giovedì 14 febbraio 2013
Berlusconi aveva ragione: Sanremo 2013 come la Festa dell’Unità?
Si è giunti alla seconda serata
del Festival di Sanremo e ancora non si riesce a comprendere se si svolge
nell’ex città dei fiori, visto che di questi manco l’ombra, o alla festa della piadina,
dentro uno stand della Festa dell’Unità, in quanto il convitato di pietra,
Presidente del Gran Consiglio dei Dieci Assenti, è la Bandiera Rossa del
Partito Comunista.
Iniziamo questa dissezione, che a
onor del vero andrebbe fatta o con lanciafiamme o la sega elettrica, direttamente sui diretti
interessati, con i presentatori: hanno la professionalità della provola andata
a male:
la Littizzetto che non riesce a
uscire dal suo cliché stantio e stitico, si toglie le scarpe, fa le mosssette
come una ventenne quasi ottuagenaria, perennemente infoiata, non riesce a
leggere il gobbo e si deve aiutare, come al tempo della Rivoluzione di Ottobre
del 1917,con il blocco con i testi. Quasi lo stesso per il suo compagno di
merende, Fabio Fazio, che non riesce a smettere di arrossire, come se fosse in
menopausa, balbetta, finge di incazzarsi e cammina avanti e indietro come se
avesse innanzi il plotone di esecuzione, comandato dal colonnello
Champignon della Legione Straniera del
famoso spot della Telecom, restando eternamente imprigionato al ruolo di “Che
tempo che fa”.
La scenografia: è una chiavica,
un mix tra un bordello di periferia per gli spettacoli di burlesque e un salone
delle festicciole adolescenziali dove si svolge il Bunga Bunga, patrocinato
dall’Arcigay. Le luci e i giochi di luce sono così tetri da far pensare ad una
casa delle streghe che manco conoscono uno straccio di incantesimo per
trasformarsi in principesse, visto che gli addetti alle luci sembrano una massa
di falsi ipovedenti che percepiscono la pensione senza averne diritto.
Il Clan dei Piemontesi e dei Liguri. Si dubita che esista a memoria
d’uomo, anche partendo dal mesozoico, una tale infornata di corregionali .Luciana
Littizzetto, Fabio Fazio, Maurizio Crozza, Neri Marcorè, Carla Bruni, tutti
provenenti dalle due regione sopraindicate. Per fortuna si è in Europa e nel
pieno del 2013! Manco durante le premiazioni dei concorsi di Poesia
interpaesani si assiste a una tale povertà di ospiti stracittadini.
La presunta figona: Bar Refeli. Ma
per cosa è stata chiamata? Per strimpellare, male, sui tamburi della batteria e
per fare la presunta bella statuina, visto che manco è, secondo me, tutta sta
gran bellezza, solo perché era l’ex fidanzata di Leonardo Di Caprio? Senza
contare che la povera tapina, era costretta alla traduzione simultanea, perché
i due presentatori, pagati quasi un milione di euro, nessuno parlava o voleva
parlare in inglese. Bella figura di merda, in Eurovisione, di un Italietta provincialotta e ignorante
che in passato creava ed esportava arte, cultura e sapienza in tutto il mondo.
Crozza: Maurizio Crozza va preso
a piccole dosi, alla lunga, come ogni cosa stanca e da assuefazione. Il suo
interevento di quasi quaranta minuti era scontato e ripetitivo. I personaggi
erano triti e ritriti, già fatti in Ballarò, Italialand e nei suoi spettacoli,
senza contare che le battute di “Bersani” anch’esse erano riciclate, sono ormai
stancati. L’unica nota positiva: il contestatore, che ha risvegliato gli
spettatori in sala, che sembravano amorfi come tante marionette durante i
comizi di Stalin. Ci si sarebbe aspettato più coraggio da Crozza, non solo nel
monologo, ma anche durante la contestazione dei dissidenti. Infatti, visto il
giramento di palle che aveva avuto molti si aspettavano che interrompesse
completamente l’intervento, andandosene e sbattendo la porta. Ma poi, avendo
forse prevalso il lato economico, avrà pensato alla penale e quindi ha ingoiato
il boccone amaro e ha sopportato l’odiato dissidente di centro destra. Mentre
quando la contestazione è dell’estrema sinistra, verso il centro destra, quella
per gli ex e post comunisti, è sempre cosa buona e giusta.
Boh…facciaculaggine della
politica di ogni schieramento.
