mercoledì 26 settembre 2012

Ringraziamenti per gli auguri di compleanno


Desidero ringraziare tutti gli amici di Facebook, di questo mio blog , di skype, che ieri mi hanno fatto gli auguri per il mio compleanno, nelle forme e nei modi che ritenevano più consone. Vi ringrazio tutti, colmo per l’amicizia e l’affetto che mi avete espresso, auspicandovi sempre salute, serenità, benessere spirituale e affettivo a Voi e a tutti i Vostri cari.

Marco Bazzato

lunedì 24 settembre 2012

Paolo Bazzato – il nemico della mia privacy – colui che secondo Stefano Bazzato: “ha fatto solo il suo interesse”



Una vita sul filo della vita

Settima puntata


In data 16.06.2010 h.21.36, scrissi la seguente mail a Paolo Bazzato:
“Ciao Paolo,
sono settimane anzi anni che alcune domande mi rodono in testa. In primo luogo continuo a chiedermi che fine abbia fatto il mio atto di donazione, in quanto visto che presumo sia stato fatto un cambio di gestione tu e Andrea siate andate a ritirarlo, vi sia stato spedito a casa, oppure lo abbia fatto papà per tutti. Ed è assai strano che voi ne abbiate una copia e in no, se puoi mandarmene una copia in file pdf…
Poi continuo a chiedermi un’altra cosa: in data 15 gennaio 2005  mi hai inviato il bilancio, con scritto che sarebbe stato mandato dal notaio, e all’epoca mi scrivesti, ti cito testualmente: “Per le carte penso che sia solo questione di pochi giorni” mentre in data 30.01.2005 mi scrivi quanto segue e cito: Oggi l’ha passata al Notaio che ha voluto leggerla e verificarla. Non appena avrò conferma anche dal Notaio, indicativamente per lunedì o martedì te la faccio avere in e-mail. Non appena ho il malloppo completo te lo invio immediatamente, ciao”
e poi silenzio. Come mai non mi hai mandato nulla? Eppure presumo che voi abbiate avuto una copia preliminare, almeno venti giorni prima della stipula, perché a me non è stata data la possibilità di riceverlo? Sai che questo mi ha impedito di arrivare impreparato in Italia, trovandomi innanzi ad un atto compiuto?
Ho salvato e controllato tutte le mail che ci siamo scambiati in quel periodo, ma di quell’invio non c’è traccia, se l’hai fatto puoi farmi un’inoltra, così se ho sbagliato so che è stato un errore mio. Ma sono anche certo di averti sollecitato al telefono l’invio e mi hai risposto che non era ancora pronto, se puoi smentirmi questa mia idea ne sarei molto contento.
Ti sarei grato se la cosa restasse tra noi due e che non ne facessi Parola con nessuno, né con Andrea, né con papà e mamma. Confidando ma sicuro che sarai di parola…
So della situazione della mamma di Gessica e sai bene che davanti al dolore rimane solo il silenzio.
Saluti”

Paolo ha mantenuto quanto richiesto? No, la sera successiva telefonò mio padre schiumando  di rabbia, me lo immagino, conoscendo come gli occhi gli si fossero iniettati di sangue e i capillari delle guance che tendono ad esplodere, rendendole quasi purpuree, dicendomi, come suo uso  e costume dell’epoca, di tutti colori. A nulla, nonostante il cuore mi scoppiasse fuori e la pressione mi fosse schizzata alle stelle, sono da anni sotto farmaci che la tengono sotto controllo, in quanto ho fatto, oltre a tutto il resto, anche due ictus che mi hanno tolto, e mi è andata bene, solo la visone periferica dell’occhio sinistro e altri problemi spiacevoli.

Quella sera sembrava un indemoniato e perché? Perché avevo chiesto delucidazioni su un atto che asseriscono ancora oggi che sia stato legale, ma anche in questo momento, mentre rileggevo la mail, la cosa puzza sempre di più e quella reazione spropositata, rispetto a una legittima richiesta, credo che debba portare a far riflettere tutte le persone che conoscono Adriano, Andrea e Paolo Bazzato, questi ultimi oggi titolari dell’omonima officina (1) e che è “sorta” con una specie di peccato originale.

