l’uso politico di un problema reale di discriminazione è intollerabile, e si è superato il passo della civiltà, non del singolo omosessuale, ma della politica, che forte dei paroloni urlati, e delle minacce velate, e ora ha la libertà di bestemmiare pubblicamente la Fede, qualunque essa sia, in assoluta e totale impunità. Questa è dittatura politica dei froci, non degli omosessuali veri, che anche loro, subiscono la vile strumentalizzazione politica.

Marco Bazzato
13.08.2007
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domenica 12 agosto 2007

Case chiuse (puttanifici)? Magari


In questa torrida estate, un parlamentare che si dice cristiano, è stato beccato con una mignotta, ops prostituta, o come si dice in bulgaro “curva”, andata in overdose di coca, sembrerebbe gentilmente concessa dall’onorevoleo, e dopo le sparate dell’ex Sindaco di Treviso, che in un impeto di moralità, usando termini poco edificanti, ha chiesto di non vedere più il piazzale dell'ospedale civile, lordato dalla presenza di eteroscambisti, mignotte da quattro soldi -forse per via dell’alito e delle ascelle puzzolenti, che non valgono il prezzo delle accompagnatrici professioniste di parlamentari o magnati dell’industria, o da prostituti maschili per uomini virili, amanti delle brutalizzazioni consenzienti.
Il problema dell‘immondizia di strada, non esiste solo a Treviso. Sono molte le città costrette a convivere con questo degradante fenomeno, che sebbene rientri nella sfera privata dei singoli, e nessuno ha il diritto di metter bocca, dovrebbero essere compiuti, come in un Paese che vorrebbe definirsi civile, in quartieri, o in case preposte al meretricio eternaturale e non.
In fin dei conti i puttanifici, o case chiuse, sono presenti, sebbene con nomi diversi in altri Paesi meno clericalizzati del nostro, non si sono persi d’animo in assurde battaglie di principi supremi, con l’illusione di combattere – la marchetta – il lavoro più antico del mondo, basti pensare ai quartieri a luci rosse di Amsterdam, Berlino, o gli stessi Stati Uniti, che del puritanesimo perbenista hanno fatto una bandiera morale, con Stati come il Nevada, che a Rino, o della più famosa Las Vegas, hanno creato il business legale del gioco d'azzardo e della perdizione meretricia.
In Italia, invece spinta da frange opposte, che da una parte vorrebbero imporre la propria visione sociale decadente , facendo passare il "presunto diritto” che nel nome della libertà d’espressione del singolo ogni cosa è lecita, calpestando le normali regole del comune vivere, nel nome dei diritti di pochi, e l’altro frangente, che del principio assolutistico-clericale, vorrebbe con un colpo di bacchetta magica, o meglio, con un bagno d'acqua santa, eliminare il problema alla radice confidando nella conversione forzosa.
La realtà è molto più complessa, in quanto zoccole, travestiti, e operatori/ci sessuali di brutalizzazioni consenzienti, non possono essere cancellati, e nemmeno devono essere negati i loro "diritti", ma se ci fosse volontà politica, potrebbero essere incanalati in spazi chiusi, in quartieri, vicino ai maggiori centri di potere istituzionale, o nelle lontane periferie, in modo, che la depravazione, o la libertà individuale, secondo i diversi punti di vista, possa avere il suo libero sfogo, e che gli operatori sessuali, possano “noleggiare gli orifizi” ai clienti, in tutta sicurezza, con controlli sanitari adeguati, magari con la possibilità di drogarsi, andare in overdose di coca, e schiattare, senza che nessuno li disturbi, offrendo la possibilità legale di andarsene, soffocati dal proprio vomito, impasticcati come scimmie o ubriachi come somari, in assoluta libertà.
C’è però un altro aspetto fondamentale, e cioè che il puttanismo, la prostituzione, nasce dal puttanerismo, dai puttanieri. Non va dimenticato, e non per fare un plauso alla donna, che se non esistessero maschi infami, tendenzialmente pugnettari, privi di rispetto per se stessi, e nei confronti delle altre/i, non ci sarebbe l'esigenza di “prestatrici/ori di orifizi a pagamento”.
La piaga, o per dirla meglio, la cancrena putrescente, non va curata con il lassismo politico, o le barricate ideologiche di stampo laico o clericale, ma rendendosi conto, che a monte esiste un problema individuale di sfruttamento, e di persone operanti professionalmente in nero, con sacche d'evasione contributiva e di risorse economiche sottratte alla collettività.
Capofila dei quartieri a luce rossa, sembrerebbe finalmente essere Bologna, che sta pensando di legalizzare i puttanai, anche se i facinorosi di centrodestra, usano come pretesto, che non si può, grazie alle case chiuse, legalizzare il meretricio e la tratta delle donne sfruttate come bestie da infami senza scrupoli. Tecnicamente è vero, ma preferire l’immobilismo, lasciando inalterata una situazione, è il rimedio peggiore, visto che per queste sventurate sarebbe più salutare noleggiare gli orifizi - se veramente lo desiderano - da uno Stato pappone, che almeno offrirebbe sicurezza e assistenza, piuttosto che da trafficanti di carne umana senza scrupoli, che le mandano letteralmente al macello.
Senza contare che, sarebbe ora stringere il nodo gordiano nei confronti di quelle/i che smerciano il proprio corpo tramite annunci su giornali, nascoste sotto la voce massaggi, massaggiatrici e affini. Fingere che queste/i evasori fiscali cronici non sottraggano denaro alla collettività, lavorando in lussuosi appartamenti, o stamberghe fatiscenti, orestando la loro "opera" a domicilio, esattamente come fa un idraulico, o un elettricista.
Certo a livello pratico, nessuna persona sana di mente, desidera i puttanifici nel proprio quartiere, o nella propria via, ma è anche vero, che nessuna persona sana di mente, ama vedere ricci impazziti, copulare come scimmie negli androni dei palazzi, o nei giardini in penombra o in piazzali malamente illuminati di ospedali, o circonvallazioni. Spetta alla politica arginare, con meno danno possibile, la cancrena inguaribile di puttanieri e mignotte i/, trovando luoghi adatti, perchè i primi possano dar sfogo ai loro pruriti e le seconde/i possano mercificare gli orifizi in piena libertà, pagando le tasse all'erario.

