mercoledì 14 gennaio 2009

Ucraina: "Non faremo passare il gas russo"




Come è stato scritto nell’ articolo del 8 gennaio 2008, “
Gli Ucranini chiudono con Gazprom”il contenzioso tra Kiev e Mosca è lungi dall’essere risolto, anzi. A tutt’oggi i condotti dall’Ucranina all’Unione Europea sono vuoti, il metano cheprima partiva dalla Russia, è stato nuovamente fermato, giunto in Ucraina si arresta, costringengo la Gazprom a non immetterlo nelle condotte, ma sopratutto l’Europa è ostaggio del contenzioso tra l’ex gigante sovietico, e l’Ucraina che spinge per diventare “occidentale”, col rischio di trasformarsi in un deposito di armi nuclerari e non, praticamente dentro il giardino moscovita.

Può sembrare assurdo ma Mosca, piaccia o no, ha tutti i diritti, indipendentemente dai contratti firmati, di lasciare a secco il vecchio continente, in quanto quest’ultimo non ha mai voluto impegnarsi seriamente nella ricerca di fonti d’energia alternativa e continua ad essere dipendente dai cosidetti Paesi in via di sviluppo, che sono i veri padroni delle risorse naturali, e hanno il diritto di cederlo o no, quando e come vogliono, infischiandosene dei problemi altrui, del freddo che strangola l’Europa e delle fabbriche quasi ferme in mezzo continente, col conseguente rischio di nuove perdite di posti di lavoro.

La Russia sta facendo – quello che a noi occidentali potrebbe apparire come un gioco sporco – esclusivamente i propri interessi geopolitici e strategici, anche per rimettere in riga Kiev che non può ccomattere contro il grande orso russo, se non ha la certezza d’avere le spalle protette, guarda caso dalla Nato, cioè dagli Stati Uniti d’America, la quale non si rende conto d’essere vicina all’implosione economica e montearia, esattamente come fu per la
Repubblica di Weimar, che poi sfociò nel 1939, grazie all’ascesa di Hitler, nella II Guerra mondiale.

Il gioco americano, il quale è risaputo che attraverso la
fondazione Soros, finanza Kiev, nella sua complessità geopolitica, è abbastanza semplice da comprendere.

Lamericasta attraversando la più grande crisi economica – ancora creata da questa – dal 1929, con un’emoraggia di posti di lavoro che non ha eguali da cinquqnt’anni a questa parte, e potrebe essere intenzionata a trascinare l’Europa nel baratro economico, con quest’ultima – stratta tra due fuochi – costretta ad accelerare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. L’ex Paese sovietico con questa crisi diplomatica potrebbe far pressioni, dietro le quinte, per accelerarne il processo, con evidente ritorsione di Mosca, che probabilmente non esiterebbe a chiduere, magari il prossimo inverno, i rubinetti per un periodo più lungo, rinunciando certamente da una parte ai profitti miliardari, in Euro, sulle forniture di metano, col rischio – non ipotetico – di un ritorno in grande stile alla guerra fredda, in questo caso economica, che vedendo da una parte il declino americano e nel comtempo l’ascesa sullo scacchiere internazionale di Russia, Cina ed India, facendo cambiare, per i prossimi decenni, l’equilibrio geopolitico globale, con l’apertura di nuove zone d’influenza e l’accentuarsi di fuochi di guerra locali nelle zone di confine tra i nuovi blocchi, tra Unione Europea e Russia.

Il quadro della crisi, vista in un ottica più globale, non si presenta di facile soluzione, in quanto non va dimenticato anche che Mosca non ha ancora digerito il passaggio alla Nato, e all’ingresso nell’Unione Europea molti Paesi dell’ex blocco sovietico, specie nei Balcani, che per puro caso, sono stati i primi ad essere colpiti dalla chiusura delle forniture provenienti dalla Russia.

Appare anche tra gli altri fatti del tutto risibile la dichiarazione di Barroso il fatto di chiedere i danni ai due contendenti, come se il primo, la Russa, che detiene la materia prima si abbassasse a pagare i danni economici all’Europa, quando Mosca è la prima danneggiata per i mancati introiti, come è ancora più balzana l’idea che possa essere portata in un qualche tribunale, non si sa quale, certamente non quello di Strasburgo, un Paese che nemmeno è membro dell’Unione Europea e che sta facendo tutte le pressioni economiche e politiche per entrare nella Nato.

Da come si evince è una situazione attualmente senza via d’uscita, a meno che non si voglia inimicarsi la Russia, concedendo a Kiev l’accesso al sistema di difesa dell’Alleanza Atlantica, l’ingresso nell’Unione Europea, facendo il gioco degli americani, col rischio, nemmeno troppo velato, di ritorsioni energetiche all’intera Europa che dipende, nel caso dell’Italia al 30%, dalle forniture Russe.
Va tenuto conto che l’ex gigante sovietico ha bisogno della valuta pregiata europea, che ha un certo valore rispetto al dollaro, nelle transazioni internazionali, e che la perdita di quest’introito, anche momentanea, potrebbe compromettere anche l’economia Russa che ha giò visto, a causa della speculazione internazionale, ridursi notevolmente i margini diprofitto dopo lo scoppio della bolla finanziaria, che ha messo in crisi parecchi oligarchi russi.

Senza essere filo russi, che l’Ucraina non dovrebbe entrare nell’Unione Europea, nemmeno per far piacere alla Nato, sebbene quel Paese potrebbe essere interessante sotto l’aspetto agricolo, in quanto Kiev era considerato il granaio dell’ex impero sovietico, che darebbe il vantaggio anche alle multinazionali delle sementi OGM, come Monsanto, di muoversi più liberamente potendo in parte costringere l’Unione ad approvigionarsi di grando dall’Ucraina, mettendo in difficoltà la Russa che continua ad acquistarlo anche da Kiev, ma che si troverebbe in casa dei prodotti alimentari, che non garantiscono al 100% l’assoluta sicurezza della catena alimentare una volta entrata nell’uomo.

La crisi probabbilmente si risolverà entro un mese perchè la Russia non può permettersi di perdere tropa valuta europea, e anche a Kiev sanno che tirare troppo la corda sia contro Mosca, sia contro Bruxelles sarebbe controproducente in quanto anche quest’ultima, come ritorsione per danni economici subiti, potrebbe procastinare l’ingresso di Kiev nell’Unione Europea.

Al termine però rimane un fatto importante degno di nota, ossia lo spostamento ad Est di Silvio Berlusconi, sicuramente deluso per la vittoria dell’
abbronzato uomo nero Barak Obama, ha deciso di disertare la cerimonia di insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, in quanto il nostro beneamato premier, in un impeto di narcisismo che fa poco onore al suo ruolo di premier, ha dichiarato: “Io sono un protagonista e non una comparsa”. Tanto è che anche nell’abbigliamento Berlusconi, ultimamente quasi sempre vesto di nero, fa di tutto per assomigliare a Vladimir Putin. Non (Va ricordato che in Russia, vestitirsi nero equivale ad essere marchiati – a torto o a ragone – dipende dai punti di vista, di idee, ideologie e/o comportamenti fascisti).

Infatti si vede. Da quando è scoppiata prima il 27 dicembre l’aggressione difensiva di
Israele contro la Striscia di Gaza e poi la crisi Russia-Ucraina-Unione Europa, il protagonismo di Sivlio Berlusconi o non è stato altro che un assordante e colpevole silenzio. Questo forse la dice lunga sulle sue presunte doti da statista.

Marco Bazzato
14.01.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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