domenica 7 settembre 2008

Riforma Gelmini :finalmente i maestri tremano


Dopo anni di presenza comunista, nelle scuole di ogni ordine e grado, perché stupidamente eletti dal popolo, si torna all’antico, alla tradizione, a quel calore familiare, che anche la scuola può ricreare, eliminando la brodaglia senza sale,priva professionalità e senza spina dorsale, voluta anni fa da un ministro comunista, e ulteriormente massacrata da Letizia Moratti, dove anche questa, per necessità d’aumentare i posti di lavoro dei maestri, aveva trasformato le aule, con i poveri bambini basiti, in un mercato di bestiame d’animali, che avrebbero, per pietà, dovuti essere condotti, non in classe ad insegnare,ma al macello.

Oggi rigettati nell’infermo extraparlamente i comunisti, e rimessa in cantina la Moratti, parcheggiata, come sindaco a Milano, si torna all’antico. Si torna, nonostante gli anni siano cambiati, gli scolari spesso più svegli dei maestri, all’insegnate unico.

Il maestro o la maestra, figure paterne e materne, che dopo l’onda progressista, avevano riempito le teste degli alunni di didattica escrementizia, dove sovente le galline o i galli adulti, invece d’insegnare, si beccano tra di loro in classe, infischiandosene dei bambini, si cambia registro. Si cambia mandando via un bel po’ di parassiti inutili, di mangiapane a tradimento, di insegnanti assunti solo per dimostrare la diminuzione del numero dei disoccupati e per far contenti i sindacati di categoria, felici d’avere un parco buoi con stipendi da fame , da aizzare ad inizio d’ogni anno scolastico contro le famiglie e la società civile, chiedo sempre nuove assunzioni.

Ora a molti, sta montando la strizza, la paura di dover passar le mattinate a dar cibo ai piccioni, o andare a far pranzo alla mensa dei poveri. I docenti, che non si sa se decenti, sobillati dai sindacati, che agitano le acque per paura di perdere associati, e quindi denaro, sono pronti alla battaglia di trincea, “ai materassi”, non per salvare una scuola decotta, ma per tenersi incollato al deretano le sedie, che improvvisamente, come il gioco del cerino, diminuiscono drasticamente di numero.

Naturalmente la propaganda ideologico-sindacale, lancia editti di tenore diverso. Lancia i soliti proclami – mediocri – affabulando con parole come: professionalità dei docenti, dedizione al lavoro e ruolo educativo di più insegnati n aula, all’impossibilità che un solo maestro possa seguire le molteplici attività didattiche, in cui i bambini italiani – tra i più somari d’Europa – sono costretti, peggio di carcerati per reati non commessi, a scontare pene didattiche inenarrabili, dovute ad assunzioni incontrollate, sovente di docenti impreparati ed incompetenti.
Secondo i maestri, la figura dell’insegnate unico, non rende un buon servizio agli alunni, perché questo non è in grado di fornire tutta la didattica e le materie che la moderna scuola impone.

Allora, secondo queste fosse biologiche di scienza, queste latrine del libero pensiero sotto vuoto spinto, un bambino di otto, nove o dieci anni, deve essere in grado, pena voti da bocciatura, d’assorbire quello che tre o quattro insegnanti spiegano, mentre un idiota di insegnante non può insegnare tre o quattro materie? Ma questi si sono diplomati o laureati Alla “Nuova Università di Acchiappa Citrulli?”.

Eppure, se non fossero stati zucconi ai tempi universitari, dovrebbero avere tutti gli strumenti e la didattica per svolgere al meglio il proprio lavoro. Chiaramente, in un modo o in un altro stanno cercando di pararsi il deretano per nascondere incapacità ed impreparazione, nascondendosi dietro la pianta di Cannbabis, delle competenze specifiche per ogni materia.

Ma che diavolo! Si parla di materie elementari da insegnare a bambini delle scuole elementari. Nozioni che un maestro laureato, se ha studiato e sa applicare la didattica e la pedagogia dell’età scolastica, dovrebbe essere in grado d’impartire. Non si sta parlando di scuola media inferiore, superiore od università, ma di insegnamento elementare.

Molto probabilmente insegnati e sindacalisti, conoscono bene i gradi d’impreparazione, lacune, i buchi e coscienti di tutto ciò tentano la manipolazione dell’opinione pubblica, cianciando di professionalità e qualità, che senza la molteplice presenza in classe andrebbe – secondo loro – a scadere.
Se questi però avessero ragione, perché i professori delle medie bestemmiano, imprecano, maledicono i ventri delle madri degli insegnanti elementari, quando i loro protetti arrivano impreparati come zucche vuote? Ah si, colpa delle famiglie che non seguono a dovere la progenie. Come dei novelli Giuda Iscariota, fanno pagare le colpe della loro professionalità latitante ai genitori dei bambini, affidatigli.

Ma una delle cose più risibili che questi sanno cianciare, come scusa pretestuosa, quando si discute del ritorno del maestro unico, è che i tempi sono cambiati, che i bambini d’oggi, non sono come quelli di trent’anni fa, che il modo di fare didattica – ed i risultati, grazie a loro, si vedono – è cambiato, che oggi si è in una società multiculturale, che i problemi sono diversi e non possono ricadere nelle spalle – dicono – di un maestro solo.

Vero, trenta, quaranta, cinquant’anni fa, la maggioranza dei genitori avevano al massimo la licenza elementare, e vedevano nel maestro la figura che avrebbe potuto dare ai loro figli quell’istruzione che non avevano potuto avere. E se il maestro puniva, anche a bacchettate, a casa arrivava il resto. Mentre i genitori d’oggi, così istruiti, colti, spesso appartenenti alla borghesia, artigiani, liberi professionisti, laureati o quant’altro, se i pargoli vengono puniti per qualche malefatta, questi invece di raddrizzare – come ai tempi della Buonanima – la schiena dei piccoli reazionari a forza di cinghiate a sangue, divenendo un tutt’uno col maestro, oggi preferiscono picchiare il reo, colpevole – a loro dire, perché memori delle giuste nerbate ricevute – d’aver punito il figlio, sovente, unico pargolo con punizioni indegne di un paese civile, con punizioni più simili alle torture psicologiche, usate a Guatavamo, contro i nemici combattenti degli Stati Uniti d’America.

Il ministro Gentiloni,come Bruntetta, sta cercando di rimettere ordine nella pubblica amministrazione, cacciando i parassiti, costringendo – poverini – i fannulloni a lavorare, oppure a riciclarsi come coltivatori di tarzanelli. Ma naturalmente, le resistenze che trova, non sono di natura didattico-educativa, ma di salvaguardia di casta, quella degli insegnanti elementari, cresciuta come un carcinoma maligno, che da tempo ha mandato in metastasi il sistema scuola, e che oggi, pena la morte culturale del Paese, vede il ministro della pubblica istruzione, costretto a cure chemioterapiche per debellare i mostri, gli zombi, i vampiri economici e culturali, che si annidano, prima nelle teste degli alunni e che ricadono poi nelle casse dello Stato, quindi come costi nelle tasche degli italiani.

Marco Bazzato
07.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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