domenica 29 dicembre 2013

Caterina Simonsen e la "civiltà" di alcuni animalisti

Ho sempre aborrito la viltà degli animalisti, considrandoli alla stregua di una metastasi, una nemesi, una cancrena sociale endemica che uccide l’intelletto, che onnibula la ragione, perchè vogliono portare il mondo nell’oscurantismo scientifico, uccidendo la ricerca, nel nome della loro folle ideologia nazi-comunista o comunisto-nazista, tanto  sempre di stessa merda si tratta.

È cronaca di pochi giorni fa, dove una giovane donna di venticique anni, oltretutto studentessa di veterinaria, e quindi l’amore per gli animali gli nasce da dentro, ma conosce anche la medicina, e che che ha avuto l’onestà di di dire la verità su facebook, ossia che costei a causa di gravi malattie genetiche, oggi continua a vivere grazie anche alla sperimentazione animale. Ebbene questi paladini dell’umanità, questi difensori dei deboli e degli oppressi, hanno avuto  la disumana infamia morale di augurarle la morte:
 “Per me puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un’egoista come te(1), oppure, “Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m... in meno  ..

Perchè ecco chi sono oggi gli animalisti, bestie inferiori come intelletto e come sensibilità alla sensibilità degli animali che dicono di proteggere, ma fondamentalmente vili e codardi.

Sì lo ribadisco, persone vili e codarde, perchè se da una parte si arroccano il diritto di difendre gli animali, da chi e da cosa non si è mai capito, ah, sì, dalla sperimentazione aninale, beh, però questi  falsi paladini degli animali, non hanno i coglioni, e in questi giorni ne ho sfidati assia più di uno pubblicamente, a  riuncuiare a qualsiasi tipo di cura farmacologica o medica, per se stessi e per i loro cari, pur di esere fedeli ai loro principi da buffoni,che a livello astratto sono pronti a difendre con la morte – quella altrui – ma guai a toccargli un grammo del loro miserabilissimo diritto alla salute e all’accesso a terapie farmacologiche, anche di semplici farmaci da banco, se prima sono stati testati sugli animali.

Risposte ricevute da questi paladini degli animali? 0 (zero) assoluto.

Forse da questi babbuini – che manco devono offendersi visto che considerano gli animali identici a loro, con tutto il rispetto per i babbuini, vengo considerato un provatore, uno che vuole il loro male, uno che offende, o che si attaca al capello...Eh sti cazzi! Mi è sembrato di trovarmi innanzi a quella battuta grassa, considerata,  a seconda dei punti di vista, omofoba,  che si ode spesso: sono tutti bravi a fare i busoni col culo altrui.  Ma quando il culo in gioco è quello loro o di qualche famigliare rimangono muti come cani a cui hanno tagliato le corde vocali, abbassano le orecchie e si infilano addirittura la loro coda in culo, pur di salvarsi la pelliccia, pardon la pellaccia, ingurgitando farmaci in quanità industriale, e che vadano a farsi fottere beagle, topolini bianchi, cani, gatti, scimmie o quantìaltro...senza contare che nessuno di questi paladini degli animali muove un dito contro l’irrorazione estiva di prodotti chimici contro la ezanzare e manco si sognano di fare una manifestazione di piazza per salvare i topi dalla deratirizzazione, che crepano come le zanzare, avvelenate..., dimostrando così che non sono altro che puzzole vigliacche, ipocrite e sepolcri imbiancati di menzogne mediatiche!

Se vivessimo in un paese utopicamente perfetto, quasi a misura di bestialisti, il legislatore, risparmiando miliardi di euro sulle spese mediche, promulgherebbe e il parlamento approverebbe una norma ove a tuttti gli  iscritti ad associazioni animaliste, antivisezione e affini, in modo preventivo viene negata qualsiasi tipo di assistenza medica, da quella farmacologica e da banco, fino a ricoveri ospedalieri e agli interventi chirurgici, visto che il sapere dei medici passa anche per la storia della sperimentazione animale. È logico che il divieto di accesso alla cure mediche, esteso ai famigliari, mogli, figli o conviventi, indipendentemnte dall’orientamento sessuale dei medesimi, ribaltando il concetto  dell’odiato fascismo, riscrivendo l’assioma e tramutandolo in: colpiscili tutti per educarne qualcuno”.

  E i miliardi risparmiati ogni anno sulle prestazioni sanitarie o rimborsi del Servizio Sanitario Nazionale, andrebbero a finanziare un fondo per la ricerca e la sperimentazione, usando anche cavie animali da laboratorio, ma salvando, grazie alla legge che lo imporrebbe, l’obbligo di obiezione di coscienza degli animalisti e i loro fiancheggiatori verso i farmaci e le cure mediche, se provengono o anche se hanno origini storiche, antiche o recenti, la coscienza e l’etica degli animalisti e dei nemici della sperimentazione animale, perchè è troppo comodo “volere la botte piena e la moglie ubriaca!”

Ma si sa, putroppo in Italia le cose semplici sono impossibili, però almeno in questo caso ci sta una nota positiva: forse finalmente gli italiani, con intelletto, si sono resi conto di chi o cosa sono veramente oggi gli animalisti, in quanto, e non è la prima volta che accade, anche se non mai in modo così ecclatante , tanto da interessare i media nazionali e le grandi  testate giornalistiche, sovente nei social network si trovano creature subumane  prive di umanità, che per vendicare un cane, un gatto, un uccellino – demandando il compito ad altri a farlo al loro posto, perchè codardi anche in questo caso –  ogni genere di tortura e di sevizie all’umano, reo a loro dire di aver ucciso un animale, quando per punire nel modo adeguato ci stanno già le leggi che li tutelano comuqnue, in quanto vittime di rieati.

Questo è il messaggio di solidarietà che ho lasciato nella pagina Facebook di Caterina:

Ciao Caterina,


Ti offro il mio pieno e incondizionato sostegno morale contro quelle “persone” che ti hanno insultata e ti hanno augurato la morte solo per aver difeso la sperimentazione animale. Sovente mi sono scontrato con questa gentaglia, avrei altri termini da utilizzare, ma sono nella tua pagina e mi trattengo per rispetto nei tuoi confronti.
I bestialisti, come li chiamo io, sono intellettualmente ottusi, radicali impazziti che commettono atti di terrorismo mediatico e non con le loro scorribande. Sono soggetti mentalmente instabili, visto che non si rendono conto manco delle ovvietà, ma se li metti con le spalle al muro, con i fatti, beh, tacciono come vermi senza arte e nè parte. Ho sempre chiesto a costoro, se avessero un famigliare, o se loro stessi fossero affetti da una malattia rara, ma anche normale, diciamo, sarebbero disposti a non farsi curare perchè i farmaci prima sono stati testati sugli animali, condannando così se stessi, un loro figlio, la loro moglie o quant’altro? Silenzio assoluto, coda in mezzo alle gambe e orecchie abbassate, perchè non sanno rispondere.
Io poi sarei anche dell’idea di scrivere nei “bugiardini” dei farmaci il numero di cavie che sono state utilizzate durante i test, non solo la posologia e via discorrendo, ma tutto, proprio tutto, in modo che i “bestialisti”, una volta letto il “bugiardiono”, possano segliere se seguire la loro ideologia bacata, oppure se salvarsi la loro intuile pellaccia.
Non ti crucciare per questi subumani, non sono nè persone e nemmeno animali, sono solo esseri inferiori che il più delle volte non sanno nemmeno cosa sia un letto di ospdeale, una serie infinta di esami, degli interventi chirugici e una sfilaza di medicinali da far impallidire lo stesso farmacista...augura loro invece lunga vita, perchè la natura e l’esistenza gli ha già maledetti abbastanza, essendo “bestialisti” idioti, oltre che persone , a cui però, prima o poi l a natura e il destino le farà pagare tutte,fino all’ultimo.
Ti auguro un 2014 sempre migliore dell’anno che sta per finire, sperando che la tua salute possa avere dei migliramenti e che continui ad essere te stessa, fottendotene di questi scellerati dal cervello bacato!

La cosa positiva di tutta questa faccenda?

Che il movimento bestialista, pardon animalista, ne esce al momento sconfitto sul fronte della comunicazione, come è giusto che sia e si auspica che sia l’inizio per un risveglio della coscienze e degli intelletti, lavati e onnibultati da una propaganda reazionaria e nemica della scienza e della ricerca stessa.

E adesso, bestialisti, insultatemi fin che volete. Dei vostri insulti come diceva il Conte Mascetti, “mi importa sega!”, vi risponderò e come dicono gli americani con un bel: “Fuck You”, aggiungendoci anche un bel “gesto dell’ombrello”, con tanto di dito medio alzato, perchè la vita di un essere umano malato vale mille volte di più di quella di qualche centiana di topolini o di beagle e sopratutto della vita degli animalisti fanatici e folli, perchè i veri amanti degli animali usano la ragione!

Marco Bazzato
29.12.2013


giovedì 19 dicembre 2013

Adozioni internazionali: 26 coppie bloccate in Congo

Se non fosse una cosa seria o semiseria ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate, fino a pisciarsi addosso, perchè le vacanze prolungate delle ventisei coppie – etero –  in attesa di portare in Italia nuovi figli neri, appena “immatricolati” all’estero, divenuti tramite adozione internazionale, italiani a tutti gli effetti – come se una Kyenge  non fosse già più che sufficente –  assomiglia sempre di più ad una farsa tutta italiana, ad una presa per il culo, tipica per gli abitanti del Bel Paese, dove ora i politici di qualsiasi ordine e grado, si fingono indignati per il trattamento riservato ai nostri connnazionali, bloccati in Congo, per via di un timbro che non arriva da settimane.

Dobbiamo avere l’onestà di dircelo:

 Prima si constringono le coppie che vogliono adottare un figlio a diventare sceme con la burocrazia italiana, la quale, con la scusa della protezione dei minori,non  mollano le galline dalle uova d’oro, manco fossero affette da stitichezza cronica, tirando fuori un fracasso di cavilli legali, per mantenerli stipati nei magazzini degli orfanotrofi, pardon, delle Case Famiglia, dove lo Stato passa una “bustarella” che va da 90 ai 120 euro al giorno “per capo di bestiame”, per ogni minore “detenuto in adozione sospesa”, costringendo i futuri aspiranti genitori, a rivolgersi al business, delle adozinioni internazionali, andando così a prendersi i minori nei Paesi del Terzo mondo, non tanto per un vero amore nei confronti di questi luoghi, ma perchè in questi Paesi, dove la miseria è endemica, lo Stato in teoria ha tutto l’interesse di smaltire, se possibile, quanto prima le eccedenze minori, esportandoli e facendoli “reimmatricolare” all’estero, dando così a questi pacchi postali delle forme umanoidi, una nuova patria, dove gli “acquirenti indiretti”,diveranno i loro nuovi genitori, a rigor di legge, salvo, come avviene in Italia sovente, il diritto di ripensamento all’ultimo momento, anche mper motivi apparentemente o realmente futili,  bloccando così l’intera operazione, a pochi metri dal traguardo, in modo assolutamente legale.

Perchè la situazione delle coppie italiane merita di “sbellicarsi dalle risate?”

Per un motivo molto semplice: la  bianca cioccolata politica italiana si lamenta con della controparte di cioccolata nera congolese, avendo l’ardire di voler imporre in casa d’altri, in Congo, tempi burocratici rapidi, quando l’Italia stessa costringe i potenziali genitori ad andare a cercarsi i figli all’estero. E proprio in un caso come questo è come se si dicesse che la merda dei culi bianchi italiani non puzza, invece  quella dei culi neri congolesi, sì...mentre, indipendentemente dal culo che la espelle, sia esso  bianco o nero, beh, sempre merda è, e puzzolentetemente fumano entrambe!

