mercoledì 3 aprile 2013

Vittorio Feltri e il politico che ha messo incinta la colf



Non ci sono ancora né conferme e né smentite, ma sembrerebbe che nel parlamento italiano, oggi come dai tempi del Regno d’Italia,  sia sempre stato pieno di montoni, intesi non come i maschi della pecora, ma come montoni che montano e/o fottono, e soprattutto fanno l’amore con le legittime consorti, (senza vivere nel peccato del concubinato novecentesco della convivenza more uxorio)  partendo dalla missionaria, passando per la pecorina, e con in mezzo  l’emiciclo di tutte le posizioni del Kamasutra (1), antico testo indiano sul comportamento sessuale umano che ne indica la bellezza di ben 64 posizioni, senza omettere il mitico rapporto oro genitale e lo sporcelloso 69.

Ma la notizia che dà Vittorio Feltri tramite i cinguetti di Twitter, ha trasformato gli italiani in fanatici della caccia grossa. Il cinguettio, riportato da Giornalettismo, dice: “
Un politico importante ha ingravidato la cameriera e la moglie lo ha buttato fuori di casa”. (2) e per chi ha Twitter, reperibile direttamente dalla pagina del giornalista (3).

Aprendo la pagina del quotidiano online e scorrendola verso il basso, così come nella pagina Twitter di Vittorio Feltri, si possono leggere le congetture dei lettori, a riguardo il politico, oggi irrilevante ai fini numerici,  forse memori della batosta elettorale che avrebbe preso nell’ultima tornata elettorale, quando asseriva di essere l’unico che aveva in bocca “parole di verità”. Vero ossimoro, in quanto politica e verità sono antagonisti senza soluzione di continuità, additandolo a carnefice e vittima dei suoi comportamenti ossessivo-compulsivi. Non mancava altro che dicesse: «Io sono la Verità e la via», Gv 14.16, che  gli italiani zeloti gli avrebbero organizzato  un bel Golgota,  con  tanto di 14 stazioni della Via Crucis, facenti parte del pacchetto completo. Dove però la resurrezione sarebbe stata un extra da pagare a parte a Dio in persona.

Per carità, esiste il diritto di ogni legittimo consorte o come va di moda, e come si vorrebbe legalizzare il concubinato more uxorio, per meri interessi economici,  anche nel nome del presunto bene dei figli nati fuori dalla licenza matrimoniale, definiti nei tempi andati bastardi, di far l’amore, montare in tutti “in tutti modi e in tutti i laghi”, parafrasando una nota canzone sanremese, facendola godere e ingravidandola, riempendola, con la “saccapoche,” con la crema  bignè  estratta dai rognoni. Ma andarsi a “inchiavardare” la colf rumena, quella che ti pulisce il cesso, ti scopa i pavimenti, lava i piatti e quant’altro, solo perché la moglie sfaticata non ha voglia di fare una beata fava, beh, la cosa puzza di schiavismo professionale e “abuso di posizione dominante” da parte del galletto sparagnino, che non potendo organizzare, perché cristianamente impegnato, un Bunga Bunga in casa, ed essendo così micragnoso per andare a puttane, ha preferito fottersi, pensando che il contratto fosse all inclusive,  la colf rumena , mentre la moglie era dal parrucchiere o a recitare le giaculatorie.

Chiaramente gli italiani daranno alla rumena della bagascia, della zoccola, della troia, della mignotta, della cagna, per aver aperto le gambe al potente, che come Satana ora sembra che sia stato scaraventato dal dio-moglie nelle fiamme dell’Inferno, o peggio a dormire sul poggiolo di casa, al freddo e al gelo. Si sa, in un mondo maschilista come quello italiano, sovente anche razzista, la colpa è sempre dell’altro sesso: della femmina, di quella che viene considerata un’eterna giovenca o vacca in calore, sopratutto se straniera e proveniente dall’Europa dell’Est. Peggio ancora se ora si porta dentro il futuro prodotto velenoso sputato  dal “serpente del Paradiso”, frutto della conoscenza del Pene, ops, del “Bene e delMale”, che le trasformerà, se non verrà utilizzato l’”Idraulico liquido stura vulve”, il ventre della donna, quando sarà in prossimità del nono mese di gravidanza, a quello di un Anaconda che si è divorato un capretto. 