Marco Bazzato
12.08.2007
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venerdì 10 agosto 2007

Gentilini l’ha sparata grossa?

Continua a far scalpore la sparata dell'ex sindaco di Treviso Gentilini, che dai microfoni di una radio locale, ha invocato “la pulizia etnica nei confronti dei culattoni”.
Parole usate incautamente, e strumentalizzate politicamente, portando alla ribalta ancora la storia del millennio passato,delle deportazioni dei Gay nei campi di sterminio tedeschi, ma che indipendentemente dalla banalità della risposta dei circoli omosessuali trevigiani, pone l’accento sul degrado e lo squallore che vivono i cittadini residenti nelle zone adiacenti al nosocomio trevigiano.
È chiaro, senza voler cadere nella retorica populista omosessuale che l’ex sindaco è stato incauto, non tanto con la denuncia- sfortunatamente parziale - di una situazione di degrado, ma per l’uso improprio delle parole “pulizia etnica”, che potevano essere risparmiate, dando comunque al radio ascoltatore il messaggio sulla necessità di evitare sconcezze su strade o parcheggi pubblici, siano esse fatte da eteronaturali o gay.
Va detto che l'imboscamento, la copulazione su stradine buie, zone industriali dismesse e non, l'appartarsi in angoli isolati è una prassi nazionale, o quasi. Prassi eseguita in massima parte dalle coppie eteronaturali giovani e non, che tendenzialmente anche se non soggette a censure, o a fermi di polizia, sono usuali in Veneto, ma non solo. Ma il punto, non è di proibire la pratica copulatoria etero od omo, ma capire se a Treviso, ed in altre città, si è superato il limite della decenza, esondando nell'indecenza e/o nell'illegalità.
Gentilini ha sbagliato nella forma e nelle modalità del messaggio, ma non la sostanza che va verso la necessità di normalizzare i luoghi pubblici,proibendo la copula, o l’accoppiamento animalesco di amanti eteronaturali, fidanzati ufficialmente, o cornutori incalliti, concubini, mignotte, transessuali, o gay, che dovrebbero essere compiuti all’interno di abitazioni, o in spazi privati. come alberghi, ostelli, o a palazzi preposti al puttanificio a pagamento e non.
Non si tratta di bachettonaggine o di moralismo ipocrita , ma della necessità di mantenere decoro e rispetto degli spazi pubblici, soprattutto in zone densamente popolate.
Perché proseguendo su questo andazzo,invece di proteggere la parte sana della cittadinanza, si continua a mandare segnali di impunità incivile, dando spazio agli onanisti voyueristi, a guardoni frustrati,alla copula senza freni, o molestatori assatanati da astinenza congenita, che impunemente e impudicamente, stazionano in zone scarsamente illuminate, pronte, anche senza far nulla a dar fastidio a quanti preferirebbero camminare liberamente per le vie o gli spazi di periferia, senza essere costretti a subire molestie, o vedere spettacoli schifosamente indecenti.
Gli eteronaturali, o i gay hanno il diritto di copulare come e con chi vogliono, tradendo anche il marito o la moglie con zoccole, travestiti, transessuali, o esseri che credono d’avere un’identità sessuale variabili a seconda da come gira la luna, o da sbalzi d’umore dovuti alla mancata ovulazione, a patto che questi non pretendano il rispetto di quanti non vogliono assistere a certi spettacoli, che potrebbero essere consumati all'interno di mura, lontani dalla vista di quanti desiderano fare la loro vita normale, proteggendo i figli - specie se bambini - dalle infamità pulsionali di adulti senza privi di rispetto, non tanto per se stessi, ma almeno per gli altri.