È interessante notare che il ministro per la (dis)integrazione, la congolo-italiana Kyenge, si era vantata poco tempo addietro d’aver risolto la situazione delle 26 coppie e ieri lo stesso Mario Borghezio ha telefonato al nostro ambasciatore in Congo, come se questi, povero diavolo, potesse andare a fare pressioni sulla legittima burocrazia congolese, burocrazia non dissimile a quella italiana, che ha costretto le 26 coppie  ad andarsene all’estero per importare una discendenza legale, di colore, non biologica, legata alle due doppie eliche del DNA dei coniugi.

Ma l’apoteosi del ridicolo la si sta raggiungendo in queste ore, dove i Visti degli italiani sono scaduti e sembra che non ci sia nessuna volontà – e avrebbero ragione – di rinnovarli, facendo diventare immediatamente gli italiani dei clandestini.

 Non male per la Kyenge, che è entrata in Italia clandestinamente e che da quando si crede una importante e che conta nel panorama italiano ed europeo, vorrebbe cancellare il reato di immigrazione clandestina e Jus Soli a tutti e buona notte agli autoctoni italiani da generazioni, mentre nel suo vero Paese, il Congo, essendo forse meno idiota di tanti italiani o neoitaliani, hanno, in fatto di accoglienza e soggiorno, delle leggi ferre e non colabrodo come quelle nostrane e provincialiste.

La cosa più “bella” che potrebbe accadere a queste 26 coppie? Di essere messi in un aereo per l’italia e rispediti a casa, con un bel timbro nero sul passaporto e divieto di ingresso per un bel pò di anni, senza i neofigli appena “acquistati” al “mercato grigio” dellle adozioni internazionali.

Questo casino lo si ribadisce, non è colpa delle leggi congolesi, ma della stupidità e dell’ingordigia vorace delle “Case Famiglia”, le quali, spalleggiate da una burocrazia, folle, farigginosa, complessa e sopratutto più lenta di quella congolese, costringe gli aspiranti genitori che vogliono “immatricolarsi” dei figli adottivi nel loro Stato Famiglia ad emigrare.

Chiaramente si auspica che in un modo o in un altro, il ginepraio legale venga dipanato e che tutti, possano tornare a casa prima di Natale o al massimo prima di Capodanno, ma in ogni caso in primis va riveduta la pratica delle adozioni di autoctoni italiani, in Italia, in modo da tenere gli euro di queste famiglie nel nostro Paese, affinchè possano averne di più a disposizione, specie in questo periodo di crisi, perchè a conti fatti, tra viaggi in aereo e tutto il resto, il costo economico, forse privo degli stress italici, non deve comunque essere un costo indifferente, ma alla politica italiaana, come sempre, non interessa quanto i cittadini possano spendere, ma quanto lo Stato, attraverso aspirapolveri economici di euro, possa lucrare contro costoro, anche se non va  dimenticato che avere un figlio, specie se preso in adozionione, non è necessariamente un diritto acquisito per i futuri genitori e le traversie italiane e congolesi, in questo caso, lo stanno a dimostrare.

 Questo è il vero scandalo.

Marco  Bazzato
19.12.2013

Matrimonio convivenza, figli legittimi, figli “bastardi” e unioni gay

Il lupo come si sa perde il pelo ma non il vizio, esattamente come i drogati, rimarranno ex drogati a vita, anhche se dovessero campare cent’anni, rimanendo senza buchi tossici, per almeno trenta. Il centro sinistra e la sinistra italiana, in ogni caso post comunista, ossia post puzzona, rimarrà sembre mendace e vigliacca, disonesta ad accordare la verità al loro pensiero, piuttosto che accordare il pensiero alla verità.

Un tipico esempio di questo modo di pensare deviato lo ha dimostrato propprio in questi giorni il Presidente della Camera, “signorina” o “missis” Laura Boldrini, che non  finge o peggio non riesce a comprendere la differenza che ci sta tra un compagno,un coinquilino, un covivente moreuxorio e un marito vero e prorpio e si che essendo laureata in giurisprudenza, il codice civile italiano dovrebebbe conoscerlo a menadito, invece nisba.

I post comunisti o neopuzzoni non perdono il vizio di mentire, anche innanzi alle ovvietà, perchè se in passato questi smemorati per interessi personali, attaccavano il matrimonio come barbara istituzione borghese da abbattere, oggi, e molti giornalisti sono complici di questa vigliaccheria linguistica, tendono ad uniformare, per plasmare il cervello degli idioti, il matrimonio con la convivenza. Infatti sempre più spesso, si utilizzano termini come marito o compagno, oppure moglie e compagna, come se agli effetti giuridici fosse la stessa cosa.

È uno stillicidio fetido e menzognero che si rinnova, come le feci che vengono evaquate fuori durante la deiazione quotidiana, che manipola le menti deboli delle giovani generazioni che ancora non sanno distinguere il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso. È un martellamento – ai coglioni –  costante, sparato, gridato,  scritto, vomitato a tutto volume contro gli strati più deboli e psicoloabili della società, i quali, come i bambini che giocano con gli escrementi, costruiscono castelli fetidi di merda.

È infatti la stessa Boldrini Laura, dottoressa in Giurisprudenza, nell suo tentativo maldestro di autodifesa e di difesa  del suo concubino, da  laurata in legge doveva conoscere, che se il Presidente degli Stati Uniti, Obama, viaggia con la moglie, non con la compagna. Ma quello che è peggio che una persona che afferma ogni sinistro giorno che le istituzioni e le leggi vanno rispettate, ha l’ardire pubblico di paragonare la sua piccola persona e il suo piccolo ruolo da burocrate passacarte, a quello del Presidente degli Stati Uniti, facendo passare costui e la moglie, il primo come un suo pari, passacarte, e la seconda come una semplice concubina del marito, solo perchè priva di onestà intellettuale e legale, nel saper stare al proprio posto e di non confodnere i ruoli diversi e matrimonio legale, davanti alla legge, con un semplice concubinato.

Secondo voi,  la Laura Boldrini può paragonarsi come ruolo di persona di Stato a Barak Obama, e il suo convivente more uxorio può essere paragonato ad una legittima sposa, come lo è innanzi alla legge, Michelle Obanma?
Ma che stiamo scherzando?

E un iniziativa analoga, sempre nello spirito sinistro di una sinistra, sinistra, lo ha fatto anche Enrico Letta, il quale, legiferando l’uguaglianza dei figli nati all’interno di un matrimonio legittimo, con i figli  illegittimi, o naturali che dir si voglia, equiparando un bastardo termine oggettivo usato quasi oltre duemila anni, pper indicare una discendenza impura, rispetto ad uno sponsale legale, un pò come si è detto per secoli per i cani bastardi, oggi impropriamente, perchè vittime del politicamente corretto, ossia l’evidente falso  –  nato da una relazione extraconiugale, con i figli nati all’interno di un matrimonio legale, come se fossero la stessa cosa, legittimando in modo indiretto la cornificazione e la discendenza a discapito dei figli legittimi, con tanto di annessi e connessi ereditari, quasi a voler apparentemente rendere cosa buona e giusta  l’eventuale femminicidio della legittima consorte del padre, o l’omicidio del legittimo consorte della madre, per scopi economici ed ereditari.

E poi dicono che la sinistra non è attaccata al denaro come un tarzanello sta attaccato al culo di un mulo!

Il tutto perchè?

Per distrugere l’istituzione legale del matrimonio, quello fondato su l’unione feconda di un uomo e di una donna, in quanto il passo successivo sarà quello di annacquarla, per far spazio anche alle unioni tra le persone dello stesso sesso, o legalizzare, come si vorrebbe fare per quelle tero, questo tipo di convivenze, ancora per tornaconto economico dell’uno o dell’altro.

Va ricordato che la sinistra, almeno quella italiana, ha sempre parlato di lussuria libera, di sesso aperto, di chiavate e inculate in libertà – non importa se sono le donne  quelle che se lo pigliano  nell’ano da un maschio o se sono maschi che inculano altri maschi –  ogni buco va bene. Basta godere, in quanto la discendenza non è importante, anzi. Avere figli è come avere un emorroide che fa male e pesa al culo per tutta la vita. Le vere femministe, almeno così si diceva negli anni settanta, aprono le gambe, prendono la pillola, fanno mettere il goldone, facendosi montare dal primo che passa, ma non sono vacche da fecondare a piacimento, da muugere quando gli infantivogliono rubargli il latte dalle mammmmelllle, succhiando i capezzoli fino a farle bestemniare e godere.  Manco debbono stare  a badare alla casa, ma in fabbrica a lavorare, a produrre e che in una società veramente libera il matrimonio è uno spillone inifilato al cazzo, un ago da balia messo al citoride, insomma una forma di costrizione e prostituzione arcaica e tribale, dove la donna è sottomessa all’uomo, non importa se alla missionaria o alla pecorina. In ogni caso lo pigliava sempre e comunque in qualche buco e quindi farsi fottere – gratis –  dallo Stato o da un prete, tramite uno sponsale, manco lo si doveva pensare.

E adesso? Contrordine compagni!

Viva il matrimonio, a patto solo che sia aperto a gay, lesbiche e trans, altrimenti è un istituzione che discrimina le diversità, dicono questi. Ma cazzo, se sono diversi perchè  diavolo vogliono le stesse cose degli “uguali?”

Anche se i veri diversi, nono sono gli  i gay, le lesbiche o trans, in quanto i primi si fanno ichiappettare da persone del loro stesso sesso, mentre le donne, beh,forse vanno via pricipalmente di 69...ma sono affari che riguardano la loro privacy no? Cosa fanno, come lo fanno e con chi lo fanno, sono cazzi loro,  vero?

Vero e quindi perchè si dovrebbe legalizzare e riconoscere un atto sessuale o un attrazione che compete  prettamente  la sferaprivata?

I veri diversi, ma lo sanno solo le persone intelligenti, ad onor di logica sono gli etero, in quanto vanno con una persona del sesso opposto, amando, godendo, facendo l’amore e anche creando una discendenza. Mentre i veri uguali sono gli omosessuali, quelli che vanno con persone del loro stesso sesso, perchè con gli etero, a differneza di gay e lesbiche, gli opposti e i veri diversi, si attraggono.

Il pronlema di fondo è che spiegare le cose semplici a dei politici e ad un popolo che mentalmente ha il cervello lavato dai media, da un’informazione falsamente corretta, è un impresa quasi impossibile, perchè come le scimme ignoranti si arrampicheranno sugli specchi, usando la parolina magica che in questi anni ha fatto breccia nella testa degli stolti: omofobia...già perchè quando non sanno cosa rispondere, perchè intellettualmente deficitari, la urlano ai quattro venti, come se questo potesse far crescere in costoro un briciolo di cervello, un lume di razioncinio, un grammo di ragione. Ma innanzi al vuoto pneumatico e privo di suono di una mente stolta, l’unico neurone funzionante che a questi rimane, è solo quello di girare in eternocome impazzito, per poi perire suicida, sbattendo con violenza addosso ad uno spigolo, entro una testa vuota, rotonda come una palla da biliardo.

