giovedì 10 novembre 2011
La proposta di Giancarlo Carocci di sopprimere i cani nei canili
Ha provocato un vespaio di polemiche la proposta del consigliere provinciale umbro, Giancarlo Carocci, circa la possibilità, per ora non contemplata dalla legge, di sopprimere i cani dal veterinario, piuttosto che abbandonarli per strada o che poi trovano rifugio, a spese della comunità, nei vari canili.
Apriti cielo, l’Empa ha dichiarato che provvederà a denunciare il consigliere umbro all’autorità giudiziaria per istigazione a delinquere, quanto la tutela giuridica degli animali è norma alla Legge 189/04 che punisce con la reclusione fino a due anni chiunque cagiona senza alcuna necessità la morte ad un animale (1).
Loro diritto farlo però, se questo è il comunicato, l’Empa non si fida dei veterinari, in quanto, stando alle dichiarazioni dello stesso consigliere umbro, dovrebbero essere loro che somministrano l’eutanasia e non i padroni. A ben pensarci, usando questo metro di ragionamento, i delinquenti finali non sarebbe chi porta l’animale per la soppressione, ma il “Menghele” che se ne occuperà, in quanto non andrebbero a rispettare le normative e le leggi vigenti a loro tutela. E la deduzione finale potrebbe essere: ma l’Empa non ha fiducia dei veterinari?
Non si può dimenticare che i veri delinquenti sono gli “animalisti” della domenica, quei “cani” con tutto il rispetto per il quadrupede, che vanno a comprarsi animali importati clandestinamente dai Paesi dell’Est (2) che non hanno bisogno d’essere istigati.
Tutta questa crudeltà nei confronti di un consigliere provinciale è accanimento contro quelli che ragionano in modo non convenzionale, oppure dietro l’”amore” ci sta il business dei canili, un mercimonio di finanziamenti dello Stato, Regioni, Provincie e Comuni, la loro soppressione rappresenterebbe una perdita secca e non di affettività nei loro confronti?
Un cane costa a un Comune dai trecento ai mille euro l’anno, la soppressione se si applicassero, dopo aver cambiato le leggi dello Stato italiane, quelle vigenti negli Stati Uniti, dove al randagio dopo sessanta giorni viene praticata l’eutanasia e la carcassa smaltita, in quanto rifiuto speciale, dentro un forno crematorio apposito, il risparmio annuale sarebbe di circa duecento milioni di euro (3).
È più semplice il business della denuncia facile a chi esprime la propria opinione, piuttosto che incidere realmente nelle situazioni di disagio e sofferenza degli animali. Basta guardarsi qualche volta Striscia la Notizia, con i servizi di Edoardo Stoppa. È mai possibile che i cittadini debbano chiamare un Tg satirico dopo che molte volte le denunce agli organi competenti, sono cadute nel vuoto e nel disinteresse generale?
Il problema del maltrattamento degli animali da compagnia è una patologia endemica di alcuni deviati sociali, che non si risolve però gettando via denaro in campagne mediatiche di sensibilizzazione sociale, che lasciano il tempo che trovano, ma trovando soluzioni apparentemente impopolari ma che diano una scossa a determinati soggetti, anche se è triste dirlo, ma certe persone, e sono una minoranza malata, quando hanno deciso d’abbandonare un animale nulla le può far recedere dalle loro intenzioni, così come non è con il mantenere gli animali in strutture fatiscenti nel totale degrado, abbandono e rispetto delle minime condizioni di vita che si risolve il problema..
Purtroppo sono i controlli sul territorio che latitano, agli onori della cronaca saltano i cosiddetti casi roboanti, quelli del singolo animale strappalacrime, che fanno indignare, ma non è l’evento mediatico sul singolo che risolve una situazione creatasi primis per interesse economico che non per amore nei confronti degli animali.
A voler essere cinici, a parte l’indignazione dei cittadini, esiste un problema di fondo. Se venissero fatti i controlli a tappeto nei canili convenzionati e non, facendoli chiudere se risultassero non a norma, ci si troverebbe nella situazione opposta: la mancanza di spazi, quindi si preferisce far notizia con un singolo di rilevanza mediatica che indagare, denunciando lo stato dei fatti, per non incidere in quella “torta economica” di aiuti erogati dallo Stato. Ergo il lassismo paga e fa guadagnare, perché altrimenti si rischierebbe di dover ricorrere a soluzioni estreme e impopolari. Meglio lo Status Quo.
Leggendo la “Carta dei diritti degli animali” (4) all’articolo 3 è scritto testualmente: “Art. 3 - Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli; b) Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere instantanea, senza dolore, nè angoscia”, come del resto lo si evince dal sito dell’A.S.L. CNI (5), dove dovrà, nel caso si volesse mettere mano alla legge, essere il legislatore che si assume l’onere di modificarla secondo le mutate esigenze, non tanto della sensibilità sociale, ma tenendo conto degli eventuali risparmi per le casse dello Stato, ormai vuote, vista la congiuntura economica sfavorevole del Paese, fermo restando il principio che l’animale, nel caso di soppressione tramite eutanasia, nel rispetto delle convenzioni internazionali firmate anche dall’Italia, deve tenerne conto.
Come del resto fa la civilissima Svizzera, (6), dove dall’ambasciata Svizzera in Italia, si risponde alle accuse di soppressione indiscriminata di cani e gatti randagi inselvatichiti: “«Per quanto concerne la questione dei gatti domestici inselvatichiti come intervento ordinario di controllo ed equilibrio, ogni anno, in Svizzera oltre 10.000 esemplari vengono catturati, castrati o sterilizzati e poi liberati, da parte delle organizzazioni per la protezione degli animali, d'intesa con le autorità. La misura della "caccia" con la soppressione dell'animale è quindi una misura straordinaria e solo raramente utilizzata»”.
Evidentemente, pur rispettando tutti i Trattati e le Dichiarazioni dei diritti e le legislazioni nazionali vigenti, in alcuni Paesi più evoluti, in caso di necessità le leggi permettono, all’interno delle medesime delle deroghe a salvaguardia della salute pubblica dei cittadini umani, nel rispetto del diritto degli animali.
La colpa dell’incremento degli abbandoni di animali da compagnia, in particolare i cani durante il periodo estivo può essere imputata anche ai media, alla pubblicità di cibo, dei servizi su mostre canine che portano il telespettatore al desiderio emulativo, magari non avendone il tempo e le possibilità economiche, spinti dai messaggi pubblicitari ad alimentarlo e trattarlo come veniva fatto fino a pochi decenni fa da chi ne aveva gli spazi, nel modo adeguato, trasformando oggi per qualcuno da animale da compagnia a “oggetto di consumo”.
Salvo poi una volta acquistato “l’oggetto” agognato, disfarsene alle prime difficoltà, perché non si sono tenuto in considerazione gli obblighi di legge a tutela dell’animale, e una volta fatti i conti, si decide di sbarazzarsene.
Sono chiaramente comportamenti estremi, che non vanno comunque sottovalutati, in quanto poi i costi di questo “oggetto ludico” alla fine vanno a ricadere su tutti i contribuenti, visto che poi lo Stato, tramite le associazioni degli amanti degli animali e i canili, sono costretti a farsi carico.
Marco Bazzato
10.11.2011
(1) http://www.umbria24.it/consigliere-carocci-«sopprimere-cani-anziche-abbandonarli»-animalisti-denunciano/67307.
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