venerdì 22 marzo 2013

La moglie fa le corna col sindaco.


La notizia è stata da poco pubblicata su Venice today (1). Anche se abitualmente questo blog non si occupa di gossip, a memo che non abbiano rilevanza nazionale o internazionale, la notizia era troppo ghiotta per non inspirarmi un breve racconto fantastico, di pura fantasia.

Dal diario segreto di Gnao Fufu!

Quando lessi la notizia mi venne lo stesso freddo alla nuca che sentì John Clark, in “Raimbow Six”, di Tom Clancy – Rizzoli, 1999 – prima dell’attentato fallito nell’aereo che portava costui, il cognato, la moglie e la figlia in Inghilterra.

 Il paese della chiavata fedifraga era forse a me noto e subito. Come in un sogno Mariano, mi vennero in mente alcuni volti che probabilmente conoscevo. Voci e suoni provenienti da un passato ormai lontano. Lui sembrava il guerriero Alberto da Giussano, un celodurista apparentemente moscio, una mezza sega, alto più non più di un metro e uno sputo di Lama, e nonostante il culo non dei più ciompi riusciva a mantenerlo incollato a due poltrone, ben pagato dalla Pubblica Amministrazione. Poltrone che si trovano sia in Comune che in una diretta emanazione di rango inferiore della Regione.

Nel sogno Mariano, questi mi è apparso, con le fattezze di “Er Mutanda”come un Neil Amostong, piantatore di bandiere del Fiore della Vita nei posti sbagliati, causanti grandi incazzatura del Prefetto. In più questo sindaco immaginario che non concede, giustamente, la cittadinanza italiana agli extracomunitari che non sanno leggere il testo del giuramento.

Mentre lei, la “nobildonna” ha le fattezze quasi simili, a parte che invece di usare la tonaca, porta gonne o pantaloni, a Jorge da Burgos, de “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco – Bompiani 1980 –  facendo sovvenire in mente ciò che disse Umbertino da Casale ad Adso da Melk:
«Se gli uomini vedessero quello che è sotto la pelle come accade con la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla visione della donna. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, umori e bile. Se ci pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre non troverà che lordume. E se ti ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco» (ct. pg 220).

Sempre nel sogno Mariano la mente mi corse verso le “Infinite diversità in infinite combinazioni” dell’IDIC, la domanda di come questo amministratore della cosa pubblica abbia potuto passare, saltando da un “bidone” con cui si è congiunto per anni carnalmente, a un altro bidone che donava le sue [dis] grazie (?) al legittimo consorte e che questo, per citare Riccardo Cocciante, con l’inizio del brano, “Cervo a Primavera” il qui testo recita: “ Io rinascerò, cervo a primavera”,sembra quasi che le streghe di Salem o le fate di Wicca ci abbiano messo lo zampino, proprio in occasione dell’equinozio, quasi che questi avesse ricevuto un ammonimento dalla moglie di Giulio Cesare, udendo dall’aldilà: «Attento alle idi di Marzo!»

Ora, nel sogno che da Mariano si è trasformato in un incubo stile Bestia dell’Apocalisse, il mitico 666, “The number of the beast” degli Iron Maiden. 

Nel paese innominato non si parla d’altro. I vecchi fuori dai bar mentre giocano a bestia o a briscola, commentano bestemmiando. I giovani mimano il coito facendo l’ok con il pollice e l’indice della mano sinistra, infilando velocemente, in un rapido su e giù l’indice della destra. Le suore, rinchiuse ne convento di clausura, recitano giaculatorie affinchè il Signore Santissimo, non quello delle mosche,  conceda, proprio che nel mentre Suo figlio, Gesù di Nazareth, si appresta a tornare a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, scacciando i mercanti dal Tempio, ai due fornicatori smascherati il perdono e in quando ci sarà la morte certa, la vita eterna. Mentre il parroco si sciacqua le mani nell’acquasantiera, messa a bollire per l’occasione, sperando che queste si purifichino, essendo stato costretto a stingerle al primo cittadino, svariate e svariate volte…

Ma nella mente continuano a formarsi immagini, questa volta infernali, circa le pene che i due fornicatori stanno subendo dai legittimi consorti. Urla, imprecazioni contro le divinità divenute mito e leggenda e contro quelle à attuali. Porte sbattute, piatti frantumati a terra e sedie scagliate contro il mondo. Oppure silenzi assordanti e punizioni che vanno ben oltre il sadomaso, fatte di letti di chiodi, frustate ai genitali o alla clitoride, cilici e perforazioni delle mani e dei piedi, come se un professionista di piercing si fosse messo all’opera utilizzando strumenti non sterili, infettati preventivamente, lasciandoli a mollo per qualche giorno nella fossa biologica.

In questo sogno simile al Decameron boccaccesco in salsa padana, sembra quasi una parodia de “Le baruffe Chiozzotte” di Carlo Goldoni, dove in questo caso “goldoni” non sta per plurale di profilattici – auspicando che i rapporti siano sempre stati improntati alla protezione, usandolo, per la prevenzione di malattie venere come scolo, sifilide, o micosi della vagina, ossia crescita impropria di funghi velenosi nella vulva, che le “guardie forestali” vietano di raccogliere – ma è il cognome del noto drammaturgo, scrittore, librettista e avvocato italiano, nato a Venezia il 25 febbraio 1707 e morto a Parigi il 6 febbraio 1793.

Ma alla fine anche i sogni mariani,colmi di Arcobaleno Sei, in Rose nominate,  trasformatisi in incubi apocalittici e in romanzi boccacceschi, quasi di matrice goldoniana, spariscono.  Al risveglio ci sta solo lo stomaco che reclama la cena e una notizia di gossip che parla di corna, dove alla fine si dice tutto e nulla, perché tutto e nulla è accaduto, in quanto solo i cornuti e cornificatori conoscono la felicemente triste verità della loro meschina e gretta esistenza. Siano essi sindaci, carrozzieri che vanno di dima o a manovella, bibliotecarie annoiate casalinghe infoiate, spargitori dei semi di Onan o quant’altro, perché come scrisse questa sera un amico, «Sono solo cazzi loro e lasciamoli in pace.» Perche di pace, piaccia o no,per un po’ di tempo non ne avranno , come dice sempre Cetto Laqualunque: «Una beata minchia!»
Amen.

Marco Bazzato
22.03.2013

(1) http://www.veneziatoday.it/cronaca/sindaco-provincia-venezia-scoperto-amante-albergo.html

1 commento:


  1. ...è successo non tanto tempo fa, in quella stessa , che un prete e docente di teologia (quindi educatori di giovani ), amico del marito tradito, abbia tenuto lo stesso comportamento. e lo stesso un sacerdote con il pretesto di guarire e £sbloccare" traumi emotivi di signore, anche sposate. questa notizia non sgomenta, ma non puo stupirci nè più sorprenderci. oramai...

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