Un ultima nota interessente, per far capire che una parte del mondo che faceva capo alle colonie inglesi si è svegliato e ha deciso, democraticamente, di dichiarare illegali i matrimoni tra le persone dello stesso sesso e questi due grandi nazioni sono l’Australia e l’India, certo non due Nazioni antidemocratiche, anzi, visto che l’India ha rispovlerato il diritto Vittoriano  e il regno vittoriano è stato un regno illuminato dalla saggezza....cosa che gli angolosassoni odierni hanno perso!

Forse il mondo si sta svegliando, ma  noi in Italia, per colpa di una certa sinistra, invece di fare passi in avanti, “retroc ediamo” come i gamberi, con un agran brcucior de bucio de cul, come dicono e fanno a Roma,, dentro i palazzi del potere politico,  nei confonti degli italiani.

Marco Bazzato
19.12.2013

martedì 17 dicembre 2013

Babbo Natale merita la morte?


Ormai è chiaro, Babbo Natale merita di morire!

 Non se ne può più.

È praticamente da quasi più di un mese che le palle del mondo girano a spron battuto, i coglioni fumano, i testicoli maledicono il Cielo e la Terra, a causa di questo avinazzato rubicondo  appesta giornali, televisioni, siti internet, facebook e chi più ne ha più ne metta, massacrando stuprando, violentando, sodomizzando, comettendo atti commerciali contro natura nei confronti di donne, vecchi, bambini, nonni, zii e parentando vario, incitando, in un periodo di depressione economica, al consumismo esasperato, alla rapina indiretta dei figli nei confronti dei genitori, all’istigazione alla violenza economica, per far finta di far felice dei mocciosi rompicolgioni.

E questo barbuto vigliacco alla Fidel cCastro, ma capellone peggio di uno schifosissimo hippy drogato  con barba che arriva al mento, cosa combina in Lapponia?

 L’ho visto proprio con i miei occhi in un film di Walt Disney: usa dei minorati fisici, chiamati gnomi – per salvarsi legalmente il culo dall’ ispettorato del lavoro e dai braccialetti ai polsi –  dalle fattezze eternamente bambinesche, anche se pluricentenari, a lavorare gratis per costruire giocattoli, sfruttando il lavoro minorile peggio di come oggi fanno i cinesi o di come facevano gli italiani, anche prma degli anni ’50 del millennio passato,visto che basta riandarsi a vedere il film “I Il Vigile” con  Alberto Sordi, dove Otello Celletti , vetusto sfaticato lecchino debosciato, un pò come Babbo maiale, pardon, Babbo Natale, si divertiva a scorrazare in moto, mentre il figlio poco meno che undicenne faceva il meccanico di auto e di moto.

Babbo Natale va considerato alla stregua di un criminale economico. Alla stegua di un affamatore di famiglie. Va visto come un vegliardo capitalista sfruttatore, non  solo di minori dalle orecchie a punta, ma anche delle famiglie, le quali, se hanno progenie legittima o bastarda, sono costrette a svenarsi per farli contenti, visto che i frugoli altrimenti, iniziando a rompere già dai primi di novembre, la notte di Natale, per liberarsi la mente e i timpani, andrebbero sacrificati, come si fa con l’agnello pasquale della pasqua ebraica, oppure utilizzando la macellazione rituale islamica, che praticamente è quasi la stessa cosa, sgozzandoli e aspergendo il  sangue sulla porta di ingresso, per indicare  a quel barbuto di non fermarsi e di passare oltre, in quanto quella casa non si fanno regali alle pulci indemoniate, perchè sgozzate, visto che da dietro la porta continua a girare all’infinito  il ritornello della canzone  “Soli” di Adriano Celentano,  “.. È inutile bussare, tanto qui non aprirà nessuno”, in quanto dopo aver sgozzato il figlio o i figli, il marito ha ammazzato la moglie, uccidendosi a sua volta, con un colpo di pistola in bocca!

Non possiamo negare che Babbo Natale non sta sui coglioni a tutti. A poco serve rammentarci che anche noi, oggi adulti o vegliardi, siamo stati a nostra volta dei piccoli bastardi rompicoglioni e quinidi dobbiamo essere tolleranti nei confronti delle giovani generazioni implumi o impuberi che dir si voglia.

Balle! Bubbole! Castroneri cosmiche! Minchiate selenite per non avere il coraggio di imparare dai nostri errori, trasformando oggi dei piccoli mostri affamti di regali sotto l’albero in futuri famelici bestemmiatori contro questo panzone sciagurato, che praticamente di regali, e i bambini lo debbono sapere, non ne porta manco uno!

Ormai Babbo Natale è una cancrena planetaria, tanto che perfino i cinesi, convertiti al capitalismo comunista, hanno iniziato ad evocarlo,  ad osannarlo, ad adorarlo, tanto per rovinare  bene o male quasi un altro mezzo miliardo di bambini, come se non fossero già abbastanza  sfracella marroni per conto loro.

Il problema è che è impossibile ribellarsi a questo demone assatanato di denaro. In questo nefasto periodo lo si trova in ogni loco o loculo: nella carta igenica mentre ci si pulisce il culo, nei tampax, dove quando le donne se lo infilano, beh, sappiamo dove, questo vecchio perverito fissa con occhi sgranati la foresta pluviale della vulva o il monte di venere pelato, fingendo di arrossire per la vergogna, anche se poi una volta tornato a casa si chiude in bagno e va via di manovella come un assatanto di sesso..

 Lo si trova in Tv, aprendo qualsiasi giornale, sito internet. Ad ogni angolo si trada ci sta un Babbo Natale con che, invece di farsi i cazzi suoi, inizia a scampamellare come una vacca al pascolo, facendo auguri natalizi non voluti, visto che questi non può sapere, perchè manco lo riguarda, se ti è appena morto il gatto, se si è stati licenziati o se la moglie  vi ha appena beccati  a letto con un altro uomo, nudi come vermi, mentre commettevate atti di sodomia, considerati da costei – domofoba e integralista religiosa – contronatura!


Babbo Natale è e rimarrà nei secoli seculorum l’emblema del male assoluto. L’emblema dell’uomo nero  di rosso vestito. Un essere  generato e non creato dalla mente malata di qualche laido genio del marketing deviato, forse ex bevitore incallito e indefesso di Coca Cola, ormai verde di bile e rabbia, perchè la sua creatura si è ribellata al creatore, inizando ai vivere, seppur per non più di tre mesi all’anno, di vita propria.

Babbo Natale andrebbe abolito per legge o  reso incapace di nuocere al suo prossimo, ossia a tutti noi, perchè anche lasciarlo libero per meno di novanta giorni all’annno, equivale a creare danni psicici ed economici permamenti nelle vuote tasche di coloro ch eper forza sono costretti ad assecondare, causa pigmei o scimmie bonobo, chiamati in modo proprio: discendenza ancora minorenne!

Cittadini di tutto il mondo unitevi in questa battaglia di libertà. Unitevi e scrivete al Norad, affincheè almeno quest’anno, invece di seguire il suo viaggio con i radar, facciano una cosa per il bene dell’umanità: lo abbattano, facendo alzare i caccia, pundandogli contri i puntatori laser dei missili terra-aria, distruggendolo. Non importa quanti potranno essere i danni collaterali o le vittime. Non importa quanti periranno in questo attacco di libertà dei cieli, anche perchè è sicuro, che certo Babbo Natale volerà illegalmente, in quanto non avrà sicuramente presentato il piano di volo e che quindi, come ogni ogetto volante non identificato, merita di essere abbattuto e distrutto e sopratutto ucciso una volta per tutte!

Marco Bazzato
17.12.2013

lunedì 16 dicembre 2013

Laura Boldrini e il viaggio a scrocco in Sudafrica?

Diciamocelo, ci sono persone che amano andare ai funerali, non tanto perchè erano legate da qualche grado di parentela o di amicizia  con il neocadavere,  ma perchè sadicamente amano vedere la folla affranta che piange, che si strappa i capelli, fingendo dolore e compassione per un quasi centenario che ha lasciato questa valle di lacrime, sempre troppo tardi, almeno secondo il metro di giudizio dei suoi detrattori e nemici, o sempre troppo presto, a detta di chi gli fingeva di essere amico, solo per calcolo politico o interesse, o perchè come una massa di pecore belanti pronte al macello,avendo paura di andare controcorrente come i salmoni, ha sempre preferito farsi guidare dai cani del “buon pastore”

Ma che ci azzecca Laura Boldrini con la semina pubblica di Nelson Mandela?
Cetto Laqualunque avrebbe saggiamente risposto: “Una beata minchia!”

E che ci azzecca il convivente more uxorio, il concubino della Boldrini con queste esequie?
Qualsiasi toscano doc avrebbe risposto “una beata fava!”, oppure una “beata minchia!”

Già, perchè se il Presidente della Camera – non la Presidentessa, come vorrebbe costei, sbugiardata pubblicamente – indirettamente –  anche dall’Accademia della Crusca (1), dovrebbe avere l’onestà intellettuale e il rigore morale, dote assai assente in tutti in quasi tutti i politici di ogni ordine e grado, dovrebbe avee nulla a che fare, direttamente o i indirettamente con il Mandela. Ma foorse perchè ha lavorato all’Onu per quasi dodici anni, riempendo indirettamente l’Italia di clandestini in attesa di asilo politico odello status di rifiugiati, ha la supponenza di credersi al disopra di un Primo Ministro di qualsiasi Paese civile?  Un pò puerile come pretesto, visto che se tutto va bene il Mandela manco se la filava di striscio da vivo, figurarsi da morto!

Perchè rappresenta gli italiani?
No. Perchè a livelllo parlamentare rappresenta sì la terza carica dello Stato, ma se ci si aggiunge il Presidente della Repubblica, beh, manco arriva al podio, figurando de facto, ragionamendo in termini sportivi,  una perdente, giunta al quarto posto, manco buona per una misera medaglia di bronzo,  e  non dovrebbe essere scarrozzata – gratis – su un volo di Stato, men che meno  il suo “amante!”

La Laura parla di “polemica strumentale e sessista!”.

 Sessista una nerchia e  moralismo da salotto un cazzo!

 Clemente Mastella è stato bastonato, quando era Ministro della Giustizia, per molto meno, ossia per essersi portato il figlio, in un volo di Stato, nello stesso aereo del Premier, oltretutto in Italia, non nella parte capovolta del globo, in Sudafrica, per sentire il suono delle vuvuzela, che sembrano tante zanzare rompipalle!

La Boldrini, che dovrebbe conoscere le leggi italiane, equiparando il matrimonio ad un “concubinato”, ad una convivenza, da persona intelligente come crede di essere, dovrebbe sapere che esiste  una differenza sostanziale tra mogli che accompagnano i mariti, e  viceversa,  il matrimonio tra un uomo e una donna,è  l’unica vera unione riconosciuta dalle leggi dello Stato italiano, mentre, per fortuna, il concubinato, la convivenza more uxorio, gli “amori clandestini”, per la legge sono un fatto privato, una scelta di due adulti – maschio e femmina – consenzienti.

Quindi quando la Boldrini paragona il suo covivenente more uxorio, dove anche se etimologicamente significa “come sposi”, all’atto legale sono due estranei, offende le coppie regolarmente sposate, che hanno avuto i “coglioni” di prendersi le loro responsabilità legali e morali innanzi alla legge, e  se per la lagge, giustamente il suo convivente è considerato un estranero, non si capisce come questi possa avere avuto accesso ad un volo di Stato, oltretutto viaggiando a scrocco?