E la cornuta cosa avrebbe fatto? Stando a ciò che scrive il Feltri, avrebbe preso le masserizie del fedifrago, dello spargitore di seme schizzato fuori durante la copula, grazie anche al lavoro dei dotti deferenti, mandandolo . come dice abitualmente nei suoi show in giro per l’Italia, Beppe Grillo, come nella celeberrima canzone di Marco Masini, a “Vaffanculo!”

Ora se l’inseminatore, che secondo alcuni dicono potrebbe avere il taglio di capelli alla Caio Giulio Cesare, fosse quello che hanno postulato, cristianamente, dopo aver  sfondato in pieno “l’Utero in Centro”, celato in quel mirabile cespuglio, messo in quella caverna sigillata all’origine dal Dio degli Eserciti ,  antro nascosto, rappresentato nel quadro L’origene du monde di  Gustave Coubet, 1866 (4), questi non dovrebbe o imporre lo svuotamento uterino della donna, ma dovrebbe prendersi cura della futura discendenza, che oggi nel  nome del politicamente corretto non si può più definire bastarda, al pari di altri figli e/o figlie nel caso che questi avesse già una progenie di primo, secondo, terzo, quarto o quinto letto, etc.

 E la donna che si è concessa stupidamente al “glande buana bianco”, essendo cittadina Europea, dovrebbe uscire allo scoperto, reclamando il test genetico di paternità, in modo da proteggersi, tutelando così anche frutto del peccato che porta in grembo, dalle mire distruttive dell’ingravidatore che potrebbe avere nei confronti del feto, protetto dalle Sante Leggi del Cristianesimo, senza, per dirla parafrasando una parte del brano di Elio e le Storie Tese, Cara ti amo – risvolti psicologici tra giovani uomini e giovani donne, 1989, “mettersi il goldone”, perché si riteneva un drago nel coito interrotto, sebbene sia risaputo che come nella poesia,La Spigolatrice di Sapri di Luigi Mercanti, 1837:  “Eran trecento giovani e forti e sono morti”! (5), sfortunatamente a volte, per dirla alla Gianni Morandi, “Uno su mille ce la fa/ come e dura la salita/ in gioco c’è la vita” 1985..

Come nell’articolo pubblicato nel mio blog“La moglie fa le corna al sindaco (6)  del 22 marzo u.s, l’opinione pubblica dovrebbe avere il diritto di sapere chi sono questi  politici di rilevanza nazionale o amministratori locali della cosa pubblica, che giocano e usufruiscono di dell’uso di vulve foreste, uscendo dal recinto del loro sponsali. Se non sanno tenere il bigolo al loro posto, come si può ipotizzare che sappiano tenere le mani solo dove devono essere tenute? Se non riescono a tenere dentro braghe e mutande lo sventra papere, come è possibile che possano avere freni inibitori, non facendo lavorare le mani, anche “,morte”,senza infilarle, ma rubando comunque dalle tasche altrui? 

Alla fine i fedifraghi dovrebbero tenere presente che “L’operazione aspiraminchia” anche se si tratta di una sveltina di pochi minuti, richiede pianificazione, che nella maggioranza dei casi è solamente tattica, non esenti in ogni caso da errori di valutazione sui vari ed eventuali danni collaterali che potrebbero accadere in corso d’opera.  Ma che poi sotto il profilo strategico potrebbe rivelarsi alla fine una “Sconfitta di Waterloo”, un attacco da parte di moltitudine agguerrita di “Crazy Horses” nella “Battaglia di Little Big Horn”, una “Disfatta di Caporetto”.  Se poi si aggiunge una chiavata invalido ed economicamente ingravidante, con conseguenze di non facile soluzione per il consorte beccato in un modo o in un altro con il cane inzuppato dentro gli umori femminili de L’origene du monde, generando la perfetta sintesi della quadratura del cerchio dell’uomo Vitruviano, ecco che si comprende perché i cittadini abbiamo il diritto di sottoporre questi maestri di moralità – altrui – al più torbido, putrido e infamante pubblico ludibrio, solo nel caso che l’identità del pubblico peccatore, pardon, politico o amministratore della cosa pubblica, sia certa oltre ogni ragionevole dubbio.
03.04.2013


1 commento:


  1. Lo fanno i preti, senza avere poi il coraggio di ammetterlo, e spesso con il bene placito dei loro supeiori...Cosa aspettarsi da politici che i voti non li fanno. Li aspettano dagli altri e li ricevono anche

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