lunedì 2 ottobre 2006

Al rogo i piccoli negozianti


Basterà una sola violazione nell'emissione dello scontrino fiscale per giustificare la chiusura del negozio. La norma è inserita nel decreto fiscale che accompagna la Finanziaria, e prevede che la sanzione scatti dopo l'accertamento anche di una sola omissione dell'obbligo di emettere la ricevuta o lo scontrino. In precedenza, le violazioni «definitivamente accertate» per giungere alla sanzione dovevano essere almeno tre. (1)
L?accanimento terapeutico del governo Prodi per rendere completamente metastasica la piccola impresa commerciale ha toccato una nuova vetta. Immaginiamo il classico bambino che entra in un negozio ad acquistare dei doclumi, e ne esca senza scontrino fiscale, perchè non e stato battuto. La sfortuna vuole che il piccolo all?uscita si imbatta nella classica pattuglia di solerti finanzieri che lo fermano, compilano il verbale d?infrazione, con la conseguente multa che dovra esssere pagata dai genitori del piccolo evasore. Ma tutto ciò non basta. I pubblici ufficiali, si fiondano in negozio e vista l?enormità dell?infrazione accertata ordinano la chiusura del negozio. Dipendenti a casa, multa faraonica, rischio di perdita di posti di lavoro. Ma non importa. Gli affammatori dei poveri, i ladri nei confronti dello Stato devono venire soppressi a qualsiasi costo. Naturalmente in tutto questo i finanzieri non centrano nulla, sono solo gli esecutori delle leggi, seppur spesso inguste e punitive dello Stato.
La piccola impresa, il piccolo esercizio commerciale deve essere abbattuto dalla rivoluzione delle multinanzionali, non deve nè trovare ne pace, nè libertà, nè equità imprenditoriale.
E strano pero che una norma così restrittiva e punitiva non venga utilizzata per le grandi societa di capitali, quelle che creano fondi neri all?estero, quelle che hanno la sede legale nei paradisi fiscali, quelle che utilizzano arbitrariamente informazioni riservate per fare speculazioni di borsa. Quelle non evadono, non eludono, quelle sono uno specchio di trasparenza ed etica commerciale e fiscale.
Il piccolo imprenditore che cerca di sopravvivere nella babele impositiva quotidinana, invece non ha diritto d?esistenza, non ha diritto di sopravvivenza, è un nemico delle società di capitali senza capitali.
Il piccolo commerciante non può permettersi grandi operazioni di finanza creativa internazioanle (2), ma lì nessuna azienda chiusa, nessun colpevole, grandi titoli sui giornali, smentite pubbliche, e alla fine un immensa fumata nera.
Certo le piccola imprese commerciali, non possono usare come arma il ricatto sociale del licenziamento indiscriminato dei dipendenti per colpa delle malefatte dei loro amministratori, ma il principio di egualianza dovrebbe includere parità di trattamento repressivo, perchè è disumano, immorale, antietico chiudere un?esercizio commerciale per l?omessa emissione di uno scontrino fiscale, magari per un importo infimo, mentre coloro che hanno la libertà legale di costituire società di capitali in paradisi fiscali, e poi stornare decine di milioni di euro sia dalle casse societarie, sia dagli azionisti, uscendone spesso impuniti e puliti.
Quanti milioni di scontrini dovrebbe emettere una piccola azienda a gestione famigliare per nascondere, se fosse effettivamente possibile, qualche milione di euro alle maglie del fisco?
La casa della libertà si prepara a scendere in piazza, anche contro questa vessazione inutile, dannonsa, e pericolosa per la tenuta del tessuto economico italiano, fatto per lo più di piccole e medie imprese. Ma non dovrebbero scendere in piazza solo i commercianti, i proprietari di piccole attivita? spesso a gestione familiare, ma assieme a loro dovrebbero camminare fianco a fianco, senza bandiere di partito o di sindacati, anche i lavoriatori della grande industria, del terziario, dei servizi, i dipendenti precari dei grandi gruppi industriali acquistati con prestiti bancari o con denaro di difficile tracciabilità (visto che il segreto bancario funziona a corrente alternata), per ribadire che il dovere della legalità non è un obbligo solo del piccolo imprenditore, ma un dovere etico, che spesso latita perchè disperso in quell?immensa zona grigia di coloro che operano nei piani alti della grande finanza nazionale, e che al pari di tanti signori medioevali, considerano le aziende amministrate un feudo personale da spolpare, spezzettare, indebitare con ardite operazioni speculative,che lasciano sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie, vedi Bond Argentini (3) e scandalo Parmalat (4). E? strano, ma questi signori non hanno omesso d?emettere uno scontrino fiscale.
Sarebbe interessante avere l?opinione di un giurista e di un fiscalista su questa disparità di trattamento, lasciando stare l?aspetto ritenuto legale per legge, dovrebbero rispondere se queste differenze si basano sul valore fondante di un diritto equo e giusto o su cosa?
Ma si sà, vedere assieme piccoli imprenditori e dipendenti della grande, piccola e media industria a braccetto contro un governo, qualunque esso sia è una misera utopia, visto che le piazze sono patrimonio dei sindacati di sinistra, e difficilmente protestano contro il governo della loro parte politica, e i tesserati sono inviati ad accettare acriticamente ogni manovra finanziaria, mentre se dovesse scendere in piazza il centro destra il premier attuale afferma: «La Cdl vuol scendere in piazza contro la Finanziaria? Sarebbe politicamente pericoloso». Se una frase del genere fosse uscita dalla bocca dell?ex premier si sarebbe gridato allo scandalo, all?inaudito, all?attacco alle libertà democratiche del Paese, ad un attentato alla stessa Costituzione, mentre in questo caso silenzio, nessun sindacato si è stracciato le vesti, nessun ha parlato di diritti violati, nessun intellettuale politicamente oggettivo ha rimbeccato il premier dalle pagine dei quotidiani o dagli schermi tv.
Non si vuole incentivare l?evasione fiscale, ma incitare ad giustiza sociale tanto cara a parole a tutti, ma nei fatti spesso è latitante, indipendentemente che sia al governo il centro destra o il centro sinistra, ma con una costante invariata: chiunque oggi siede su banchi del governo imputa sempre al precedente le colpe dei disastri economici trovati. Comunque alla fine gli stipendi dei parlamentari crescono bipartiasan con voto plebiscitario da Politburò Sovietico, essendo i più alti dell?Unione Europea, mentre le tasche degli italiani con l?aumento delle imposte dirette, indirette, nazionali, regionali, provinciali e comunali, chissà perchè, diventanto sempre più vuote.
Fare politica costa. Già costa agli italiani, loro passano all?incasso.

Marco Bazzato
02.10.2006
Note:
(1)
ilgiornale.
(2)
comedonchisciotte.org
soldionline.it
(4)
societacivile.it

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