martedì 1 novembre 2011

La Palestina membro dell’Unesco

È un primo passo verso il riconoscimento dello Stato Palestinese, come entità territoriale autonoma. Ieri l’evanescente Palestina, è stato accettata in un’Agenzia ONU, l’Unesco (1), con voto favorevole di quasi  i 2/3 degli aventi diritto.

A favore107, contrari 52 e 14 astenuti, e tra qui l’Italia pilatesca democristiana, preferendo una posizione attendista, pur non scontentare nessuno.

La decisione democratica, perché, piaccia o no agli uccelli di sventura, di ha fatto venire i sorci verdi alla cosiddetta democrazia più grande del mondo, gli Stati Uniti d’America e all’unica “democrazia” presente in medio oriente: Israele, e non si comprende il motivo di tali reazioni esagitate, degne di un bambino a cui hanno preso la macchina con cui giocare, dove gli U.S.A. per democratica ritorsione hanno deciso di sospendere i finanziamenti all’Unesco, pari a quasi, alcuni quotidiani online dicono 60, altri 70, Il Sole 24 Ore, addirittura 80 (2).

Israele ha parlato di una tragedia. Bisogna vedere se la tragedia è sotto il profilo politico o se sotto i vantaggi anche economici e culturali che l’essere membro dell’Unesco potrebbe comportare ai territori palestinesi. La tragedia potrebbe essere che essendoci un riconoscimento formale di un’entità territoriale sulla carta inesistente, molte operazioni militari potrebbero diventare meno semplici, anche se legittime sotto il profilo della sicurezza di Israele.

Il dilemma è un altro: come si modificheranno gli equilibri nello scacchiere mediorientale? C’è poco da dire che con questa scelta dei quasi i 2/3 degli aventi diritto, il processo di pace si allontana, anzi, potrebbe essere l’occasione per sedersi attorno ad un tavolo, quasi da pari, iniziando a mettere sul piatto proposte concrete per superare i decennali veti reciproci da parte di entrambi.

È chiaro che la “riconosciuta” Palestina e la Striscia di Gaza, in mano ad Hammas oggi hanno delle responsabilità in più nei riguardi della comunità internazionale: ossa fermare i lanci di missili verso Israele, perché la teoria della “guerra perenne” ha  causato nel corso dei decenni di centinaia di migliaia d morti innocenti, per colpa da ambo le parti, che preferiscono lasciar ammazzare i civili dalla parte avversa, piuttosto che sistemare una questione richiesta da tutto il mondo, in termini e in modo diversi, ma che per la “teoria” della non ingerenza degli affari interni di Israele, ha causato solo uno stallo e un muoversi da gamberi: un passo avanti e due indietro.

Marco Bazzato
01.11.2011



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