La cosa interessante è che il primo ministro israeliano ha ritenuto il viaggio uno spreco di denaro pubblico. Evidentemente questo per alcuni belloni della sinistra radicale e quasi antagonista è stata l’ennesima prova di come gli “ebrei sono tirchi”, secondo un falso luogocomune antisemita, perciò cosa ci stava di meglio che non dare uno schiaffo alla miseria e alla tacagneria ebraica, facendo l’esatto opposto,imbucandosi, come una cloachard, in un banchetto nuziale, senza invito e sopratutto privi dell’adeguata statura e peso politico sul piano internazionale?

Dire che il viaggio della Boldrini, del concubino e del suo staff non ha gravato sulle casse dello Stato, è come mettere foglie di rosmarino  su topa, capezzoli e nerchia, visto che si è vero, che in teoria la trasferta è stata a costo zero, ma ci sarebbe da mangiarsi una merda  se durante il volo, che A/R dura in totale 24 ore,  il gli scrocconi e staff non hanno bevuto manco un bicchiere i acqua, consumato l’ossigeno, mangiato nulla e usato il cesso per espletare le anaturali fuzioni fisologiche,  gas compresi, , senza dimenticare il costo per  il trasferimento degli di imbucati dall’aeroporto fino al luogo delle esequie, A/R.

Il punto è che se la Boldrin ci teneva tanto ad assistere cerimonia pubblica di semina del Mandela, poteva aprirsi il portafogli, pagare con carta di credito personale, per lei e per il concubino, viaggiando come privati cittadini e mettersi in un angolo, come ha fatto la massa di popolo che ha assistito all’evento. Ma otre all’aereo avrebbe dovuto pagarsi il taxi A/R e poi non avrebbe potuto fare la “sborona”, come dicono in Romagna.   pavoneggiandosi della sua importanza politica, innanzi a persone di rango politico molto più elevato, che giustamente avrebbero guardato la coppia di compagni, come due intrusi.


Il tutto per risparmiare al massimo duemila schifosissimi euro, all inclusive, pagando anche per il concubino, in classe economy, mescolandosi a pezzenti, puzzoni, personaggi di ogni risma e fattezza...insomma, personaggi che non si addicono al pensiero elevato e radical chic della Boldrini.

È proprio vero, con tutto il rispetto per gli ebrei e senza voler essere antisemita, ma usando un luogo comune di origine medioevale,  e un pregiduzio diffuso ancor oggi, ossia quando si deve pagare di tasca propria, alcuni diventano “tirchi come gli ebrei”, visto che è risaputo clhe la sinistra radicale italiana, è sempre stata  storicamente filo palestinese, nei fatti!

L a cosa migliore che dovrebbe fare la Boldrini?

Avere l’onestà intellettuale e morale, visto che è brava a salire in cattedra, dando lezioni di etica a tutti, di dare le dimissioni da Presidente della Camera, dimostrando, facendo un passo indietro, che in Italia, chi sbaglia paga, perdendo posto di lavoro e  agi, a cui nel giro di poco tempo ha dimostrato di sapersi adattare assai bene!

Marco Bazzato
16.12.2013



giovedì 12 dicembre 2013

La protesta dei forconi e il ribellismo che spaventa la politica

Forse finalmente ci siamo!

Da lunedì sembra che una parte degli italiani si stia svegliando dalla letargia. Iniziano a spuntare i tricolori – odiati, dalla sinistra in quanto richiamano, a loro dire, al fascismo e al becero nazionalismo. Le piazze si riempiono di persone che da nni hanno coglioni e ovaie sfracicate da una politica imbelle, immobile e imbecille, che con la lentezza degna di un bradipo drogato, finalmente si è ufficialmente scritto che buona parte del porcellum, puzza di porco putrefatto, di porcilaia fetida e putrescente, in quanto incostituzionale.

Piano, piano, troppo lentamente purtroppo, si inizia a bloccare il traffico. Peccato che sia solo a macchia di leopardo e i manifestanti, come per tutte le rivoluzioni che si rispettino, hanno bisgono dei provocatori “giunti da fuori” non importa se mandati dallo Stato o pagati da Potenze Straniere, per accendere la miccia della repressione. Per ora si è ancora ai mortaretti, alle micette  che i bambini delle  scuole primarie sparano a carnevale, perchè la “gioiosa macchina da guerra” della rivolta, per dirla alla Achille Occhetto ,sta ancora cercando di carburare.

All’armata Brancaleone de governo di sinistra, centro sinistra, Nuovo Centro Destra – come mettere etero e gay in un unica grande orgia, per la serie  chi  incuo, incolo! –  iniziano a venire i sudori freddi,  i tarzanelli pendono come  stallatiti incollate alle mutande sporche di affarismo, in quanto, queste manifestazioni nascono in modo spontaneo, come  raccontavano in modo falso e peloso, in Siria, Libia, in Egitto, da parte dei cittadini, i quali stufi della mancanza di libertà e democrazia, con noi occidentali, naturalmente parteggivamo per la libertà, per la rivoluzione, perchè gli oppressori andavano abbattuti, senza se e senza ma, anche fornendo armi ai ribelli, cosa che mai ufficialmente l’Italia ha fatto, o se l’ha fatto, i vari governi non lo hanno mai ammesso.

Ora i nostri politcastrsi si trovano dall’altra parte della barricata, ossia vanno a letto e copulano, secondo alcuni contronatura, con i vari Gheddafi, Bashar al Assad, Mubarak,  pronti a scagliare le milize lealiste al governo contro i ribellisti, termine usato dall’apparato  politco, in nodo che i cittadini davanti alla tv non associno i ribelli italiani a quelli libici, egiziani e siriani, perchè potrebbero capire, che se avevano ragione libici, egiziani e siriani a ribellarsi a rovesciare i governi nati dati da colpi di Stato. Ma nel caso Italiano, il termine ribellismo, dispergiativo di ribelle nella lingua italiana, usato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, equivale a cagare sulla testa dei cittadini esasperati, trattandoli come dei mezzadri pezzenti che non vogliono più sottostare ai diktat  di una classe poltica deligittimata, in quanto  l’Italia dal governo Monti fino a quello attuale guidato da Letta, ha  avuto due Presidenti del Consiglio imposti dalla dittatura nazicomunista, che va sotto il nome di Unione Europea.

Ora di cosa ha bisogno l’Italia e gli italiani per alimentare la protesta ed estenderla da macchia di leopardo a macchia d’olio, esondando in tutta la penisola?

Ha bisogno di uno o più martiri. Ha bisgono di cercare lo scontro indiretto con le forze dell’ordine, in modo che queste, prese dal panico, almeno secondo le versioni ufficiali quando si tratta di Paesi stranieri in rivolta, rispondano con un eccesso di legittima difesa e con brutalità, solo così anche in Italia, la miccia che già da adesso sembra essere umidiccia e povera di sostanza, potrebbe tornare ad infiammare, andaando a dar finalmente fuoco alle povleri della polveriera Italia, trasformando le case di oogni singolo cittadino,deluso e disilluso in un novello “Pietro Micca”, in un nvello “Partigiano” pronto a fare una “Nuuova “Resistenza”, per porre fine alla dominazione straniera dell’Unione Europea, militarmente guidata dai  novelli generali Fiorenzo Bava Beccaris.

L’Italia ha bisogno di eroi, di persone pronte a sacrificare la propria vita per dare una nuova classe politica al Paese. Per dare un nuovo futuro ai propri figli, e non importa, a questo punto, se il nuvo che avanza dovrà, per dirla alla Matteo Renzi, “rottamare” politicamente quella esitente.

Ma per fare tutto questo ci vorrebbe anche l’aiuto dei rappresentati delle Forze dell’Ordine, i quali dovrebbero schiararsi armi e bagagli con i cosidetti “ribellisti”, perchè il loro primo compito dovrebbe essere quello di difendere sì le Istituzioni, ma non i poltici che non rappresentano le istanze dei cittadini, ma quelle delle Istituzioni Europee, che certo non rappresentano nè l’interesse dell’Italia e tantomeno quelle di lavoratori, disoccupati,  studenti, pensionati,  esodati, argigiani e piccola impresa,il vero motore dell’economia e dell’antico benessere italiano, lustro e orgoglio nel mondo.

Marco Bazzato
12.12.2013

mercoledì 27 novembre 2013

Berlusconi si avvia verso la decandenza

Sono tutti pronti per celerbare la messa a requiem per la morte – politica per ora – del pregiudicato Berlusconi Silvio.

I puzzoni, pardon i postcomunisti sono pronti a stappare, brindndo, in comunanza spirituale, ma solo con quella, con operai – solo  se di colore, disoccupati – se di colore, immigrati clandestini, gruppi LGBT e zingari, con decine di bottiglie, che quei pezzenti sopracitati manco possono permettersi,  di Dom Perignon, dal misero prezzo di 250 euro cadaduna, gioendo e ballando attorno al fuoco, facendo il verso alle danze tribali dei Watussi, dando così liberamente sfogo a quasi quattro lustri di repressione berlusconiana, potendo finalmente dedicarsi liberamente al fancazzismo militante.
  
Ma a parole questi fetenti si dicono sempre vicini – basta che stiano distanti, puzzano – ai contadini, vicini  alla classe operaia e alle masse oppresse, purchè non facciano adunate sediziose e controrivoluzionarie, cosa oggi impossibile in quanto tengono per le palle la triade dei sindacalisti, che manco morti si sognano di portare il malcontento popolare in piazza, quando la sinitra, sinistra, siede, come uno Zar affamato di potere, al potere.

È dal 1994, anno della ua discesa da cielo, ossia anno della sua discesa in campo, come umilmente ama dire, che questi tangheri incopententi cercavano di fargli la festa politicamente. E hanno dovuto, come per Al Capone, con tutti i distinguo del caso, utilizzare la leva in assoluto più temuta al mondo: quella fiscale, in quanto è come dice Pissio, “Più che un paeo me pare  de avere na lima in tel cueo” (1) .

Ora diciamocelo, il pregiudicato Berlusconi Silvio è sicuramente diversamente innocente, però dai diciamocelo, il futuro ex cavalirere da quasi vent’anni era ostaggio della sinistra, dove i due maggiorni partiti italiani del quasi ventennio “post e antifascista” si sono fatti da reggipanza e reggipalle a vicenda, parandosi il culo l’uno con l’altro, approvando,  a corrente alternata leggine bipartisan per salvarsi, quando era necessario, capra e cavoli. Ergo: la destra lavava la mano dellasinistra e la sinistra quella destra, come fa Bruno Vespa, quando, durante Porta, non sapendo dove mettersele, continua muoverle l’una dentro all’altra, come fossero un unico elemento.

Il problema è che i puzzoni della sinistra intimamente non avrebbero mai voluto la decadenza di Berlusconi,  in quanto perdendo l’unico avversario apparente che hanno, poi non avranno più alibi. Ma se avessero provato a salvarlo con il voto segreto, gli elettori e i militanti  del Pd avrebbero fatto il possibile per spellare vivi, cuocendoli a fuoco lento con aglio, cipolle, patate e carote, il tutto infilato  nel culo – come si fa con i tacchini ripieni –  i gerarchi  dellordalia laica  dell’oligarchia rossa del partito.

Ma proviamo ad immaginare lo stato di prostrazione psicologica in cui si trova il pregiudicato Berlusconi Silvio, in questa lunga giornata, mentre attende che il boia, ossia i senatori, facciano il loro sporco mestiere: decapitarlo politcamente.

