giovedì 27 marzo 2008

Risposta ad una lettrice

Rispondo ad una lettrice che privatamente mi ha scritto una mail molto interessante. Se dalla medesima, riceverò risposta affermativa, nei prossimi giorni inserirò anche il suo scritto.

Gentile signorina,

provo compassione e pietà umana solo per la madre dell’adulto – secondo le leggi dello Stato Italiano – perché questa donna, oltretutto vedova, assieme ai parenti del ragazzo, sono gli unici che meritano rispetto, in quanto non c’è dolore più atroce e disumano di quello di una madre che è costretta a sopravvivere alla morte di un figlio. Ma a riguardo questo maggiorenne di diciannove anni, non posso, non voglio e non mi interessa avere nessun sentimento di umana pietas. Mi dispiace, ma quel dolore lo riservo ad un ammalato, ad un diversamente abile, ad una persona che attaccata alla vita se la vede sfuggire via giorno per giorno, non a chi, avendo la salute, avendo la fortuna d’avere degli amici, una famiglia che li sta vicino, decide liberamente di ammazzarsi, suicidarsi, sballarsi, o come scrive lei, facendo una cazzata. Devo secondo lei provare dolore per una persona che liberamente acquista pasticche, ingurgita alcol per sballarsi, e stramazza per un infarto? Tutto questo per divertirsi? Ma tiamo scherzando? Dove stiamo andando a finire? Oggi per divertirsi, si picchia un compagno, si ruba, ci si sballa, si da fuoco o si commettono atti vandalici, solo per vincere il cosiddetto “Mal di vivere” ed io dovrei giustificare, perdonare, capire sempre tutto questo etico, personale e sociale vivere di questi soggetti?

Quando ho scritto gli articoli, ero arrabbiato. Ero e lo sono tutt’ora, perché è disumano morire per mano propria, morire per uno sballo, morire per una serata, per pasticche mischiate ad alcol. Ero e sono tutt’ora nero con quel giovane uomo, che dopo la morte del padre,ha lasciato completamente sola la madre, e lei è l’unica vera vittima dell’ingiustizia umana, e di questo, incolpo ancora il neomaggiorenne.

Personalmente per questi articoli, ho ricevuto un sacco di insulti, minacce, offese e ingiurie, perché non mi sono piegato al “falso buonismo e perdonismo dominante”, perché ho guardato l’altra metà del bicchiere, quello mezzo vuoto, perché il contenuto è stato svuotato, riempito, svuotato e riempito un sacco di volte fino a stordirsi, e questo evidentemente alla “giovani dello sballo” o per essere scorretti fino in fondo, ai “Giovani Sballati” non piace.

Nessuno per assurdo è degenerato, ma assurdamente si commettono atti degenerati e degeneranti, che portano alla morte. Ho scritto la stessa cosa a Lollo, “l’amico” dell’uomo, che è stato intervistato da Studio Aperto, ha ammesso candidamente “Che non pensava potessero esserci pastiglie tagliate male…!” Infatti, non ha pensato, né lui, né l’altro adulto con lui, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una volta, i grandi, i genitori dicevano ai figli: “Non accettate caramelle dagli sconosciuti” Una volta diventati uomini, queste semplici regole elementari, per gli adulti non valgono più. Buttano giù pastiglie sconosciute e alcol, senza pensare alle eventuali conseguenze, e poi, hanno la pretesa di ricevere una qualche forma di compassione per i loro gesti sconsiderati. Mi dispiace, ma non ci siamo!

Hanno offerto anche a me, quando ero più giovane, schifezze varie, ma ho detto di no, ho rifiutato, avevo cose più importanti a cui pensare, dedicarmi, riflettere, ma soprattutto avevo, ed ho tutt’ora voglia di vivere. Quando mi hanno offerto quella – scusi la parola – merda, ero ricoverato per l’ennesima volta in ospedale, avevo meno di 14 anni, e durante la degenza dove innumerevoli volte ho visto morire persone;Persone che la sera o il giorno prima ci parlavo, e il giorno dopo, le loro stanze erano sigillate, perché il paziente era deceduto, avevo conosciuto un uomo, che a quel tempo aveva all’incirca vent’anni, durante le consuete camminate serali su e giù per i corridoi, mi chiese se volevo provare dell’eroina, della cannabis. Risposi semplicemente di no. Ero lì per guarire, non per uscire peggio di come ero entrato. Ho deciso liberamente il mio destino. Le assicuro che anche se la decisione di dir di no, e durata meno di un istante, è stata improvvisa e istantanea, quell’istante è stato lunghissimo, quasi eterno. In quel momento mi è passato tutto davanti agli occhi,,ma ho preso la mia decisione, e oggi, a distanza di più di ventiquattro anni, vado via a testa, perché so per esperienza diretta che dire di no è possibile.

