È sulla vita, e la volontà di morte, negata dai politici che si sta giocando una partita tra le più sporche ed antietiche degli ultimi anni. Una partita, in cui, col pretesto del conflitto di competenze, il parlamento, complice un’opposizione, a parole laica, smarcata dai dettami dogmatici di uno Stato Straniero – il Vaticano – che interferisce sulla psiche e nelle coscienze degli italiani, come una vedova nera, che si ciba dei mariti, preferisce allontanarsi dall’aula, astenersi dal voto, prolungando cinicamente e scientemente quanto da un tribunale della Repubblica stabilito, sempre brava a riempirsi la bocca di valori di facciata. E la maggioranza di governo, prona a novanta gradi, in sessuale missionaria attesa degli ordini d’Oltre Tevere, che per semplice calcolo politico, preferiscono rimandare la decisione “per ulteriori approfondimenti medici” sulla sospensione dell’alimentazione forzata della giovane donna, in coma da sedici anni, a causa di un incidente d’auto, in quanto sedici anni, non sono bastati, vista la lentezza di comprendonio dei politici italioti, per capire che questa donna, vista la lesione alla seconda vertebra, non potrà mai più risvegliarsi? Se i medici agissero con la stessa velocità della politica italiana, ci si ritroverebbe con gli ospedali vuoti, ed i cimiteri pieni.
Eluana Englaro è stata rapita dal parlamento italiano, che ha leso l’indipendenza, non solo della medicina, la quale ne esce sottomessa, ma anche l’indipendenza dei giudici.
È stata rapita, dopo la sentenza dei giudici che avrebbe permesso, interrompendo l’alimentazione forzosa, secondo i protocolli già stabiliti, il passaggio dalla vita vegetativa, a quella vita spirituale, eterna, tramite il passaggio, dalla vita stessa, ad una vita diversa, chiamata morte.
Ma Eluana, dopo che aveva trovato nella magistratura il suo salvatore, è stata strappata da questa,da una classe politica miope, cieca, che sta usando il suo dramma personale, come futura merce di scambio, per far passare poi, forse tra pochi mesi, il testamento biologico, quel testamento che la giovane, avrebbe già espresso, ma in forma verbale al padre, prima della tragedia che l’ha colpita, ma che ai politici cristiano-divorziati-concubini, con figli da donne diverse, fuori dalle regole della stessa Chiesa che dicono di seguire, fuori quegli stessi valori d’identità cristiana, che calpestano senza ritegno, ma che a corrente alternata, vogliono imporre a gli altri.
Eluana è stata rapita, tenuta in ostaggio, costretta a vivere come un vegetale, nella vana speranza che si risvegli, usata come un burattino, perché non può difendersi, per giochi di palazzo, per equilibrismi politici, non di parlamentari, ma di persone senza cuore, persone, che dovrebbero tutelare i cittadini, che sicuramente prima di votare, non si sono presi la briga, come abitualmente fanno con amici o colleghi di partito quando finiscono in carcere, d’andarla a trovare, parlare col padre, di vedere questa giovane, diventata donna, che senza saperlo ha raggiunto la mezza età, e capire, non solo il suo stato, ma anche la sofferenza genitoriale, che da sedici anni vedono Eluana invecchiare, vivendo, senza vivere.
Eluana Englaro, è stata rapita, da un parlamento, che usando il pretesto – falso – della pietas umana, della scienza, la usa, giocando, infischiandosene del suo destino, mettendo al primo posto, non quello che la persona e i suoi cari vogliono: la dignità, ma trattandola come se non esistesse, come se, in nome, non si sa di quale dio cristiano, o dio laico, dormiente e assente, sordo e senza cuore, interessato a banditi, malfattori e tangentari, non ai sofferenti, ai familiari dei moribondi, a coloro che stanchi di una vita, impossibile da vivere e percepire, impossibilitati dalla natura stessa ad essere persone, desidererebbero liberare se stessi ed i chi li ama dal fardello di una vita già morta.
Eluana Englaro è ostaggia del parlamento, è stata strappata a ciò che la stessa magistratura, dopo lunghe e ponderate ricerche, aveva deciso. Eluana è ostaggia di una politica agostana, della classica politica italica, che invece di decidere, pensa, invece di fare, interpella, invece di migliorare, pensa ad ostacolare, a fermare, a rendere tutto come i politici stessi, fermi, statici, incollati alla poltrona, senza mai muoversi, immobili come, non come persone in coma irreversibile, ma come ramarri, come lucertole, che per paura, per vigliaccheria, scelgono, per non decidere, di bloccare, di arenare, perché la battaglia parlamentare futura è più importante di un problema da risolvere, dopo sedici anni d’attesa, subito. Ma questo subito, dopo sedici anni d’attesa,per la politica, non esiste.
Vivi e lascia vivere, se puoi aiuta a morire!
Marco Bazzato
02.08.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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