Dire che rimasi basito da quella reazione di mio padre, che sembrava, verbalmente parlando,  l’eruzione del 1991 del Vulcano Pinatubo nelle Filippine, è un eufemismo. Alla fine mi sbattè la cornetta in faccia, lasciandomi addosso, come per anni è stata sua abitudine, la sua violenza verbale, e in passato non solo quella, che bene non mi ha fatto e in ogni caso il suo è stato un comportamento indegno per un padre che ha la pretesa di andare a dire che ha fatto quattro figli e che anche oggi pensa a tutti e quattro. Se ve lo dice, non credeteci.

Mia moglie lo chiamò poco dopo cercando di farlo rinsavire, ma quando la sua vaporiera, peggio della caldaia di una locomotiva a vapore degli inizi dell’800, andava oltre la pressione di guardia, facendogli fumare la ragione ragione, esplodeva, colpendo, come disse molti anni fa,  gli innocenti. Sì, perché Adriano Bazzato una volta mi disse:: “Quando non si può possono punire i colpevoli, bisogna bastonare gli innocenti”, gridandomi anche quella mentre come un ossesso, perché un cliente, suo carissimo amico, aveva lasciato la macchina in mezzo al piazzale e io che stavo facendo altre cose, non ero stato lesto a spostarla. Come se tra gli altri compiti, dovevo fare anche il parcheggiatore per le macchine dei suoi amici. Ma mio padre, che in molti frangenti è stato più bravo a predicare. criticare, gridare e menarmi le mani, gli era difficile richiamare l’amico, poteva offendersi, o andare a spostarsi la macchina,, non rendendosi conto di come anche i suoi dipendenti lo detestassero per il suo caratteraccio, e come in  quella telefonata del 2006, si ripeterono le “bastonature” solo verbali,  per fortuna non gli ero sotto gli occhi, che tante volte  mi avevano passato schiena e volto. E la si potrebbe chiamare “La Costante Adriano Bazzato” se la si potesse esprimere, come nel telefilm “Numbe3rs”, in termini matematici.

La mia colpa iniziale, secondo mio padre? Era quella di aver chiesto delle legittime delucidazioni su quello che al tempo consideravo – erroneamente – mio fratello e che oggi mi sonno reso conto che come per Andrea e Stefano, sono solo i figli di Adriano Bazzato e Scagnellato Bruna. E nessuno che non ha nulla da nascondere si lascia andare a simili manifestazioni esagitate.

Per questo quando asserisco, per esperienza personale, che non affiderei manco morto i miei dati personali a Paolo e oggi di riflesso anche ad Andrea, i contitolari dell’Officina Bazzato Andrea &Paolo, parlo per cognizione di causa, in quanto certi comportamenti di Paolo sono avvenuti  anche in tempi antecedenti a quello scritto e anche a posteriori, ergo, per Paolo è una costante e sovente quando certi comportamenti avvengono nel privato – e nel mio caso nono era solo un fatto privato in quanto ricadeva sulla sua storia aziendale,  potrebbero ripetersi anche nell’ambito professionale e lavorativo, con i clienti.

Secondo mio padre dovrei chiedere scusa ai miei fratelli, Andrea e Paolo Bazzato per aver cercato di capire che razza di casini i tre hanno combinato, e a suo dire anche per molto altro. Ma questa è solo l’inizio di una serie di menzogne da parte di mio padre, visto che Andrea e Paolo, preso il “malloppo” sono spariti, se la sono squagliata o meglio “scappati”, che mi ha detto nel corso degli anni e che intendo rendere pubbliche, visto che è stato mio padre a educarmi a suon di “legnate” come a suo piacendo, quando mentivo. Dubito che mio padre abbia”legnato” come meritava Paolo, visto che Stefano mesi dopo mi disse: “Ha fatto solo i suoi interessi”. Peccato e questa è una stranezza della “Famiglia Bazzato” che appena cerco di fare i non i solo i miei interessi, ma in primis capire, ecco che sono diventato agli occhi della “Famiglia” un paria, un pericolo, un “infame”, perché come dice una porzione della “Costante Adriano Bazzato”, “…bisogna bastonare gli innocenti!”


