Le paraolimpiadi però, almeno stando all’andazzo, sono un evento da non far entrare nelle case degli italiani, non uno straccio di inviato, nessuna immagine o commento, solo nero silenzio. Lo stesso silenzio, che forse i prigionieri dei campi di sterminio nazisti sentivano, dopo che erano stati fucilati alcuni compagni, e che oggi, in forma diversa, riecheggia, come una campana a morto nell’etere.
Blaterano i media di solidarietà, di abnegazione nei confronti del diverso, di donazioni, petizioni per eliminare le barriere architettoniche, per denunciare le amministrazioni pubbliche, ree di discriminare, colpevoli di guardare a questi come dei rifiuti sociali, dal abbandonare nell’oblio, ai margini dell’esistenza civile. Ma sono solo parole. Parole vuote, pesanti come l’aria presente nell’intestino che cerca una via putrefatta di sfogo, una via d’uscita, nefasta per gli eventuali commensali assenti, che s’erano dati appuntamento per sponsorizzare l’evento, per fingere d’essere vicini ai meno fortunati. Ma questi disgraziati, questi storpi, questi handicappati sono Persone, si menomate nel corpo, ma non nella volontà di combattere, di vivere, di vincere, d’essere partecipi, in primo luogo per se stessi, visto che “nessuno li caga” , a parte il più delle volte, ma non sempre, i famigliari, o qualche anima pia che non ha il cuore, come la maggioranza delle persone, ricolmo d’escrementi.
Un silenzio mediatico che lascia costernati, senza parole, che porta a riflettere sul come la società attuale, società dei falsi buoni sentimenti,non può permettersi uno striminzito servizio giornalistico, in quanto nessuno sponsor vuole essere accostato all’immagine di uno storpio, di un povero diavolo, che in carrozzella che suda e bestemmia come un dannato, spingendola a forza di braccia, perché le gambe o sono come tronchi secchi, o peggio totalmente assenti. E questo non fa bene al Brand, fa male agli affari e allontana i clienti, che non vogliono vedere all’ora di pranzo o cena, scene raccapriccianti, “atte a turbare la serenità familiare”. I bambini poi hanno i compiti, la mamma la parrucchiera, e il papà l’ufficio, magari con relativa Monica Lewinsky sotto la scrivania, intenta a d aprirgli la cerniera lampo; oppure la manovia e non può essere turbato da visioni ammazza digestione.
Oscar Pistorius l’aveva capito. Sapeva di dover almeno provarci a farsi ammettere a correre con i normodotati, con i sani, con coloro che hanno la possibilità di toccare il paradiso economico e di visibilità mediatica, in Terra . Ma a parte il fatto che non è riuscito a qualificarsi, la federazione d’atletica aveva detto di no, in quanto, nemmeno loro avevano l’interesse che uno storpio, con due monconi e dei trampoli al titanio facesse eventualmente le scarpe a qualche normodotato. Gli sponsor, vittorie o non vittorie, si sarebbero dileguati, visto che “mediaticamente non è un bello spettacolo da vedere”.
Se i media tacciono, nemmeno la politica omertosa apre la bocca, tanto meno il Ministro della Gioventù e dello sport – nome del ministero che puzza di fascismo peggio di un parente dispostico, morto ed in avanzato stato di decomposizione da anni –Giorgia Meloni, diplomata all’istituto professionale, che ha aizzato gli atleti, incitandoli alla plateale protesta durante la cerimonia d’apertura, perché il governo italiano è troppo debole o vile o troppo interessato solo agli interessi economici italiani in Cina per farlo, non è apparsa in tv, nemmeno per pochi secondi, per augurare ai partecipanti italiani diversamente abili manco uno straccio d’imbocca al lupo. E questo al dice lunga in che razza di mani politico-economiche-giornalistiche,l’Italia intera è tenuta in ostaggio in modo così rozzo, che nemmeno l’anonima sequestri sarda, può far di peggio.
Eppure abbiamo la pretesa di dirsi civili, di fregiarsi della nostra italianità, del forte spirito solidale che unisce i cittadini, soprattutto nei confronti dei meno fortunati. Chiaramente sono solo belle parole, frasi magari dette anche da un sonetto dall’accento tedesco da un balcone, ogni domenica, ma che nei fatti, nell’opinione pubblica in generale, devono lasciare il tempo che trovano: nulla, vuoto siderale, freddo cosmico e materia oscura.
Le paraolimpiadi, ed il vacuo che circonda la società mediatica italiana lo dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, sono uno spettacolo in trasmettibile ad ogni ora, non importa se di primo mattino, oppure a notte fonda, quando in molti soffrono già d’insonnia e sono fragili, oppure poco dopo l’alba, quando gli occhi sono ciposi, assonnati, con l’alito impastato da serata e sbronza in discoteca, e non si può, con le abituali brutte notizie del telegiornale farsi mandare per traverso il caffè o le fette biscottate con marmellata, vedendo persone senza braccia o gambe. A quell’ora si potrebbe pensare che sono dei reduci appena rientrati dall’Iraq, dall’Afganistan, mostrando in tutta la loro drammatica brutalità, quanto anche gli italiani combinano a quelli innocenti in quei martoriati Paesi, dove ci presentiamo come pacifisti armati. Troppo squallido.
Meglio il silenzio, l’omertà, il lasciare che questi drammi, siano per “rispetto ipocrita e falso” esclusivamente un fatto privato, da non pubblicizzare più del dovuto, anche se questi cercano, tramite lo sport, di vivere una vita normale. Sono sempre e comunque fatti ed eventi sportivi privati, che non interessano, e non devono interessare l’opinione pubblica, pena lo scoramento e la perdita, da parte degli sponsor di quote di mercato.
Il diversamente abile, anzi per dirla come si esprimono i geni del marketing nelle riunioni a porte chiuse: «storpi, paralitici, orbi, mezzi orbi, ciechi e quant’altro,drenano risorse alla collettività e quindi anche a noi, e non devono essere accostati alla nostra immagine, non importa se falsa. Noi creiamo la realtà che poi il consumatore grullo, sebbene non vive, aspira a avere. Aspirare ad essere handicappato non lo vuole nessuno. Sani, belli e vincenti è il nostro motto, tutto il resto nell’immondizia!»
Marco Bazzato
09.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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