mercoledì 18 novembre 2015
Intervista a Vessela Lulova Tzalova
a
cura di Massimo Acciai
Vessela Lulova Tzalova, scrittrice, traduttrice,
moglie di Marco
Bazzato, vive col marito scrittore, con cui collabora a livello artistico e
lavorativo, in Bulgaria. Ho avuto il piacere di scrivere la prefazione ad un
suo libro ed incontrarla insieme a Marco durante un mio recente viaggio a
Plovdiv. L'intervista è avvenuta però tramite mail dall'Italia alla Bulgaria.
Cara Vessela, sei una scrittrice e poetessa
con all'attivo alcune pubblicazioni, e sei anche giornalista e direttrice di
un'agenzia letteraria: in questa sede però ci occuperemo della tua attività di
traduttrice. La traduzione è un tema che mi ha sempre affascinato: ho tradotto
anch'io un libro dall'esperanto all'italiano (edito da Edistudio) ed ho
sperimentato di persona che si tratta di un lavoro tutt'altro che semplice.
Cominciamo dall'inizio, dai tuoi studi di italiano. Come e quando ti sei
approcciata a questa lingua così distante dalla tua lingua madre, il bulgaro?
Studiandolo, in quanto per me lo studio è sempre stato un amore. Perché prima
degli studi legati alla lingua italiana mi sono laureata all'Università di San
Clemente a Sofia in pedagogia e successivamente in giornalismo, e per entrambi
le lauree ho conseguito i relativi master. Quindi, l'unico modo per apprendere
una lingua è studiarla in modo approfondito - dizionari, testi universitari,
opere lette in lingua originale, ore e ore passate a imparare verbi,
trascrivere frasi, crearne di nuove e tutto il corollario che ne consegue in
quanto ho sempre amato la lingua e la cultura italiana, fin da quando, da
giornalista, mi occupavo di cultura e letteratura, perciò il mio legame con
l'Italia e la lingua di Dante è sempre stato un po' particolare. Alla fine,
come nuovo punto di partenza c'è stata la Certificazione Plida livello C2, del
Comitato Dante Alighieri, dell'Università La Sapienza di Roma e Ministero degli
Affari Esteri d'Italia.
Quando
e come è iniziato il tuo lavoro di traduttrice?
È iniziato quasi quindici anni fa, traducendo all'inizio una poesia piccola.
Poi sono giunti gli articoli di pubblicistica e in seguito un libro di poesie,
seguito da una raccolta di poemi e successivamente un romanzo. Da lì in poi
sono giunte proposte, all'inizio da editori minori, fino ai grandi nomi
dell'editoria bulgara, e modestamente posso dire che al mio attivo ho più di
trentacinque volumi, tra poesia, prosa d'arte, pubblicistica e saggistica.
Hai
tradotto dal bulgaro all'italiano e viceversa dall'italiano al bulgaro: facendo
un confronto tra queste due traduzioni, quali difficoltà o vantaggi comportano
l'una rispetto all'altra?
Chiaramente da bulgara mi è più facile tradurre dall'italiano alla mia madre
lingua. È sempre difficile fare dei raffronti, è un lavoro assai complesso, ma
per sintetizzare, è vero che in alcuni punti le lingue, con tutte le differenze
del caso, si toccano, ma è anche vero che, il bulgaro essendo una lingua non
romanza, in molti altri è in diretta antitesi con la lingua italiana. La vera
traduzione di prosa d'arte sta nel saper fare, come dicono i francesi, il trait
d'union dalla lingua di partenza a quella di arrivo.
Hai
tradotto molti classici moderni italiani in bulgaro: hai conosciuto di persona
i rispettivi autori? Che tipo di rapporto hai avuto con loro?
Sì, alcuni ho avuto l'onore di conoscerli di persona, anche se a volte è più
interessante toccare l'arte che non l'artista. Altri invece sono stati dei
grandi signori, nobili di cuore, e persino alcuni mi hanno inviato una loro
opera con dedica e autografo.