Dalla mia autobiografia  “Una vita sul filo della vita”

Marco Bazzato
24.09.2012



sabato 22 settembre 2012

I tuoi figli non sono figli tuoi di Kahlil Gibran


I tuoi figli non sono figli tuoi.
I tuoi figli non sono figli tuoi,
sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo,
ma non li crei.
Sono vicino a te,
ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
ma non alla loro anima,
perché la loro anima abita
nella casa dell’avvenire
dove a te non è dato entrare
neppure con il sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro,
ma non volere che essi assomiglino a te,
perché la loro vita non ritorna
indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
Kahlil Gibran(1883-1931)
(dipinto di Munier)

È la prima volta da quando ho aperto il blog nel 2006 che ospito brani di autori diversi da me, ma per tutto c’è sempre una prima volta.

giovedì 20 settembre 2012

Tenente Worf, TNG: « Quando tu menti o rubi, non solo disonori te stesso, ma anche la tua famiglia»


“Una vita sul filo della vita”
Quarta puntata

C’è un episodio di una delle mie serie tv preferite, “L’onda Soltion”, Star Trek TNG, 5 x 10, che contiene un istruttivo dialogo tra il tenente Kklingon, Worf e il figlio Alexander (1).

«Quando ero più piccolo di te, persi i miei genitori, la mia famiglia, il mio popolo. Tutto quello che avevo mi fu strappato via, ad eccezione del mio senso dell’onore, era l’unica cosa che mi era rimasta. L’unica cosa da vero Klingon e nessuno è mai riuscito a portarmela via. Sai chi sono quelli?»
«Kaless..»  risponde il figlio, Alexander.
«…E Morath!«» continua il padre.«Lottarono senza fermarsi per dodici giorni e dodici notti, perché Morath aveva mancato alla sua parola e arrecato vergogna alla sua famiglia. Quando tu menti o rubi, non solo disonori te stesso, ma anche la tua famiglia. Tu disonori me!»
«Mi dispiace, padre, non ti farò più vergognare di me. Te lo prometto.»
«Accetto la tua promessa.»
E il tenente Worf, nonostante il suo senso dell’onore non ha picchiato il figlio per aver rubato e mentito e perché il Worf educava con l’esempio e non con le mani e senza mentire.

Certo, è una serie televisiva di fantascienza, ma i principi e i valori restano. Ma Worf era Worf, personaggio che ha sempre avuto alto non solo la durezza dettata dalla cultura guerriera Klingon, ma mosso in primis dalla cultura e dal senso dell’onore.

Ora ci si chiede come può un figlio non crescere bugiardo in una famiglia quando sono genitori in primis quelli che per interesse economico mentono senza soluzione di continuità, non importa che le cose siano grandi o piccole?. Quando nel sangue dei genitori nasce, germoglia e cresce la gramigna, le piante urticanti della falsità, costoro non possono avere la pretesa che i figli non crescano, visto che quello è l’humos ove crescono, puri, cavalieri senza macchia e senza paura, specie quando un genitore fa il possibile per incutere terrore,anche con la menzogna e le mani alzate, anziché con il dialogo? Sono elementi basi del buon senso, ed è deleterio per i figli ripetere: «Fai quello che dico e non fare quello che faccio!» Se non si danno esempi positivi e prepositivi come si può avere la presunzione dettata dall’ignoranza e dall’impossibilità atavica di dare amore, ma cercare solo interessi, che poi ti venga restituito quello che non si ha immesso dentro come logica  e ragione dovrebbe educare insegnare.

Porgere sempre l’altra guancia va bene, ma alla fine l’osso del collo rischia di spezzarsi, causando la morte.

