lunedì 1 settembre 2008

5 miliardi di dollari alla Libia


Berlusconi, per chiudere il capitolo dei danni di guerra coloniali alla Libia, regala, in 20 anni, 5 miliardi di dollari, pari a 3.41.387 di Euro, equivalenti a 6.620 e rotti miliardi delle vecchie lire – non suoi ma degli italiani – al Paese africano, all’amico Gheddafi, a quel signorino, che per anni, ha tenuto in ostaggio, prigioniere 5 infermiere bulgare ed un medico palestinese e molto altro. Per cosa? Naturalmente in modo che le imprese petrolifere, leggesi azionisti, abbiano, privatamente, la possibilità di distribuire utili, col petrolio ed il gas libico. Bella mossa: Il popolo paga e le multinazionali, che sovente hanno “consociate” in qualche paradiso fiscale, per non pagar dazio all’Italia, ingrassano.

Lo dice chiaramente anche
Maurizio Blondet, nemmeno questa volta tenero con la scelta del signore di Arcore, evidentemente più interessato ad arricchire i già ricchi, ed impoverire, se mai c’è ne fosse un ulteriore bisogno, un’Italia, avviata, senza trionfalismi e fanfare, ogni giorno di più, a far la fila alla mensa dei poveri.

Naturalmente il colonnello libico, ha promesso un controllo più serrato per arginare l’ondata di immigrazione clandestina, che parte principalmente dalle coste libiche, anche se visti i trascorsi passati del rais di Tripoli, visto che forse incassa
Royalty anche da trafficanti e scafisti, difficilmente rinuncerà, se non per motivi di facciata, a quell’introito extra, necessario per la spesa quotidiana, e quindi, il flusso dei clandestini, scenderà si, ma in maniera quasi impercettibile, altrimenti il povero Gheddafi e i suoi cari, rischierebbero di finire in miseria, ma anche perché rischierebbe di provocare, in Italia, ma soprattutto a Lampedusa, disoccupazione, in quanto una diminuzione degli arrivi, porterebbe inevitabilmente alla diminuzione dei posti di lavoro nei centri di prima accoglienza, senza contare, che toglierebbe anche al Papa Tedesco, Ratzinger, la possibilità di sbraitare al megafono, da un balcone, il dovere d’accoglienza dell’Europa, ma guarda caso, non del Vaticano, visto che nel suo piccolo staterello, mantenuto ancora dall’Italia, non accoglie non un uomo, donna o bambino immigrati clandestinamente, che sia uno, ma pontifica su quello che dovrebbero fare gli altri. A parole tutti sono bravi ma questi cosa fa?

La Grande Jamāhīriyya Araba di Libia Popolare e Socialista, per bocca del suo dittatore, ci ha buggerati ancora una volta, e gli italiani, governati peggio che in una repubblica delle banane, sono stati nuovamente trattati come un bancomat, già quasi senza denaro ed indebitati, come idioti che continuano a pagare per colpe non loro, per errori politico-militari, non del decennio, ma del millennio passato, tacendo. Ingurgitando l’ennesimo lassativo economico, senza che nessuno dei grandi giornalisti italiani apra la bocca, abbia i cosiddetti attributi nel dar contro ad una decisione non dittatoriale ma servile, che impoverisce ulteriormente il Paese.

Domanda 1: Se gli sbarchi non diminuiscono dopo la firma di questo “storico” accordo, la marina militare italiana è autorizzata ad affondare le imbarcazioni dei clandestini?

Domanda 2: quanti posti di lavoro italiani, porterà vista la rinnovata collaborazione col dittatore libico? Stando ai messaggi da
veline – di fascista memoria – della propaganda giornalistica, si, le industrie italiane saranno favorite, ma a parte qualche centinaio di tecnici specializzati, è chiaro, che, come ama definirle il Cavaliere, le maestranze saranno libiche: leggisi stipendi più bassi, quasi da fame, forse niente norme liberticide sulla sicurezza del lavoro, che strangolano, stando all’ecatombe quotidiana, le imprese in Italia.

Domanda 3: quanto denaro entrerà, secondo le stime del governo, nelle casse dello Stato, e quanto di questo sarà restituito, sottoforma d’agevolazioni fiscali, o migliori servizi ai cittadini?

Si spera che qualcuno, là in alto, prima o poi risponda, ma sussistono dei seri ed eterni dubbi, che porta alla certezza del “silenzio assordante”.

Per la serie: i soliti quattro Paperoni, taccagni peggio di
Ebenezer Scroge, senza lieto fine, ci guadagneranno, mentre il parco buoi italico pagherà, per vent’anni il conto.
Naturalmente non si sa, realmente in quanti anni questa dilapidazione di denaro pubblico, rientrerà, grazie alle tasse – ove la maggior parte,probabilmente saranno pagate non in Italia, ma in Libia, in quanto molte società dovranno avere la sede fiscale lì , con gli utili poi riversati in qualche conto straniero, dove il fisco è meno vorace ed affamato – torneranno nelle tasche dei cittadini italiani. Eppure Berlusconi aveva promesso che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini, ma nessuno sa da dove questi denari, e tagliando cosa dal bilancio dello Stato, saranno reperiti.

Onestamente non ci si poteva aspettare che una mossa del genere, da parte di un governo, che ha diviso in due l’
Alitalia, lasciando la carne morta, avariata, con l’Afta epizootica,e andata a male, a carico dello Stato, che farà pagare, per l’ennesima volta, la colpa economica del disastro ai cittadini. La nuova società, che teoricamente nasce senza debiti, ma de facto, vedrà – forse – il pareggio di bilancio tra non meno di due o tre anni, e se la matematica non è un’opinione, è già iniziato, a pochi giorni dalla presentazione del piano di salvataggio, a vedere il segno meno.

Ottimo inizio!

Marco Bazzato
01.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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