giovedì 22 dicembre 2011

E se fosse l’Italia a far collassare l’Euro?

Basterebbe fare due semplici conti per rendersi conto che la manovra economica del governo tecnocratico del premier Mario Monti sarà un fallimento, e che si auspica che sarà forse proprio l’Italia a far  implodere l’Euro.

I conti sono presto fatti: 1800 miliardi di Euro al 3% - pia illusione –  di interesse annuo sui Buoni del Tesoro, fanno 72 miliardi. La manovra del governo Monti, che sta cercando d’agire prima colpendo i ceti medio bassi e poi, sotto la spinta dell’opinione pubblica, far deglutire le liberalizzazioni a quei Poteri Forti che affermava non aver mai conosciuto in Italia, ma che attraverso il lobbismo ha fatto il possibile per tenersi fuori dai giochi – ossia dall’esborso economico richiesto alla maggioranza dei cittadini – e per ora banche, assicurazioni, clero, farmacie, tassisti, e giornalai, si sono messi di traverso, sbarrando la strada all’equità progressiva, basata sul chi più ha, sul più deve contribuire, rendendo  finanziariamente vano il risanamento impossibile del Paese.

L’attuale manovra in fase d’approvazione, infatti sana solo meno del 50% degli interessi che annualmente il Paese paga sul deficit, tant’è che già si profila, per l’anno nuovo – da qui a una settimana – l’ipotesi che se ne faccia subito un’altra, per provare ad arrivare almeno a saldare gli interessi, senza ancora andare ad incidere nella sostanza del debito, che in virtù delle spese  correnti sale, visto che ormai, a parte il grasso dei grandi capitali e delle grandi rendite, di polpa sulle ossa dei cittadini delle fasce medio basse ce ne assai poca da rosicchiare o da rosicchiare.

D’altronde lo afferma Oscar Giannino, giornalista e analista economico, che non si può dire che sia né Comunista né del Partito Democratico, dove cifre alla mano, smonta la tesi berlusconiana che ha ereditato il debito dai precedenti governi e che ha fatto il possibile per diminuirlo (1).

C’è poco da stare allegri, da festeggiare, in quanto, sempre facendo alcune proiezioni, guardando al futuro, oggi le pensioni vengono abbassate, solo per gli “accattoni” non per i signori, perché il sistema pensionistico è già prossimo al collasso, ma se si getta lo sguardo oltre il muro che la politica dell’attimo manda in pasto ai cittadini, è chiaro che tra precariato, diminuzione dei posti di lavoro, mancanza di sicurezza economica oggi per i giovani, che quindi versano contributi minimi, costoro la pensione non la vedranno, perché le casse sociali, da qui a pochi anni, saranno desolatamente vuote, e le riduzioni attuali servono solo per compensare i mancati introiti, dovuti alla mancanza penuria di posti di lavoro a contratti a tempo indeterminato.

La soluzione migliore? Un referendum, come si è fatto in Islanda, dove i cittadini si sono rifiutati di pagare i debiti delle banche, del loro giocare alla roulette russa nei mercati finanziari internazionali, perdendoci di brutto. (2) Ma l’economia mondiale poteva assorbire il fallimento dell’Islanda, ma non il collasso dell’Italia, a costo di far scoppiare rivoluzioni e rivolte di piazza – e non potrebbe mancarci molto – da sedare con l’aiuto della “forza estrema” non lasciando nessuna soluzione intentata, per non passare all’incasso, con il premier Mario Monti, che oggi gioca il ruolo del risanatore e salvatore del Paese, in passato ha contribuito in modo determinante all’aumento debito italiano(3).

L’Italia ha svenduto la sovranità economica, politica e finanziaria, consegnando il Paese ai burocrati dell’Unione Europea che mettono i loro uomini in modo che facciano non gli interessi delle rispettive nazioni, ma di quei Poteri Forti che l’attuale premier, diceva d’aver combattuto quando era commissario europeo, mentre ora né diventato succube, in Italia.

Gli italiani dovrebbero scendere in piazza, come è stato fatto in Grecia – soffocati democraticamente dopo che il premier ha ritirato la proposta di referendum, consegnando il Paese a un governo tecnico – e in Islanda, reclamando il diritto di decidere del proprio destino, anche del destino altrui, come il sistema finanziario sta decidendo il futuro dell’Italia.

E che il Paese sia con l’acqua alla gola lo si evince dal “terrorismo fiscale” partito in questi giorni, con la tracciatura dei conti correnti, superiori ai 1000 Euro, il blocco dei “libretti al portatore” che con le cifre superiori ai mille euro verranno “bloccati”, e non si sa poi a chi andranno le somme “confiscate”, se congelate in banca, in modo che lo possano usare per i loro interessi, o se una parte andrà a finire al “Gran Pappone dell’erario” (4), lasciando sicuramente nei prossimi tre mesi molti anziani con un pugno di mosche, perché l’informazione, seppur presente in rete, è assai lacunosa in Tv, nei grandi Talk Show e nei Tg, con molti che di vedranno defraudati dei risparmi.

Una cosa che il governo e il Parlamento dovrebbe fare, sarebbe quella di sospendere per dieci anni – magari se la legge lo permettesse, commissariandola –  anni lo Statuto Speciale della Sicilia, che senza versare un Euro alle casse dello Stato, viene foraggiata per ridurre il mostruoso deficit, ma sarebbe necessario un passaggio Costituzionale, e nessun politico andrebbe a fare un operazione suicida su una regione che da sempre è un gran serbatoio di voti, per la politica regionale e nazionale.

Così come la possibilità di licenziare, razionalizzando gli uffici, nel settore del pubblico impiego, sforbiciando i posti di lavoro, aumentando così’ la produttività, così con i risparmi ottenuti con i licenziamenti, si potrebbero aumentare gli stipendi dei rimasti.

In sintesi, dovrebbero essere i cittadini che democraticamente fanno sentire la propria voce, rimandando al mittente i sacrifici che oggi vengono imposti alla maggioranza della popolazione, dando la spallata definitiva all’Euro, fregandosene delle conseguenze per gli altri Paesi dell’Unione Europea e soprattutto delle esposizioni delle Banche, perché per assurdo potrebbe essere l’Italia che ha il coltello dalla parte del manico, per ridurre a miti consigli le banche creditrici, e se gli italiani scegliessero di non pagare i debiti contratti da altri, potrebbe essere per il Paese la soluzione migliore.

Marco Bazzato
22.12.2011





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