giovedì 15 gennaio 2009

Autobus atei a Genova




È partita da Genova la campagna pubblicitaria dell’U.A.A.R., partita poche settimane prima anche in Inghilterra e in Spagna e Stati Uniti, scatenando nel Bel Paese il solito corollario di dibatti sulla liceità di questi messaggi pubblicitari.

Lo spot, ai credenti, potrebbe apparire in teoria forte, estremo e radicale, questi infatti dice: «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno ».

Ma indipendentemente dagli slogan tipici di ogni campagna pubblicitaria che si rispetti, bisogna osservare oltre la semplice immediatezza della frase, visto che l’attaco, se di attacco si può parlare, non è tanto rivolto ad un ipotetica divinità, che non si è mai manifestata compiutamente all’uomo, ma che è sempre stata annuciata, ma mai storicamente provata con prove documentali, a parte i vangeli che sono un’opinione realtà faziosa di parte, che hanno contribuito a plasmare, in positivo e/o in negativo, il pensiero umano, sociale e politico degli ultimi 2000 anni della storia occidentale, con tutti gli usi strumentali ed abusi di cui la storia è stata testimone passiva e neutrale. Bisogna invece soffermasi su quello che già ai più appare come un attacco politico all’istituzione bimillenaria vaticana, prima con lo Stato Pontificio, e poi con lo Stato città del Vaticano, unico Stato teocratico all’interno dell’Unione Europea, che non si mantiene grazie al sostegno dei fedeli, ma abbondantemente foraggiato sia dallo Stato Italiano, grazie prima ai patti lateranensi, firmati col regime fascista, e poi col concordato ringoziato l’allora Presidente del Consiglio italiano, morto da latitante in Tunisia, che volle sottrarsi alla giustiza del Paese che ha guidato, perchè voleva far intendere al mondo d’essere un perseguitato politico, con l’istituzione dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che ogni anno, in temi di dichiarazione dei redditi, invade l’etere e i media nazionali con pressanti appelli alla firma, sebbene sia appurato che l’80% di quanto ricevuto viene speso per il sostentamento del clerno e non per le opere di carità, come gli spot ingannatori affermano. Naturalmente sorge la domanda, forse banale: Ma quanti milioni di Euuro spende lo Stato Vaticano per questa martellante campagna propagandisticae populistica, a quasi beneficio assoluto degli ecclesiastici?

Il fulcro essenziale della questone, oltre al fatto del diritto dei cittadini italiani di vivere in uno stato laico, privo d’influenze teocratiche, è che la battaglia per il controllo dei cuori e delle menti, come si usava dire durante la guerra del Vietnam, persa ignomignosamente dagli Stati Uniti, continua a combattersi, complice un sistema politico italiano che preferisce la sudditanza psicologica di una “Potenza Economica Straniera” che non lascia spazio mediatico a chi la pensa e/o vede la realtà dei fatti in modo diamettralmente opposto.

D’altronde,, riferendosi sempre al
Cristianesimo, va ricordato che solamente il 33% della popolazione del Pianeta crede in questa tipolotigia religiosa, che la fa diventare – se fosse un partito – la prima relgione di maggioranza relativa della Terra, il che non da assoluta garanzia e certezza dell’esistenza di questa divinità.

Va tenuto presente che mella realtà provinciale e provincialistica italiana, questa campagna pubblicitaria suona ai “ben pensanti” come una provocazione o un attacco, se possibile da fermare, censurare, bloccare quanto prima, in quanto potrebbe essere lesiva sulle oro “teoriche certezze teologiche” basate sul sentito dire e sulla rimasticatura di concetti triti e ritriti che si sono calcificate nelle menti degli italiani, creando quasi un pensiero unico e unificato di maoistica memora religiosa. Il vero credente, se esiste – visto che nella maggioranza dei casi si tratta di religiosità trasmessa per tradizione familare, o per non sfugurare pubblicamente quando ci si sposa o si battezza un figlio, salvo poi saltare tutte le feste comandate, a parte Natale e Pasqua, ottime per fare bella figura in chiesa, trasformando la cerimonia religiosa in una compassata di moda, per sfoggiare abiti firmati, possibilmente in prima fila – certo ne si spaventa, nè tantomeno si dovrebbe indignare per gli autobus- atei genovesi, in quanto è retto da una fede incrollabile nei confronti dei propri gerarchi religiosi e sopratutto nei confronti della divinità a cui quasi quotidianamente si prostra e/o prega, perchè in se ha la saldezza del proprio credo, la certezza d’avere una qualche forma di vita eterna, di risurrezzione della carne, si spera non dopo un autopsia, o dopo un trapianto d’organi, che vedrebbe il corpo risorto come una rappresentazione splatter dell’umano rinato, senza naturalmente mettere in conto la “ressurrezione della carne” di coloro che sono stati macinati da qualche pirata della strada, o vittime delle morti bianche, cadendo da trenta metri d’altezza. Visto l’andazzo italiano sui morti nel luogo e incidenti stradali, in Paradiso, se esiste, dovrebbe esserci una sezione come nel caso “Della Casa della Divina Provvidenza di Sarmeola di Rubano” detto comunemente Cottolengo, dove secondo le leggende metropolitane degli autoctoni del luogo, che circolavano negli anni’80 in Veneto, gli ospiti avevano tre teste, o il corpo di ragno o quant’altro.

Si dice che il vero ateo sia colui che cerca Dio, non colui che lo nega. Anche questo è un modo come un altro per tirare acqua verso un mulino della religiosità, tant’è che fino a prova contraria sono decenni che si cerca la prova definitiva dell’esistenza degli extraterrestri, e qualsiasi divinità, essendo abitualmente creatrice dell’Universo stesso è chiaramente extraterrestre, quindi aliena, non è mai stata trovata. Anche se rimane il fatto che trovare forme di vita extraterrestri, non significa automaticamente aver provato l’esistenza di un dio, ma l’esatto contrario. Sarebbe infatti la dimostrazione certa e palese, senza ombra di dubbio, che tutte le favole della creazione appartengono ai miti e leggende dei popoli che per paura del vuoto, del nulla, della morte, della putrefazione eterna della carne, sino al suo disfacimento in povere, hanno avuto la necessità umana, ma illogica, di crearsi a loro immagine e somiglianza, un Dio che li soddifacesse appieno, usandolo poi, nel corso della storia del genere umano, come pretesto o scusa, affermando che “Dio lo vuole”, nascondendosi dietro l’inesistente per scaricare al divino la colpa delle proprie malvagiità umane.

Marco Bazzato
15.01.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

Nessun commento:

Posta un commento

.Visto il barbarismo espressivo di qualche utente anonimo, i commenti potranno essere moderati e/o rimosssi a insindacabile giudizio..
Il titolare del blog declina qualsiasi responsabilità civile, penale per i contenuti dei commenti dei lettori, in quanto unici titolari, che se ne assumono la completa paternità e con l’invio del post, dichiarano implicitamente compreso quanto sopra