Marco Bazzato
10.08.2007
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giovedì 9 agosto 2007

Sciopero del Volontariato? Si grazie

Negli ultimi anni si è assistito al crescere di una frenetica moda, forse dovuta all’eccesso di tempo libero, e alla possibilità per taluni, di regalare per lavarsi la coscienza, parte del proprio tempo e del proprio denaro, in opere di solidarietà sociale, spinti anche dalle numerose quanto dispendiose campagne televisive e giornalistiche, che invitano i cittadini a sostenere questa o quella organizzazione benefica, o senza scopo di lucro, sia con denaro, o con opere di bene.
Perché un cittadino sano di mente, dovrebbe dedicare parte del proprio tempo, per sopperire alle inefficienze, ai consumismi esasperati di uno Stato, che arranca sempre di più, e che usa il medesimo – già vessato a sufficienza – come un somaro facendo leva sul senso di colpa e sulla ricchezza, per lenire i disagi, a cui lo Stato stesso non vuole, o non può più sostenere?
Che senso ha fare volontariato alla croce rossa, negli ospizi, nelle case d’accoglienza per drogati, o rifiuti sociali di varia natura avariata, quando si potrebbe liberamente impegnarsi per istruirsi, per leggere, per evitare di farsi continuamente gabbare da una politica che truffa da decenni?
È veramente uno stato d’animo vero, questa profondersi nei confronti dei meno fortunati? A livello individuale, sicuramente si, ma a livello sociale ed economico, con la scusa del solidarismo a tutti i costi, si favorisce il lavoro non retribuito, gratis, e che potrebbe essere letto come una forma di libero sfruttamento individuale, spinto ad espandersi, non per ragioni di solidarietà, ma per interesse politico, in quanto, meno il cittadino è impegnato ad informarsi, occupato com'è con il secondo lavoro sociale, meno riesce a conoscere ed essere aggiornato dei veri fatti di casa propria, impegnato a difendere gli interessi solo dell'altro, trascurando i propri.
Sarebbe interessante vedere, cosa succederebbe, se per un mese o più, si istituisse il primo sciopero nazionale della solidarietà, lasciando sguarniti ospedali, centri anziani, ambulanze, sospendendo a tempo indeterminato, qualsiasi attività di volontariato e donazioni ad enti pubblici o privati, che facendo leva emotiva su un sentimentalismo peloso e dannoso per la dignità stessa della persona, danneggiano l’integrità individualista, che dovrebbe per un senso di equità identica a quella di un politico scafato, e che guadagna decine di migliaia di euro al mese, spesso non facendo quasi nulla.
Non si tratta di non aiutare chi è meno fortunato, anzi, ma nemmeno usare in modo fraudolento gli stati di necessità individuali e sociali di determinate fasce di popolazione, lasciando sempre campo libero, ai vari governi che si sono succeduti, di fare man bassa delle risorse del Paese, tanto sanno che gli allocchi che lavorano gratis, esistono sempre.
Che senso hanno – ad esempio – le campagne di sensibilizzazione sociale per ripulire gli argini di un fiume magari usando minorenni, con al scusa di educarli all’ambiente, quando “cittadini”, appena escono in strada si comportano come letamai ambulanti, gettando mozziconi di sigarette, carte, o addirittura portando in riva ai fiumi i rifiuti che gli costerebbe un sacco di denaro,smaltire legalmente?
Non è immorale a ben pensarci, educare i propri figli, nel nome dell’ecologia al lavoro nero, al raccattar immondizia, lerciume, fetenzia, quando uno Paese che si dice civile, dovrebbe già poter far leva sul senso civico individuale, evitando così il sovrapporsi di ruoli e lavori?
Un Paese che ha la pretesa di dirsi civilizzato, non dovrebbe aver bisogno di questi meschini trucchi da sagrestia ammuffita, per dare servizi degni di questo nome ai meno abbienti.
Basterebbe un mese di braccia sociali conserte per ridurre a più miti consigli una classe politica che fa dello sperpero la sua bandiera. Un mese con anziani rinchiusi in casa, perché nessuna buon’anima porta il cibo, un mese senza preti che fanno servizi sociali gratuiti, tenendo nei Patronati i figli di operai, o anche della borghesia, quando i primi sono impegnati a sgobbare per salari da fame, o i secondi, impegnati a sfruttare i primi.
Un mese senza volontari nelle ambulanze, nei vigili del fuoco, specie in questa stagione di incendi ininterrotti, e quant’altro. Tutti fermi in riva al fiume ad attendere. Ad osservare, a leggere i bollettini quotidiani di guerra dell'iinnefficuenza vorace, sostituita e scaricata ancora sulle spalle dei più doboli.
Qualche ben pensante, potrebbe obbiettare che questo sia un invito alla sovversione dell’ordine sociale, mentre invece non è altro che una presa di coscienza sulla necessità di stare fermi ed immobili, lasciando che tutto attorno cada e decada, che tramite le scelte individuali dei singoli, siano essi anziani, giovani in cerca di lavoro, liberi professionisti, operai, casalinghe annoiate o quant'altro, per far capire al potere dominante, sia esso comunale, regionale o statale, che anche i cittadini hanno potere, che e possono stringere la garrota nei confronti dell'inneficienza pubblica e privata. Che anche loro hanno diritto di parola, d'essere ascoltati, non come prestatori di volontariato, ma come persone di serie A.
Lo sciopero del volontariato come libertà e riscatto,, come diritto ad avere servizi sociali ed assistenziali degni di questo nome, efficienti e funzionanti per tutti, senza distinzione di classe e conto in banca, sovvertendo quella frase dannosa ma famosa di Kennedy che ha massacrato la coscienza collettiva, americana ma non solo, che disse: “Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per Voi, ma cosa Voi potete fare per lui”. Le tragiche conseguenze di questo nefasto pensiero, ormai da decenni si vedono anche in Italia.
W lo sciopero della solidarietà e del volontariato!

