mercoledì 2 novembre 2011

Atene tira dritto verso il referendum

Il primo ministro greco, Papandreu, ha fatto uno scherzo con i fiocchi all’Europa, annunciando una proposta referendaria da sottoporre ai cittadini: ossia se vogliono sottoporsi ai tagliagole dell’Unione Europea e dei mercati finanziari globali (1). Ora le banche interessate, principalmente francesi e tedesche, le maggiori esposte con i titoli greci hanno una strizza nera, perché il loro interesse non è salvare la Grecia, ma salvare gli investitori bancari e gli speculatori, e s spesso anche i piccoli azionisti che ignari acquistano pacchetti d’investimento diversificati, senza sapere quante “Mele marce” ci sia nella cesta, e in questa spiarle viziosa ci sta mezzo mondo industrializzato in parte Italia.

Il primo ministro ha tutti i diritti di sottoporre "Al popolo verrà chiesto se vogliono accettare [l’accordo] o rifiutare [l’accordo]. Questo voto di fiducia sarà una pietra di fondazione su cui verrà costruita una nuova struttura, una nuova Grecia." . (2) Ossia  se vogliono o no pagare i debiti per gli errori altrui. La cosa migliore per il Paese sarebbe che vincessero i coloro che rimandano al mittente le richieste dell’UE, e si arrangino, così come i greci potranno tornare a fare di testa loro, padroni del loro destino.

E le “pressioni” dell’Unione Europea non si sono fatte attendere. Se il referendum cassasse gli ordini del “Padrone”, questi ha già minacciato che verrebbero bloccate le erogazioni del Fondo Monetario Internazionale.  Peccato che a conti fatti sia più il denaro che i greci debbono restituire alle banche straniere rispetto a quelli che riceverebbero dal Fondo Monetario Internazionale, e i semplici conteggi del “dare” e dell’“avere” portano a protendere che è meglio perdere gli stanziamenti del Fondo Monetario, che tendenzialmente finiscono sempre nelle tasche dei “soliti noti”, che non garrottare i greci per salvare le banche straniere.

 Senza contare che se uscisse dall’Euro gli investitori industriali arriverebbero in virtù del risparmio sui costi di produzione, almeno fino a quando l’economia è asfittica,  andando ad investire in pompa magna

Così come non va dimenticato che quando l’Argentina ha dichiarato default, certo il popolo ha sofferto per anni, ma poi il Paese è ripartito con un’economia più sana e meno drogata dalla speculazione, e poco importa se migliaia di investitori di mezzo mondo si sono visti quasi azzerare il valore dei bond in portafoglio.  Anche in quel caso la minaccia usata contro il default è stata quella del taglio degli stanziamenti dell’F.M.I (3)   e della Banca Mondiale. A proposito di Argentina, ieri un economista su Rai news 24 parlava dell’ingordigia degli italiani, in quanto avevano investito nei bond del Paese sudamericano, attratti dagli alti tassi d’interesse. Lo stesso, visto che la situazione è quasi analoga, vale anche per i bond italiani,dove gli alti tassi  dovrebbero far accendere i campanelli d’allarme sul rischio di questi titoli considerati di rifugio, credendo che un Paese non possa dichiarare default.

Chiaramente le cancellerie europee sono in fibrillazione e faranno il possibile e l’impossibile affinchè il sovrano popolo greco rinunci alle loro idee “omicide” nei confronti dei galoppini finanziari dei burocrati europei che non hanno fatto altro che proteggere la grande speculazione, portando il vecchio continente alle condizioni attuali (4).

Molti si chiedono se questa sarà la fine dell’Euro? Probabilmente no. Sono molti i Paesi europei membri UE che hanno scelto, a ragione, di tenersi la loro valuta nazionale.

Ora la palla avvelenata, il cerino mezzo bruciante sta cadendo addosso anche all’Italia che per l’inedia politica per anni ha avuto, dal 2008 a oggi, nei confronti della crisi economica che è partita, guarda caso per l’ennesima volta dagli Stati Uniti con la crisi dei mutui sub prime, e i titoli tossici venduti a mezzo mondo, divenuti carta straccia, arricchendo gli speculatori legali – black blok  devastatori dell’economia reale, che creano nuove alchimie finanziarie per accumulare capitali, scollando l’economia reale dalla finanza, che poi  fanno ricadere i costi sui cittadini.

E l’Italia, con la teoria economica del “tutto va bene” si sta muovendo lo stesso abisso greco, in quanto i titoli italiani hanno quasi il valore della carta igienica nel medio e lungo termine dove il Paese è costretto ad aumentare i tassi per renderli appetibili agli investitori, che li snobbano come fossero appestati e portatori di lebbra.

Adesso i “caporioni” dell’UE sperano che i cosiddetti Paesi emergenti, tra cui la comunista Cina si facciano carico dei titoli spazzatura europei, e se lo faranno, non lo faranno per bontà d’animo nei confronti dei loro ex colonizzatori, ma per guadagnaci sopra sugli ex Padroni, visto che di conti storici ne hanno molti da regolare, e la cosa migliore è proprio di “papparsi” l’economia reale di questi presunti “Grandi Paesi Industrializzati”.

Tutto questo dovrebbe insegnare ai presunti grandi politici mondialisti, lassisti e assenti che la politica dovrebbe avere sulle corsare istituzioni finanziarie, funzioni di controllo, legiferando e non lasciandosi calpestare da questi “pirati globali”, che nel nome dell’autoregolazione dei mercati e dell’economia hanno distrutto non solo li hanno distrutti ma hanno distrutto le macro e le micro economie dei singoli Paesi, nonostante l’illusione di solvibilità e sanità dei fondamentali.

Marco Bazzato
02.11.2011



Nessun commento:

Posta un commento

.Visto il barbarismo espressivo di qualche utente anonimo, i commenti potranno essere moderati e/o rimosssi a insindacabile giudizio..
Il titolare del blog declina qualsiasi responsabilità civile, penale per i contenuti dei commenti dei lettori, in quanto unici titolari, che se ne assumono la completa paternità e con l’invio del post, dichiarano implicitamente compreso quanto sopra