L’Armata Rossa non è riuscita a
frenare completamente la deriva omosessuale in Italia, nonostante in passato
avesse sconfitto i nazisti nella
Battaglia di Stalingrado, riuscendo solo a rallentare la deriva
controrivoluzionaria degli anarchici comunisti italiani, nemici dell’ortodossia
sovietica e post sovietica, dei due uomini che volevano mostrare in video una loro “limonata” . Per fortuna l’Eurovisione e la
Santa Madre Russia è venuta in aiuto della famiglia naturale, impedendo che il
video andasse in onda, visto che l’Italia e la Rai avrebbero violato la legge
Russa, voluta dall’ex capo del KGB, quindi comunista, e ora amico di Berlusconi,
Vladimir Putin, che proibisce in ogni forma la propaganda omosessuale. E si sa,
oggi i rubli russi pesano assai anche nell’economia e nella finanza italiana,
Rai compresa.
E i media italiani, specie quelli di centrosinistra?
Silenzio osservanza, mutismo e rassegnazione, nel rispetto della tradizione che
nell’ex Unione Sovietica, che ha inviato il Coro dell’Armata Rossa dove, fino
al momento della caduta del Muro di Berlino, si favoleggiava che i membri
fossero ufficiali e spie attive del KGB.
Ma il Coro dell’Armata Rossa non
è riuscito a fermare completamente i due amici che vorrebbero sposarsi. Infatti
sono saliti sul palco senza dire una parola, ma mostrando cartelli che declamavano
i loro fatti privati, ma nell’ex Unione
Sovietica non capiscono un cazzo della
lingua italiana, come in Italia non si capisce un cazzo di russo. Ma non sono
riusciti a fermare la canzone degna di un club per scambisti dell’Arcigay, di
Enzo Rubino, “Amami uomo”, ma anche in quel caso gli ex sovietici non capiscono
un cazzo della lingua italiana e non diventerà mai famosa come l’Italiano di
Toto Cutugno, che ha ammesso pubblicamente di rimpiangere i bei tempi dell’ex
CCCP, dove regnava l’ordine e la giustizia sociale.
Carla Bruni? Chi ha detto che sa
cantare? Ne sento così tanti di quelli che chiamo “Poeti drin drin”, perché
strimpellano quattro giri di note sulla chitarra, e a orecchio riesco a
riconoscere le chiaviche. che non avendo una casa discografica alle spalle,
essendo degli aborti di natura musicale, si stampano i CD clandestinamente in
cantina. Ossequiosamente i due conduttori si sono ben guardati dal chiedere
all’ex moglie del presidente francese, come mai, secondo voci, avesse favorito
la fuga di un assassino che si nascondeva dietro la nomea vigliacca di
terrorista. Il mio sogno di quel momento? L’irruzione sul palco dei
Carabinieri, arrestandola per aver agevolato la fuga del condannato in
contumacia, Cesare Battisti, nel nome del Popolo italiano.
Il pubblico e i dati d’ascolto.
Ho la sensazione di trovarmi sia riferito al pubblico in sala sia con i dati
d’ascolto nella Corea del Nord, con il pubblico che applaude perché alle spalle
ci sta la milizia comunista con il mitra spianato, pronta a sparare ad ogni
accenno di sedizione controrivoluzionaria, così come i dati che fino ad oggi
vengono diffusi dai giornali che parlano di uno share, nelle due serate, quasi
superiore a quello dello sbarco del primo uomo sulla Luna.
Le canzoni? Dove cazzo è andata a
finire la melodia e la sonorità della musica italiana? A puttane? Non sono un nostalgico delle
canzonette stile Toto Cutugno, Ricchi e Poveri e Claudio Villa, ,ma questo
festival progressista ha solo fatto ascoltare canzoni di borgata, di
periferia,con testi e musiche così sciatti, da far rimpiangere “I bambini fanno
ohh…”, “Luca era gay” di Povia e “Minchia signor tenetente” dell’ex Vito
Catozzo, Giorgio Faletti. Se i quattro broccoli delle nuove proposte, forse
pescati dentro qualche centro sociale, appestato dai fumi illegali della
cannabis, rappresentano l’Italia, la
musica leggera è veramente fottuta, perché non si può far altro che dire che
sono stati rapiti, per usi musicali impropri, delle braccia sane, destinate
all’agricoltura.
Le ultime righe prima di
concludere: Voglio annunciare a tutti i lettori, che mi sono messo le palle a
“bagno Maria”, avendomele grattugiate durante le due serate del Festival, ora
sono spellate e arrossate come il culo di una scimmia che soffre di emorroidi!
In ogni caso è sempre meglio una
vera Festa dell’Unità che non questa sagra paesana che sembra la Festa di
quartiere della verza bollita.. che puzza di carogna morta!.
Marco Bazzato
14.02.2013
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