Quello oggi mi lascia basito è che il principale educatore della famiglia mentiva peggio di un bestemmiatore incallito, dove purtroppo, non ricordandosi la menzogna che diceva, si creava con il tempo una falsa memoria, non diversa da un’osteomielite che gli rendeva asfittico e incapace di riconoscere le menzogne e/o le mezze verità, che raccontava. E come si può non pensare che anche Andrea e Paolo, i suoi collaboratori famigliari gli abbiano sempre detto in tutto e per tutto la verità? Anch’essi sono vissuti, assieme a Stefano, come me, dentro lo stesso ambiente famigliare, e volenti o nolenti hanno assorbito le stesse negatività ambientale, come un virus  poi molto difficile da debellare, che poi viene trasmesso alle generazioni successive, infettandole, fino a che qualcuno, anche a costo di perdere tutto, non si ribella, liberandosi e guarendo. Oggi mi chiedo se Andrea, Paolo e anche Stefano sono ancora affetti da questo virus, ma sarà un problema loro trovarsi la risposta, oppure scegliere di continuare a vivere infetti.
Dire d’essere stati infettato dalla menzonite acuta è una scusa per giustificarmi? No. Ma ci si rende conto della realtà solo quando si guarda questa a distanza di tempo, senza il coinvolgimento ambientale, nonostante sia certo che i miei “famigliari” diranno che sono un mendace e falso, che ciò che dico non corrisponde alla realtà dei fatti. Ma la negazione e la rimozione è il sistema di difesa e di fuga dei colpevoli. Infatti, appena ho iniziato a scavare, anzi, Andrea e Paolo praticamente se ne sono andati appena si sono presi “Il malloppo” tramite quell’atto firmato, anche da me, dal notaio, perché mio padre, Adriano Bazzato, mi omise mezza verità e non mi diede tutte le informazioni necessarie. Poi quando ho iniziato a chiedere e fare domande, ad aprire gli occhi, ecco che la colpa era perché non vivevo più nel paese ove ero cresciuto, nel Veneto, in Italia, ma all’estero. Il vivere fuori dal Paese, a loro dire mi aveva reso un rognoso, un malfidente, l’avere aperto gli occhi, finalmente, mi ha inimicato la “Famiglia”, perché nella famiglia di Adriano Bazzato, guai a grattare via la ruffa, la muffa e lo sporco. Si rischia, come mi scrisse Stefano di alzare un polverone. Già, peccato che negli ambienti puliti non esistano né polveroni, né unto, ma a dispetto dell’ordine e della pulizia che mio padre voleva nella sua autofficina, nelle loro teste l’unto, la polvere, il caos è una costante ove ci sguazzano via, ma guai ad aprire qualche finestra e fare pulizia. Ma se costoro, Andrea, Paolo e mio padre, Adriano, vogliono vivere in queste condizioni, liberissimi, ma senza la presunzione e la pretesa che una persona che si sveglia da un lungo sonno – , come nel dipinto “Il sonno della ragione genera mostri” del pittore spagnolo Francisco Goya – per far piacere a costoro, che mi ammali di narcolessia. Sarebbe come se qualcuno volesse impormi di addormentarmi il cervello e non poter più essere come dice la locuzione latina di Cartesio “Cogito ergo sum” – “Penso quindi sono”, esprimendo la certezza ineluttabile che l’uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante, che qualcuno, per proprio interesse, vorrebbe negarmi di esercitare.


Tornando al discorso della menzogna e della lezione di Worf, che serva a mio padre e ai suoi cari  tre figli:!«”Quando tu menti o rubi, non solo disonori te stesso, ma anche la tua famiglia.”, non sono io il primo a disonorare la mia famiglia e il cognome che porto, ma chi per primo ha sparso il virus del disonore, perché al tempo, una persona più adulta di me, aveva questo vizio e se ha disonorato la sua famiglia deve prendere coscienza dei suoi atti e avere l’umiltà di chiedere scusa per i suoi atti.
Dalla mia autobiografia, nuova stesura, “Una vita sul filo della vita”


Marco Bazzato
20.09.2012

lunedì 17 settembre 2012

Kate Middleton in topless


Alla fine è stata beccata anche la moglie del principe con le zizze al vento, con le foto che appestano la rete di Sua Altezza Reale Catherine Elizabeth, duchessa di Cambridge, Baronessa di Carrickfergus che visti itoli nobiliari sembra essere  nell’Anno di Grazia 1123 al tempo di Luigi XVI detto il “Grosso,  Goffredo Hamori di Malafesta, Conte di Montmirail, d’Appremont e di Papincourt, detto “l’Artido”  è stata beccata mezza desnuda, come una qualsiasi massaia che fa prendere aria ai capezzoli sulla spiaggia di Sottomarina.

La duchessa, in compagna del legittimo consorte, è stata fotografata da un paparazzo piazzato a una notevole distanza, che è riuscito a immortalare la Real Coppia in un momento naturale, ossia quando la moglie si fa spalmare la crema da sole sul corpo da colui che l’ha impalmata (1).  «E», come diceva Carcarlo Pravettoni ai tempi d’oro,« la lira – e non solo –  si impenna».

  I Reali inglesi sono incazzati come vipere, pronti a mordere legalmente il povero fotografo che ha fatto il suo lavoro, magari standosene delle ore sotto al sole cocente, nell’attesa di fare gli scatti che  potrebbero averlo reso ricco.

È strano come gli inglesi si indignino per questa miseria, ritenuta una palese violazione della Real privacy, quando sono ancora sulla bocca di tutti gli scandali causati del News of the Word di Rupert Murdoch, che non è quel Murdoch, impiegatucolo di infima categoria della Cia di “Rambo 2, la Vendetta”.