Marco Bazzato
09.08.2007
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mercoledì 8 agosto 2007

Poi si parla del regime iraniano

La nostra politica, compresa quella dell’Unione Europea, asservita a quella americana, sta perdendo una buona occasione per far sentire la sua voce e i suoi tanto cari principi morali, che evidentemente valgono solo per gli Stati islamici, ma non per gli Stati Uniti d'America, dove secondo il quotidiano La Repubblica, lo Stato cristiano-talebano del Texas, metterà a morte,secondo una una legge che permette di condannarealla pena capitale anche i complici. L'esecuzione di Kennet Foster è stata fissata per il 30 agosto.
Ora valendo il principio espresso in un mio precedente articolo, di non ingerenza negli affari interni di un Paese, a riguardo l’ondata di esecuzioni capitali tramite impiccagioni nelle pubbliche piazze in Iran, non si capisce il perché questa di indignazione politica, scatenata nei confronti della Repubblica iraniana, non abbia trovato riscontro, nella medesima virulenta riprovazione, nei confronti dell’alleato, o padrone - dipende dai punti di vista - d’oltreoceano.
Come sempre in politica internazionale vale la regola del doppio metro di giudizio, generando di conseguenza un silenzio mediatico assordante nel caso statunitense, pena l'essere accusati d'antiamericanismo, e filo islamismo, mentre quando le parti sono invertite, guai a non lapidare pubblicamente uno stato islamico, reo d’applicare al suo interno il proprio sistema giudiziario.
Volendo ragionare cinicamente, un’esecuzione in più o in meno, davanti al mare di morti quotidiani di guerre e carestie, non fa assolutamente differenza, anzi, forse rende la partita un po’ più interessante, distogliendo l’opinione pubblica dai reali problemi di un Paese. Ciò però non toglie, che a livello di quei tanti sbandierati principi universali dei diritti dell’uomo, la politica nel suo insieme globale, è attenta a non disturbare, oppure ad usare il nemico di turno, per lanciare opinabili campagne moralizzatrici a senso unico.
Che la pena di morte, sia un’istituzione barbara, o giusta, questo spetta ad altri deciderlo, resta il fatto, che l’applicazione dei principi e i presunti valori sono applicati in modo barbaro e fraudolento, usando meramente gli interessi politico-strategico-militari per lanciare eventuali strali, facendo passare per bugiardi o terroristi, quanti, anche in modo civile secondo i loro costumi, cercano di difendere la legalità interna.
Ma l’assurdo più grande è che di questa vicenda ne parli solo, almeno in via telematica, il quotidiano La Repubblica, mentre i Radicali, sempre attenti, con la loro sensibilità a senso unico, ne danno comunicazione attraverso un forum, per non urtare la sensibilità statunitense. Senza contare l’assoluta mancanza di dichiarazioni da parte di politici di centro sinistra, forse impegnati in regate oceaniche, oppure a litigare coni sindaci forzisti, che non vanno ad omaggiare il Presidente del Consiglio in vacanza, come un normale signor Rossi qualsiasi, ma munito di scorta e auto blindata al seguito.
Indipendentemente alla leicità morale oppure no delle esecuzioni capitali, rimane il nocciolo della questione, che non è tanto la salvaguardia di una vita umana, che tra l’altro ad essere cinici ha un valore politico pressoché nullo, ma l’uso strumentale che si continua a fare dei diritti umani, impunemente calpestati, non importa da che Stato, sia esso una moderna democrazia come quella americana, sia essa una presunta teocrazia, come quella iraniana, o la nostra Repubblica, che anche se ha abrogato la pena di morte, ha da tempo abdicato, paradossalmente al diritto, negando la certezza della pena, qualunque essa sia, nel nome dei presunti diritti umani, che de facto, lasciano spesso impunti, ladri, briganti, tangentisti, brigatisti - specialmente se rossi - o quant’altro la feccia umana produce, ma non viene gettata nella discarica dei rifiuti umani della società, ma sovente innalzata gli onori politici e mediatici, in virtù dei loro trascorsi insani, e da qui nasce il garantismo assoluto, che ormai va sotto il nome di impunità.

Marco Bazzato
08.08.2007
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lunedì 6 agosto 2007

