martedì 13 marzo 2007

Ancora sulle stragi del sabato sera

Ringrazio i lettori che mi hanno attaccato privatamente e pubblicamente riguardo un precedente articolo inerente alle stragi del sabato sera.
Tengo a precisareche non recedo da quanto scritto, perché l’ipocrisia, la bontà pelosa, gli appelli al moderare la velocità, alla prudenza, le campagne contro bevande alcoliche, l’uso di sostanze stupefacenti, invece di dare qualche effetto benefico, sembra aumentino il desiderio suicida dei giovani.
È tempo gettato al vento incolpare la società, case automobilistiche che producono bolidi da 250 e oltre l’ora, incolpare gestori di discoteche, produttori di alcolici (prodotti legali e in libera vendita) spacciatori di droghe, e quant’altro, facendo gli struzzi per non volere andare a fondo sull’origine del problema.
Esiste una generazione di giovani idioti, per fortuna, un esigua minoranza di minorati mentali, che non avendo rispetto per la propria inutile e vuota vita, e coinvolgono nei piccoli e ingigantiti drammi personali gli altri, incolpano la società di quanto non funziona, e in ragione questo deficitare sociale, anziché muoversi controcorrente per provare a cambiare le cose, si accodano come scimmie prive di cervello alla massa belante di quanti consumano l a propria squallida esistenza tra alcol,, piste di coca, per poi mettersi al volante, e privi di ogni freno inibitore e razioncino, pestano sull’acceleratore come ossessi, vittime del loro delirio di onnipotenza di stupefacente immortalità alcolica.
A tal proposito un lettore mi ha scritto che manco d’umanità e comprensione. Lo ringrazio per questa annotazione, ma l’umanità e la comprensione non và alle vittime suicide, ma ai genitori sopravissuti, a quelle famiglie distrutte dal dolore per la stupidità della progenie, per “l’imprudenza” come se non avessero conosciuto i rischi che tali comportamenti autodistruttivi comportavano.
L’assurdo è che la repressione è inutile, l’educazione al rispetto di se stessi sono un optional trascurato, messo in secondo piano, dal bisogno di divertirsi a tutti i costi, dalla necessità di sballarsi, andare fuori di testa, essere pecore che si fanno guidare e guidano se stessi come agnelli sacrificali pronti al macello.
Cosa si dovrebbe dire a questi disadattati? Chiudere le discoteche? Smettere di produrre auto perché sono senza cervello? Non vendere alcolici perché chi vuole farsi un buon bicchiere di vino, o un goccio di grappa dopo cena, debba cercarlo al mercato nero, visto che taluni sono privi di controllo?
Siamo seri per una volta. Il problema è che queste vittime di se stessi, costano un sacco di denaro alla società: vigilanza sulle strade, autoambulanze, funerali, bare, lapidi, spese ospedaliere per i sopravvissuti di se stessi, premi assicurativi che lievitano per colpa di pochi sciagurati, ricadendo sulle tasche della collettività.
Il buon senso ha abdicato, è morto spappolato lungo un’autostrada di notte, è sbandato deviando dalla sua traiettoria per colpa non dell’alta velocità, ma di quel senza cervello che guidava il mezzo. Basta incolpare auto, forze dell’ordine, società civile, per tenere spalla all’incivile di turno, e i media stessi dovrebbero adeguarsi, usando parole più pesanti, nei confronti dei sicari della strada, chiamandoli con il loro vero nome: suicidi di se stessi, e assassini nei confronti di coloro che trasportano a bordo, o che coinvolgono negli incidenti.
Sarebbe forse utile come deterrente, che all’interno e all’esterno delle discoteche venissero proiettati filmati di cadaveri spappolati, giovani in coma con i tubi che escono dai corpi distrutti, foto delle carrozzerie accartocciate, lamiere conficcate nelle carni, volti imbrattati come maschere di sangue, sentendo le grida di dolore, lamenti, imprecazioni, il vomito che esce dalla bocca, i denti fracassati, e quant’altro possa, forse, aiutare a risvegliare dal loro sonno letargico questi dormienti, zombi del ventunesimo secolo, che hanno fatto della loro vita una discarica abusiva da gettare contro un muro, da dirottare fuori strada, sfracellandosi senza pietà, incuranti, se non di se stessi, almeno degli altri. Ma non si può pretendere il rispetto della vita altrui, quando si disprezza fino all’autodistruzione la propria, e gli esempi settimanali sono sulle pagine atroci di cronaca ad ogni nuova domenica mattina.
Un plauso alla libertà d’ammazzarsi e suicidarsi. I vivi ringraziano; i familiari dei morti piangono i figli sotterrati sotto due metri di terra.

Marco Bazzato
12.03.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/