Così come non va dimenticato, scadendo nel provincialismo pecoreccio all’Italiana, che Berlusconi si imbufalì come un negromante che lancia magie vodoo, contro il malcapitato fotografo che l’aveva beccato vestito, assieme a cinque pulzelle, a Villa Certosa, in Sardegna (2), con la stessa metodologia con cui ora è stata “impalmata” Sua Altezza Reale Catherine Elizabeth, duchessa di Cambridge, Baronessa di Carrickfergus, facendo partire una “caccia all’uomo” nei confronti di Antonello Zappadu e del settimanale che nel 2007 pubblicò le foto, dove l’allora Premier era parte lesa, in quanto gli scatti incriminati violavano la sua privacy. (3).

Ora la cosa assurda è che se le foto di Berlusconi a Villa Certosa erano, per il  premier di allora una violazione della privacy, perché pubblicate da un settimanale concorrente, è paradossale che oggi fare questo tipo di foto sia il settimanale francese Closer (4), di proprietà di Mondadori, quindi Finivest,  quindi famiglia Berlusconi, del tutto lecite e legittime a dire del Presidente di Mondatori, Marina Berlusconi. (4).

Questo porta a pensare che “Ciò che vale per il Re – Berlusconi – non debba valere per l’eventuale futura Regina, Sua Altezza Reale Catherine Elizabeth,  con il giornalista che tutto sommato rischia, per fortuna, relativamente poco, ossia l massimo 40 mila euro di multa e un anno di gabbio, che in ogni caso non dovrebbe scontare. Un’inezia, visto che prima della pubblicazione l’editore avrà fatto i conti dei costi e dei ricavi e che l’operazione è stata considerata economicamente conveniente, anche pagando la multa per conto del fotografo e costi legali di rappresentanza.

Ora sembrerebbe che le foto pubblicate siano le più caste e da educande. E se negli altri scatti ci fossero i due che si stavano “ingroppando” o impegnati in alcune delle “100 posizioni dell’amore” (6) con il rischio completo che queste siano rese pubbliche nelle prossime settimane? Solo i due Real contorsionisti, il fotografo e chi ha visto le foto, sanno cosa questi hanno combinato in un luogo che reputavano teoricamente sicuro per la loro intimità, il che mette la Casa Reale Inglese in un imbarazzo superiore rispetto a quelli provocati nel corso degli anni dal secondogenito di Carletto e Diana, il Principe Henry, beccato poche settimane fa a Las Vegas con chiappe e bigolo al vento e spedito in Afganistan, come elicotterista, a rifarsi una verginità perduta per sempre, facendo incazzare i talebani che non accettano d’essere usati come capi espiatori e/o buffoni di corte, per uno scavezzacollo, nemico degli abiti e degli indumenti intimi.

È chiaro che la Real coppia ha fatto una specie di “supercazzola” (7)  pregna di un sano erotismo e bristish humor, che ha reso i piccoli seni, difficilmente dovrebbero andare oltre ad una striminzita terza misura – oggi acerrime nemiche della legge di gravità di Sir Isac Newton, ma un domani potrebbero crollare a terra come due pere mature –  e i capezzoli di Sua Altezza Reale, attualmente le zizze più famose del globo, dove sembra che le due sorelle Middletton, Kate e Pippa, come se fossero impegnate in una guerra personale, non dichiarata e teoricamente non voluta, dove si scontra il lato A di Kate, con il lato B di Pippa.. Ai voyueristi l’ardua sentenza.

È un peccato che negli U.S.A. queste foto non vengano rese pubbliche, con i lettori costretti a chiederle, manco fossero foto carbonare(8).

È chiaro che alla coppia Reale va la solidarietà, ma sono stati poco accorti. Il che probabilmente è dovuto all’inesperienza, ma anche a una certa dose di incoscienza e forse di esibizionismo represso, dove appare assurdo, fino a questo momento, paragonare quanto è avvenuto alla moglie del secondo il linea di successione al Trono della Regina Elisabetta, a quanto avvenuto in passato a Lady Diana, visto che l’ex moglie di Carletto, dopo il divorzio, cercava e sapeva usare sapientemente i media, cosa che Kate, ancora inesperta, non sembra ad oggi all’altezza della defunta suocera.

Marco Bazzato
17.09.2012