Ingerenza italiana negli affari interni iraniani

La repubblica iraniana, si sa, a differenza dell’italietta, non va per il sottile con malfattori, briganti e terroristi, spacciatori di droga e ubriaconi vari - che nel nostro Paese buonista li fa diventare parlamentari, come ha dichiarato pochi giorni fa, l'onorevole filosofo cristiano Rocco Buttiglione, che ha detto «Qual è il partito che non ha avuto nelle sue fila un drogato, un corrotto, un mafioso o un camorrista?» - risolve il problema con uno strattone secco del boia, impiccandoli.
È notizia di pochi giorni fa, l’iniziativa italiana di voler cambiare in Iran questo stato di legalità, accusando un Paese sovrano per l’ondata di impiccagioni, in particolare, per la condanna a morte di due giornalisti curdi, non per essere giornalisti, ma per altri reati che di loro ammissione hanno dichiarato d'aver commesso. Il viceministro degli esteri Ugo Intini ha ricordato che con la campagna per la moratoria internazionale sulla pena di morte, «noi facciamo una battaglia di principio» che non può essere liquidata come ingerenza.
È interessante capire di che principi si parla?
Il diritto di uno Stato di tutelare la propria integrità territoriale e morale, passa anche attraverso il diritto etico-giuridico di eliminarle, condannando a morte per gli atti criminosi commessi.
L’Italia complice delle colpe del partito radicale, ha portato al consiglio dell'Unione Europea la balzana idea della moratoria universale contro la pena di morte, quando poi, nella presunta battaglia contro il terrorismo internazionale, l’Italia al pari degli Stati Uniti d’America, partecipa, si spera sempre in forma indiretta, ai massacri indiscriminati che da anni si compiono in Iraq e in Afganistan, che vanno ipocritamente sotto la nomea di danni collaterali, dove secondo questa bislacca teoria, gli innocenti sono semplicemente dei danni, come se essere vittima innocente fosse un danno per i colpevoli, mentre criminali abietti, bestie ree confesse, dovrebbero avere il diritto d’aver salva la vita.
Gli europei, ma non italiani soprattutto, non abbiamo assolutamente nulla da insegnare, visto che se gli Iraniani prendessero spunto dal nostro sistema giudiziario, si troverebbero assassini,alcolizzati, drogati, stupratori, pedofili e quanto di peggio la feccia decadente di questa italianità insana produce, eternamente e a piede libero, eternamente protetti, da qualche accattone di antiproibizionista della malora, che nel nome de presunto diritto d’ubriacarsi come scimmie, drogarsi come animali infetti, fanno il possibile per distruggere il tessuto della convivenza civile e sociale del Paese.
L’Iran può piacere oppure no, ma sta di fatto, che almeno, i buoi, o i porci malati di afta alcolica, o drogati, al pari dei veri suini colpiti da afta, non perde tempo con stupide teorie riabilitative, o buonisimi immorali, ma con pochi euro per una buona corda, e una botola che si apre a comando, risolve il problema, riducendo i costi stessi della giustizia, che d'altronde non è altro che quello che fa la civilissima America, dove però sembrano più umani, solo perchè arrostiscono i criminali sulla sedia elettrica, o facendoli crepare con una buona e "umana" iniezione letale "indolore", dicono i vivi, visto che i morti non possono chiararlo.

Marco Bazzato
06.08.2007
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venerdì 3 agosto 2007

Prodi si appella ai preti contro l’evasione fiscale

Il curato di campagna Romano Prodi, non sa più che santi invocare per risolvere il problema dell’evasione fiscale. Il Premier in un impeto di fervore mistico chiede aiuto al Vaticano, affinché tramite i suoi preti, impartiscano prediche, magari aggiungendoci strali infernali soprattutto nelle messe delle nove del mattino, celebrazione usualmente frequentata da bambini e famiglie - per condizionarle meglio - contro gli evasori fiscali, facendo leva sulla coscienza cristiana – sperando che non siano simili a quella del deputato ex dell’Unione Democratici Cristiani Cosimo Mele, perchè i sudditi spirituali dello stato Pontificio si pieghino ai voleri del potere laico di "Cesare".
