venerdì 9 gennaio 2009

Campagna shok a Vigonza


Foto:
Fonte Corriere della Sera
L’inventiva delle amministrazioni comunali non consce limiti – sebbene alla fine siano palesi de evidenti – e non mettono freno alla fantasia, specie quando si tratta di campagne di pubblica sicurezza, anche se non sempre il risultato, specie per i contenuti lingustici risulti immediatamente comprensibile a tutti.

Ne sanno qualcosa i cittadini di Vigonza, che grazie all’assessore leghista Roberto Caon, sono rimbalzati alle cronache dei media nazionali, con un iniziativa lodevole sotto l’aspetto dell’immagine, se presa a debita distanza, ma poco comprensibile ai più non avulsi alla parlata dialettale del paese alle porte di Padova.

L’assessore, con una modica cifra, ha fatto mettere cinque autovetture sfasciate sulle aree di maggior flusso di traffico, per invitare – specie i giovani – alla prudenza, vista la moda, sempre presente, anche in quella zona che gravita direttamente sul capoluogo di provincia, di bere o essere quasi allattati a vino, adulterato con l’acqua, per proseguire poi, dall’età puberale in poi con birra, e via via, sino ad arrivare ai superalcolici, spesso ingurgiati, nei pub, locali irlandesi, per arrivare alla fine nelle discoteche o nei rave party illegali.

Peccato per alcune pecche della lodevole inizativa. La prima, sembra assurdo, riguarda le autovetture esposte, evidentemente demolite, che dalle immagini del Tg2 del 08.01.2009 delle 18.30 mostravano evidenti segni di ruggine, ma su questo ci si potrebbe – forse – passare sopra; proseguendo poi sul fatto che viene la domanda se dai mezzi sono stati estratti tutti i fluidi, come ad esempio l’olio motore, quello del cambio-differenziale, l’olio dei freni e il liquido refigerante. Prodotti che potrebbero essere rimasti nei veicoli, oppure grazie agli schianti, col tempo mostrare perdite, con rischio di inquinamento, cosa che sarebbe dovere dei vigli urbani del Comune stesso e degli enti per la sicurezza dell’ambiente, dover appurare ed eventualmente sanzionare, come abitualmente si farebbe ad ogni attività produttiva che non rispetta le leggi vigenti sui temi ambientali. Guardando le foto pubblicate da
TGPaodva, e de “Il Corriere della Sera” permangono dei dubbi seri sul fatto che la sicurezza ambientale sia stata garantita nel rispetto della legge.

Ma la domanda che più angusita è come è stato trasmesso quel il tipo di messaggio, e sopratutto la “lingua” ossia il dialetto usato, che ai più, residenti e non, potrebbe apparire incomprensibile.

Ora, teoricamente ben venga l’utilizzo della lingua dialettale, visto che specie in quella zona, come in molte altre del Veneto è impossibile da estirpare, ma non vanno dimenticati altri fattori più importanti, primo fra tutti, essendo una lingua trasmessa esclusivamente per via orale, è impossibile da leggere in corsa, ancge rispettando i limiti di velocità, se non rallentando, col rischio, in caso di fermate brusche o improvvise, di causare incidenti, anzichè prevenitli. Senza dimenticare che, sebbene nella zona il 75% degli autoctoni parlino il dialtto, in quei tratti di strada transitano –fonte Corriere della Sera – circa 20 mila veicoli al giorno, e non è detto che tutti sappiano leggere il veneto, o lo comprendano.

Si potrebbe essere portati a pensare ad una forma di razzismo strisciante e mascherato, in quanto sono molti, non solo comunitati, ma anche extracomunitari che vivono e lavorano da anni nel paese e nelle zone limitrofe, specie nelle industrie calzaturire, ma non solo. Forse era volontà dell’amministratore leghista discriminare gli “stranieri” come ad esempio i cittadini itaiani provenienti o di passaggio da altre regioni, o gli stranieri, comunitari e non.

Strana anche la motivazione data dall’assessore, che per rimarcare quasi con orgoglio la scelta del dialetto ha dichiarato: «Volevamo che la gente si fermasse il tempo necessario a leggere, tradurre e comprendere il messaggio – spiega Caon – ma soprattutto volevamo parlare ai giovani e agli anziani indistintamente, a chi è colto e a chi non ha studiato. Senza contare che la lingua veneta è riconosciuta anche dalla Regione, quindi non c’è niente di male a usarla».

Parole all’apparenza sagge, ma rimane il fatto che i messaggi sono, per i veneti stessi, di difficile ed immediata comprensione, senza contare, che minoranze lingustiche a parte, nonostante siano riconosciute a livello nazionale, come ad esempio la lingua sarda, il dialetto veneto non è tra questi, ed imporlo, non solo alle persone di passaggio, ma anche agli emigrati residenti nel Comune e non, è sbagliato e segno di una chisura quasi a riccio e di una negazione del dititto di tutti di comprendere dei messaggi certamente meritevoli nelle intenzioni, mal attuato sotto tutti i diversi punti di vista.

Proviamo ad immaginare un turista straniero, con una conoscenza scarsa della lingua italiana, probabbilmente potrebbe pensare d’essere capitato in un paese, per dirla alla Marco Paolini, ne il Vajont: “...Contadini ignoranti...!”

Marco Bazzato
09.01.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

1 commento:

  1. omofobo di merda mi fai skifo!!!
    vaffancuo tu e i touii valori di merda.

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