In virginale foia lo baciava
togliendogli con la lingua
tatrtaro, muco e catarro.
“Vergine si accosterà all’altare”
affermava al mondo il promesso
prima dello sposalizio
costretto a turgida impazienza.
Ma Salomè
danzava nei topless bar, night club
e da Erode a palazzo
facendo capitolar la testa al Battista.
Nella portantina, anima affranta
sproloquiava senza pace
costretta ad accogliere in grembo
il misero e vecchio dardo dell’uomo appena sposato.
“Il testimone” servitore e portantino udiva
e con a coda dell’occhio vedeva
la fame che ardeva nel fuoco indomabile
dell’insaziabile sposa.
Fu una prima notte di urla e grugniti,
tra fiotti di sudore e umori
profusi sul talamo
che non ebbe venia e pace.
Il dì seguente
a sole già alto
il virginale lenzuolo di raso bianco
era solo sudato, schizzato
ma non di virginale sangue macchiato.
Tra di loro scese il silenzio,
l’uomo aveva capito,
era nuovamente stato ingannato,
ingannato come era accaduto anni prima con Sabrina.
Egli si perse nei pensieri
nei ricordi di Donna Beatrice
dantesco amore non consumato
primo adolescenziale ardore mai morto.
L’ex testimone ripensa a quello sposalizio
a quella sua “testimonianza”
e vorrebbe gettare nel fuoco della Geenna
quelle “maledette fedi infette”.
Marco Bazzato
01.10.2010
http://marco-bazzato.blogspot.com/
venerdì 1 ottobre 2010
L’illibata Salomè
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Letteratura,
Poesia
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