Romano Prodi, arriva addirittura a scomodare San Paolo, citandolo e strumentalizzandolo politicamente, e venendo meno al tanto decantato dovere di distinzione tra potere politico, e potere ecclesiastico, invocato dai difensori della laicità dello Stato, entrando a gamba tesa, nelle prerogative spirituali di un potere temporale straniero che tramite il concordato, ha gode di privilegi, ed esenzioni fiscali senza precedenti, come l’esenzione al pagamento dell’Ici, il non pagare l’acqua e forniture elettriche della Santa Sede e altro: Lo Stato Città del Vaticano Il Premier vuole, con l’intervista rilasciata la settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” proporsi anche come sacerdote laico, esegeta, e conoscitore delle scrittore ad uso e consumo dell'incapacità decennale italiana nel combattere l'evasione fiscale. Evasione forse giustificata dall'eccesso di gabelle e balzelli, che strozzano l'economia reale e costringono i buoni cristiani a peccare contro Dio per cercare di salvarsi dalle Forche Caudine di uno strozzinaggio infinito e senza pietà, che non tiene conto delle necessità di sopravvivenza, visto che le varie politiche che hanno governato, sia di destra che di sinistra, non hanno nessun problema a far quadrare i bilanci familiari, grazie alle laute prebende del mandato parlamentare. Tanto è vero, che alcuni possono permettersi una stanza di hotel, con due mignotte, che costa 1500 euro a notte, e spacciare cocaina, cedendola gratuitamente, per poi abbandonarle al loro destino, quando una di queste rischia di andare in overdose.
Senza dimenticare che Prodi è buon samaritano solo della sua famiglia, il quale dopo aver tuonato contro la cancellazione della tassa di successione da parte del governo Berlusconi, ha donato ai due figli delle cospicue somme di denaro, senza pagare nulla a quel bruto Cesare, che a quel tempo era rappresentato dall’'ex premier.
Va ricordato a Prodi che, e da buon ex democristiano dovrebbe saperlo, che Dio tramite la confessione perdona tutto, preti pedofili compresi, come ben sa il Vaticano,quindi il saggio Cristiano, come molti deputati che si rifanno a certi valori predicando bene, ma razzolando peggio, hanno dimostrato incoerentemente, possono rubare - per sopravvivenza – al despota, preoccupandosi solo delle eventuali condanne penali, in quanto con un Atto di Dolore, e forse non più di due “Padre Nostro” e tre "Ave Maria”, risolvono il dramma morale con il Padre Eterno, ripartendo sbiancati, puliti e immacolati, pronti a reiterarsi all'infinito, usando sempre il medesimo sistema “Salva Coscienza”, visto che in caso di mancata assoluzione, come in una buona bottega che si rispetti, basta cambiare prete, per risolvere il tragico dramma morale.
C’è però un problema di fondo che assilla in modo bipartisan, i cittadini credenti e non, cioè è morale – visto che Prodi si appella al senso morale dei cittadini – pagare le tasse ad una governo, ad una classe politica nazionale e locale, che sperpera impunemente i denari spremuti, che confluiscono sia in tasche ignote, e anche per mantenere ed aumentare privilegi, benefit, e stipendi, come l'ultimo aumento di questi giorni di quasi 1000 Euro. Se lo Stato e il sistema funzionasse, il Premier attuale, avrebbe tutti i diritti legali e morali di pretendere legalità, ma con questo sistema che da decenni foraggia solo se stesso, e gli amici degli amici, il cittadino, volente o nolente, è costretto cercare di tutelare il proprio avvenire, non potendolo fare con leggi, leggine, e regolamenti interni sconosciuti alla maggioranza dei sudditi, anche a costo di finire in galera. Della serie cornuto e razziato fino alla morte, e ora grazie a Prodi, che chiede la dannazione eterna, anche oltre.

