giovedì 29 gennaio 2009

Cesare Battisti: il Brasile ha ragione?


Difendere un terrorista e assassino, Cesare Battisti, è già di per se una cosa disgustosa, ma difenderlo dando ragione al Brasile è la cosa più logica e giusta da fare, sebbene i familiari delle vittime abbiano il diritto di vederlo marcire nelle patrie galere italiane sino alla fine dei suoi giorni.

L’Italia, o peggio una certa politica italiana, per decenni ha fatto finta di non vedere il problema, secie quando l’assassino, per anni è stato protetto, durante la latitanza, dalla Francia che gli ha addirittura permesso di diventare un romanziere di successo, offrendoli ignomignosamente le prime pagine dei giornali per le sue opere letterarie, come se questo scribacchino dalle mani macchiate di sangue ne avesse un qualche diritto in quanto artista.

Ma oggi, dopo che Battisti, dietro consiglio dei servizi segreti francesi, è stato consigliato a cambiare aria, l’Italia intera dovrebbe indignarsi, secondo i politici attuali, col Brasile che non ha fatto altro che seguire la stessa strada francese, andando leggermente oltre, cioè offrendogli lo Stauts di rifugiato politico, tanto che il ministro Frattini ha richiamato in Patria l’ambasciatore, per consultazioni, come se non potesse farlo via telefono.

Ora possibile che per più di quattro lustri, nessuno si sia preso la briga di mandare i nostri servizi segreti in Francia per riportare il’assasino a casa, in modo che potesse difendersi, non a distanza, ma nelle sedi competenti dalle accuse che sono già diventate definitive?

È come sempre la solita Italia a due velocità, dove i nostri servizi sono pronti a collaborare con gli americani – la Cia – per rapire uno straniero e rispedirlo in patria, in questo caso in Egitto, nazione di
Abu Omar, che ha visto implicato anche il giornalista Renato Farina, nome in codice Betulla, ma esperti a mercanteggiare, procastinando alla calende greche, se a dare protezione ad un condannato in contumacia, in via definitiva, è un Paese confinante?

Che senso ha oggi arrabbiarsi con una nazione dall’altra parte del mondo, compiendo gesti plateali, ma di nessuna rilevanza effettiva, come il richiamo dell’ambasciatore, trattando il Brasile, nazione sovrana al pari della Francia, come un Paese sottosviluppato che, in quanto tale secondo i politicanti italiani, dovrebbe prostrarsi alla “Nostra Maestà, mentre per vent’anni siamo stati lo zerbino dei francesi, che forse ci hanno anche deriso per la nostra incapacità, oppure, peggio ancora, l’Italia rispetta, anche se non condivide nella forma e nella sostanza alcune leggi francesi, ma tace, ma si inalbera quando una nazione sovrana, attua, ma dall’altra parte dell’emisfero, quasi le stesse leggi in forma più estensiva?

A ragione l’Unione Europea, ha fatto come Ponzio Pilato, se ne èlavata le mani, lasciando il Bel Paese in “Braghe di tela”, dichiarando, correttamente, che questa bega compete ai due Paesi, in quanto per anni non ha messo il becco sulla questione tra Italia e Francia, non ne rasenta il motivo di farlo ora.

E alla politica italiana, rimasta col cerino acceso tra le dita, la cosa brucia assai ed alcuni saggi polici benpensanti, hanno proposto di colpire degli innocenti per vedetta: gli sportivi, ossia la Nazionale Campione del Mondo e la Nazionale Brasiliana, come se calciatori e tifosi fossero i responsabili o dovessero pagare per colpe non loro.

Quando la politica giunge ad usare lo sport come arma di ritorsione verso un altro Paese, questa raggiunge il punto più basso della dialettica e del dialogo, esattamente come se il presidente brasiliano Lula decidesse di richiamare in patria, assicurando stipendio e benessere a tutti i viados, travestiti e prostitute brasiliane, facendo disperare i vari puttanieri, invertiti e pervertiti italiani che usano e abusano, seppur a pagamento delle loro prestazioni sessuali. Se Lula facesse una cosa del genere, in Italia, potrebbe scoppiare la rivoluzione.

Va ricordato che solo i colpevoli codardi e vigliacchi scappano per anni, fuggendo per non avere il coraggio di dimostrare la propria innocenza, semplicemente per il fatto che sanno d’essere colpevoli, e tra questi possiamo annoverare anche
Bettino Craxi, che si era macchiato di altri reati ed ha preferito morire, da latitante, o in esilio, secondo lui, in Tunisa.

Come potrebbe andar a finire la vicenda? Probabbilmemente, forse i due Paesi trovranno un compromesso, oppure il Brasile concederà lo status di rifiugiato politico al Battisti, lasciando l’Italia, per l’ennesima volta a bocca asciutta, come
Delfo Zorzi, terrorista di destra, ora libero cittadino col passaporto giapponese.
O più semplicemente, si lasceranno chetare le acque, e Battisti vivrà felice e contento in Brasile, protetto dallo status di rifiugiato politico, anche se non si può far a meno di augurargli una lunga vita piena di incubi e rimorsi di coscienza , fino all’ultimo suo respiro, confidando che prima di chiudere gli occhi per sempre riveda i volti di quelle quattro persone, che secondo la giustiza definitiva italiana, ha ammazzato.

Un assassino, seppur terrorista o ex terrorista, rimarrà un assassino per sempre.

Marco Bazzato
29.01.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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