È logico che qualsiasi persona che improvvisamente vede svanire il proprio potere si senta braccato, possa avere gli sfinteri e la vescica deboli, che soffra di eccesso di sudorazione e di alitosi pesante. Tutti gli umori del corpo se ne vanno praticamemente via con la Ford Escort, pardon a puttane. Il “cane” dicesi organo sessuale maschile o oggetto quando è flaccidamente molle, destinato alla minzione, potrebbe ritirarsi come la testa di una tartaruga dentro il suo guscio, non riuscendo più a far uscire le “uova”. Le ascelle potrebbero iniziare a pezzarsi in modo osceno, creando rivoli prima, ruscelli, poi torrenti, e fiumi di sudore, appestanti l’ambiente circostante.

Il pregiudicato Berlusconi Silvio tra poche ore sarà “carne politicamente morta” è dal cielo già  si sente il volteggiare degli avvoltoi in toga, pronti a contendersi la “carogna”, pronti a spolparlo ancora vivo, mentre agonizzante cerca di rialzarsi, dove però  un corvo, che se ne sta appollaiato su uno dei pilastri di ingresso di un cimitero, si fionda sul moribondo e planandogli addosso, gli cava entrambi gli occhi, perchè confuso dal luccicare delle lacrime, scambiate per brillocchi di valore.

Il problema di fondo è che dopo la “decapitazione” del pregiudicato Berlusconi Silvio da sentore, si dovrà giocoforza costituire una nuova ondata partigiana, di matrice anticomunista, dove non si canterà più la vetusta “Bella ciao” (2), “Bandiera Rossa” (3), “L’internazionale socialista” (4) o  “L’inno sovietico” (5), ma i nuvi paladini della libertà, i giovani mercenari della giustizia intoneranno, rigorosamente in clandestinità, in quanto considerati  controrivoluzionari da sopprimere moralmente e non solo, in ogni modo, “Benvenuti a ‘sti frocioni” (6), o “Uomini sessuali” (7).

Il problema è cosa accadrà poi?

 In molti inizano a pensare che il “tradimento” di Alfano sia stato orchestrato a tavolino dal Cavaliere e dall’Angelino in previsione della decadenza del pregiudicato dalla carica senatoriale,  per cercare di mantenere quel minimo di voti figlio o vittima di quel retaggio psicologico o psicopatologico, che ha reso gli italiani mentalmente lobotomizzati,  seconondo altri,  sugli elettori che il brand “Pdl” richiamava, visto che in teoria, sebbene i sondaggi, da prendere sempre con le molle, diano il brand “Forza Italia” in salita, è possibile che molti elettori, se si andrà alle urne presto, spostino il loro voto, non verso il “traditore” Alfano, ma verso il Movmento Cique Stelle, che alle ultime tornate amministrative è calato di brutto.


Ma il problema è che con la sinistra nel sedere, pardon, al potere, si continuerà a perseguire la via indicata da Monti e proseguita dal Letta, entrambi due Primi Ministri che non hanno ricevuto l’investitura popolare, ma direttamente da Bruxelles e dalla Bce, per fare gli interessi tedeschi e del rigore monetario, a discapito, come sempre accade quando ci stanno i puzzoni la governo, che vengaono sacrificate le pensioni degli accattoni, tanto sono già morti di fame, se crepano prima si sospende l’erogazione, a meno che non ci sia la sfiga della reversibilità alla vedova, aumenteranno le tasse, I.V.A. accise, tasse varie, già comuqnue fatto in precedenza con il governo Monti, grazie anche all’avvallo irresponsabile del Pdl, insomma, la solita minestra putrida riscaldata e ammuffita, più varie ed eventuali che verranno aggiunte in seguito,. dando da ingoiare agli italiani, non importa se per via orale o per via anale, la  purga che devono prendere tutti – a patto che abbiano redditi mediobassi –  anche se soffrono di diarrea e colite cronica, neonati e neomorti compresi.

Ma l’aspetto peggiore riguarderà Medisaet, che già in questo momento è ridotta ad un ammasso metastasico di televisione. Con la decapitazione definitiva del Cavaliere verranno meno gli interessi degli investitori ad investire in pubblicità nelle reti del biscione e quindi, già che i programmi da mesi sono al livello del tanfo della cloaca massima dell’antica Roma, è possibile che in futuro non lontano,  in prima serata trasmetterano su Canale 5, Rete 4 e Italia 1, sette giorni su sette, solo soap opera sudamericane, recitate con il deretano.  Almeno inizziassero a trasmettere film porno, che per quanto poco sono più educativi delle soap, visto che oltretutto ne sono pieni  i magazzini e potrebbero fare, con poca spesa, prime visioni tutte le sere, anche in fascia protetta, per la buona crescita dei minori, per far diventare le ragazzine che hanno avuto il menarca delle baby puttanelle per manager sfigati, che tutti casa, chiesa e famglia, , i maschietti appena puberi dei bulletti esperti in sadomaso o dei prostituti per vecchi pervertiti, per la goia della sinistra radicale.

W l’Italia che è stata fatta  nel 1861 ed evvia gli italiani che tramite la sinistra, inizieranno a farsi di ogni cosa: cannoni, pasticche, cocaina, metanfetamine, Ketamina, fino alla fantasmagorica droga Krokodrill! (8), che letteralmente scarnifica la carne, chiaramente nel nome della libertà del singolo, in modo che da rincoglionito sia malleabile e docile. perchè ormai divenuto preda della “scimmia!”

Marco Bazzato
27.11.2013



martedì 19 novembre 2013

Terra dei fuochi. Perchè si dovrebbero acquistare agroalimentare campano?

A scanso di equivoci, va detto che la colpa dello scempio della Terra dei fuochi è anche  stata causata anche dalla grande industria  e dall’imprenditoria  del Nord Italia, partendo da Lombarida, Piemonte, Veneto, e via via a discendere, che  hanno scelto i servizi della camorra, più economici, rispetto allo smaltimento legale dei rifiuti industriali, come morchie, vernici, prodotti chimici, scarti di lavorazione e quant’altro, che hanno ridotto la Campania in un immenso immondezzaio, dove però il detto: tutti colpevoli, nessun colpevole, come sovente avviene in Italia, ma non solo, deve costringuere la parte sana degli italiani, del nord, del centro, del sud, delle isole e anche dei paesi stranieri, a non  acquistare prodotti agricoli,come frutta e verduta,  lavorati e non, provenienti dalla famigerata Terra dei fuochi e/o dal resto della Campania.

Ora, ben sapenedo che nella Terra dei Fuochi e in acune altre zone della Campania, da decenni, l’incidenza dei tumori è più alta rispetto che in altre zone d’Italia, anche se la regione non si è mai attivata per far partire il registro regionale delle malattie neoplastiche, i cittadini “stranieri”, ossia delle altre regioni italiane, hanno il diritto di chiedersi, se, nonostante tutti i controlli e certificazioni, sia ancora il caso  di continuare ad “importare” dalla Campania, nel resto d’Italia e all’estero,  i loro prodotti agricoli, provenienti dalle zone contaminate.

Certo,  in teoria nulla da obbiettare sui controlli a monte sia da parte delle aziende produttrici stesse, sia degli organi preposti alla sorveglianza, ma... Ma prevenire oggi è meglio che curare e quindi la prima prevenzione per la propria salute e per quella dei propri cari deve essere effettuata dai consumatori finali, i quali, in virtù del diritto di precauzionalità, dovrebbero liberamente scegliere di non acquistare alcun tipo di prodotto agroalimentare prodotto in Campania.

Ora chiaramente i campani potrebbero, a ragione, risentirsi per queste parole, però, il senso di responsabilità individuale di ogni singolo consumatore, che ha cuore, in modo egoisticamente positivo, la propria salute stesso e  suoi affetti, deve essere più forte negli italiani, rispetto al diritto al lavoro o al consumo di prodotti campani,  provenienti dalla Terra dei Fuochi e non, da parte dei consumatori, i quali con una decisone scevra da ogni paura e pregiudizio, tutelerebbero l’eventuale rischio di patologie neoplastiche collegate al consumo di prodotti ortofruttiloli, forse provenienti da terreni in cui, non lo è dato da sapere ufficialmente, potrebbero nascondersi rifiguti tossici e nocivi.

Sono decenni che la camorrra e il nord Italia, ma non solo hanno letteralemnte pasteggiato con la  Campania e la politica, comunale, provinciale, regionale e nazionale hanno sempre girato la testa dall’altra parte, facendo finta di non vedere quanto stava avvenendo, tanto più che ora  sembrerebbe che lacamorra e tanti cittadini diversamente onesti, dopo aver pasteggiato con lo sversamento di rifiuti tossici e scarichi industriali e non, ora si appresti a mettere le mani sul ricco boccone delle bonfiche ambientali, , guadagnadoci due volte.

Ed è alla luce di tutto ciò che i cittadini onesti d’Italia e anche gli italiani all’estero e gli stessi “importatori! nelle loro rispettive regioni o Paesi, dovrebbero, anche se hanno tutte le rassicurazioni sanitarie, non acquistare pprodotti campani, non come forma di boicottaggio, ma a scopo precauzionale e preventivo, come un attacco preventivo e di protesta, contro i danni causati dalla criminialità organizzata, criminalità poolitica compresa, dove ogni singolo consumatore, egoisticamente,  anche se  situazione di sicurezza formale, ha il diritto/dovere di muoversi a tutela personale del proprio benessere e a tutela preventiva della propria salute.

Paradossalmente il modo migliore per aiutare la Campania stessa potrebbe essere quella di stabilire un cordone sanitario di non acquisto dei loro prodotti agroalimentari, non operato dalle istituzioni, ma dai cittadini, che non acquistando l’agroalimentare campano, costringerebberero i commercianti all’ingrosso e al dettaglio alla sospensione degli approvigionamenti, almeno fino a quando lo Stato e la regione non avranno fatto il loro dovere, bonificare il territorio, utilizzando aziende che nemmeno lontanamente devono essere in odore di camorra, mafia ndrangheta, stidda o sacra corona unita, tanto per nominarle tutte e non fare un torto a nessuno.

Certo, fino a quando tutti i terreni non saranno bonificati, ci potrebbe essere un’ennesima emorraggia di posti di lavoro, ma l’Italia nel suo insieme è così malmessa a livello occupaziononale che a che se venissero espulsi  dal mercato campano mezzo milione di lavoratori, tra contadadini, braccianti lavorazoni di prodotti agroalimentari e indotto, lo stivale potrebbe reggere il colpo, potrebbero causare scontri di disordini di piazza, ma  le forze politiche non  potrebbero incolpare il libero arbitrio dei cittadini che non acquistano agroalimentare campano,perchè a questa classe politica anche quando ha i candelotti di dinamite infilati nel buco culo, la miccia accesa pronta ad espolodere, preferisce attendere che ci scappi il morto, non per cancro, quelli non fanno testo, ma scontri di piazza,, atti vandalici e cariche di contenimento delle forze dell’ordine contro  l’ultima ruota del carro bucato, i cittadini che indegnamente protestano contro la politica.

I cittadini onesti dovrebberro andare in nella dispensa, vedere se hanno ortofrtutta campana e porsi la domanda:  «ma questa che arriva da quelle zone, come posso avere la certezza assoluta che non mi provochi un cancro? Devo fidarmi di uno Stato o degli organi di conrollo che per decenni hanno ignorato il problema?»