Marco Bazzato
03.08.2007
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mercoledì 1 agosto 2007

Ricongiungimento familiare: Cesa ha ragione!

Il segretario dell'U.d.C. ha ragione da vendere, e non potrebbe essere altrimenti, in quanto il suo partito, rappresenta l'identità Cristiana risposata in municipio o concubinato more e uxorio, in forma privata, e che non deve interessare elettori e cittadini.
Cesa ha ragione, specie dopo il dramma esistenziale dell’onorevole Cosimo Mele, costretto – forse anche per ordine medico o del prete, tanto poi esiste la confessione e l'assoluzione del suo dio personale, nel confessionale - ad andare con due puttane per lenire l’atroce sofferenza, dovuta alla mancanza di rapporti sessuali con la - secondo il cristianesimo - pubblica peccatrice impenitente, seconda compagna, dopo (peccato mortale recita il catechismo della Chiesa Cattolica) aver divorziato (orrore!!!) dall'unica ed eterna moglie - che stando al Cattolicesimo Ordina “finché morte non vi separi” - dalla cui concubina attende un secondo figlio illegittimo.
La proposta di Cesa, non può che essere presa in considerazione e accolta dai due rami del Parlamento, in quanto deputati e senatori svolgono un lavoro usurante, mal pagato, privo di garanzie costituzionali, sanitarie,e con i pochi benefit rimasti, rischiano di cadere in povertà e costretti a fare gli accattoni, ridotti peggio di un minatore emigrato a Marcinelle, che non vede per giorni, o settimane la famiglia. Le Istituzioni - loro praticamente - hanno l'obbligo – secondo una morale che vale solo per loro - di provvedere al benessere psico-fisico e sessuale di questi stakanovisti della poltrona dorata a vita, conquistata grazie ai collegi blindati, che non potendo avere le loro legittime consorti a disposizione per soddisfare le pulsioni sessuali, sono costretti, a copulare con mignotte d'alto bordo, pagandosi (orrore) oltre la prestazione sessuale, anche la camera d'albergo, senza ricevere nessun rimborso spese, per il sacrificio, d'aver cornificato o la moglie, o la concubina di turno, correndo l’atroce rischio che qualche sciagurata puttana vada in overdose di cocaina, e che tutto finisca sulle pagine dei giornali, ledendo, secondo i parlamentari, attenti quando si tratta ei propri interessi di Casta, la privacy, perchè i loro presunti atti personali, che non hanno assolutamente nulla a che fare, con i compiti istituzionali, ed eventuali condotte private disdicevoli o cristianamente aberranti non dovrebbero interessare, e date in pasto ad un opinione pubblica invidiosa e rancorosa, in quanto l’aurea pubblica è l'unica garanzia di bontà e di rettitudine morale da mettere come manifesto un manifesto propagandistico, che il cittadino schiavo deve conoscere.
Ben vengano i ricongiungimenti familiari. È giusto che un parlamentare abbia, pagato dallo Stato, cioè dal povero suddito idiota costretto a versare l’obolo al Visco Cesare per il tapino disgraziato che deve avere a Roma oltre a moglie e figli,se possibile anche appartamenti per suocera ed eventuale mamma e nonna con badanti rumene, perché non possono essere lasciati soli i poveri vecchi, e figli, legittimi ed illegittimi, e nipoti, pronipoti, debbono avere il diritto di frequentare le migliori scuole private della capitale. Non si vorrà mica che crescano nell’ignoranza i rampolli dei Nostri Signori Feudali?
