La cosa puzza. Gli articoli hanno il sapore amaro delle veline giornalistiche di staliniana o fascista memoria, articoli che sanno di chewing gum masticato fino alla nausea, come il canto malefico delle sirene che attirano naviganti verso gli scogli. Allora, a parole tutto dovrebbe far bene, aiutare a prevenire la diarrea, crampi mestruali, gonorrea, sifilide, Aids, cancro ai testicoli, alle ovaie, ai polmoni, al pancreas e in varie altre parti del corpo, ma nei fatti le statistiche sono ben diverse. Qualcosa – oltre all’apparato testicolare dei lettori – gira per il verso sbagliato.
In Italia, ancor di più che negli altri paesi europei, basta guardare le immagini di qualsiasi tv, si vede un numero esorbitante di culi femminili con le chiappe che toccano i polpacci, di volti e pappagorgie fuori scala, indegne persino per l’omino Michelin, dove naturalmente l0assenza della dieta mediterranea ne è il maggior colpevole, dicono, oppure potrebbe essere proprio il contrario?
Non è che le cose invece, nonostante quello che le aziende pensano, stanno in modo un po’ diverso? Cioè che gli italiani, a differenza dei produttori, stanno scoprendo ogni giorno di più che è possibile vivere benissimo e meglio, anche senza la cosiddetta “cucina mediterranea” e questo, come si dice a Roma “fa roder er culo?”
Le aziende, è chi
Anche i media sono rimasti fermi alle immagini stereotipate de “Maccarone !» -« ...m'hai provocato, e io mo' te magno... », dal film del 1954 “Un americano a Roma” con Alberto Sordi, senza rendersi conto che da quella finzione, sono passati quasi undici lustri, detto in parole più comprensibili ai semplici: più di mezzo secolo.
C’è poco da dire. L’Italia, soffre patologicamente da decenni di nazionalismo culinario che ci ha resi macchietta fuori da patri confini, con i giornali italiani, continuano ad alimentare questo stereotipo, come il fuochista che deve far marciare una locomotiva a carbone destinata ala demolizione, salvo poi arrabbiarsi se gli stranieri ci campano, ci pigliano per i fondelli, ci sorridono in faccia, deridendoci – giustamente – ferocemente alle spalle, lasciandoci con la bocca spalancata come tontolini, quando sanno dimostrarci che si può campare benissimo anche senza dieta mediterranea.
Paradossalmente nemmeno durante il ventennio della Buon anima – pace alla sua anima – lo stivale era attraversato da spinte medianiche composte di mantra autarchici, d’inviti a snobbare la cucina straniera, qualunque essa sia, a favore di quella “nostrana”, creando però – come sempre accade quando i media impongono l’indigestione – una sorta di rifiuto, non solo ideologico, ma anche e soprattutto di natura fisica per quanto riguarda la gastronomia “Made in Italy” prodotta ornai anche questa in Cina.
Riavvicinare l’italiano alla cosiddetta “dieta mediterranea?” Utopia, fantasie da membri degli alcolisti anonimi, illusioni e allusioni esplicite da “porci con le ali”. Il mondo è cambiato, ma è cambiata soprattutto l’Italia di oggi, dove gli italiani, lentamente si stanno estinguendo. Ci vorranno certo dei secoli, ma la parabola discendente, il gorgo che porta ad essere inghiottiti nel vortice dell’estinzione ci fa avvicinare a quello che in termini astrofisici è chiamato, quando si parla di un buco nero, “Orizzonte degli eventi”, dove il tutto è inghiottito nel nulla.
Tutto accade, eppure nessuno sembra volersene rendere conto. Si continua a danzare sulla tomba del morto, cantando a squarciagola mentre il Titanic Italia va a fondo, mentre gli italiani vengono fagocitati, giorno per giorno da stranieri, perdendo cultura, identità e cucina tipica, perché ormai indeboliti alle fondamenta della stessa storia culinaria italiana, ed i quotidiani – dormienti – non se ne rendono conto che è ora d’attaccarsi al carro, penna e taccuini dietro i nuovi vincitori – anche in cucina – multietinca.
Marco Bazzato
28.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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