Il cittadino attento alla prorpia salute è ora che si trasformi in un farmaco chemioterapico, e che inizi ad ad attaccare il male alla radice, distruggendo, ossia non cosnumando prodotti provenienti da una regione diversamente sana, e come ogni farmaco chemioterapico che si rispetti, non deve fare prigionieri, deve attaccare, attaccare, attaccare il male alla radice, non importa se dietro di se lascierà macerie morte e desolazione.
Per chi si indigna...ricordiamoci che lo Stato, tramite le sue partecipate, una fra tutte l’Agip (1), quello che permette di fare alla camorra in Campania, lo lascia fare ad una sua partecipata in Nigeria, per questo lo Stato stesso all’atto pratico non ha interesse a tutelare i campani...se ne fotte bellamente di loro e uqindi perchè, se lo Stato e assente, perchè dovrebbero essere gli altri cittadini d’Italia a farsi carico, tramite l’acquisto di agroalimentare campano, di farsi carico di continuare a preservare i posti di lavoro, a scapito della propria salute?

Marco Bazzato
19.11.2013

lunedì 4 novembre 2013

Legge contro l’omofobia? No grazie!

Ormai sembra una falsa   pandemia la moda di suicidarsi di gay o pseudo tali e fare il coming out post mortem, incolpando la soocietà eterosessuale di omofobia, per per una condizione genetica, forse trasmessa involontariamente dai genitori, o che si sviluppa per cause ambientali.Sta di fatto che le lobby GBLT ci inzuppano il biscotto della propaganda, spingendo verso l’approvazione di una psicolegge che limiterebbe  la libertà di espressione, libertà che fino ai primi anni 2000 era normale e naturale, ma che poi, come un cancro incurabile, che andando in metastasi, sta uccidendo la parte sana dell’Italia e relegando al storia un capitolo importante della cultura  italiana.

Come se la legge contro l’omofobia potesse, con un colpo di bacchetta magica alla Henry Potter, cancellare l’inesistente patologia dell’omofobia. 

Fino a pochi anni fa, quando il mondo era più libero, prima che l’OMS depennasse l’omosessualità dalla lista delle  malattie psichiatriche, per una decisone politica, con un colpo di scolorina, era logico pensare e dire che in quanto malattia, fosse, per dirla alla cinese, “una malattia inculabile”. Cancellare una malattia da un elenco non significa debellarla, ma ignorarla anche se i sintomi sono apparentemente asintomatici e a parte l’ncapacità biologica sancita dalla natura, che impedisce  la riproduzione tramite coito...se si può chiamare coito, tra persone dello stesso sesso, non è invalidante.

 E infatti, se invece di essere cancellata dall’elenco delle malattie psichiatriche, insultare o picchiare un malato di omosessualità, poteva e doveva essere considerato  un reato grave.

Ma la lobby gay voleva la “fedina psichiatrica”immacolata, e quindi si sono iniziati a cambiare i termini, con l’aiuto e la complicità dei media,  usati per plamsare le masse eterosessuali  culturalmente edeboli e prive di strumenti di difesa da questa invasione linguistica che sta stravolgendo e traviando gli italiani.

. Prima, anti OMS, era normale leggere o sentire in tv parlare di invertiti,, sodomiti, zia, checca e le altre declinazioni ragionali e dialettali della ricchissima provincia italiana, era normale e naturlale come respirare e ci stava anche meno violenza verbale e fisica contro gli omosessuali.

Mentre da quando le maglie della libertà di espressione si sono sempre più ristrette, come uno strangolino per cani, nei confronti dei cittadini, e i media hanno iniziato a soffiare sul fuoco di un problema creato ad arte, sembra che il Paese sia pervaso da uno tsunami omofobico,che travolge la nazione entro i  patri confini.

Balle mediatiche, buone per i gonzi.

E il bello è che se qualche giornalista o intellettuale non  politicamente corrotto, tenta di arginare questa massa melmosa e puzzolente di fango, viene emarginato e se per caso è uno che veniva ospitato in tv, viene   marchiato come omofobo, sopratutto se le sue argomentazioni sono scientifiche, logiche e razionali, visto che i firmatari della legge contro l’omofobia e i  politici e partiti che la sostengono, son privi di strumenti logici e razionali, ma  sono spinti dal desiderio di servire i padroni dei loro culi – pardon stipendi.

Al gaycenter, il telefono gayfriendly arrivano circa 2000 telefonate di aiuto all’anno, pari a non più di 5 al giorno, 0,625  l’ora, tenendo conto di una giornata di lavoro di otto ore. Il che, prendendo le statistiche le quali  affermano che il 10% della popolazione dovrebbe esere diversamente etero, calcolandola sui 60 milioni, neonati, bambini e immigrati regolari e non, compresi, fanno circa 6 milioni di LGBT e se ci fossero in totale anche soli trenta  suicidi all’anno, cifra inferiore rispetto ai femminicidi, imputabili teoricamente a presunta omofobia, l’incidenza sul monte totale degli omosessuali è irrisoria, tanto da non giustificare ulterioriori misure di riduzione della libertà di espressione dei cittadini, visto che oltretutto il reato di ingiure, anche senza l’aggravante dell’omofobia, è previsto dall’ordinamento italiano, così come l’eventuale, ma difficile da dimostrare, istigazione al suicidio.

La cosa assurda è che la potentissima lobbyLGBT, nascondensi dietro il dito mozzato dell’omofobia, vuole imporre ai genitori anche sistemi educativi ch hanno il diritto di non approvare e di non voler che entrino in casa loro, ossia  che nell’eventuale ora di educazione sessuale non si inizi a parlare a dei minori, anche con libri teoricamente pedagogici, ma che per molti potrebbero apparire come pornografici, di omosessualità, idenità di genere, transessuali  e teorica affettività tra persone dello stesso sesso.

Certo, innanzi a questo  paventanto stupro culturale la cosa migliore sarebbe che i genitori, visto che i libri sono pagati dalle famiglie, iniziassero ad annerire le pagine di educazione alla pornografia, ove si parla di omosessualità o di rapporti diversi da quelli che hanno permesso la naturale venuta al mondo dei figli,visto che la natura non omofoba, ma giusta, e nel contempo tenere a casa i figli , qualsiasi giustificazione potrebbe essere buona, per evitare che questi siano costretti ad ascoltare siffatte lezioni. Una bocciatura o un insufficiente in comportamento, sarebbero più onorevoli.

Uno Stato veramente laico e non sottoposto a lobby minoritarie di potere, deve tenere conto degli interessi e del diritto dei cittadini, dei genitori e degli allunni prima e studenti poi, di nonessere violentati o sodomizzati culturalmente, con imposizioni di programmi di educazione sessuale a alla presunta tolleranza a tutti i costi, visto che imporre la tolleranza è come voler scuotere per ore, giorni, settimane, mesi, anni una bottiglia piena di acqua addizzionata con anidride carbonica e poi avere la pretesa di togliere il tappo, senza che questa schizzi fuori, bagnando tutti gli astanti senza pietà.

La otllleranza el’accettazione dell’omosessessualità , da parte della famiglia e della società non può e non deve essere imposta per legge, perchè eisiste, ed è un diritto inalienabile di ogni cittadino e a livello sociale, il diritto all’indifferenza, al menefreghismo, al non voler essere parte di un mondo che non si sente e che non appartiene alla propria cultura e al proprio essere.

E ad essere oggettivi questo diritto all’indiffernza è palesemente stato manifestato, tramite le centinaia di migiaia d perosne assenti,  pochi giorni fa a Roma, quando alla manifestazione per l’ultimo suicida, vittima a livrello sociologico di quello che viene chiamato darwinismo sociale,  che ha  puntato l’indice contro la società per la sua condizone di omosessuale,ci stavano poche centinaia di persone. Segno che  uno, che è nel pieno diritto di suicidarsi, non può sparare accuse –  a salve –  e poi avere la presunzione di fare il tutto esaurito o che ci siano folle oceaniche alla sua commemorazione, creata a scopo propagandistico e per portare l’acqua al mulino delle lobby gay, che guarda caso, specie nei casi ecclatanti intervengono  sempre a cadavere caldo, mai prima. Il che dimostra che anche la presunta  rete di aiuto ha bisogno di vittime sacrificali per poi trasformarli in martiri e vittime – inesistenti – dell’opulenta e sorda  alle loro grida di dolore, della società omosessuale.

Ma il problema di fondo, il peccato originale, l’origine della pandemia mediatica planetaria e culturale sta nel continaure a dare credito acriticamente  a quanto espresso, come un dogma laico inappellabile, dall’Oms, a riguardo la cacnellaazione del manuale diagnostico delle malaittie mentali dell’omosessualità,  seguendo alla lettera uno degli enuciati più famosi del ministro della propaganda nazista,  il crimilale Joseph Goobles, tecnica usata fin dall’inizio della storia umana  e in oogni latitudine , da qualsiasiarruffapopoli, politici,  religiosi atei o semplice mendaci,  chedir si voglia:

Ripetete  una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità!”

Maro Bazzato
04.11.2013

N.d.a: trovo stupido e vigliacco insultare, picchiare e denigrare una persona per il suo orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale. Ma nel privato della sua propria abitazione e all’interno della propria coscienza ogni persona deve sentirsi libero di pensarla come vuole.

giovedì 31 ottobre 2013

Un mese di gioie e dolori



Poema pubblicato nel corpo biligue, italiano – bulgaro, traduzione a cura di Vessela Lulova Tzalova,  “Il campo del vasaio” Mt 27.7, Ed Slaviani, Sofia, Bulgaria

    Nota:
quanto vi accingete a leggere è stato scritto in originale nel 1994 su supporto cartaceo e ricopiato qui nelle date scritte in fondo ad esso.
So che forma e metrica lascia totalmente desiderare, ma ciò che è uscii del 1994 era emozione pura d’un avvenimento reale che mi toccò più di quanto all’attimo ero disposto a credere.
   Quando decisi di ricopiarlo dai miei archivi cartacei, sentii l’esigenza di non snaturarlo, anche se nel corso degli anni, il modo di comporre s’è evoluto, e apportando modifiche sintattiche e metriche perdeva di spontaneità ed emozione.
  Lo consegno a voi così, originale con minime correzioni grammaticali, sperando d’aver lasciato inalterata la freschezza iniziale.
   Non nè abbiamo a male i puristi della lingua, l’emozione umana non sempre si deve assoggettare alla purezza sintattica.
  

Marco Bazzato


Un mese di gioie e dolori, passioni e timori.