Bisogna essere grati a Cosimo Mele d’aver fatto il sacrificio d’andare con due puttane, sacrificio fatto nel nome di tutte le mogli o concubine more uxorio dei poveri deputati e senatori italiani. Senza questo dramma, che sta lacerando le coscienze degli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, non avremmo potuto strapparci i capelli per la disperazione di Mele, della sua concubina, del dolore dei figli, shoccati ddal puttanierismo del genitore, non avremmo potuto avere il cuore spezzato per questa lontananza familiare, ignari dell'abisso di disperazione, dell'agonia straziante dei corpi e dei cuori divisi che lor Signori sono costretti a sopportare per il bene del Paese, e per il benessere individuale dei cittadini.
La vera battaglia di civiltà che i cittadini dovrebbero fare, è quella di imporre al governo a triplicazione degli stipendi parlamentari, fornire agli stessi, cocaina, droghe, puttane, harem, e palazzi principeschi, in comodato eterno e gratuito, fino alla decima generazione a discendenti ad affini, con l'esenzione del pagamento eterno delle tasse, l'impunibilità assoluta, sia per i reati contro la persona e contro il patrimonio. Insomma un ritorno ad un feudalesimo di stampo medioevale, dove “l’Onorevole?” ha solo privilegi, e la plebe deve sentirsi lusingata d'avere esclusivamente obblighi e punizioni, come il diritto di prima notte con la sposa, o se il deputato è gay di prima notte con lo sposo, Nel nome della vera democrazia imposta con valori assolutistici, gli unici che permettono il passaggio del potere da una generazione all’altra nel nome della libertà di pochi, e della schiavitù di molti.
C’è una nota finale a questa infame realtà, ossia la dichiarazione dell’onorevole Buttiglione, che a proposito della vicenda Mele dice: : «Non si può sputtanare un partito che si batte per dei valori solo per l'errore di un singolo. Identificare il partito con l'errore di un singolo è infame. Qual è il partito che non ha avuto nelle sue fila un drogato, un corrotto, un mafioso o un camorrista?». L'aberrante dichiarazione di Buttiglione lascia sgomenti, a pezzi, mandando in frantumi l’idea stessa di partito cristiano, perché se un politico che dice di rifarsi a certi valori, conosce che all’interno del Parlamento esistono tali situazioni degenerate, infanga in primo luogo il Cristiano vero, che crede in certi valori, peggio ancora, è politicamente e penalmente responsabile di non denunciare alla magistratura gli eventuali comportamenti mafiosi, camorristici, o cocainomani presenti nel palazzo. La cosa infame è che sappia queste cose, e taccia. Insegnamenti morali, o l'appellarsi a valori morali, da parte di persone del genere, sono indegni per un parlamentare che si dice Cattolico, ma sopratutto per un Cristiano, e ha la faccia tosta di dirsi tale. Il partito di Buttiglione, è pieno di soggetti che dei presunti valori cristiani, nei loro comportamenti privati se ne infischiano, basta guardare la loro dissoluta vita privata, non diversa da quella di tanti altri italiani, che loro vorrebbero educare, continuando però a razzolare male. Vergognatevi.

Marco Bazzato
01.08.2007
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