martedì 6 maggio 2008

Beppe Grillo e la Casta dei Giornalisti


Sono in molti, politici, giornalisti, opinionisti italiani e stranieri, che continuano a chiedersi, del perchè quello che sembrava un comico decotto dalla storia televisiva, cacciato via dalla tv di Stato, per una battuta sui socialisti, come una Fenice, anzichè rimanere sepolto sotto le ceneri, continui a risorgere.

Il fenomeno “Grillo” è ancora piú strabigliante se si pensa, che nonostante piccoli aggiustamenti, sono almeno tre anni, che porta per le piazze d’Italia lo stesso moologo.

È interessante notare, come una certa politica, voglia trasformare un comico in un Politico, portandolo in un branco ben definito, dentro una reatà che in primo luogo non è la sua, ingabbiandolo in schemi corporativi e primitivi, che immancabilmente lo porterebbero al compromesso.

Grillo, non potrà mai essere un politico, in quanto il seguito che ha è formato dal popolo, formato da persone che si, votano i partiti politici, e le ultime elezioni lo hanno degnamente dimostrato, ma che vogliono conoscere la realtà di Palazzo, letta in modo diverso, non detta, come se i cittadini fossero scimmie ammaestrate, dai comunicati ufficiali, dai portavoce, dalle segreterie di partito, o dalle correnti d’appartenenza.

I cittadini hanno fame di conoscenere la politica, i meccanismi dietro i quali i destini degli italiani ruotano, e questo alla politca non piace, e fa vedere Grillo come un foruncolo doloroso, che mette il dito sulle piaghe prurolente della gestione della pubblica cosa nostra.

Paradossalmente la politica, non ha capito che Beppe Grillo, serve incosciamente alla politica stessa, perchè convoglia nelle piazze il malessere, la rabbia covata, il senso di smarrimento e la perdita di valori etici e giuridici che una nazione moderna, se ben amministrata, dovrebbe avere come faro illuminante. Il V-Day dell’otto settembre 2007 e del 25 aprile 2008 ne è stato un valido esempio. Rabbia scaricata – a suon di pacifici insulti – tramite contumelie, volgarità, non di bassa lega, ma tipiche del parlato anche politico, vedi Vittorio Sgarbi, che durante Anno Zero, condotto da Michele Santoro, senza far ridere nessuno, si è lasciati andare ad espressioni che dire volgari, sarebbe ancora poco, spesso indirizzate al giornalista Marco Travaglio.

Beppe Grillo, ha avuto però la sua caduta di stile non indifferente, che gli è costata un bel pò di sostenitori, di persone che prima credevano alle sue parole, come fossero oro colato, ma quando hanno visto le reazioni inusitate alla pubblicazione della denuncia dei redditi, messe online da parte dell’Agenzia delle Entrate, prima ha attaccato a testa bassa, e poi – imitando malamente il politico navigato – ha fatto un inversione di rotta a 180 gradi, ma ormai la frittata, almeno per ora, era fatta.

Va anche detto, ad onor di verità, che almeno ha dichiarato nel 2005 una cifra non indifferente, 4 milioni e rotti di Euro, che non sono certo bruscolini, questo vuol dire, che non predica bene e razzola male. Proviamo ad immaginarsi cosa sarebbe accaduto se il reddito dichiarato, fosse stato poco piú alto di quello di un piccolo professionista, certamente le reazioni sarebbero state alcquanto diverse, e meno tenere.

Grillo, con la caduta di stile, va detto che è stato colpito – giustamente – dalla stessa libertà e trasparenza che invoca, è stato investito dalla forza della rete, di cui oggi è il Sommo sacerdote pagano.

Grillo piace, ma non piace, attira ma disgusta, fa riflettere e infuriare, perchè, a differenza dei politici di professione, cha capito che la politica, letta con l’occhio del comico satirico, irriverente, maleducato, volgare, attaccabrighe, che anticipa, come nel caso Parmalat gli eventi, ha unn unico padrone: il popolo, i cittadini, dove questi pagano per assistere agli spettacoli nei palazzetti dello sport, ma sanno bene, a differenza di chi campa miseramente con 15 mila eruro al mese, che sono gli unici soldi che liberamente versano, tramite il biglietto, al comico.

Ma sopratutto pagano per farsi strapazzzare, per farsi stritolare, non il portafoglio, ma i testicoli di dolore, quando con poche semplici parole, anche demagogiche e/o populistiche mai banali, capiscono dove vanno a finire i denari che sono costretti a pagare per mantenre le varie Caste.

Casta, ultima, ma non ultima quella dei giornalisti, che caso unico nel mondo civile, ha un ordine istituito durante il peridodo fascista, per controllare la stampa stessa e che al pari di un ente inutile, non vuole essere abolito, anche se questo potrebbe essere spazzato via, tramite una rivoluzione culturale pacifica, grazie proprio alla Rete, dove Grillo non essendo giornalista, ma un semplice ragioniere prestato da decenni alla comicità, il suo Blog è tra i piú letti non Italia, ma al mondo. E questo, scusate se è poco, costringe, volenti o nolenti, anche i giornalisti piú refrattari ad analizzare – con la bile che esplode – l’evento mediatico del XXI secolo, dove Beppe sa bene che quanto piú è attaccato, tanto piú la popolarità aumenta, ingenerando un circolo vizioso, voluto e preteso dai cittadini, che hanno il diritto d’essere informati, in modo equilibrato e non fazioso, sui fatti, costringendo il giornalista stipendiato da un giornale, che vive grazie agli aiuti di Stato, a fare equilibrismi verbali e lessicali, alla ricerca d’un etica d’informazione, spesso – per ordini di scuderia – che deve essere necessariamente mancante.

Eppure la soluzione per abrogare l’ordine, potrebbe partire paradossalmente dai giornali, se fossero veramente liberi. Assumere giornalisti laureati, con un bagaglio univeristario, licenziando, senza troppi complimenti, quanti sprovvisti di Laurea.

La pulizia sarebbe rapida, immediata, indolore, lasciando spazio ai giovani, ma questo non potrà essere fatto, visto che troppa istruzione nell’informazione è dannosa per il potere, perchè incontrollabile.

Marco Bazzato
06.05.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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