   Questa è una storia vera
a molti accennata
a pochi conosciuta
per nessuno ancora scritta e raccontata.
   E’ la storia d’un mio momento di vita
d’un mese di gioia
e tormento.
   Tralasciamo dei fatti
avviciniamoci ad esso
dall’inizio del giorno
precedente l’evento.
   Un evento che mi ha dato nuova vita
un periodo che mi ha dato
dolore fisico, spirituale, umano,
arricchente come mai
in tutta una vita.
   E’ la sera precedente ad esso
il corpo è lasciato a digiuno,
vogliono solo liquidi
purificazione completa.
   Mi allontano dal luogo del fatto
con mille pensieri, mille timori,
lo spirito è scosso
l’animo confuso,
il corpo vuoto,
svuotato di ciò che conteneva
delle impurità che celava, pulito.
   Cammino nei corridoi
vedendo persone aventi nel fisico la sofferenza
negli occhi la tristezza del dolore,
ma in fondo ad essi
vedo speranza di guarigione,
l’amore per la vita,
la gioia del sole,
il desiderio di tornare in salute,
fiduciosi del luogo,
fiduciosi dell’uomo,
fiduciosi di Dio
che ha messo nelle mani dell’uomo
la possibilità d’aiutare, curare e guarire.
   Scendo un lungo corridoio
entro oltre una gran porta
oltre ad essa intravedo
un altro corridoio,
in fondo un nuova porta aperta
in lontananza una grande Croce
immensa
da il senso di Dio,
nella chiesa ritrovo il senso dell’uomo.
   Mi avvicino all’entrata,
entro
con un gesto nervoso mi segno
ad un banco mi avvicino
m’inginocchio,
congiungo le mani
la mente è confusa, distratta,
assente
presente nel passato
incerta nel futuro.
   Alzo gli occhi
osservo la croce
in quel momento mi sento capito
confortato, amato,
mi sento vicino al Padre del Mondo,
sento vicino Suo Figlio
i miei pensieri vanno a Lui
che ha affrontato la Morte per noi
l’ha sconfitta e poi dal Padre è tornato.
   Mi alzo,
l’animo è confortato,
lo spirito è rinato
le paure sono sopite,
non ho parlato
non ho pregato
ma mi sento capito
in questo momento mi sento aiutato
protetto, amato.
   Mi accingo a tornare nei miei passi
in tasca ho un regalo d’amico,
lo tocco, lo sento, lo accarezzo
lo prendo in mano,
con fare furtivo mi allontano
da quel Luogo di Pace
cercando un posto tranquillo e isolato,
isolato da tutti
isolato da tutto
per stare con me stesso, con i miei pensieri.
   Salgo una scala, in cima ad essa,
siedo al margine dell’ultimo gradino,
tolgo dalla tasca il regalo dell’amico,
lo apro, lo scarto
è un sigaro.
   Lo prendo, lo accendo
lo aspiro con gusto
con piacere lo fumo
come fosse l’ultima cosa che debbo fare.
   Rimango un’ora solo con i miei pensieri
solo con me stesso,
con il mio passato
con il presente,
pensando quello che potrebbe essere il futuro.
   Alla fine di tutto, mi alzo
sono tranquillo, felice e sereno
ho fatto quello che ritenevo giusto
ho fatto quello che ritenevo
andasse fatto in mia responsabilità.
   Getto il sigaro nel posacenere
mi annuso le mani,
puzzano in modo pazzesco
in quel momento non importa nulla
sono sereno con me stesso
in pace con il mondo.
   Estraggo dalla tasca un’arancia
erano anni che non mangiavo frutta
quella sera n’avevo voglia
la sbuccio con calma
assaporando l’asprità della scorza,
l’acerbità del suo gusto
lentamente la mangio, l’assaporo
la gusto incamminandomi verso il reparto
verso la mia corsia, la stanza, il letto.
   Incontro conoscenti
degenti di tutte le età
li saluto, ci guardiamo
non ci diciamo nulla.
   Entro in camera
mi butto nel letto
leggo un po’, poi lentamente mi addormento.
   Mi svegliano il giorno seguente con fretta.
   E’ ora
il momento è arrivato.
   Osservo l’infermiere
lo maledico non per ciò che mi attende
ma per la levataccia.
   Sbuffando mi alzo
mi reco nel bagno, mi lavo, mi preparo.
   Mi guardo allo specchio
sono sereno
ritorno in camera,
mi butto nel letto.
   Mi fanno spogliare
mi tolgo tutto.
   L’infermiere s‘avvicina, sorride
stringendo in mano una siringa per l’iniezione
gli porgo il braccio,
cerca la vena, la trova
avvicina l’ago ad essa,
lentamente mi buca
penetra dentro la carne
inietta il liquido nelle mie vene,
io osservo, tranquillo,
sereno.
   L’iniezione è finita,
era un calmante o preanestesia.
alzano il letto sulle ruote,
lentamente mi spostano
portandomi via,
alzo il braccio,
saluto i compagni di stanza,
mi salutano e fanno gli auguri,
rispondo e ringrazio
con le dita faccio la V di vittoria
e auguro a tutti una buona giornata.
   Mi trasportano lungo i corridoi del reparto
verso l’entrata della sala operatoria.
   Non ho visto i miei
da una parte ne soffro,
però sono contento
mia madre mi ha visto troppe volte
entrare in certe porte.
   E’ meglio così
 sdraiato nel letto,
solo con i miei pensieri,
vedo gente indaffarata correre veloce,
faccio un po’ d’anticamera,
mi volto nel letto,
osservo i miei vicini,
scambiando parole d’incoraggiamento,
arrivano due infermiere carine,
e prendono in consegna il mio letto,
e mi fanno entrare nella sala operatoria.
   Mi chiedono con delicatezza di alzarmi
e distendermi sul letto operatorio,
disinvoltamente lo faccio, mi distendo,
s’avvicinano, mi coprono, m’osservano,
chiedendomi se sono tranquillo…
…Rispondo di si.
   S’avvicinano a me
prendono il braccio per una nuova iniezione.
   Questo è l’inizio.
cercano la vena, la trovano
infilano l’ago dentro di essa
per la seconda volta nell’arco di poco tempo
vengo bucato.
   Il liquido dentro il grosso flebo
lentamente comincia a scorrermi nelle vene.
   Mi rivolgono alcune domande
così per distrarmi,
io finche posso rispondo.
   Lentamente perdo i sensi,
tutto si oscura
non sento le voci,
non sento i rumori
non sento più odori
la mia mente vacilla
il corpo fluttua
il pensiero si dissolve.
 Sia quello che sia
   Fu l’inizio.
   Non saprò mai ciò che successe
all’esterno, all’interno del mio corpo,
So che l’avevano aperto,
avevano in mano la mia vita
sotto i loro occhi il mio passato
e la possibilità di cercare
di rimediare ad esso,
allo scherzo che madre natura aveva fatto.
   Avevano in mano il mio futuro
avevano in mano la mia vita.
   Di quei momenti ho vaga coscienza
ricordo solamente la luce sopra agli occhi
i volti che stavano attorno
coperte da maschere,
questo è quello che ho visto
che penso d’avere visto
in quei momenti che m’aprivano gli occhi.
   Un tempo lunghissimo
per chi lavorava e attendeva è passato
per chi riposava
passato in un lampo.
   Ricordo il risveglio
in modo sfocato e distante
si chiedevano l’ora a vicenda
erano passate le 17.30.
   Mi sentii sollevato,
deposto nel letto.
   Attorno a me con gran confusione
stava tornando il dolore
sentivo il fuoco nel corpo,
mi sentivo aperto e violato
bucato in tutti gli arti
ma soprattutto felice d’essere sveglio.
   Iniziarono il trasporto fuori dalla sala.
   Fu li che in attesa
vidi mia madre e mio padre
con le lacrime agli occhi
e lo sguardo sfinito
con il fisico stanco
con le mani fremevano di sapere
con le emozioni che s’intrecciavano
gioia e felicità
bene, male, riuscito, fallito…
    Sensazioni vissute
troppe volte nella vita
troppi momenti tristi
troppe speranze, troppi sogni
ogni volta si rinnovavano.
   Gli ho visti
gli ho salutati
mi hanno baciato…piangendo…
   Uscire da quella porta è stato rinascere
e stato lasciare alle spalle il passato
con la speranza di un futuro migliore
è stata gioia…
   L’unica cosa che so d’aver detto
in quell’attimo a mia madre:
 “Perché piangi…è passata…pensiamo alla prossima
fra dieci anni…”
   Fui ricondotto nella stanza
sempre attorniato da molte persone,
genitori, dottori, infermieri.
   Lentamente stavo tornando in me stesso
la coscienza era intorpidita
il corpo lo sentivo distante,
stava tornando.
   Lentamente assieme alla coscienza
stava tornando il dolore,
il rendermi conto di com’ero e come mi sentivo.
   Avevo sete
non potevo bere,
ero tutto un’insieme di tubi
flebo, cuciture e drenaggi.
   Dopo poco tempo vidi i professori,
dissero che quello che si poteva fare era stato fatto,
andava fatto,
la situazione era intollerabile,
adesso vedremo il futuro.
   Le ore della sera scorrono lente
immerso in un dormiveglia fatto di droghe.
   La gola reclama liquidi
il corpo però può rifiutarli,
sono costretto ad attendere.
   Lentamente mi riaddormento,
ho un sonno leggero,
scosso da dolore e disidratazione.
   Quella notte mio padre è a fianco a me.
per assistermi, osservami, essermi vicino
quante volte tutto questo negli anni passati...
  Eppure l’amore è nei suoi occhi,
l’espressione del suo sguardo
dimostrante la severità dell’amore paterno.
   Quella notte mi sveglio varie volte,
il mio desiderio di bere è impellente,
la bocca reclama acqua,
la gola reclama acqua,
il corpo sebbene rifornito di liquidi
per via endovenosa, chiama acqua.
    Non resisto, la cerco nel buio della notte
la trovo, la osservo
con l’avidità d’un uomo nel deserto,
con parsimonia la prendo.
   Non posso abusarne
non debbo abusarne.
   Poi la notte scorre via lentamente
in crescendo di luci e ombre,
di sonno e coscienza.
  Il mattino seguente le prime visite,
i primi infermieri
di cui non posso fare a meno
non apprezzare l’umanità, la gentilezza
l’abnegazione per l’altrui sofferenza,
l’umanità nel lavoro dal cuore.
   Vengono a vedermi,
ormai ci conosciamo da anni,
mi dedicano qualche attenzione in più
si soffermano a guardami,
a chiedermi il mio stato e rincuorarmi.
    Ore in questo letto
di sofferenza per il passato
di gioia e speranze per il futuro
scorrono lentamente.
  Ogni attimo è lungo, intenso,
ogni attimo può sembrare eterno
ma sento viverlo d’intensità.
   S’avvicenda nel nuovo giorno
le consuete visite di routine,
arriva il mio turno,
mi guardano, mi salutano,
passano in rassegna i miei sintomi,
chiedendomi il mio stato attuale.
     Alzano le lenzuola
per vedere il lavoro svolto,
per pulire la ferita, disinfettarla,
alzano le bende,
mi vedo l’addome
già solcato da mille battaglie,
con una nuova ferita,
una nuova prova della mia esistenza,
un nuovo segno che porterò con me
nel corpo e nello spirito.
   Osservo la ferità con curiosità,
con intensità e distacco,
vedo un grosso taglio
chiuso con punti di sutura neri,
ripenso al lungo giorno di ieri appena trascorso,
rivedo il corpo violato,
aperto, il ventre scoperto,
l’intimo aiutato,
in quel momento tutto sembra così irreale,
assurdo, strano
miseramente umano.
   Il lavoro è finito,
ripulito, viene posta nuova bendatura.
   Osservo stupito
tre cannule uscenti escono dall’addome
dal basso ventre
quei tubi son dentro il corpo,
dentro la parte lesa,
portando all’esterno
ciò che non può scorrere
liberamente all’interno di esso.
   Alla fine della visita
giunge mia madre,
con negli occhi
lo sguardo d’un giorno terribile.
d’una notte insonne che ha già conosciuto.