Chiaramente uno tra tutti, tra i classici moderni che non posso non menzionare
è il Maestro Andrea Camilleri, che da poco ha festeggiato i novant'anni. Ho
avuto l'onore, grazie a Gheorghi Alexandrov della casa editrice Knigopis, di
tradurre otto romanzi del Commissario Montalbano, ove, tramite la segretaria
del Maestro, Valentina Alfierj, ho ricevuto tutto il sostegno che una
traduttrice può ricevere.
Con altri scrittori ci sono stati scambi di mail, per avere la certezza in
alcuni punti controversi, non esistendo libri perfetti o esenti da errori o che
possono dare adito a male interpretazioni, i quali hanno fatto si che tutto
scorresse fluidamente.
Parliamo degli autori bulgari: purtroppo non è
stato tradotto molto in Italia della letteratura bulgara…
Vero, rispetto ad autori di altri Paesi, il confronto è impari. La letteratura
bulgara è confinata entro una nicchia di mercato, soprattutto se non si hanno
gli agganci giusti. In ogni caso, se guardiamo le uscite principali di questi
ultimi anni non possiamo non menzionare Zdravka Evtimova, con Sinfonia, uscito
quest'anno; Guergana Radeva con Rosa Canina. Essenze e spine dell'eros; Alek
Popov, con I cani volano basso e Gheorghi Gospodinov, attualmente lo scrittore
bulgaro più in voga sia in patria che all'estero, con La fisica della
malinconia. Ma voglio certamente aggiungere che alcuni dei nostri classici sono
stati tradotti in italiano, come il Patriarca della letteratura bulgara, Ivan
Vazov, gli straordinari poeti Dimcio Debelianov, Pencho Slaveikov, Damian
Damianov, Hristo Smirnenski, Atanas Dalcev, e gli scrittori: Jordan Radichkov,
Emilian Stanev, Aleko Konstantinov, Victor Baruch, Assen Marcevski e altri.
Come possiamo notare gli autori bulgari pubblicati sono da considerarsi
inferiori persino alle percentuali omeopatiche. Questo non per la mancanza di
ottimi scrittori in Bulgaria, ma perché il mondo dell'editoria, a parte casi
rarissimi, guarda con occhio pregiudizievole al mio Paese.
Mediamente quanto tempo ti occupa tradurre un
libro?
Dipende dall'autore e dal genere e soprattutto dal numero di pagine. In ogni
caso, come liberi professionisti, siamo vincolati a contratti con dei tempi da
rispettare. Mediamente un editore concede novanta giorni, quando si è
fortunati. Questo significa lavorare con "ritmi militari", in quanto,
sovente per rispettare i tempi, non esistono né sabati e né domeniche.
C'è un libro, tra quelli che hai tradotto, a cui sei particolarmente legata?
I Montalbano di Andrea Camilleri, perché è uno scrittore che amavo già prima di
tradurre i suoi romanzi e la Casta di Rizzo e Stella, in quanto essendo anche
giornalista, mi ha permesso di conoscere in profondità le contraddizioni di una
parte dell'Italia, assai differente rispetto a quella comunemente conosciuta
all'estero.
Che consigli ti sentiresti di dare ad un
aspirante traduttore agli esordi?
Sapere che nella lingua di partenza, così come in quella di arrivo, non si è
mai finito di imparare. Amare la letteratura, leggere senza pregiudizi di
sorta. Poi, quando si traduce, ricercare, ricercare e ancora ricercare,
partendo dal presupposto che è meglio avere il dubbio di non sapere e quindi
approfondire, piuttosto che avere la supponenza di credere di sapere, peccando
di superbia. Il lavoro di traduzione è soprattutto un lavoro di umiltà e
pazienza.
A cosa stai lavorando attualmente?
Poco tempo fa è uscito "La figlia del Papa" di Dario Fo. E da poco ho
consegnato ad un editore la traduzione di un romanzo noir, ora sto traducendo
un romanzo, ambientato nella Venezia del 1300.
Da Segreti di Pulcinella,
rivista di letteratura e cultura varia, direttore Massimo Acciai
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