giovedì 8 gennaio 2009

Gli ucraini rompono con Gazprom


Stando ai media, l’Itaia, così come il resto d’Europa, è stretta dalla morsa del freddo, causato anche dalla chiusura dei rubinetti del metano in Ucraina – fomentata dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti – di voler diventare filo occidentale e di rubare il gas, avendo tra l’altro una bolletta non saldata, nei confroni della Russia, di oltre 2 miliardi di Euro.

È stato proprio l’amico di Berlusconi, Vladimir Putin in persona, che ha dato l’ordine di chiusura dei rubinetti, è il nostro primo ministro, sempre pronto a vantarsi di per questa illustre amicizia, stando ai media, nemmeno ha fatto una telefonata, chiedendo amichevolmente la ripartura dei condotti. Quuesto la dice lunga su quanto questa stima sia solida e a prova di crisi. Praticamente Putin nemmeno vede Berlusconi, se non gli viene espressamente indicato da qualcuno del cerimoniale, che da quel momento inizia mentalmente a bestemmiare.

Quello che però induce a pensare male, in generale, è anche il fatto che l’Italia importa non più del 30% di gas dalla Russia, con il restante 70% approvigionato attraverso altre fonti, sia nazionali sia estere, prima fra tutte l’Algeria.

Vien quasi da dire che questa sia l’ennesima speculazione dei distributori di metano in Italia per rimpiuguarsi le tasche, aumentando – forse i prezzi – per smaltire le riserve, che stando a quanto dichiarato dal ministro Scajola, saranno disponibili per altri 2 mesi, quando già il caldo potrebbe essere alle porte, e il consumo per il riscaldamento – in primo luogo – dovrebbe diminuire.

Si sta giocando, forse, sulle teste dei cittadini europei l’ennesimo rimpallo delle responsabilità, con l’interesse primario, vista la crisi economicia globale, di tenere artificiosamente alti i prezzi, dovuto alla “mancanza” del metano, permettendo – in tempi di magra – d’aumentare i bilanci delle società distributrici, che da qui a poco, con rammarico, saranno costrette a annunciare un ritocco dei prezzi all’insù, per assurdo proprio quando anche la domanda di petrolio e di conseguenza i prezzi stessi dell’energia, sono torntati a livelli di tre anni fa, senza contare che forse sarà proprio l’Europa ad andare in soccorso economico dell’Ucranina, pagando il debito nei confronti di Mosca, iniziando ad aumentare il livello di dipendenza dall’Unione Europea, facendo partire una pericolosa spirale d ritorsioni economiche di non facile prevedibilità.

Non induce all’ottimismo, tra le altre cose, il silenzio assordante, dell’Unione Europea nei confronti dell’Ucranina. Difatti l’Unione, non può permettersi di fare delle note di biasimo troppo assordanti al governo di Kiev, in quanto questi è da tempo sostenuto, non ufficialmente, dalla Nato che vorrebbe il granaio dell’ex Unione Sovietica tra i suoi alleati, e nessuno può anche escludere l’ultimo colpo di coda del presidente statunitense, George Bush, che potrebbe aver fatto pervenire alle autorità di Kiev l’ordine di riacutizzare la tensione tra l’Ucranina e Russia, vista la difficile situazione economica in cui, più di altri, versa l’economia statunitense, col petrolio e il dollaro ai minimi, dando avvio ad una nuova speculazione sui future dell’Oro Nero, che potrebbe essere visto come un bene rifugio, nel breve periodo dagli operatori finanziari internazionali, primi responsabili dell’attuale – teorica – crisi di liquidità degli investitori, che hanno invece i forzieri pieni di valuta, e che vedono certamente di buon occhio questa crisi energetica, perchè farebbe lievitare i costi, non solo del metano ma anche del petrolio, visti i rincari che necessariamente si verrebbero a creare nel panorama finanziario e speculativo internazionale. In pratica una specie d’aggiottaggio in scala planetaria nel medio termine, che porterebbe ad un ulteriore incremento della disoccupazione e della perdita del potere d’acquisto dei cittadini europei, ma non solo, col conseguente rischio di rialzo dell’’inflazione e di riflesso dei tassi d’interesse, che nella zona Euro, così come negli Stati Uniti sono ai minmi termini, minando ancor di più la fiducia dei consumatori, che stretti dalla morsa del gelo, non solo metereologico, sarebbero portati a stringere ancor di più i cordoni della borsa..

Marco Bazzato
08.01.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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