Di cosa dobbiamo preoccuparci? Dell’estinzione naturale tramite crash degli idioti? Degli ubriaconi, dei drogati?
Il governo corre ai ripari, ma come? Aumentando multe e controlli sulla rete stradale e autostradale? Siamo seri, è pura propaganda demagogica. Il vero problema è che i giovani che si schiantano sulle strade italiane, sono zucche vuote, bravi ragazzi dal lunedì al venerdì che si trasformano senza complicità della società, ma per loro volere personale in autentiche bombe a quattro ruote, dove nemmeno gli amici a bordo si salvano dal idiozia comune, visto che non hanno la lucidità, o deficitano di intelletto per capire che il guidatore è preda della classica scimmia alcolica o da stupefacenti, e ebbri anche loro della musica assordante, della suicida danza tribale, si lasciano andare sghignazzanti e silenziosi, alla follia della velocità infinita, alla distruzione del muro del suono, al rombo rincitrullente dell’ultima fuori serie data in mano al figlio di papà, che non potendo uscire con un rottame pieno di buchi che fa i cento all’ora, si mette a fare i capricci come un bambino dell’asilo perché vuole la “Brum Brum” veloce.
Giungono gli schianti, lamiere contorte, grida disperate di quelli incastrati tra rottami col piantone dello sterzo nel torace, col ferro arroventato che squarcia parte del capo. Lì, tutti a raccogliere pezzi e frattaglie cosparsi sull’asfalto polveroso, pronti a ricercare colpe: l’alta velocità, l’albero bastardo che ha deciso d’attraversare all’ultimo momento, il moscerino spiaccicato sul parabrezza che a causa degli intestini sparsi ha oscurato la visuale del guidatore fatto e strafatto.
Arriva il giorno dei funerali in coda a piangere dietro il carro funebre quei bravi ragazzi dall’intelletto sopraffino, ragazzi senza macchie, senza peccati e paure, ragazzi sfortunati e privi di colpe, quei santi, dove tutti sono pronti a scagliarsi contro la società assassina, contro gestori di discoteche, costruttori d’auto, bar, ristoranti, e quant’altro aiuti a togliere la colpa ai colpevoli nelle bare, distesi, freddi, immobili e maciullati. Loro sono i martiri, i nuovi kamikaze e terroristi del sabato sera, assassini di se stessi e di altri innocenti, spesso presi in mezzo dall’auto impazzita che invade la corsia opposta. Sono assassini che hanno pagato con la morte, il loro desiderio di morire. Non so se si debba provare pietà, rispetto o disgusto per questa generazione impazzita, per questa generazione che non vede l’ora di suicidarsi in mille modi diversi. Alla fine c’è un'unica domanda senza risposta: Perché non tolgono il disturbo in solitudine, in qualche casolare abbandonato, in qualche argine, lontano dalle luci della ribalta e della discoteca. Perché per la loro mania di protagonismo assoluto vogliono la chiusura del sipario della loro vita sotto il calore del riflettore di un cineoperatore che non potrà scaldare quei corpi gelidi e induriti dal rigor mortis? Le colpe sono solo dei morti, ma loro sono impubibili, si sono giustiziati da soli, a noi non resta altro che sperare, che viaggiano per strada nessuno di questi futuri aspiranti suicidi ci fiondi addosso, ammazzandoci senza pietà al rientro da una spensierata cena di famiglia.
Marco Bazzato
09.03.2007
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