    Lì con me, mi rincuora,
mi sistema, mi guarda,
soffre per me,
in quel momento soffro per lei.
   Sentiamo però che è sofferenza
che può dare speranza alla vita.
   E il dolore in gioia si trasforma.
   Se ne va,
rimango solo con me stesso,
nell’attesa di ciò che sarà,
di ciò che deve essere.
   Passa una giornata,
arrivano le visite
tanti parenti, tante persone che sanno di me
vogliono vedermi, vogliono salutarmi.
vogliono essermi vicino.
   Sono contento di tanta apprensione
di tanto affetto.
   Anche quel giorno,
non ho potuto mangiare
certamente secondo loro non potevo bere,
ma sfortunatamente per loro,
non potevo farne a meno.
   Il mio fisico ha sempre reclamato acqua,
per necessità, per smaltire la tensione nervosa,
e con mia grande incoscienza,
ho ingerito la quantità che ritenevo giusta
per il mio stato.
   I primi cinque giorni
scorrono lenti
consoni alla routine ospedaliera,
con la vita frazionata
in tanti piccoli momenti, e scadenze..
   All’inizio del quinto giorno il medico
toglie il flebo che ha rifornito il mio corpo
di nutrimenti e sali minerali.
   L’intervento d’estrazione
è durato un lampo interminabile.
   Toglie dal braccio destro
il cerotto che tiene l’ago.
  Con mia sorpresa e stupore
l’ago non c’è.
con delicatezza prende fra le sue dita
la cannula infilata nel braccio,
…inizia a tirarla a se.
   Lunghi attimi,
momenti che non hanno fine.
   La cannula continua ad uscire
sembra non abbia mai fine.
  Giunge un getto di sangue,
e il braccio torna in libertà,
libero.
   Da quel giorno posso mangiare.
   Arriva l’ora di pranzo
l’infermiera propone un menù pazzesco:
minestra (mai mangiata in vita mia)
e patate bollite (che odio).
   M’informo delle alternative,
in effetti, il menù di quel giorno
comprendeva cibi adatti al mio palato.
  Ordinai con sorpresa e dubbio
un piatto abbondante di pasta al ragù,
una porzione di pollo allo spiedo
e patatine fritte.
     La donna mi guarda con stupore
misto ad incredulità,
voleva rifiutarmeli,
erano sei giorni che non ingerivo cibo
temeva che potessi rigettare tutto.
   Titubante mi porse il vassoio
con il cibo richiesto.
   Fu un tipico pasto ospedaliero,
dove i sapori non esistevano,
i gusti s’erano persi nei fornelli,
ma per me fu il più bello della mia vita.
   Un inizio.
   Iniziai controvoglia,
nonostante tutto era difficile
accettare l’introduzione del cibo.
  Mi sforzai, per me,
per quello che avevo fatto,
per ciò che stavo facendo.
   Alla fine il mio corpo
iniziò ad accettarlo,
a volerlo con avidità
con ingordigia, con piacere.
    Mi sentii sazio.
    Dopo quel prima pranzo lucilliano
m’assopii, tranquillo e sereno.
   Sentivo che il tutto stava procedendo
nel migliore dei modi.
   Ma non bisogna pensare che il tutto
fosse rose e fiori.
c’erano momenti di debolezza e sconforto.
   Mi rifugiavo in me stesso,
m’estraniavo dal mondo che in quel momento
rappresentava solo dolore e sofferenza,
infilando le cuffie nelle orecchie
e ascoltavo la mia musica.
  In quei momenti c’era rabbia
frustrazione, immobilismo, immobilità,
la musica cancellava ciò che era attorno a me,
il ritmo martellante, le voci urlanti,
e chitarre spacca timpani,
sembravano urla infernali,
dove il rumore annientava la solitudine,
il ritmo scandiva una realtà inesistente,
il frastuono conduceva l’essere all’ossessione,
tutto questo mi liberava, mi accudiva,
lenendo la solitudine,
mi aiutava a superare lo sconforto,
con essa mi addormentavo.
   I giorni passano,
si avvicinano le festività di natale,
i fatti del mondo continuano a raggiungermi
anche in quel letto d’ospedale.
   In quei giorni scoppiava la bomba
nel rapido 904 di Firenze,
il dolore delle famiglie che avevano
perso il loro cari in quell’attentato
erano per me immensi
rispetto al dolore che posso aver provato io.
   Iniziavano in Tv le serie
Supercar ed E-Team
distraendomi con qualcosa di leggero.
   Arriva il Natale,
se questa festa è ritenuta
la nascita che si rinnova,
per me fu un doppio Natale.
   Il primo riferito alla mia Fede
il secondo è rinascita di me stesso.
   Le visite dei care si sono susseguite
giorno per giorno, ora per ora,
so d’aver pianto lacrime
di tristezza e gioia,
uno stato di strana euforia
e stanchezza albergava in me.
   Solitudine, felicità
abbandono al destino,
attaccamento alla vita,
impotenza per i fatti della vita,
tutto ciò passò per la mente
in quel dì di gioie e amarezze.
    Non so nemmeno e non ricordo
che regali ricevetti,
ma il più grande dono fu tutto ciò.
   Solo chi ha passato certe esperienze
può capire cos’ho provato
in quei momenti.
   Passano gli ultimi cinque giorni del 1984
tra visite, controlli, pulizia della ferita,
familiari e amici.
   Giunge il 31 dicembre.
   In quel dì nell’ospedale
aleggiava un aria di festa,
nonostante l’ambiente,
certe cose si sentono.
   Quella mattina arriva il dottore,
puntuale per il suo solito
giro di controllo.
  Quando da me arriva,
mi comunica che toglierò
le ancore dal letto.
   Un senso di felicità mi pervade
una felicità da tempo celata esplode.
   Tutto il passato è lasciato
un nuovo senso di benessere, mi conquista.
   Lentamente il dottore toglie i bendaggi,
toglie con pazienza e solerzia i punti
tenenti unita la ferita,
la controlla come un opera d’arte.
   Con fare esperto,
inizia a sfilare i due cateteri ureterali
nell’addome,
li sfila uno alla volta,
lentamente.
   Il momento è delicato e solenne
ad uno ad uno li sfila dal corpo,
due tubi lubrificati lunghi,
entravano nel basso addome,
partendo dagli ureteri due tubi dannati,
possono dare una vita normale,
o una travagliata esistenza.
   Alla fine li prende
in una bacinella d’acciaio
li getta..
   Guardo questi due esseri rossi,
questi due semplici tubi
ormai giacciono morti,
il loro utilizzo è finito,
non servono più…
hanno contribuito a dare speranza,
un senso nuovo alla mia vita.
   Il medico passa poi a togliere
gli ultimi due cateteri,
quello duodenale e quello vescicale.
   Tutto è finito
i quattro tubicini giacciono inerti,
li guardo ringraziando anche loro.
   Il medico termina il suo lavoro,
sistema le garze sulla ferita,
e con fare non curante: ” Ora tocca a te!!”
   Fatto questo se ne va.
Una persona va, un'altra arriva.
   Arriva mio padre, sa già tutto.
   Tutto è pronto per il grande momento,
ci guardiamo, è ora,
non perdiamo più tempo.
   Inizio a vestirmi
indosso pigiama e vestaglia,
alzo le coperte,
con fatica ai bordi del letto mi siedo.
   Osservo il pavimento,
il mondo attorno a me inizia a girare,
un senso d’abbandono mi pervade
un senso di paura mi conquista.
   Mio padre m’infila le ciabatte ai piedi,
le guardo, sembrano nuove,
sembrano irreali.
    Appoggio la mano ai bordi del letto
lentamente un piede a terra, poi l’altro
papà al mio fianco mi sorregge.
   Faccio pressione sul corpo
i piedi toccano il pavimento,
le gambe si afflosciano
i tendini dopo 17 giorni scricchiolano.
   I muscoli urlano,
le ginocchia cedono,
mio padre mi sorregge, io mi sorreggo
attorno il mondo fuoriosamente gira.
   Non voglio cedere,
mi siedo e riposo,
dopo un po’ riprovo.
   Questa volta mi sento meglio
mi sento già più forte,
il fisico inizia a rispondermi,
le gambe iniziano a sorreggermi,
il mondo attorno rallenta,
il turbinio inizia a scemare.
   Sono a terra, sono trattenuto, mi trattengo.
   Il corpo tiene
le gambe tengono,
osservo i miei piedi
sono in posizione assurda
completamente aperti
sembro Charlot.
   Provo a raddrizzali,
ma un dolore lancinante
parte dal femore
diramandosi ad entrambe le gambe.
  17 giorni d’immobilità forzata
non sono uno scherzo per nessuno.
   I muscoli rifiutano di muoversi,
le articolazioni non vogliono spostarsi.
   Lentamente con pazienza le obbligo,
il primo passo, il mondo riprende a giare,
non desisto,
il secondo, il mondo rallenta,
mio padre continua a sorreggermi,
io continuo a sorreggermi.
   Inizio a sudare, sono stanco
non demordo
porto piano un piede dietro all’altro,
come bambino muovente i primi passi.
   Aiutato muovo i primi passi
attraverso i piedi del letto,
m’incammino con fare incerto
verso il centro della stanza,
verso il tavolo posto sotto la finestra.
   Sono passi verso il futuro
che abbandonano il passato,
verso una nuova felicità
che forse potrò raggiungere.
   Sono vicino alla finestra,
porto gli occhi al vetro,
osservo il panorama
lo conosco a memoria.
   Ma quel giorno ha un contorno diverso,
la città sembra un prato immenso.
   I suoi spazi aperti,
i camini fumanti
le auto che passano,
tutto sembra nuovo, irreale, bello…
   Osservo per un ultimo istante il paesaggio,
mi volto, rivedo la solita camera,
il solito letto, tutto in dimensione,
ora ha dimensione passata,
la dimensione d’attesa
trasformata in certezza.
   Inizio a tornare verso il letto,
mio padre continua a sorreggermi.
   Lentamente passo dopo passo lo raggiungo,
ci giro attorno, mi siedo.
   Gli occhi si riempiono di lacrime,
il cuore pieno con gioia
il corpo esausto, colmo di vita.
   Mio padre mi saluta, se ne va
deve tornare al lavoro.
   Lo saluto,
da quel attimo non avrò più tempo
per sentirmi solo.
   Da quell’attimo
oltre quel letto esiste un nuovo mondo,
desidero raggiungerlo.
   Mio padre si allontana,
io con fatica mi rialzo.
   Cerco un appoggio,
inizio a trascinarmi verso la porta
esco, con passo mal fermo lungo il corridoio.
   Ogni due metri mi fermo,
riposo, riparto.
   Mi avvicino lentamente al bagno,
entro, cerco uno specchio,
lo trovo, mi guardo.
   Non mi riconosco,
sono cambiato, dimagrito,
curvo, stanco, sudato,
il mondo ha ripreso a girare, sono felice.
   Felice d’essere dimagrito
curvo, stanco,
felice d’essere diverso, ma me stesso.
   Lentamente esco,
mi incammino lungo il corridoio.
sempre a piccoli passi
con mie pause di riposo.
   Assaporo ogni mio passo,
ogni mia pausa.
   Di quei momenti ricordo il distacco dalla stanza,
il distacco dal letto,
porto sempre con me il piacere di quella stanza,
di quel letto, la gioia di quei momenti.
   Dopo quei passi, nella stanza ci tornai per dormire,
mangiare e farmi medicare.
    Avevo bisogno d’essere distante.
    Gli ultimi tre giorni passati in velocità
il corpo rispondeva sempre meglio,
la mente sempre più felice,
lo spirito al settimo cielo.
   Passato, presente, futuro fusi.
   Momenti che non auguro a nessuno,
in cuor mio contento di aver vissuto,
svuotanti, arricchenti, vivi,
essenziali per sentirsi unici nello spirito
che ad ogni dolore
c’è possibilità di riscatto
e nuova vita.


Marco Bazzato
Scritto in originale febbraio 1994
Trascrizione da archivio 10.03.2003
 15.04.2001
 21.04.2004

Marco Bazzato

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