Le assicuro, che nonostante i miei 39 anni, non ho dimenticato né la mia adolescenza, né anche le mie cazzate, che non sono state poche. Fermo restando che c’erano e ci sono tutt’ora dei limiti, dei paletti che non andavano e non vanno, nemmeno oggi superati. Anch’io ho bevuto, mi sono ubriacato, non ho vergogna a dirlo, ma per fortuna, ho sempre avuto il cervello di farlo in posti dove non mettevo a rischio la mia incolumità, fermandomi prima di un limite che mi ero già prefissato ancor prima d’iniziare. Non le dico questo perché pensi che non capisca, anzi, capisco benissimo, ma proprio perché capisco, ho il diritto di arrabbiarmi come quando vedo vite gettate via, quando vedo il vuoto, l’assenza, il desiderio smodato d’andare oltre i limiti fisici del corpo d/o della psiche, solo per provare l’ebbrezza del proibito, ora a portata di tutti.

La gente si è sentita offesa. Mi sta bene, ho ricevuto così tante maledizioni, che bastano fino al prossimo anno, ma spero almeno che a qualcuno siano servite, se non altro a canalizzare la loro rabbia, non verso una pastiglia, uno sballo, ma verso – in questo caso – la mia persona o i miei scritti, confidando che qualcuno, ne basterebbe uno solo, prima d’assumere la prossima pastiglia riflettesse con un minimo di intelletto, anche su quanto ho scritto.

Le dico questo, non perché sento di dovermi lavare in qualche modo la coscienza, visto che ci sono luoghi più consoni, e questo non è certamente il web.
Ho ricevuto in questi giorni, due sole mail, intelligenti. La prima è la sua, la seconda di un artista di strada, a cui ho già risposto privatamente. Tutti gli altri, a parte due sole persone, hanno dimostrato, mettendosi per assurdo ad un livello verbale e gergale ancora più basso del mio, che al marciume non c’è fondo, allo schifo, al vomito, allo squallido e mediocre, non c’è possibilità, né di soluzione, e dubito, tantomeno di redenzione.

Di una cosa sono certo. I giovani, per fortuna, in maggior parte sono persone sane, con dei valori, dei principi, volontà forti e voglia di emergere, non con idiozie, pasticche o alcolismi vari, ma emergere per idee positive e propositive, creando evolvendo, divenendo persone degne del consesso civile. La maggior parte di quelli che si sono incazzati con me, che mi hanno insultato, oltretutto da vili, in forma anonima, perché non hanno “gli attributi” per firmarsi con i loro veri nomi e cognomi, forse per paura che i genitori gli taglino i viveri, li seghino la paghetta settimanale, che sappiano quanto s’impasticcano, si sbronzano, quante canne fanno e preferiscono assaltare come jene, come cani randagi in branchi, come punk-a-bestia, per rimarcare la loro libertà e la loro anarchia della regole del vivere civile. Quelle stesse regole, che prima combattono, poi quando avviene il fattaccio di cronaca,pretendono che la società civile, da loro tanto odiata perchè perbenista, si unisca al loro dolore, arrabbiandosi, insultando se poi qualcuno si permette di dargli contro, sbattendogli in faccia tutte le loro meschinità e contraddizioni.

Tu termini la tua mail con questa frase: “Però alcuni sono completamente diversi da loro... Un esempio era...” Infatti, concludo, era così diverso che oggi si svolgono i funerali. A questo punto, spero che possa veramente riposare in pace.

Cordialmente

Marco Bazzato
27.03.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/


1 commento:

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